Uno degli argomenti più caldi degli ultimi anni sono le IA, una tecnologia dalle grandi potenzialità che si porta dietro tutta una serie di problemi etici. Le IA vengono allenate con dei dati e da questi vengono prodotte risposte "nuove" basate su quanto "appreso". Nulla quindi vieta ad un utente di chiedere lo script di una storia che potrebbe essere uscita da un Final Fantasy, giusto per dirne uno. La IA prenderà il prompt e proporrà un testo con elementi tipici della serie, calati in un contesto coerente con essa e infarcito da colpi di scena e situazioni che ricorderanno molto da vicino questo o quel capitolo per un mix "originale". Questo non è prendere ispirazione da una serie, questo è fare un collage di citazioni ed è un errore in cui molti titoli – ben prima delle IA - sono caduti nel corso degli anni: team così impegnati ad omaggiare il loro gioco preferito da non rendersi conto di non stare dando personalità al proprio. Demonschool è il gioco di ruolo proposto dal team di sviluppo Necrosoft Games e pubblicato dal publisher Ysbryd Games, un titolo dichiaratamente ispirato a Shin Megami Tensei, Persona e al cinema horror italiano (!!!).

Shin Megami Tensei e Persona sono serie estremamente caratteristiche e cadere nel citazionismo fine a sé stesso è un grande pericolo, il cinema horror italiano poi è un elemento piuttosto particolare e di nicchia che in mezzo alle atmosfere delle altre due serie rischia di perdersi un po'. Dunque devo ammettere che è con una buna dose di circospezione e curiosità che mi sono avvicinato a Demonschool... per poi rimanerne piacevolmente affascinato. Vediamo se con questa recensione riuscirò a spiegare il perché.
Una nave si muove nella nebbia per arrivare sull'isola di Hesketh, buona parte dei presenti sono futuri studenti del college che porta lo stesso nome, una scuola dalle pessime recensioni ma a cui la protagonista Faye non vede l'ora di arrivare. Il motivo dietro tanta emozione non è legato all'eventuale successo accademico quanto alle voci che girano sull'istituto, questo infatti sembrerebbe collegato all'occulto e, più nello specifico, ai demoni. Faye è l'ultima discendente di un clan di cacciatori di demoni la cui tradizione è stata passata pur non avendone mai visto uno. Oltre alle varie tecniche, il clan di Faye si tramanda una profezia che preannuncia una imminente apocalisse che la protagonista è intenzionata a fermare, più per dare ragione al suo defunto nonno – il quale crede negli avi a differenza dei genitori – che non per un attaccamento alla civiltà odierna. In questa ambiziosa avventura Faye coinvolge fin da subito Namako, una ragazza piena di insicurezze che discende senza saperlo da un altro clan di cacciatori di demoni, e successivamente altri bizzarri e simpatici individui con interessi, obiettivi e relazioni variegate.

Le premesse fanno fin da subito pensare ai titoli Atlus: l'apocalisse è una tematica cardine degli Shin Megami Tensei e il contesto scolastico è una delle caratteristiche più note dei Persona così come l'accento preciso sul passare del tempo e le scadenze ad esso collegate. Le atmosfere di Demonschool però non fanno riferimento al dark-fancy-pop degli ultimi Persona, che tra pose stilose e colori accesi abbagliano amici e nemici a ritmo di pseudo-lounge, quanto alle tetre e lugubri storie dei primi due Persona che tra scomode verità ed inquietanti voci di corridoio portano avanti delle storie in cui i demoni non sono entità da piegare al proprio volere quanto pericolosi mostri pronti a farci la pelle per sinistre mire o magari solo per capriccio. La storia procede spedita usando la vita scolastica come contesto e non come effetiva parte di gameplay (sebbene non manchino quiz e minigiochi a tema) e i drammi adolescenziali sono presenti, ma come modo per dare profondità e spessore ai protagonisti e non come motore primo dell'avventura, il cui focus rimane su eventi obiettivi da perseguire.
A rendere spaventosi gli Shin Megami Tensei ci pensava non solo la direzione artistica quanto un sistema di gioco diabolico, capace di punire sonoramente gli errori e spingendo a lunghe fasi di grinding per avanzare. Demonschool non è così, anzi, il battle system è semplice da capire e tuttosommato non è difficile superare le battaglie, le quali sono imposte dagli eventi e non "procacciabili" in autonomia.

