Ancora i videogames messi sotto accusa, ancora una volta associandoli ad estemporanei e sicuramente terribili atti di violenza. Le famiglie delle vittime della strage di Uvalde, nella quale persero la vita 19 studenti e 2 insegnanti della Robb Elementary School, ad opera di un diciottenne, hanno deciso in occasione del secondo anniversario della tragedia, di citare in giudizio Activision, Instagram (Meta) e Daniel Defense, il produttore di armi.

Activision denunciata dalle famiglie delle vittime della strage di Uvalde.jpg

Sebbene non sia chiaro come i querelanti abbiano avuto accesso a queste informazioni, la tesi alla base della causa è che nel novembre 2021, lo squilibrato abbia scaricato una versione del videogioco Call of Duty: Modern Warfare che presentava il DDM4v7 sul frontespizio di apertura. "Entro una settimana dal download di Modern Warfare il 5 novembre 2021, il telefono dell'assassino indica una crescente ossessione per le armi e gli accessori associati al gioco". Entro dicembre 2021, l'uomo armato stava esaminando le armi di Daniel Defense, ricercando il modello specifico che avrebbe utilizzato nel massacro e risparmiando i soldi per acquistarlo, secondo la causa. All’epoca utilizzava Instagram abitualmente, spesso nel cuore della notte.

L'accusa ad Activision quindi è quella di pubblicizzare ed incentivare l'uso delle armi, attività che la renderebbero "il più prolifico ed efficace venditore di fucili d'assalto negli Stati Uniti". Sebbene in passato gli autori di videogiochi cosiddetti "sparatutto", sono sopravvissuti ai tentativi di collegarli a gesti folli nel mondo reale, saranno adesso chiamati a difendersi da cause che si concentrano invece sugli FPS come forma di pubblicità per le armi che raffigurano.

Ovviamente la software house interessata, unitamente all'Entertainment Software Association, hanno espresso il loro disappunto contro un'opinione tanto assurda. Dopo aver ribadito tutti di essere assolutamente "indignati per questi atti di violenza insensati", si sono comunque mostrati tutti in totale disaccordo contro la conclusione tratta, spiegando al New York Times che "milioni di persone in tutto il mondo giocano ai videogiochi senza sfociare in atti orrendi".

Dichiara l'ESA: "scoraggiamo il collegamento tra i videogiochi e accuse senza fondamento, in quanto questo non aiuta a concentrarsi sui problemi alla radice e ad evitare altre tragedie simili. Diversi paesi hanno tanti giocatori come negli Stati Uniti, ma lì non si registrano atti del genere".