La guerra delle balene: un articolo per fare il punto su quello che succede ai cetacei e sul controverso rapporto del Giappone con questi imponenti mammiferi.

La Commissione Baleniera Internazionale lascia lo status quo, non decide nulla
La Commissione Baleniera Internazionale (IWC, International Whaling Commission), istituita nel 1946, cerca di regolare la cattura di balene. La 62ª e ultima riunione si è tenuta a fine giugno in Marocco, ad Agadir, e la sera del 25 giugno si è conclusa. Il risultato? Giorni di discussioni e un nulla di fatto. Si è provato a trovare un punto d'incontro, proponendo la legalizzazione dell'attività di caccia, ma con un tetto limite di esemplari. Il cosiddetto “compromesso”.
Questo cosa significa? Di fatto, nell’incontro si è confermata la moratoria sulla caccia ai cetacei, che è in vigore già dal 1986, senza però spuntare nuovi accordi o impegni dalle nazioni incriminate: Giappone, Norvegia e Islanda (queste ultime due dichiarano esplicitamente di sottrarsi alle norme stabilite dalla stessa Commissione, non si nascondo dietro alla scusa delle ricerca). Tali nazioni continuano a cacciare indisturbate, nonostante le pressioni del fronte contrario, in cui sono presenti Stati Uniti, Brasile ed Europa, compresa l’Italia.
Ma perché l’IWC non ha deciso? Il Giappone compra il voto dei paesi poveri
La commissione baleniera appare paralizzata e del tutto delegittimata, corrotta da mazzette ed escort. Almeno questi sono i risultati di un’inchiesta del Sunday Times, poi rimbalzata su tutti i media del modo, la quale ha portato alla luce lo scandalo, dimostrando come all'IWC almeno sette Paesi (Guinea, Kiribati, Tuvalu, Isole Marshall, St. Kitts and Nevis, Grenada, Tanzania) votino in base al versamento di somme di denaro concesse da Paesi, come il Giappone, che in questo modo ne orientano la posizione sul tema.
Greenpeace rincara la dose, dicendo: “Le balene non sono in vendita. È stato il messaggio che abbiamo inviato ai membri dell’IWC. Perché con promesse di soldi e corruzione i paesi balenieri cercano ogni anno di raggiungere la maggioranza”.
La situazione attuale e la moratoria esistente, violata
Dal 1986 è in vigore una moratoria sulla caccia commerciale alle balene, ma il divieto viene aggirato ricorrendo al pretesto della caccia a fini scientifici. Il programma di ricerca scientifica giapponese, che dispiega nell'Antartico un flotta di sei baleniere, nasconde in realtà la caccia commerciale che è ufficialmente vietata dalla IWC. La carne di balene finisce nei supermercati, mercati e ristoranti specializzati, anche se sono davvero in pochi a mangiarla.
In realtà, anche la Commissione Baleniera Internazionale ha riconosciuto l'inutilità di questo tipo di ricerca, chiedendo al governo giapponese di fermarsi.
Un po’ di numeri e statistiche
Secondo una ricerca del 2003 del biologo marino Steve Palumbi della Stanford University, che si è basato sulle analisi di campioni di DNA per analizzare il numero delle popolazioni di balene, nell'Ottocento, prima dell'inizio della caccia commerciale, c'erano circa un milione e mezzo di megattere. Questa stima smentisce la stima ufficile di 100.000 esemplari, considerata attendibile dalla IWC, mentre sempre secondo quest’ultima oggi gli esemplari rimasti sono solo 20.000.
I delegati giapponesi alla IWC, invece, insistono sempre su una stima del 1990, secondo cui ci sarebbero 760.000 esemplari di balenottera minore. Ma questo dato è stato smentito dalla stessa IWC nel 2000.
Nel 2009 il Giappone ha pescato 1.004 balene, la maggior parte sotto l’etichetta di caccia “a fini scientifici”. Nello stesso anno, la Norvegia ha catturato 536 balene e l’Islanda 38. Quest'anno i giapponesi hanno in programma di uccidere anche 50 megattere e 50 balenottere comuni, oltre alle cosiddette “balene minori”.
L’Australia cita il Giappone alla Corte Intarenazionale dell’Aja, la Nuova Zelanda ci sta pensando
Per comprendere le tensioni tra Australia e Giappone, bisogna premettere che gli australiani considerano il whale-watching (osservazione e avvistamento) una bandiera nazionale, ripudiano una ricerca scientifica che uccide i cetacei, e vedono come una loro missione prioritaria la protezione di questa specie in pericolo di estinzione.
A causa della questione della caccia alle balene, i rapporti tra Australia e Giappone si sono deteriorati, in special modo dal 2007, quando il Giappone ha deciso di riprendere la caccia alle megattere e Camberra, per bloccare la mattanza, ha mosso navi e aerei militari in modo da creare una vigilanza continua tra i ghiacci dell'area antartica: una campagna con foto, video, prelievi, calcoli matematici per valutare con precisione quante balene ancora sopravvivono attorno al continente di ghiaccio.
La stessa IWC ha istituito nelle acque territoriali australiane un santuario dei cetacei; da notare che sono comprese in queste acque anche parte di quelle dell’Antartide (vedi cartina), e gli australiani sono più che determinati a far rispettare le regole, che ritengono più giuste, nei loro mari.
Così dopo tre anni di clima rovente tra i ghiacci, il governo laburista australiano ha prima annunciato, attraverso il ministro degli esteri Steven Smith, e poi presentato, il 31 maggio scorso, un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, (organo giudiziario dell’ONU, deputato a dirimere le controversie tra gli stati), per proibire la caccia alle balene nei mari antartici. La promessa di citare il Giappone presso la Corte dell'Aia era un elemento chiave nella campagna elettorale del 2007 che ha portato all'elezione di Kevin Rudd dopo 11 anni di governi conservatori.
Peter Garrett, il ministro australiano per la protezione ambientale, ha dichiarato: “Vogliamo che si smetta di uccidere balene nell’Antartico in nome della scienza”. Il governo neozelandese è sulla stessa linea, ma ha preferito la via dei negoziati, alla conferenza in Marocco, piuttosto che ricorrere all’Aja.