A prima vista il sistema ricorda superficialmente quello dei primi due Persona, ma con un twist originale che sposta l'attenzione sul posizionamento e sui movimenti piuttosto che sulle abilità, le quali assumono un ruolo importante solo nelle fasi più avanzate... oppure se si punta al massimo. Se da un lato superare gli scontri non è complicato, vincere ottenendo il punteggio massimo non è sempre scontato perché è necessario pianificare bene le proprie mosse per sconfiggere il numero di nemici richiesto entro il numero di turni prestabiliti, il tutto ovviamente senza avere personaggi sconfittti. Demonschool non ha un sistema di livelli o esperienza, i personaggi hanno tutti stili unici e la personalizzazione si riduce alla loro scelta e alla getione delle abilità equipaggiate, aspetto che rende di conseguenza gli scontri delle vere battaglie strategiche e non una gara a chi ha le stats più alte. A spezzare il ritmo tra eventi e battaglie troviamo simpatici minigiochi situazionali, molto limitati in fatto di attività, ma piacevoli da giocare.
La grafica in pixel-art ricorda quella dei primi Persona, ma sfortunatamente gli artwork dei personaggi non sono altrettanto accattivanti e, tolta la protagonista e una manciata di comprimari, gli altri appaiono fin troppo anonimi o usciti da qualche fumetto indie europeo/canadese. Le forme generalmente tondeggianti dei personaggi smorzano le atmosfere tetre, inoltre nonostante la storia risulti intrigante ed efficace nei suoi sviluppi, i dialoghi tendono a prendere una piega che verte più sull'assurdo che non sul realistico-verosimile, come appunto accade nei Persona, dunque empatizzare con il gruppo risulta molto più difficile. Il risultato finale rende tutto il cast meno carismatico di quanto avrebbe potuto essere e, di conseguenza, le vicende meno efficaci.

Discorso leggermente diverso per la colonna sonora che, pur non avendo tracce davvero memorabili, riesce a rimanere perfettamente in linea con le atmosfere. Menzione d'onore alla scelta di mantenere alcune melodie variandone il mood a seconda delle situazioni, scelta sempre più diffusa ed efficace, ma che raramente si vede in titoli indipendenti.
Gioco testato su PlayStation 5.

Shin Megami Tensei e Persona sono serie estremamente caratteristiche e cadere nel citazionismo fine a sé stesso è un grande pericolo, il cinema horror italiano poi è un elemento piuttosto particolare e di nicchia che in mezzo alle atmosfere delle altre due serie rischia di perdersi un po'. Dunque devo ammettere che è con una buna dose di circospezione e curiosità che mi sono avvicinato a Demonschool... per poi rimanerne piacevolmente affascinato. Vediamo se con questa recensione riuscirò a spiegare il perché.
Una nave si muove nella nebbia per arrivare sull'isola di Hesketh, buona parte dei presenti sono futuri studenti del college che porta lo stesso nome, una scuola dalle pessime recensioni ma a cui la protagonista Faye non vede l'ora di arrivare. Il motivo dietro tanta emozione non è legato all'eventuale successo accademico quanto alle voci che girano sull'istituto, questo infatti sembrerebbe collegato all'occulto e, più nello specifico, ai demoni. Faye è l'ultima discendente di un clan di cacciatori di demoni la cui tradizione è stata passata pur non avendone mai visto uno. Oltre alle varie tecniche, il clan di Faye si tramanda una profezia che preannuncia una imminente apocalisse che la protagonista è intenzionata a fermare, più per dare ragione al suo defunto nonno – il quale crede negli avi a differenza dei genitori – che non per un attaccamento alla civiltà odierna. In questa ambiziosa avventura Faye coinvolge fin da subito Namako, una ragazza piena di insicurezze che discende senza saperlo da un altro clan di cacciatori di demoni, e successivamente altri bizzarri e simpatici individui con interessi, obiettivi e relazioni variegate.

