
Tale premessa non vuole essere gratuitamente lusinghiera, ma getta le basi per la comprensione della natura ibrida dei tanti contenuti storico-culturali dell’opera in esame.
Blade of the Phantom Master - Shin Angyo Onshi è, infatti, un fantasy con una forte caratterizzazione storica; ambientato in un oriente realistico che, al tramonto del XIX secolo, vede decadere le proprie tradizioni e gli equilibri sociali, a causa di una inesorabile occidentalizzazione. Molti sono i cambiamenti introdotti da tale riassetto, tra i tanti l’importazione delle devastanti armi da fuoco.
In tale contesto verosimile, trovano spazio figure e vicende appartenenti al classico canovaccio della “mitologia” Coreana e Giapponese, ed è sempre curioso constatare, anche grazie ai continui approfondimenti che gli autori propongono tra un capitolo e l’altro, come siano frequenti assonanze tra le due tradizioni. E’ questo il caso delle iniziali citazioni riguardanti La leggenda di Chun Hyang, ben conosciuta in buona parte dell’oriente, anche se con alcune varianti, tant’è che anche le CLAMP se ne sono ispirate per realizzare un omonimo manga.
Il regno di Jushin (realmente esistito) è decaduto. Angherie e soprusi vengono impunemente consumate ovunque, e la vita di ognuno è perennemente minacciata dalle mostruosità partorite dalla corruzione umana. Contrariamente a quel che si potrebbe pronosticare a questo punto, non assistiamo all’entrata in scena di alcun paladino che lotta per un bene supremo. Munsu è infatti un protagonista inconsueto, come se ne son visti pochi prima: cinico, pragmatico, arrogante, schivo, astuto, che antepone i suoi interessi a qualsiasi altra cosa… come sicuramente nelle intenzioni dell’autore, egli potrebbe risultare decisamente indigesto al lettore sin dalle iniziali battute.
Costui si ritrova a ricoprire, a quanto pare suo malgrado, il ruolo di Angyo Onshi; una sorta di agente governativo (figura anch’essa realmente esistita) che erra per il regno in incognito, al fine di riportare ordine e giustizia dove necessario. Egli sembra in realtà perseguire un fine tutto personale, che lo porta solo accidentalmente ad incrociare il destino di gente povera, vessata ed indigente, di cui in realtà si infischia altamente, deprecandone persino la mancanza di iniziativa con frasi del tipo: “I miracoli non accadono a chi sta fermo ad aspettare l’aiuto del cielo”. La sua è una ricerca maledetta in realtà, la caccia ad un essere diabolico che sembra aver avuto parte attiva nella caduta dell’impero Jushin; ma questi ed altri trascorsi verranno man mano centellinati al lettore con tecniche narrative mai scontate. Il nostro potrà comunque contare sul supporto del suo Mahai, un antico medaglione (ne esistono di tre tipi in realtà) in grado di evocare l’armata fantasma di Jushin al grido di: “Tremate! L’angyo onshi è qui!”. Questo mezzo non va però visto come il solito deus ex machina cui l’autore fa ricorso, nei momenti critici, al fine di trarre l’angyo onshi fuori d’impaccio. Esso possiede, infatti, delle grosse limitazioni, ed al suo proprietario toccherà far ricorso, piuttosto, alla propria abilità ed al proprio ingegno, oltre che alla cara polvere da sparo.

Nonostante un inizio forse un po’ “classico”, con quel che suona per certi versi come un palese omaggio al primo capitolo di Berserk, il manga abituerà a colpi di scena sin dagli esordi della narrazione, cosa che fornisce nell’immediato un’idea di cosa il lettore dovrà aspettarsi; anche se l’intreccio si farà davvero interessante dopo un paio di volumi. Infatti nei primi l’opera si concentra più su di una sceneggiatura ad episodi autoconclusivi, alcuni con dei picchi di coinvolgimento degni di nota, con i quali però vengono più che altro presentati il contesto ed i vari personaggi. Dopo che a Munsu si saranno infatti uniti la bella Sando ed il buffo Banja, In-Wan Youn abbandona l’iniziale struttura narrativa, per abbracciare uno sviluppo più ampio ed articolato, grondante di misteri e retroscena tutti da svelare.
