Come si fa un sequel? Che si decida di proseguire la storia principale, scavare nel passato di qualche personaggio chiave o presentare un nuovo protagonista alla fine non esiste una formula magica per realizzare il sequel perfetto. A testimonianza di ciò troviamo montagne di libri, film e videogiochi dai risultati altalenanti. Ogni serie è un mondo a sé e come tale va trattata, ovvero con rispetto e coerenza. Sucker Punch non è una casa nata ieri e nel tempo ha dimostrato di sapersi muovere nella complessa strada dei sequel gestendo sia l'iconico Sly Cooper, serie che porta avanti una sua trama orizzontale con lo stesso gruppo di protagonisti al centro degli eventi, ma è soprattutto con l'atipica trilogia del bellissimo Infamous che si coglie l'abilità della casa nel portare avanti una serie. L'open world a scelte dei supereroi aveva due capitoli legati l'uno all'altro, Infamous e Infamous 2 hanno lo stesso protagonista per due avventure collegate anche se a loro modo conclusive. Il terzo capitolo è a parte.
 

Ghost of Yotei recensione ps5


Infamous: Second Son proponeva un nuovo protagonista per una nuova avventura che, pur vertendo su elementi e tematiche differenti, manteneva e ampliava tutto ciò che aveva reso i giocatori degli accaniti fan di Cole MacGrath. Delsin Rowe non ha cancellato le gesta di Cole né ne ha rubato lo spazio nei cuori dei giocatori, semplicemente ci ha splendidamente intrattenuti come ha fatto tempo (e console) prima il suo predecessore. Ghost of Yotei è il Second Son della serie Ghost, non solo arriva su PlayStation 5 dopo che la serie ha debuttato su PlayStation 4, ma soprattutto riprende magistralmente quanto di bello aveva il gioco di Jin Sakai, pur allontanandosi dalle gesta del samurai che affrontò i mongoli: si parla di 300 anni di distanza tra le due vicende. Ghost of Yotei, proprio come Second Son, non vuole vivere di luce riflessa del suo illustre predecessore e, partendo dalla base posta, espande ed amplia le sue meccaniche per un'esperienza nuova, dai gusti pressoché identici certo, ma ora più che mai capace di ammaliare i fan.

Similmente a Ghost of Tsushima, anche in Ghost of Yotei un evento traumatico segna l'inizio delle vicende: un gruppo di misteriosi briganti mette a ferro e fuoco la casa della protagonista Atsu, sterminando brutalmente la sua famiglia. Quella che sembrava una normale e pacifica famiglia di un tranquillo fabbro del nord del Giappone diventa la prima pietra di un qualcosa di molto più grande. "Per farne un esempio" dice Saito mentre giustizia un padre, una madre, un fratello e una figlia "Nessuno può opporsi a Lord Saito". Il leader di quel diabolico gruppo che presto metterà all'angolo le forze locali dello shogun per fare di Ezo – la moderna Hokkaido – il proprio dominio inzia così la sua conquista, ma la giovane Atsu sopravvive, alimentata dall'odio e con una determinazione squisitamente giapponese vota la sua vita ad una e una sola causa: vendicare i propri cari per poi unirsi a loro
 

Ghost of Yotei recensione ps5


La vendetta è un escamotage classico nelle storie di intrattenimento così come lo era, in Ghost of Tsushima, la ribellione ad una potente forza esterna che minaccia lo status quo, ma a rendere così affascinanti le due storie dalle premesse quasi banali si trova un contorno e un'atmosfera capaci di immergere completamente il giocatore in un Giappone estremamente affascinante. Quella del Sol Levante è una terra esotica per noi occidentali, dalla vegetazione così iconica e caratteristica da convincere milioni di persone a fare il giro del mondo pur di vederla dal vivo. La serie Ghost ha catturato quella magia su PlayStation 4 e ora, su PlayStation 5, si supera con colori sgargianti e panorami mozzafiato, con animali che scorrazzano liberamente per creare degli inconsapevoli dipinti dinamici che lasciano semplicemente a bocca aperta. Cavalcando per le regioni di Ezo sotto il sole splendente, la fitta nebbia o la graffiante pioggia, più volte ci si troverà sopraffatti dalla bellezza dei paesaggi, moralmente costretti a fermarsi per ammirare un prato fiorito o uno stormo di gru che beve nel fiume per poi prendere il volo.