Il Giappone ha definito “estremamente spiacevole” l’azione australiana. “Insisteremo con la nostra posizione riguardo al problema, e risponderemo adeguatamente.”
Servizio dell’ABC, l’Australia porta il Giappone davanti alla corte internazionale dell’Aja
Due attivisti di Greenpece rischiano il carcere in Giappone: hanno scoperto il traffico di carne di balena
Per proteggere le balene non si oppongono al Giappone solamente gli stati, ma da anni anche ONG, e in prima linea si schiera Greenpece Giappone .
Due dei loro attivisti, i giapponesi Junichi Sato e Toru Suzuki, rischiano un anno e sei mesi di carcere, la pena richiesta dal pubblico ministero della corte del Distretto di Aomori durante l'ultimo giorno di un processo iniziato a febbraio 2010. Gli attivisti sono stati accusati di furto dopo aver intercettato scatole con carne di balena proveniente dal “programma di ricerca” di caccia baleniera, destinate al mercato nero. I due attivisti avevano utilizzato questa carne per denunciare la corruzione del sistema e chiedere un'indagine ufficiale, indicendo una conferenza stampa in cui hanno descritto e documentato la loro operazione.
Secondo le informazioni raccolte da Greenpeace, i membri dell'equipaggio della Nishin Maru si spartiscono i pezzi migliori di carne, li sbarcano nel loro bagaglio personale e li rivendono ai trafficanti di carne di balena. Anche gli ufficiali delle navi, il personale della Kyodo Senpaku, (la compagnia che controlla le operazioni della flotta baleniera giapponese) e l'ICR (Istituto di Ricerca sui Cetacei che gestisce la "ricerca scientifica") sapevano di questi traffici che durano da decenni. Secondo l’ONU in questo procedimento sono stati violati diritti umani fondamentali, in primis il diritto di difesa.
L’equipaggio nega, durante il processo, di aver mai ricevuto carne di balena da spartirsi e usare privatamente a proprio piacimento. D’altro canto due ex balenieri, in un intervista anonima all’ABC, rivelano l’esatto contrario.
Servizio della CNN sugli arresti degli attivisti di Greenpeace e Sea Shepherd
Gruppo animalista Sea Shepherd, lotta contro le baleniere: incidenti di percorso
Negli ultimi anni si sono incrementati notevolmente gli scontri tra le navi giapponesi e quelle degli attivisti del gruppo Sea Shepherd, un gruppo che non va molto per il sottile e si fregia di un vessillo piratesco. I “pirati” sono riusciti a impedire circa il 50% delle tentate uccisioni, portando il numero di balene catturate per stagione da 900 a 500.
L’organizzazione filma e diffonde le proprie azioni quasi da guerriglia, creando una serie intitolata “Whale Wars”.
Si può immaginare che il clima tra la ONG e il Giappone sia ancor più teso che con Greenpeace.
Nei vari scontri, il 6 gennaio, il trimarano Ady Gil, capitanato dall’attivista Peter Bethune, è stato speronato e affondato dalla baleniera Shonan Maru 2. In un successivo scontro di febbraio, il militante avrebbe ferito al volto un giovane marinaio giapponese gettandogli addosso una fialetta di acido butirrico (burro rancido), e come ulteriore rappresaglia si sarebbe introdotto illegalmente, tre giorni dopo, a bordo di questa nave per tagliare una rete di protezione. Arrestato, al via del processo il quarantacinquenne Bethune rischiava 15 anni di carcere per aggressione e lesioni. L’imputato ha più volte negato, ma gli sono stati comminati comunque tre anni di reclusione, secondo il diritto penale giapponese.
Erano circolate voci sulla presunta espulsione del capitano neozelandese dalla ONG, per violazione delle regole d’ingaggio. Le voci sono state confermate: l’espulsione è la contropartita, richiesta dal Giappone, nell’ambito di una lunga trattativa che ha portato alla scarcerazione dell’attivista. Bethune viene condannato a due anni con la sospensione condizionale della pena: riottiene la libertà, ma non potrà continuare la sua lotte alle baleniere nelle acque dell’Artico. Questa è la conclusione della vicenda giudiziaria, che si stava tramutando in un incidente diplomatico tra Giappone e Nuova Zelanda.
Ma ci sono guai giudiziari anche per Paul Watson, fondatore dell'organizzazione Sea Shepherd, il quale è stato iscritto sulle liste dei ricercati dell'Interpol su richiesta delle autorità giapponesi. Il cinquantanovenne Watson - cittadino canadese che al momento sarebbe irreperibile - è ricercato con l'accusa di avere ostacolato le attività giapponesi di caccia alle balene nell'Oceano Antartico mettendo a rischio la vita dei marinai.
Secondo Watson, le immagini girate durante gli scontri mostrano come i balenieri nel tentativo di attaccare gli animalisti con spray urticante al peperoncino, traditi dal vento, se lo siano spruzzati addosso.
Ma i giapponesi vogliono veramente mangiare carne di balena?
Una nazione ricca, civile, con alti livelli d'istruzione, spesso all'avanguardia nella tutela dell'ambiente. Cosa spinge il Giappone a sfidare l'opinione pubblica mondiale, America in testa, per continuare la caccia alle balene? “È nei nostri geni, è un pezzo della nostra cultura.” Così risponde da anni l'ultraottantenne Shigehiko Azumi, ex sindaco di Ayukawa, il porto storico delle baleniere giapponesi. Così nell'ora dell'intervallo, ogni giorno nelle scuole di Ayukawa si ripete un rito: tutti gli studenti nel cestino della colazione trovano la razione quotidiana di carne di balena. Cruda, in stile sashimi, o fritta come tempura, con salsa di soia o ketchup. Mangiarla non è un obbligo dietetico, è un gesto di patriottismo. Addentando i bocconcini teneri, grassi e nutrienti, quei ragazzi sono al centro di uno scontro di civiltà. È la guerra a oltranza del Giappone contro la messa al bando internazionale della caccia alle balene. Uno scontro che per i giapponesi ha un significato unico, incomprensibile per il resto del mondo: l'ultimo simbolo della loro diversità, la resistenza contro l'omologazione.
