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Grazie alla disponibilità di Alessandra Sciamanna, Fulvia Fasano e Gaia Morrione della sezione Occhio sul mondo – Focus del Festival Internazionale del Film di Roma abbiamo potuto assistere alle proiezioni dedicate al cinema nipponico e ad alcune conferenze stampa in modalità di tavola rotonda con massimo una ventina di tra giornalisti ed appassionati di siti interessati al sol levante.

In particolare il 29 ottobre è stata la volta del film Sakuran per la regia di Mika Ninagawa, pellicola di grande interesse per noi amanti di manga e anime poiché tratta dall’omonimo seinen di Moyoco Anno, che vanta come protagonista Anna Tsuchiya.

Sakuran - passione

Esponiamo innanzitutto la trama che risulta essere l’elemento comune all’opera cartacea e al film, salvo poi precisare che quest’ultimo dopo un’ora e trenta nell’ultima mezz’ora va oltre e racconta una storia inedita, gli accadimenti successivi all’epilogo del manga.

TRAMA
XVIII secolo, Edo, una giovane kamuro (sguattera in una casa di piacere) viene venduta alla casa Tamakiku del distratto a luci rosse di Yoshiwara, e affidata alle cure dell’ oiran Shouhi, che le imporrà il nome di Tomeki. Il nuovo acquisto è dall’indole ribelle, sarà più volte crudelmente punita, senza mai piegarsi, mai versare una lacrima. Così Tomeki, grazie alla sua forza d’animo, comincia a fare carriera: diventa prima O-Rin: una hikomi, ossia una oiran in addestramento, e poi Kiyoha una hashi ossia una cortigiana in attività. Ben presto la popolarità di Kiyoha finisce per insidiare la posizione di supremazia di Mikumo, oiran del momento alla casa Tamakiku.
Ma il vero problema della protagonista non è il rapporto di tensione con la sua rivale, bensì la comparsa sulla scena del giovane Soujiro: la sofferenza per un amore proibito, il dramma di una donna a cui non è permesso amare.


SAKURAN da MOYIKO ANNO a MIKA NINAGAWA, INTERVISTA:
Moyoco Anno, consorte dell’altrettanto famoso Hideaki Anno (padre di Evangelion; regista di Kare Kano e Il mistero della pietra azzurra), non ha certo bisogno di presentazioni, ma per i più distratti possiamo ricordare alcune della sue opere: Happy Mania; Tokyo Style; Sugar Sugar Rune; Chameleon Army; Questo non è il mio corpo; Jelly Beans. Sakuran è stato serializzato sulla rivista Evening della casa editrice Kodansha dal 2001 al 2003, per poi essere raccolto, al termine della pubblicazione, in un unico volume, ancora inedito in Italia.

Sakuran - MIKA NINAGAWA, INTERVISTAMika Ninagawa, al debutto da regista, attinge a piene mani dall’opera della Anno, ma aggiunge molto di suo: soprattutto i suoi sgargianti e sfarzosi colori. Difatti ella come fotografa è famosa per: i suoi policromi ritratti, i suoi fiori e per i suoi pesci rossi; nasce artisticamente nella “scuderia” della Tomio Koyama Gallery, galleria di Tokyo che ha presentato e promosso in tutto il mondo artisti del calibro di Takashi Murakami e Yoshitomo Nara. La fotografa in patria è affermata anche nel campo della moda e in oltre dieci anni di attività ha tenuto numerose mostre, ha pubblicato raccolte fotografiche ed è stata insignita di vari premi fotografici, tra cui spicca il Kimura Ihei Award, nel 2001. Alla sua fotografia è stata dedicata una mostra anche durante la kermesse romana: Mika Ninagawa for International Rome Film Festival. (di cui riportiamo alcune foto nella gallery).
L’esordio da regista nel 2007 è stato un gran successo, sia di critica: alla presentazione in una sezione speciale del 57° Festival di Berlino; sia di incassi: ben 800 milioni di yen.

Un successo, però, del tutto inaspettato, come ammette la stessa Mika durante una conferenza stampa ristretta e a cui abbiamo assistito, era stato un produttore a cercarla e proporle il soggetto, ed inizialmente lei era riluttante, ma poi è stata rapita dalla storia. (in proposito vi rimandiamo ad un video estratto dell’intervista pubblicato sul blog dei nostri amici di La terra dei Cami). Durante la stessa intervista, ha rivelato che sta lavorando ad un nuovo progetto cinematografico di cui non può anticipare molto, salvo dire che sarà ambientato ai giorni nostri in una grande città ed avrà per protagonista nuovamente una donna dal carattere deciso. Tutto ciò dopo aver professato il suo amore per Roma, per i suoi monumenti, per la moda italiana e per la buona cucina.

Prima della proiezione abbiamo avuto modo di porgerle alcune domande:

AnimeClick: Moyoco Anno in un passaggio del suo manga ci dice che l’oiran non deve possedere solamente bellezza e grazia; istruzione e raffinatezza; ma soprattutto carattere e tenacia. Secondo lei queste caratteristiche si possono ritrovare nella protagonista Anna Tsuchiya?
Mika Ninagawa: Conosco Anna da molto tempo e ho seguito la carriera di modella, sì, ha un carattere forte ma possiede allo stesso tempo una particolare sensibilità, per cui l’ho trovata molto adatta per il ruolo della protagonista.