Il fascino del Giappone non è fatto di sola natura, gli stessi abitanti appaiono come un'attrazione a sé stante agli occhi di noi occidentali per via della loro mentalità così distante dalla nostra e, proprio per questo, così ammirevole. La storia di Jin Sakai metteva in luce le contraddizioni di uno spirito indomito, quella determinazione tipica della figura del samurai che lo rende in grado di spostare le montagne ma allo stesso tempo così rigido da non riuscire a cambiare i propri schemi, finendo per condurlo mestamente verso la fine pur di mantenere il proprio orgoglio.
 

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Una peculiarità, se così la si vuole definire, che non sempre porta a risvolti positivi ma che va a determinare un fascino difficile da eguagliare, soprattutto per noi europei che – girandoci dall'altra parte – abbiamo il mito del cowboy-spirito libero, buono nel suo essere un fuorilegge perché mosso dal cuore più che dalle regole. Ghost of Yotei torna su questo argomento fornendo un nuovo punto di vista con Atsu, una ronin nel vero senso del termine, seppur in italiano il termine a volte viene tristemente banalizzato con "mercenaria". Atsu, grazie al padre, fa propri gli insegnamenti titpici dei samurai e in un certo senso è proprio secondo tali dettami che vive la sua vita perseguendo il proprio obiettivo, ma invece di essere fedele ad una persona, come il venerabile zio di Jin che apre le porte ad una serie di conflitti e contraddizioni, la ragazza è fedele alla sua sete di vendetta ed è proprio confrontandosi con essa che si troverà ad affrontare quelle stesse prove morali che, 300 anni prima, hanno reso le gesta di Jin Sakai così intriganti.

Toshihiro Nagoshi, padre fondatore della celebre serie Yakuza, aveva lodato l'abilità di Sucker Punch nel rappresentare in modo così autentico lo spirito giapponese in Ghost of Tsushima e, per quanto il sottoscritto non si senta in diritto di definire cosa sia o non sia davvero lo spirito giapponese, Ghost of Yotei, in tal senso, tiene alta la bandiera offrendo interessanti spunti di riflessione non tanto sulla tematica della vendetta in sé, la quale viene comunque gestita e affrontata in modo più che intrigante, quanto proprio sulla gestione di eventi ed emozioni da parte di una cultura così radicalmente diversa dalla nostra. Atsu non è Ellie di The Last of Us II, non ripensa ai propri cari con tristezza quanto con nostalgia, non affronta un viaggio mossa dalla furia per poi rimanerne bruciata e smarrita, bensì ci sprofonda dentro usando quel fuoco per affilare la propria lama. Un modo diverso di vivere un lutto, una forma diversa di rabbia per una sete di vendetta così distante dalla nostra, ma proprio per questo così affascinante da seguire.
 

Ghost of Yotei recensione ps5


Che dire, le gesta di Jin Sakai erano certamente più accattivanti perché l'avventura che si andava a formare era più in linea con ciò che noi occidentali associamo al samurai – volendo banalizzare il tutto spogliandolo della sua magia si poteva riassumere in "samurai buono che si sporca le mani diventando un ninja cattivo", quella contrapposizione tra luce-tenebre così radicata nella nostra cultura e dunque più facile da comprendere – inoltre viene più facile comprendere un conflitto avendo due persone a rappresentare le idee contrapposte (Jin-Yuna e lo zio) piuttosto che il singolo che scende a patti con la propria strada (Atsu e la vendetta). Seppur con una storia meno impattante, Ghost of Yotei ha dalla sua un gameplay estremamente funzionale che lo rende, anche grazie alla sua struttura di eventi e indizi che invogliano il giocatore ad esplorare, uno dei miglior open world sulla piazza. Non solo vagare per Ezo è fantastico per sue le ambientazioni così estetiche, ma è soprattutto il world design ottimamente studiato, capace di nascondere in bella vista punti di interesse o condurre il giocatore con grande naturalezza verso grotte segrete o vie nascoste, ad impreziosire le ore di gioco, dando grande soddisfazione al giocatore in qualsiasi modo decida di viversi l'avventura. Gli animali tornano ad essere elementi cardine dell'esplorazione, non solo per incorniciare il panorama, ma anche per guidare il giocatore verso luoghi di interesse o per fornire utile supporto dentro e fuori dalla battaglia.