Sull’orgoglio giapponese ferito, che si aggrappa con le unghie e con i denti alla caccia alle balene, c'è un interessante articolo di Federico Rampini, LaRepubblica.it.
Insomma, l’attaccamento alla carne di balena rimane in alcune economie costiere fortemente dipendenti da questo tipo di pesca, quali, da nord a sud, Abashiri, Ayukawa, Wada, Taiji.
Il cittadino medio, quando sente, specie in temi di crisi, quanto costa questa “ricerca”, rabbrividisce e non ne sente proprio il bisogno.
Toshio Kasuya dell'università di Teikyo ha spiegato le implicazioni del programma: «Il suo costo annuale è di circa 6 miliardi di yen, più o meno 50 milioni di dollari americani. Cinque di questi sei miliardi derivano dalla vendita della carne di balena ricavata dagli esemplari cacciati. La quota rimanente deriva invece da sussidi statali e da altre fonti di finanziamento. È chiaro quindi che, senza gli introiti legati al commercio della carne, i balenieri che prendono in appalto il programma di ricerca commissionato dal Governo non potrebbero continuare a operare».
Non solo la ricerca costa, ma anche assaporare la balena non è a buon mercato: la carne di balena surgelata dell’Antartico costa 27 euro al chilo, mentre quella pescata al largo delle coste giapponesi, più tenera, può arrivare a costare 900 euro.
Così la carne di balena esce sempre di più dagli usi e costumi quotidiani e i ristoranti specializzati sono in diminuzione.
Ricerca?! Non con le mie tasse!
Al di là elle implicazioni ecologiste, mangiare la carne di cetaceo fa male, ci si avvelena
Secondo uno studio tossicologico sui cetacei, mangiarne la carne, oltre a essere un grave delitto nei confronti della natura, rappresenta anche un elevatissimo rischio per la salute umana.
La ricerca, condotta da un gruppo di scienziati dell’Ocean Alliance, ha rilevato nei campioni di tessuto prelevati da quasi mille cetacei in cinque anni (2000 – 2005) un accumulo impressionante di metalli pesanti quali cadmio, alluminio, cromo, piombo, argento, mercurio e titanio. A bordo del ketch "Odyssey" gli scienziati hanno infatti seguito i capodogli in 16 regioni differenti del pianeta, dall’Oceano Pacifico, all’Atlantico, al Mediterraneo. Il portavoce il biologo Roger Payne ha presentato i risultati della ricerca alla IWC.
I giapponesi, per i quali la carne dei cetacei non è solo un piatto forte della cucina tradizionale, ma addirittura un principio d'identità nazionale, sono maggiormente esposti al rischio di avvelenamento.
Da un test effettuato in un comune costiero di “balenieri”, che conta in totale circa 3.500 abitanti, di cui sono state coinvolte 1.137 persone, sono emersi livelli di mercurio nel sangue superiori alla media nazionale. Un dato, questo, che è strettamente correlato alla dieta dei residenti del luogo, basata sulla predilezione della carne di delfini e balene. “I risultati delle analisi - ha affermato il direttore dell'istituto, Koji Okamoto - indicano che ci sia una connessione diretta tra i livelli di mercurio, trovati grazie all'analisi dei capelli dei residenti, e l'abitudine delle isole di mangiare cetacei”.
Molti abitanti dell’area sono affetti dalla malattia di Minamata, una sindrome neurologica causata da intossicazione acuta da mercurio. I sintomi includono atassia, parestesie alle mani e ai piedi, generale debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, danni all'udito e difficoltà nell'articolare le parole. In casi estremi la sindrome porta a disordine mentale, paralisi, coma e morte nel giro di alcune settimane dai primi sintomi. Una forma congenita della malattia può essere trasmessa al feto durante la gravidanza.
Lavorazione della balena al porto di Wada, avvelenamento da mercurio
Ecco, infine, un interessante reportage di AlJazeera English sulla caccia alle balene in Giappone tra tradizione, cultura, interessi politici ed economici, dal punto di vista Giapponese. Nella seconda parte del servizio vi è anche un dibattito intervista.
Per maggiori informazioni dati e statistiche dal punto di vista giapponese, ecco i link dei siti web della Japanese Whaling Association, e Japan Whaling Section dipartimento del Ministero dell’agricoltura, delle foreste e della pesca giapponese.
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La Commissione Baleniera Internazionale lascia lo status quo, non decide nulla
La Commissione Baleniera Internazionale (IWC, International Whaling Commission), istituita nel 1946, cerca di regolare la cattura di balene. La 62ª e ultima riunione si è tenuta a fine giugno in Marocco, ad Agadir, e la sera del 25 giugno si è conclusa. Il risultato? Giorni di discussioni e un nulla di fatto. Si è provato a trovare un punto d'incontro, proponendo la legalizzazione dell'attività di caccia, ma con un tetto limite di esemplari. Il cosiddetto “compromesso”.
Questo cosa significa? Di fatto, nell’incontro si è confermata la moratoria sulla caccia ai cetacei, che è in vigore già dal 1986, senza però spuntare nuovi accordi o impegni dalle nazioni incriminate: Giappone, Norvegia e Islanda (queste ultime due dichiarano esplicitamente di sottrarsi alle norme stabilite dalla stessa Commissione, non si nascondo dietro alla scusa delle ricerca). Tali nazioni continuano a cacciare indisturbate, nonostante le pressioni del fronte contrario, in cui sono presenti Stati Uniti, Brasile ed Europa, compresa l’Italia.
Ma perché l’IWC non ha deciso? Il Giappone compra il voto dei paesi poveri
La commissione baleniera appare paralizzata e del tutto delegittimata, corrotta da mazzette ed escort. Almeno questi sono i risultati di un’inchiesta del Sunday Times, poi rimbalzata su tutti i media del modo, la quale ha portato alla luce lo scandalo, dimostrando come all'IWC almeno sette Paesi (Guinea, Kiribati, Tuvalu, Isole Marshall, St. Kitts and Nevis, Grenada, Tanzania) votino in base al versamento di somme di denaro concesse da Paesi, come il Giappone, che in questo modo ne orientano la posizione sul tema.
