Il genere roguelike è sicuramente uno dei più versatili che ci siano sul mercato, prestandosi a molte variazioni e permettendo agli sviluppatori di essere sempre creativi nell'approccio. Questo ragionamento è assolutamente valido anche se si decide di creare esperienze molto più story-driven, basti guardare titoli come Children of Morta, Young Souls o il mai troppo citato Returnal, purché siano supportati da una base di gameplay solida, sia nelle meccaniche che nella gestione dei loop.

Gli sviluppatori di Yasha: Legends of the Demon Blade hanno, senza ombra di dubbio, voluto optare per un'approccio simile, spingendo tuttavia un po' troppo l'accelleratore sul fattore storia e trascurando in gran parte il fattore divertimento insito nel gameplay. Abbiamo passato qualche ora (neanche troppe, visto il breve tempo di gioco) a liberare villaggi dall'invasione di demoni e oggi siamo pronti a raccontarvi la nostra esperienza in questa recensione.
 
A una storia molto interessante si contrappone un gameplay piuttosto povero

Come detto poco sopra, la storia è uno dei punti di forza della produzione di 7QUARK, sebbene inizi in maniera piuttosto banale (lo spirito della Volpe a Nove Code viene liberato dopo diversi secoli di prigionia, scatenando un'ondata di demoni sul mondo umano), riesce a evolversi in maniera interessante grazie alle storyline dei tre protagonisti: l'insicura spadaccina Shigure, la scatenata piccola oni Sara e l'austera tigre arciere Taketora. I tre intraprenderanno viaggi nettamente differenti, ognuno forzato a fare i conti con il proprio passato e i propri demoni interiori, in un racconto che, per quanto leggero, ci ha intrattenuto fino alla fine.
 
Le illustrazioni stile anime sono uno dei fiori all'occhiello della produzione

La parte di gameplay è purtroppo il punto debole della produzione: alla base, il gioco si presenta come un semplice hack'n'slash, dove bisogna balzare da una stanza all'altro, eliminando tutti i nemici e raccogliendo risorse prima di passare alla successiva. Se pensate di arrivare ai livelli di potenza di un The Binding of Isaac, vi sbagliate non poco. In ogni run infatti il nostro protagonista (non intercambiabile una volta selezionato all'inizio del gioco, cosa che ci costringerà a fare tutta a una tirata con ciascuno di loro) potrà equipaggiare massimo tre potenziamenti relativi alle proprie abilità oltre a qualche upgrade generalista qua e là. Se ci aggiungiamo il fatto che la disposizione delle stanze e dei nemici non è randomizzata potete già capire dove stia la povertà del titolo in tal senso.
A risollevare un pochino il morale ci pensano il sistema di armi (ogni protagonista potrà creare circa 6 ulteriori lame dai differenti effetti) e le differenze di gameplay tra i tre, Shigure è infatti una spadaccina più bilanciata nelle proprie capacità, Sara ha capacità offensive molto alte ed è in grado di impugnare due diverse armi contemporaneamente ma di contro risulta molto fragile, mentre Taketora beh... diciamo solo che il combattimento a distanza non è stato bilanciato particolarmente in favore dei nemici. Ognuno dei tre ha inoltre accesso ad un sistema di parry, che permette di eseguire potenti contrattacchi se si ri riesce a parare un colpo al momento giusto.
È presente anche un basico sistema di potenziamenti permamenti, che tuttavia non risulta particolarmente di impatto.
 
Ogni personaggio si gioca in modo differente, ma il gameplay rimane molto statico

L'aspetto artistico è uno dei punti salienti della produzione, la grafica in cel-shading applicata ai panorami del folklore giapponese e le scene di intermezzo stile anime contribuiscono in maniera eccellente alle vibes generali della produzione, peccato solo che siano presenti unicamente tre ambientazioni che vanno a ripetersi, senza particolare varietà. La durata è piuttosto risicata, parliamo infatti di 2/3 ore per campagna (non troppo variabili in quanto la difficoltà è veramente tarata verso il basso) con un tempo complessivo di completamento che oscilla tra le 8 e le 10 ore.
È presente anche una traduzione completa dei testi in italiano, ma dobbiamo sottolineare "traduzione" e non "adattamento", in quanto molti dei potenziamenti risultano tradotti in maniera fin troppo letterale e ci hanno spinto ad usare la lingua inglese per una comprensione migliore.

 
Yasha: Legends of the Demon Blade è un'opera di debutto riuscita a metà, da un lato abbiamo infatti una storia interessante che, nonostante le banali premesse, fa forza sui propri personaggi, riuscendo a creare un racconto piacevole e scorrevole, accompagnato da un'eccellente direzione artistica. Dall'altro, invece, abbiamo un gameplay fin troppo banale, risicato e dalla difficoltà inesistente, che ci fa pensare che forse sarebbe stato meglio rendere l'esperienza un gdr action a tutti gli effetti, piuttosto che un roguelite.
Va comunque detto che al prezzo budget di 13,80€, al quale viene proposto, non ci viene troppo difficile consigliarlo, soprattutto per chi non è particolarmente avvezzo alla natura caotica del genere, ma vorrebbe comunque approcciarcisi.