Da un certo punto in poi il racconto si concentrerà anche su di una importante componente sentimentale, che potrebbe sicuramente risultare gradevole anche alle lettrici che normalmente si tengono lontane da seinen di questo tipo, perché magari aprioristicamente ritenuti un’accozzaglia di violenza e volgarità. Sia ben chiaro: in quest’opera non vi è nessuna traccia di buonismo, ma allo stesso tempo non si nota uno smodato ricorso ad una cattiveria deviata e gratuita; trattasi in definitiva di un particolare equilibrio reso possibile, soprattutto, dalla forte e ben riuscita caratterizzazione dei personaggi dell’opera. Proprio per questa sua completezza, Shin Angyo Onshi potrebbe risultare gradito praticamente a qualsiasi lettore maturo.
Risulta, infine, piacevolmente spiazzante il ricorso ad un certo umorismo che, pur facendo capolino nelle situazioni più impensate, ben riesce a coesistere con le più complesse e toccanti tematiche principali.

L’edizione JPOP è indubbiamente una delle migliori che questa casa editrice abbia sfornato di recente. La grafica di copertina ed i materiali di qualità utilizzati, contribuiscono a fornire ad ogni albo un aspetto decisamente pregiato. La sovraccoperta è robusta, la resa di stampa è ottima, la carta è bianca, liscia ed esente da evidenti trasparenze, ciò anche grazie alle ricche tavole di Kyung-Il Yang, che raramente lasciano degli spazi bianchi non disegnati. Inoltre non mancano delle belle pagine a colori ad inizio volume, stampate su carta più spessa e patinata.
JPOP poi merita un ulteriore encomio per aver avuto il coraggio di salvare così repentinamente questa opera dal limbo in cui era ormai caduta in Italia, visto che la Play Media Company ne interruppe prematuramente la pubblicazione dopo averne presentato sulla rivista Shogun i primi capitoli, raccolti poi in monografico nei primi tre volumi della serie.
A questo punto ci si augura che venga proposto anche Shin Angyo Onshi Gaiden, una piacevole side story in volume unico del 2007, contenente una serie di racconti che approfondiscono il passato di alcuni protagonisti della serie principale.
Concludendo, In-Wan Youn e Kyung-Il Yang hanno dato vita ad un opera che si può definire, senza aver paura di esagerare, completa sotto ogni aspetto; che rende in sé proficuamente complementari due modi differenti di intendere l’arte sequenziale, quello dei manga e dei manhwa, e che per di più attinge a piene mani dalla storia e dal folclore appartenente a queste differenti, seppur geograficamente prossime, realtà culturali.
Se siete in cerca di una coinvolgente avventura fantasy ben disegnata, e ancor meglio raccontata, che non risparmia digressioni nell’horror, l’action, lo humour ed il sentimentale, allora avete trovato il manga che fa per voi: la lettura di Blade of the Phantom Master - Shin Angyo Onshi potrebbe riservare non poche soddisfazioni.
Complimenti al recensore, che è riuscito a rendere perfettamente ciò che è il manga (dal poco che ricordo dei capitoli letti su Shogun). Purtroppo, tra i tanti manga di Shogun, Shin Angyo Onshi era uno di quelli che non mi interessavano, dato che all'epoca lo trovai troppo violento per i miei gusti e lo leggevo giusto perchè lo pagavo, ma non sarei interessato a leggere dei volumi singoli a lui dedicati.
Speriamo che pubblichino qui anche Defense Devil, l'ultimo lavoro di questa straordinaria coppia coreana.
Bravi...
Belle le tavole, anche se prediligo altri stili di disegno.
@pokemon1: a me non è sembrato tanto erotico. D'altronde, il fanservice è oggi presente quasi dappertutto. L'importante è saperlo dosare e mi sembra che gli autori ne siano in grado.