Greenpeace rincara la dose, dicendo: “Le balene non sono in vendita. È stato il messaggio che abbiamo inviato ai membri dell’IWC. Perché con promesse di soldi e corruzione i paesi balenieri cercano ogni anno di raggiungere la maggioranza”.
La situazione attuale e la moratoria esistente, violata
Dal 1986 è in vigore una moratoria sulla caccia commerciale alle balene, ma il divieto viene aggirato ricorrendo al pretesto della caccia a fini scientifici. Il programma di ricerca scientifica giapponese, che dispiega nell'Antartico un flotta di sei baleniere, nasconde in realtà la caccia commerciale che è ufficialmente vietata dalla IWC. La carne di balene finisce nei supermercati, mercati e ristoranti specializzati, anche se sono davvero in pochi a mangiarla.
In realtà, anche la Commissione Baleniera Internazionale ha riconosciuto l'inutilità di questo tipo di ricerca, chiedendo al governo giapponese di fermarsi.
Un po’ di numeri e statistiche
Secondo una ricerca del 2003 del biologo marino Steve Palumbi della Stanford University, che si è basato sulle analisi di campioni di DNA per analizzare il numero delle popolazioni di balene, nell'Ottocento, prima dell'inizio della caccia commerciale, c'erano circa un milione e mezzo di megattere. Questa stima smentisce la stima ufficile di 100.000 esemplari, considerata attendibile dalla IWC, mentre sempre secondo quest’ultima oggi gli esemplari rimasti sono solo 20.000.
I delegati giapponesi alla IWC, invece, insistono sempre su una stima del 1990, secondo cui ci sarebbero 760.000 esemplari di balenottera minore. Ma questo dato è stato smentito dalla stessa IWC nel 2000.
Nel 2009 il Giappone ha pescato 1.004 balene, la maggior parte sotto l’etichetta di caccia “a fini scientifici”. Nello stesso anno, la Norvegia ha catturato 536 balene e l’Islanda 38. Quest'anno i giapponesi hanno in programma di uccidere anche 50 megattere e 50 balenottere comuni, oltre alle cosiddette “balene minori”.
L’Australia cita il Giappone alla Corte Intarenazionale dell’Aja, la Nuova Zelanda ci sta pensando

A causa della questione della caccia alle balene, i rapporti tra Australia e Giappone si sono deteriorati, in special modo dal 2007, quando il Giappone ha deciso di riprendere la caccia alle megattere e Camberra, per bloccare la mattanza, ha mosso navi e aerei militari in modo da creare una vigilanza continua tra i ghiacci dell'area antartica: una campagna con foto, video, prelievi, calcoli matematici per valutare con precisione quante balene ancora sopravvivono attorno al continente di ghiaccio.
La stessa IWC ha istituito nelle acque territoriali australiane un santuario dei cetacei; da notare che sono comprese in queste acque anche parte di quelle dell’Antartide (vedi cartina), e gli australiani sono più che determinati a far rispettare le regole, che ritengono più giuste, nei loro mari.
Così dopo tre anni di clima rovente tra i ghiacci, il governo laburista australiano ha prima annunciato, attraverso il ministro degli esteri Steven Smith, e poi presentato, il 31 maggio scorso, un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, (organo giudiziario dell’ONU, deputato a dirimere le controversie tra gli stati), per proibire la caccia alle balene nei mari antartici. La promessa di citare il Giappone presso la Corte dell'Aia era un elemento chiave nella campagna elettorale del 2007 che ha portato all'elezione di Kevin Rudd dopo 11 anni di governi conservatori.
Peter Garrett, il ministro australiano per la protezione ambientale, ha dichiarato: “Vogliamo che si smetta di uccidere balene nell’Antartico in nome della scienza”. Il governo neozelandese è sulla stessa linea, ma ha preferito la via dei negoziati, alla conferenza in Marocco, piuttosto che ricorrere all’Aja.
Il Giappone ha definito “estremamente spiacevole” l’azione australiana. “Insisteremo con la nostra posizione riguardo al problema, e risponderemo adeguatamente.”
Due attivisti di Greenpece rischiano il carcere in Giappone: hanno scoperto il traffico di carne di balena
Per proteggere le balene non si oppongono al Giappone solamente gli stati, ma da anni anche ONG, e in prima linea si schiera Greenpece Giappone .
Due dei loro attivisti, i giapponesi Junichi Sato e Toru Suzuki, rischiano un anno e sei mesi di carcere, la pena richiesta dal pubblico ministero della corte del Distretto di Aomori durante l'ultimo giorno di un processo iniziato a febbraio 2010. Gli attivisti sono stati accusati di furto dopo aver intercettato scatole con carne di balena proveniente dal “programma di ricerca” di caccia baleniera, destinate al mercato nero. I due attivisti avevano utilizzato questa carne per denunciare la corruzione del sistema e chiedere un'indagine ufficiale, indicendo una conferenza stampa in cui hanno descritto e documentato la loro operazione.
Secondo le informazioni raccolte da Greenpeace, i membri dell'equipaggio della Nishin Maru si spartiscono i pezzi migliori di carne, li sbarcano nel loro bagaglio personale e li rivendono ai trafficanti di carne di balena. Anche gli ufficiali delle navi, il personale della Kyodo Senpaku, (la compagnia che controlla le operazioni della flotta baleniera giapponese) e l'ICR (Istituto di Ricerca sui Cetacei che gestisce la "ricerca scientifica") sapevano di questi traffici che durano da decenni. Secondo l’ONU in questo procedimento sono stati violati diritti umani fondamentali, in primis il diritto di difesa.
L’equipaggio nega, durante il processo, di aver mai ricevuto carne di balena da spartirsi e usare privatamente a proprio piacimento. D’altro canto due ex balenieri, in un intervista anonima all’ABC, rivelano l’esatto contrario.
Gruppo animalista Sea Shepherd, lotta contro le baleniere: incidenti di percorso
Negli ultimi anni si sono incrementati notevolmente gli scontri tra le navi giapponesi e quelle degli attivisti del gruppo Sea Shepherd, un gruppo che non va molto per il sottile e si fregia di un vessillo piratesco. I “pirati” sono riusciti a impedire circa il 50% delle tentate uccisioni, portando il numero di balene catturate per stagione da 900 a 500.