A rendere l'esperienza di gioco ancora più gradevole è la struttura della narrazione o, per meglio dire, degli eventi. E' possibile seguire gli eventi principali grosso modo nell'ordine che si preferisce, lasciando totale libertà al giocatore di esplorare il mondo e interagire con esso. Durante le cavalcate ci si imbatterà in tantissimi eventi diversi e indizi che portano verso missioni secondarie o principali per un'esperienza finale che immerge completamente il giocatore nella turbolenta Ezo, facendolo sentire parte di un mondo pulsante e non un asettico sandbox, come tal volta gli ultimi Spiderman ci hanno fatto sentire con le loro quattro-cinque tipologie di mini missioni che spuntavano casualmente durante le perlustrazioni per New York.
 

Ghost of Yotei recensione ps5


Tranquilli Ainu possono offrire merce rara o informazioni su luoghi di interesse così come potrebbero farlo dei normali contadini salvati dai briganti di Saito o cacciatori di taglie interessati alla taglia sulla nostra testa. Tal volta ci si imbatte in eventi più strutturati con piccole sotto trame più o meno elaborate, altre volte la storia si esaurisce subito, in ogni caso sono tutti tasselli che rendono viva e pulsante la regione. I classici simil-collezionabili da open world ripresi da Ghost of Tsushima, come Terme o tempietti, vengono quindi segnalati dal mondo stesso in modo del tutto naturale, rendendo l'esplorazione ancora più piacevole e ogni NPC potenzialmente utile nonché un modo per rivelare la personalità di Atsu al giocatore.

Il battle system di Ghost of Yotei mantiene la semplicità vincente del predecessore, ma aggiungendo una grande quantità di nuove opzioni (a dirla tutta, alcune non poi così nuove) per un titolo che risulta decisamente meno lineare pur non richiedendo grandi sforzi per avanzare anche nelle battaglie più difficili. Per fare un esempio, la tecnica a due katane è più efficace contro i lanceri e più debole contro gli spadaccini, cambiare stile in battaglia permette di concludere gli scontri in modo più rapido tuttavia affrontare ogni avversario con lo stile sfavorevole non rende le battaglie impossibili. Detto questo il focus del gioco non è da ricercare nell'azione sfrenata – la quale è spesso la ciliegina sulla torta – quanto nell'immersione in un mondo così esotico, nostalgico e vivo.
 

Ghost of Yotei recensione ps5


Per quanto sia innegabilmente divertente, Ghost of Yotei non invita i giocatori a massacrare frontalmente ogni avamposto nemico, ma piuttosto godersi il pathos degli epici duelli uno-contro-uno, impreziositi da ambientazioni a dir poco iconiche. Se tutta la poesia ambientale non basta e la ricerca della sfida rimane un elemento indispensabile per avere una buona esperienza di gioco, Sucker Punch ha pensato anche a voi introducendo diversi livelli di difficoltà, ma soprattutto dando la possibilità di aggiustare liberamente i parametri. I giocatori possono rendere il mondo più o meno letale e aggressivo a seconda dei gusti del giocatore, il quale volendo può arrivare anche a rendere letale ogni singolo fendente nemico, per un esperienza effettivamente realistica e piuttosto soddisfacente ed impegnativa.

GIUDIZIO FINALE


Ghost of Tsushima è stato un titolo iconico con un gameplay dalle basi solide ma piuttosto semplici che trovava la sua forza in una direzione artistica incredibile e una storia carica di tematiche fortemente radicate nella storia e mentalità giapponese. Raccogliere questa eredità e proporre qualcosa di altrettanto valido senza scadere nell'auto-citazionismo era difficile, inoltre molti hanno storto il naso vedendo una protagonista femminile e temendo una manovra politica piuttosto che una scelta creativa, ma Sucker Punch è riuscito nell'impresa pescando a piene mani da un altro tema assai caro alla produzione narrativa giapponese e che anche il folklore spesso declina al femminile: la vendetta. Ghost of Yotei è un capolavoro al pari di Tsushima, superiore dal punto di vista di tecnica e di gioco grazie alle aggiunte e migliorie, meno di impatto per quelle che sono le aspettative sul "mondo dei samurai" ma senza ombra di dubbio un open world estremamente affascinante a cui dedicare ore e ore di gioco.

Gioco testato su PlayStation 5.
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