Le premesse fanno fin da subito pensare ai titoli Atlus: l'apocalisse è una tematica cardine degli Shin Megami Tensei e il contesto scolastico è una delle caratteristiche più note dei Persona così come l'accento preciso sul passare del tempo e le scadenze ad esso collegate. Le atmosfere di Demonschool però non fanno riferimento al dark-fancy-pop degli ultimi Persona, che tra pose stilose e colori accesi abbagliano amici e nemici a ritmo di pseudo-lounge, quanto alle tetre e lugubri storie dei primi due Persona che tra scomode verità ed inquietanti voci di corridoio portano avanti delle storie in cui i demoni non sono entità da piegare al proprio volere quanto pericolosi mostri pronti a farci la pelle per sinistre mire o magari solo per capriccio. La storia procede spedita usando la vita scolastica come contesto e non come effetiva parte di gameplay (sebbene non manchino quiz e minigiochi a tema) e i drammi adolescenziali sono presenti, ma come modo per dare profondità e spessore ai protagonisti e non come motore primo dell'avventura, il cui focus rimane su eventi obiettivi da perseguire.
A rendere spaventosi gli Shin Megami Tensei ci pensava non solo la direzione artistica quanto un sistema di gioco diabolico, capace di punire sonoramente gli errori e spingendo a lunghe fasi di grinding per avanzare. Demonschool non è così, anzi, il battle system è semplice da capire e tuttosommato non è difficile superare le battaglie, le quali sono imposte dagli eventi e non "procacciabili" in autonomia.

A prima vista il sistema ricorda superficialmente quello dei primi due Persona, ma con un twist originale che sposta l'attenzione sul posizionamento e sui movimenti piuttosto che sulle abilità, le quali assumono un ruolo importante solo nelle fasi più avanzate... oppure se si punta al massimo. Se da un lato superare gli scontri non è complicato, vincere ottenendo il punteggio massimo non è sempre scontato perché è necessario pianificare bene le proprie mosse per sconfiggere il numero di nemici richiesto entro il numero di turni prestabiliti, il tutto ovviamente senza avere personaggi sconfittti. Demonschool non ha un sistema di livelli o esperienza, i personaggi hanno tutti stili unici e la personalizzazione si riduce alla loro scelta e alla getione delle abilità equipaggiate, aspetto che rende di conseguenza gli scontri delle vere battaglie strategiche e non una gara a chi ha le stats più alte. A spezzare il ritmo tra eventi e battaglie troviamo simpatici minigiochi situazionali, molto limitati in fatto di attività, ma piacevoli da giocare.
La grafica in pixel-art ricorda quella dei primi Persona, ma sfortunatamente gli artwork dei personaggi non sono altrettanto accattivanti e, tolta la protagonista e una manciata di comprimari, gli altri appaiono fin troppo anonimi o usciti da qualche fumetto indie europeo/canadese. Le forme generalmente tondeggianti dei personaggi smorzano le atmosfere tetre, inoltre nonostante la storia risulti intrigante ed efficace nei suoi sviluppi, i dialoghi tendono a prendere una piega che verte più sull'assurdo che non sul realistico-verosimile, come appunto accade nei Persona, dunque empatizzare con il gruppo risulta molto più difficile. Il risultato finale rende tutto il cast meno carismatico di quanto avrebbe potuto essere e, di conseguenza, le vicende meno efficaci.

Discorso leggermente diverso per la colonna sonora che, pur non avendo tracce davvero memorabili, riesce a rimanere perfettamente in linea con le atmosfere. Menzione d'onore alla scelta di mantenere alcune melodie variandone il mood a seconda delle situazioni, scelta sempre più diffusa ed efficace, ma che raramente si vede in titoli indipendenti.
GIUDIZIO FINALE
Demonschool sa benissimo cosa vuole essere e, pur con i suoi limiti, adempie alla perfezione al suo ruolo. L'impressione è di giocare ad un nuovo capitolo del filone di Persona 1 o Persona 2 e questo senza mai citarli apertamente con riferimenti o elementi classici della serie, ma dimostrando piuttosto di aver capito quali erano i loro punti di forza e riuscendo a giocarci sopra con maestria, non senza aggiungere elementi originali più che apprezzabili. Pur non potendo contare su un cast particolarmente carismatico, elemento cardine invece dei titoli Atlus, le vicende dei protagonisti riescono ad intrigare dall'inizio alla fine accompagnando il tutto con un gameplay solido e originale il giusto, capace di mettere velocemente a proprio agio i giocatori senza dare loro un senso di deja-vu. Demonschool è il gioco di ruolo perfetto per chi ha voglia di un'avventura che unisce atmosfere tetre ad umorismo da fumetto, un'esperienza lontana dall'essere indimenticabile ma decisamente piacevole sia per i fan dei titoli Atlus che per chi non li ha mai visti.
Gioco testato su PlayStation 5.
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Pro
- Riprende in modo ottimo le qualità dei primi Persona
- Gameplay semplice da imparare, ma con ampio margine strategico
- Ritmi narrativi ben gestiti
- Minigiochi simpatici
Contro
- Cast meno carismatico di quanto avrebbe potuto
- Design dei personaggi non così di impatto












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