L’organizzazione filma e diffonde le proprie azioni quasi da guerriglia, creando una serie intitolata “Whale Wars”.
Si può immaginare che il clima tra la ONG e il Giappone sia ancor più teso che con Greenpeace.
Nei vari scontri, il 6 gennaio, il trimarano Ady Gil, capitanato dall’attivista Peter Bethune, è stato speronato e affondato dalla baleniera Shonan Maru 2. In un successivo scontro di febbraio, il militante avrebbe ferito al volto un giovane marinaio giapponese gettandogli addosso una fialetta di acido butirrico (burro rancido), e come ulteriore rappresaglia si sarebbe introdotto illegalmente, tre giorni dopo, a bordo di questa nave per tagliare una rete di protezione. Arrestato, al via del processo il quarantacinquenne Bethune rischiava 15 anni di carcere per aggressione e lesioni. L’imputato ha più volte negato, ma gli sono stati comminati comunque tre anni di reclusione, secondo il diritto penale giapponese.
Erano circolate voci sulla presunta espulsione del capitano neozelandese dalla ONG, per violazione delle regole d’ingaggio. Le voci sono state confermate: l’espulsione è la contropartita, richiesta dal Giappone, nell’ambito di una lunga trattativa che ha portato alla scarcerazione dell’attivista. Bethune viene condannato a due anni con la sospensione condizionale della pena: riottiene la libertà, ma non potrà continuare la sua lotte alle baleniere nelle acque dell’Artico. Questa è la conclusione della vicenda giudiziaria, che si stava tramutando in un incidente diplomatico tra Giappone e Nuova Zelanda.
Ma ci sono guai giudiziari anche per Paul Watson, fondatore dell'organizzazione Sea Shepherd, il quale è stato iscritto sulle liste dei ricercati dell'Interpol su richiesta delle autorità giapponesi. Il cinquantanovenne Watson - cittadino canadese che al momento sarebbe irreperibile - è ricercato con l'accusa di avere ostacolato le attività giapponesi di caccia alle balene nell'Oceano Antartico mettendo a rischio la vita dei marinai.
Secondo Watson, le immagini girate durante gli scontri mostrano come i balenieri nel tentativo di attaccare gli animalisti con spray urticante al peperoncino, traditi dal vento, se lo siano spruzzati addosso.
Ma i giapponesi vogliono veramente mangiare carne di balena?

Sull’orgoglio giapponese ferito, che si aggrappa con le unghie e con i denti alla caccia alle balene, c'è un interessante articolo di Federico Rampini, LaRepubblica.it.
Insomma, l’attaccamento alla carne di balena rimane in alcune economie costiere fortemente dipendenti da questo tipo di pesca, quali, da nord a sud, Abashiri, Ayukawa, Wada, Taiji.
Il cittadino medio, quando sente, specie in temi di crisi, quanto costa questa “ricerca”, rabbrividisce e non ne sente proprio il bisogno.
Toshio Kasuya dell'università di Teikyo ha spiegato le implicazioni del programma: «Il suo costo annuale è di circa 6 miliardi di yen, più o meno 50 milioni di dollari americani. Cinque di questi sei miliardi derivano dalla vendita della carne di balena ricavata dagli esemplari cacciati. La quota rimanente deriva invece da sussidi statali e da altre fonti di finanziamento. È chiaro quindi che, senza gli introiti legati al commercio della carne, i balenieri che prendono in appalto il programma di ricerca commissionato dal Governo non potrebbero continuare a operare».
Non solo la ricerca costa, ma anche assaporare la balena non è a buon mercato: la carne di balena surgelata dell’Antartico costa 27 euro al chilo, mentre quella pescata al largo delle coste giapponesi, più tenera, può arrivare a costare 900 euro.
Così la carne di balena esce sempre di più dagli usi e costumi quotidiani e i ristoranti specializzati sono in diminuzione.
Al di là elle implicazioni ecologiste, mangiare la carne di cetaceo fa male, ci si avvelena
Secondo uno studio tossicologico sui cetacei, mangiarne la carne, oltre a essere un grave delitto nei confronti della natura, rappresenta anche un elevatissimo rischio per la salute umana.
La ricerca, condotta da un gruppo di scienziati dell’Ocean Alliance, ha rilevato nei campioni di tessuto prelevati da quasi mille cetacei in cinque anni (2000 – 2005) un accumulo impressionante di metalli pesanti quali cadmio, alluminio, cromo, piombo, argento, mercurio e titanio. A bordo del ketch "Odyssey" gli scienziati hanno infatti seguito i capodogli in 16 regioni differenti del pianeta, dall’Oceano Pacifico, all’Atlantico, al Mediterraneo. Il portavoce il biologo Roger Payne ha presentato i risultati della ricerca alla IWC.
I giapponesi, per i quali la carne dei cetacei non è solo un piatto forte della cucina tradizionale, ma addirittura un principio d'identità nazionale, sono maggiormente esposti al rischio di avvelenamento.
Da un test effettuato in un comune costiero di “balenieri”, che conta in totale circa 3.500 abitanti, di cui sono state coinvolte 1.137 persone, sono emersi livelli di mercurio nel sangue superiori alla media nazionale. Un dato, questo, che è strettamente correlato alla dieta dei residenti del luogo, basata sulla predilezione della carne di delfini e balene. “I risultati delle analisi - ha affermato il direttore dell'istituto, Koji Okamoto - indicano che ci sia una connessione diretta tra i livelli di mercurio, trovati grazie all'analisi dei capelli dei residenti, e l'abitudine delle isole di mangiare cetacei”.
Molti abitanti dell’area sono affetti dalla malattia di Minamata, una sindrome neurologica causata da intossicazione acuta da mercurio. I sintomi includono atassia, parestesie alle mani e ai piedi, generale debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, danni all'udito e difficoltà nell'articolare le parole. In casi estremi la sindrome porta a disordine mentale, paralisi, coma e morte nel giro di alcune settimane dai primi sintomi. Una forma congenita della malattia può essere trasmessa al feto durante la gravidanza.