E infatti è per questo che non mi è piaciuto questo manga, perchè il mio protagonista-tipo è proprio gentile, valoroso e sempre pronto a soccorrere i bisognosi!
Da uno che adora JoJo come te, è perfettamente comprensibile la tua concezione di protagonista. Shin Angyo Onshi mi è piaciuto proprio perché in questo differisce da tutti gli altri prodotti mainstream. Comunque, Munsu conoscerà un'evoluzione emotiva nel corso della storia, come avviene per ognuno di noi nel corso della vita.
Ed il "duo coreano" sta facendo anche un ottimo lavoro con Defense Devil...quanto mi piace Defense Devil
La casa editrice Shogakukan è riusciutà ha scoprire dei talenti come In Wan-Youn e Kyung-Il Yang ormai sono anni che collaborano insieme, sperò che per molto altro tempo collaborano fra loro
se vi piacciono questi 2 autori vi consiglio ISLAND!!!!
Come manga effettivamente mi attira molto, sarà anche per la recensione del nostro amico, ma la cosa che più mi ha colpito sono stati i disegni: stupendi!!
M'ispira simpatia questo protagonista.
Questo è IL "manga" che più mi ha sorpreso negli ultimi mesi (e non è che le mie aspettative fossero basse), l'intreccio coinvolge in maniera quasi morbosa.
Era infatti nelle mie intenzioni realizzare una recensione sobria e di sicuro meno appassionata... ma proprio non ci son riuscito
@Kotaro io ti consiglio di continuare a leggerlo anche solo a scrocco per farti una vera idea di cosa è: nell'opera poi c'è un'evoluzione paurosa, nulla è quello che sembra inizialmente, questo soprattutto grazie alla crescita del personaggio principale che è qualcosa di meraviglioso e riuscitissimo a parer mio.
@pokemon1
No no, non è erotico, c'è una dose di fanservice, ma sono altre le storie al limite dell'erotico
Kyung-Il Yang poi è un fenomeno. Pochi disegnano come lui.
Defense Devil, quando arriverà da noi, lo prenderò sicuro. Speriamo che ad acquisirne i diritti non sia la Panini ma la Starcomics o la stessa JPop.
Certo è che, dopo i primi due volumi introduttivi, con l'inizio della trama principale, sembra davvero promettere benissimo.
Una piccola nota, però: vero che Munsu non è esattamente quello che si definisce uno stinco di santo, ma da come se ne parla lo si fa sembrare veramente un bastardo senza scrupoli, sempre e comunque. Ciò è vero in parte, ma bisogna precisare che anche lui ha i suoi momenti di umanità, per così dire.
Piuttosto, non pensavo ci fossero così tanti detrattori del fanservice
Pensare che ne avevo letto un capitolo su "Shogun" della ormai defunta playpress, e ne ero rimasti colpito per il tratto.
Sicuramente non posso che concordare, uno dei migliori titolo di quest'anno.
La prima copertina non mi da impressione di ecchi, poi io ho comprato all'epoca della Play press perchè mi piaceva la storia infatti avevo ragione un manga molto bello
Recuperate anche Gashbell!
Salterò comunque questo titolo anche considerando che mi escono molte serie nuove in questo periodo e che sono in risparmio per prendere qualche box DVD avendo sospeso qualche titolo JPOP
Pertanto e' un manga che leggerò.
Dalle parole di Oberon si direbbe che questo Blade of the Phantom Master sia da provare, e quasi quasi lo provo
Le tavole di di questo manhwa sono <i>fatalose</i>! Gran disegnatori davvero In-Wan Youn e Kyung-Il Yang, tanto di cappello.
Comunque decisamente il Sommo Oberon sa come rendere un manga invitante all'acquisto
Come dice giustamente ManseX però, il protagonista poi vanterà un certo sviluppo caratteriale, con i suoi sporadici momenti di umanità, e comunque si capirà che se agisce in un determinato modo, è perché egli ha le sue ragioni...
Saluti
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