Ecco, infine, un interessante reportage di AlJazeera English sulla caccia alle balene in Giappone tra tradizione, cultura, interessi politici ed economici, dal punto di vista Giapponese. Nella seconda parte del servizio vi è anche un dibattito intervista.
Per maggiori informazioni dati e statistiche dal punto di vista giapponese, ecco i link dei siti web della Japanese Whaling Association, e Japan Whaling Section dipartimento del Ministero dell’agricoltura, delle foreste e della pesca giapponese.
"Mangiarla non è un obbligo dietetico, è un gesto di patriottismo. Addentando i bocconcini teneri, grassi e nutrienti, quei ragazzi sono al centro di uno scontro di civiltà."
Ma vaff****lo vecchio!
Quanto a Greenpeace:PUAH. C'è tanta di quella ipocrisia dietro a certe organizzazioni "ambientaliste" da far rabbrividire
Il problema alquanto serio è che i mari si stanno impoverendo a causa delle flotte di pescherecci sempre più equipaggiati di tecnologie.
Trovo troppo semplicistico, essere scandalizzati per la caccia alle balene, quando stiamo portando alla morte i mari.
In verità le balene sono soltanto una piccolissima parte del "guaio in cui ci siamo andati a cacciare".
Purtroppo i mari si stanno svuotando.
Di tutte le specie ittiche esistenti, non solo dei cetacei.
Questo è dovuto al fatto che nuove realtà economiche si sono affacciate ai mercati mondiali e la richiesta supera notevolmente la capacità del mare di ripopolarsi.
Ormai si pesca indiscriminatamente, non lasciando tempo ai pesci di riprodursi, pescandoli infatti quando son ancora giovanissimi.
Se prima si pescava uno tonno di 40Kg adesso si pesca un tonno di 15.
Questo perchè la domanda è salita vertiginosamente.
Se non si fa qualcosa si rischia che tra 30 anni i pesci li vedremo solo nei cartoni Pixar tipo Nemo
E' nella tradizione? se lo dice chi ci vive di questo mercato gli credo come credo in babbo natale.
Su, forza. Dite che queste aree senza la pesca di balena andrebbero in fallimento e non venitemi a trovare scuse del cavolo. Ci fate solo una pessima figura.
I giapponesi purtroppo sbagliano, però se il proble mapiù che le balene sono proprio i pesci...come si fa ad andare a dire a 100 milioni di persone di cambiare radicalmente la loro dieta? Sarebbe un pò come dire a noi di non mangiare più pane,pizza e pasta perchè la il frumento impoverisce il terreno...e purtroppo c'è qualcuno che questi ragionamenti assurdi li fa
Il problema vero di fondo non è tanto legato al fatto che i giapponesi mangiano molto pesce o che i tedeschi mangiano troppa carne bovina, il fatto tragico è che su questo pianeta siamo TROPPI e piano piano anche i più poveri, quelli che fino a poco tempo fa non mangiavano,oggi arrivano anche loro a potersi permettere pesce,carne e alimenti "di lusso" fino a poco tempo fa ristretti al mondo occidentale e sviluppato.
Da una parte è bello che venga combattuta la fame nel mondo, dall'altra parte però dobbiamo capire che non è facilmente sostenibile una situazione del genere.
Datemi del cinico...ma le guerre del passato hanno sempre avuto un ruolo chiave di controllo della demografia umana
Da qui si passa al fatto che una caccia eccessiva porta all'impoverimento ambientale. Quindi il modo migliore a mio avviso sarebbe quello di convincere i governi che praticano questa caccia a limitarsi ad un numero standard di esemplari l'anno in modo da permettere agli animali di riprodursi senza cosi estinguere la preda. Magari facendoglielo capire anche in termini economici. Se fate cosi entro tot anni non avrete più il mercato.
Ma il proibire una cosa solo per le seghe morali europee no.
P.S. le balene sì e gli uomini no, bell'atteggiamento molto umano (non parlo di Kuro ma in genere di chi non vorrebbe abolire questa pratica indegna per una specie come la nostra che si definisce civile e raziocinante
Per le balene cercherei se mai di trovare un compromesso sul numero come ho detto.
Diffondiamo questo servizio gente. Non è questione di essere pro o contro Giappone, pure i norvegesi cacciano le balene per capirsi, ma hanno atteggiamento più chiaro e aperto.
Le balene sono esseri viventi antichi che hanno ruolo fondamentale su questo pianeta, il solo ruolo che hanno per la diffusione delle forme di vita non basate sull'ossigeno basterebbe a garantirgli l'immunità totale! Aggiungete il loro ruolo nella catena alimentare e allora non ci sono scuse...Nè per i Giapponesi nè per altri.
Fra l'altro dovremmo parlare pure del Tonno!
e meglio che non mi metta a paralre di certi gruppi tipo 100%animalisti...sono dei criminali mascherati da ecologisti che mettono taglie per chi uccide i cacciatori e compiono raid vandalici con manifesti e graffiti abusivi(e che danneggiano l'agricoltura impedento di cacciare le dannosissime nutrie)....meglio che non vada avanti o brucio la tastiera.
sorry for last ot
Nazione di bigotti. E questa volta non è un complimento.
Questione Tonno, qui in quanto Italiani dovremo stare solo che zitti, visto che i giapponesi ci pagano a peso d'oro per pescare il tonno rosso nelle nostre acque, o comprano il Tonno pescato dai nostri pescherecci.
Quindi che parliamo a fare, l'Italia ci tiene così tanto alle Balene, e perchè ai Tonni no??? La risposta è semplice, all'Italia (così come a tutti gli altri paesi) non gliene frega nulla di Balene, Tonni o Elefanti... gli interessa solo quello che ci si può guadagnare sopra (e lo stesso vale per tutti sti gruppi d'ambientalisti-ecologisti-animalisti, che si fottessero pure loro)
Ah, complimenti per l'articolo, davvero ben fatto.
Sono contro la caccia alle specie in via d' estinzione, capisco la cultura ma far estinguere un animale solamente per " preservare l' orgoglio nazionale " mi sembra assurdo!
Non che per questo non ce l' abbia anche con il governo norvegese ed islandese, ma almeno loro sono cristallini e dicono chiaramente quello che fanno invece di nascondersi dietro la scusa della " ricerca scientifica ".
Mi reputo profondamente indignata e schifata.
ops i è scappata la i anzichè la y^^
Fa pensare (già lo sapevo) quanto siano inquinati gli oceani,in tutti i grandi mammiferi e pesci la quantità di metalli pesanti è impressionante.
...25 grammi di "bontà" in olio d'oliva !!
Ok è una specie in via di estinzione ma come sapete milioni di specie si sono estinte non per colpa dell'uomo. E' la natura stessa..........
Che lo scopo del Giappone sia scientifico, culinario, folkloristico o quello che diavolo pare a loro, la loro caccia è una barbarie con il corollario della crudeltà e di uno spreco aberrante.
Il Giappone è indifendibile sotto ogni punto di vista. La caccia alle balene è la sua attuale vergogna più grande, e ancora più del suo governo mi fanno schifo i vari organi internazionali che attuano politiche di salvaguardia solo sulle sedute delle poltrone dove sono poggiati i loro culi.
Concordo con Armisael, bisognerebbe iniziare ad affondare le baleniere: farci giro giro tondo con i gommoni è da dementi, come difatti non si ottiene un emerito fico ammuffito. I barbari vanno convinti con la loro lingua, se si parla straniero non capiscono mica.
PS
Complimenti obbligatori per ReiRan che, da sola, ha tirato su un articolo di questa portata.
Qui siamo tutti onnivori (almeno la maggior parte), solo che se mi mangio un coniglietto od un agnellino son un mostro, se mi mangio un pollo o una mucca va tutto bene.
Stesso discorso per le balene...
Mi spiegate la differenza tra un cetaceo ed vassoio di gamberi???
Son contrarissimo verso la caccia (nel senso di sport) e manifestazioni che coinvolgono animali (corride e circhi sotto certi aspetti, combattimenti tra animali, corse clandestine di cavalli ed altri orrori simili).
Ma non difendiamo le balene e le foche perchè son "pucciose" ed invece ce ne freghiamo altamente di bovini-suini-caprini-equini- pollame
Ma anche un Druido ogni tanto per i boschi un coniglietto alla griglia se lo concede
Mica si vive solo di radici
Voglio vedere proprio quando avranno estinto tutte le balene dalla faccia della terra, dove si potranno schiaffare i loro interessi economici e le loro tradizioni culinarie di sta minchia senza più la risorsa che sostentava il tutto, imbecilli ottusi che non sono altro, la salvaguardia della specie è prioritaria anzitutto proprio per salvaguardare i loro interessi e quelli se ne strafottono e pescano a muzzo.
Il discorso non è tanto legato alle tradizioni, è evidente che tutto vive e muore in funzione dei soldi.
Vabbè ma "noi" difendiamo le balena e le foche solo perchè sono pucciose, non perchè è inutile ammazzarle.
p.s tradizione un paio di p***e la grande mattanza di balene è iniziate solo da 100 anni a questa parte, prima non c'erano nè i mezzi nè la possibilità di dare la caccia alle balene in così grande numero.
Se durante una stagione se ne prendevano un centinaio era oro colato.
Si letti tutti i post (altrimenti non avrei mai partecipato ai commenti).
In definitiva il mio pensiero è quello espresso questa mattina appena arrivato al lavoro (22/07/2010, ore 09:49)
Poi tutti gli altri commenti son arrivati come risposte ad altri utenti.
Quel che mi domando personalmente è perchè si fanno (la maggior parte delle volte) campagne a favore di animali "esteticamente gradevoli" ed invece c'è il silenzio per la scomparsa di animali "non particolarmente attraenti"
P.S. il tono è semi-ironico...ma la domanda è seria.
Mi dici la differenza tra metter fine all'esistenza di un delfino e quella di ammazzare una mucca???
Per risposte torno domani mattina....sperando di non finir mangiato da un Orca Assassina mentre torno a casa
Adesso qualcuno mi manderà a quel paese
e forse me lo son meritato
ma forse no
se si mangia una gallina(di cui vi è una quantità superiore a quella naturale) non vi è alcuna differenza, anzi, si regola il sistema.
se ammazziamo una balena, di cui c'è un numero esiguo per le cause più disparate (spiaggiamenti, inquinamento, caccia) si incide sulla naturale regolazione delle specie (provocandone un innaturale, quindi umano, decremento).
Se ammazziamo un ghepardo (animale che tu definiresti puccioso) si incide ancor di più sul sistema ambientale.
p.s se vuoi tu puoi continuare a postare risposte senza capo nè coda (che suppongo lo sappia anche tu che sono tali) io personalmente non credo che aggiungerò altro.
Tra l'altro io sono contro la caccia nella gran parte dei casi ...non in tutti, per carità, basta che si rispettino le regole...e parlando con cacciatori ho avuto le impressioni che tali regole siano solo sulla carta e poi ognuno fa come gli pare...addirittura un infame mi ha detto che una volta ha sparato a un lupo ("ma purtroppo l'ho mancato")...siamo quasi arrivati alle mani.
In generale comunque tutto il comparto "carne" per quanto mi riguarda è eticamente problematico. Vorrei diventare vegetariano, ma purtroppo la carne mi piace, anche se ne ho ridotto drasticamente il consumo a non più di una o due volte a settimana.
alt alt, sto scherzando e (so che non sono pesci)
la notizia non mi sconvolge piu di tanto, ma ho una domanda per DEVILMAN visto che è un biologo: scusa l'ignoranza ma se fanno degli allevamenti per i tonni rossi (e per qualsiasi altro animale della terra), non esistono gli allevamenti delle balene? e se non esistono perche non li fanno?
tanto in galera mica ci finisci tu giusto?
armiamoci e partite!!!^^
gli allevamenti per balene sono un qualcosa di impossibile. a parte motivi legati alle dimensioni e di conseguenza al nutrimento (quintalate di krill e pesci), per una balena rompere una rete da allevamento è come per noi rompere una ragnatela...
L'infamata peggiore dei giapponesi è la pseudoscusa della ricerca...giusto un'aneddoto del mio prof...pare che i giappi avessero catturato una nuova specie (meglio sottospecie con differenze giusto a livello di dna).. un team aveva chiesto di poter prelevare altri campioni ma la balena era gia stata sfilettata e mandata nei supermercati...WOW CHE RICERCA!!!!
Ma se ne vadano a morire greenpeace e tutte le associazioni in cerca di gloria e soldi. Quando vado in Giappone me la pappo una bella bistecca alla balena e ci bevo dietro del buon sakè.
PS: A causa dell'inquinamento ogni essere vivente sulla terra è a rischio estinzione solo che ogni scusa è buona per far parlare di sè denigrando il vicino.
Ammazzare esseri viventi per motivi che non siano in sostentamento della specie umane sono pure barbarie, sia essa ricerca, tradizione o altro, questo è il mio pensiero, se per voi non è così, domani scendete in strada a fare una strage tanto uccidete solo degli essere viventi e avete pure la scusa : la ricerca o la tradizione
@Kuro Ookami: ma le pensi davvero ste cose? Perchè se è così è davvero preoccupante.
Il fatto che qualcuno abbia fatto cavolate non giustifica minimamente che altri le ripetano.
Poi il mercato della carne di balena, al di fuori della caccia per fini di sussistenza è una bestemmia in faccia a qualsiasi logica dato che animali con un ciclo biologico così lungo ed un numero di esemplari così ridotto sono vulnerabilissimi al prelievo di un qualsiasi numero di esemplari, per quanto ridotto possa essere. E dato che non siamo più in tempi di carestie e miseria le ragioni di questo agire non sussistono più.
Di mucche, porci e pecore importa poco dato che sono fatti riprodurre in massa ed il rischio estinzione è inesistente, casomai preoccupiamoci di farli vivere bene e morire decentemente prima della macellazione, il ragionamento "eliminiamo la sofferenza dell'animale eliminandone l'allevamento" è come dire che se avessi un unghia incarnita sarebbe ragionevole tagliarti le dita.
@Maynard: bravo, è il giusto equilibrio tra l'assunzione di proteine necessarie, il non sprecare risorse per allevare troppi animali da produzione ed una dieta sana. Vegetariani e vegani partono da presupposti falsati...
Possibile che riusciamo a fare solo danno?
-___-
E poi anche se a te non interessa della salvaguardia dei cetacei, la storia insegna che razziata una risorsa la razza umana passa alla successiva; ad esempio leggiti questo: http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Auk. Dove non solo venne spinto all'estinzione ma quando si capì che era imminente vi fu uno sforzo per abbattere gli ultimi esemplari...non è confortante...
piangeranno sul latte versato cercando disperatamente di trovare almeno un'altra balena.
mamma mia queste cose mi fanno davvero incavolare!
Si spera che prima o poi venga "seberamente" sanzionato.
Se continuano in questo modo va a finire che le balene spariranno definitivamente.
Quante specie animali devono ancora estinguersi per capire che "dobbiamo imparare a tutelare il nostro ecosistema"?
La popolazione umana aumenta, mentre le specie animali diminuiscono, trastornando i cosí l'ecosistema.....
Purtroppo glii esseri umani MANGIANO senza curarsi di quello che succede intorno a loro......
La domanda é: quando arriverá il momento nel quale i nostri nipoti o i loro figli si ritroveranno MANGIARE TERRA!!
Questo é quello che succederá, forse non oggi, e neanche domani e nemmeno fra 20 anni, ma prima o poi qualcosa succederá ( sempre che non stia giá succedendo, vedi la marea di specie in via di estinzione e la sempre piú galoppante CRISI ALIMENTARE).....
Spesso LE GUERRE SCOPPIANO PER FAME O PER IL BISOGNO/CAPRICCIO DI VOLER PRENDERE LE RISORSE DI UN'ALTRA NAZIONE.
Visogna stare MOLTO ATTENTI a qualunque cosa succeda nel mondo, a cominciare dal nostro ECOSISTEMA.
E paesi come Cina e Giappone ( forse anche europa e stati uniti) non stanno dando il buon esempio....
Spero que qualcuno li punisca in maniera ESEMPLARE....
Se no, le conseguenze si vedranno a lungo (o forse breve ) termine.
Detto questo faccio però un appunto se questi spendono tanto per uccidere le balene da qualche parte ci sarà pur qualcuno, magari non in giappone che se le compra, perché se non c'è mercato risulta una spesa direi inutile...
E scommetterei che molti di quelli che la comprano anzi ne sono disgustati, ho visto gente ingozzarsi di ostriche per poi andare a vomitare poco dopo, e poi tornare fuori e mangiarne ancora...certa gente è viva solo perchè l'omicidio è illegale.
Cose del genere non possono essere giustificate da nessuna causa: né quella scientifica, né quella alimentare, né tanto meno quella folcloristica. L'alibi della ricerca scientifica, ormai ingenuamente sbandierato da anni, appare davvero ridicolo al giorno d'oggi, dal momento che tutti sanno che la caccia delle baleniere giapponesi non è affatto finalizzata a quello.
Ricordo ancora le foto scattate a bordo della baleniera Nisshin Maru, pubblicate sulla rivista GEO nell'aprile del 2006. Dire che mi sono sentita disgustata a guardarle è poco: sei cadaveri di balenottere (forse anche di più, data la grande taglia), bellissime, distese sul ponte insanguinato della nave. Una vergogna per il genere umano. Sono passati solo quattro anni, ma le cose non sono affatto cambiate per il meglio.
<i>vuoi uccidere le balene, fallo ma non superare il limite che ti diamo</i>
Kuro, parli come se le balene fossero animali di taglia media, come se si trattasse di lupi, o di tigri. Insomma mettiamo in conto anche la proporzione tra la grandezza dell'animale considerato, la sua importanza nella catena alimentare dell'ecosistema marino e il numero di esemplari rimasto.
La trovo una cosa abominevole e di una crudeltà assurda e deleteria, indice di una mentalità schiava del vizio e del consumo.
Dato che se fosse per il puro sostentamento potrebbero usare i bovini per l'apporto di carne rossa, invece vengono compiuti atti orribili, che nel 2010 ormai non si possono mascherare dietro parole come "tradizione" o "ricerca".
son più faziosi di tg3+tg4 assieme
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