Qui in Italia Anna è conosciuta per aver dato voce alla cantante Nana o ancora per la sua interpretazione di una biker punk in Kamikaze Girls (Shimotsuma Monogatari?) quindi forse si addice al ruolo di protagonista di Sakuran, per aver interpretato questi ruoili, questi ruoli hanno inciso sulla scelta?
Ecco, è vero, la Anna di Shimotsuma Monogatari e al Anna di Sakuran sono entrambe allo stesso tempo fragili e forti.

C’è un senso di impossibilità di fuga, una volta entrati nel mondo di Yoshiwara non se ne può più uscire, la protagonista inizialmente vuole fuggire, tenta diferlo e viene punita. In proposito si nota dal trailer che questa prigione dorata viene rappresentata dall’acquario in cui nuotano i pesciolini rossi, mentre le oiran sono i pesciolini stessi esposti, messi in bella mostra?
I pesci nella trama originale non compaiono, ma ho voluto usare questa metafora perché documentandomi ho scoperto che all’epoca le oiran li possedevano realmente, questi pesciolini rossi hanno pinne e specialmente quelle della coda molto sfarzose appariscenti che impedivano loro grandi movimenti, i pesciolini una volta pescati non possono più vivere altrove che nell’acquario…

Possono vivere solo nel loro mondo e non più fuori, anche volendo fuggire, sono prigioniere di loro stesse alla fine?
La protagonista all’inizio vuole fuggire, ma poi, come vedrete, accetta la sua realtà quasi se ne compiace, non cerca più di fuggire...


Sakuran manga e film

MANGA E FILM A CONFRONTO
La Anno è conosciuta per i suoi personaggi femminili forti e determinati presenti nelle sue opere josei o seinen, spesso però le viene imputato di usare uno stile di disegno troppo semplice e poco elaborato, per non dire quasi rozzo. Anche in questo suo lavoro il tratto in molte tavole diventa approssimativo, non cura il dettaglio, ma devo dire che il suo modo di disegnare si pone in sintonia con gli accadimenti della trama e con la crudeltà della realtà narrata. Il bianco e nero delle sue tavole mi ha trasmesso di più la sofferenza della protagonista, queste stesse pagine hanno reso molto più dure le punizioni e le torture a cui veniva sottoposta la piccola kamuro ribelle. D’altro canto invece la Ninagawa introducendo tutti gli sgargianti colori della sua arte fotografica, guadagna in spettacolarità - tutte le scene del film sono uno spettacolo per gli occhi - ma così facendo crea una sua versione di Yoshiwara che potrei definire in parte addolcita dalla maniacale cura del dettaglio della fotografia: gli sfarzosi arredi, le lussuose vesti adornate da ingombranti accessori, entra a gran forza nel film l’amore e l’interesse delle regista per il campo della moda. Il colore porta con sé una maggiore sensualità, elemento che al contrario non risalta nel manga, e forse ne è un demerito, poiché non si vede come in un lavoro che si basa sulla seduzione e sul gioco dei sensi possa mancare la sensualità.

Bianco e nero con la sua crudezza e determinazione il technicolor con la sensualità e la forza, tendono in due direzioni ben distinte:
mentre la Anno rimane su toni più agrodolci tendendo alla rassegnazione o più che altro alla presa di coscienza e accettazione della realtà al fine di poterla sfruttare al meglio a proprio vantaggio: "Ma a restare in un posto del genere il tempo non avrebbe fatto altro che trasformarti in una temibile Oiran." e ancora: "Bambini della tua provenienza non dovrebbero aver un’anima, studia con passione e vigore e gradualmente diventerei senza anima.";
invece la Ninagawa cerca a tutti costi l’happy ending hollywoodiano snaturando a mio parere l’opera originale, pecca nel voler far diventare tutto perfetto, in una realtà che perfetta non lo è mai stata e non lo sarà mai, dare l’amore a colei alla quale l’amore è negato.


Special extended trailer:



Se il film ben si comporta nella prima ora e mezza seguendo fedelmente la versione cartacea, mal si comporta nell’aggiunger l’ultima mezzora del vissero tutti felici e contenti, ho mal digerito questo buonismo forzato. Preciso che, per chi non ha letto il manga, il film è stato un capolavoro ed ha apprezzato la parte finale perché non ha potuto saggiare cosa è stato alterato.

Vi sono delle modifiche o aggiunte alla storia originale che al contrario ho apprezzato: la regista utilizza molta simbologia, a differenza della mangaka che non ne fa alcun uso. Come già rivelato nell’intervista viene introdotto l’elemento dei pesciolini rossi ma anche quello del ciliegio di quartiere che ha smesso di fiorire. Gli uni simbolo della impossibilità di fuggire e di questo senso di imprigionamento, l’altro simbolo di speranza: se fiorirà un ciliegio morto potrà fuggire anche colei per la quale e persa ogni speranza. Volendo analizzare ancor a più a fondo il significato dato al ciliegio sterile, vi si può intravedere anche l’impossibilità di amare, l’amore negato e come una donna che per essere di tutti non può appartenere a nessuno, non può "fiorire in amore".

Merita una nota di apprezzamento la bellissima colonna sonora di questo film anche essa composta e eseguita magistralmente da un’altra famosa donna dello show sitem giapponese: Ringo Shiina, che ha realizzato l’album “Heisei Fuzoku” appositamente per il lungometraggio. In special modo risaltano i brani: “Gamble”, “Sakuran”, “Oiran” e “Scar”.

Sakuran - la rivale

TRA MANGA, FILM E STORIA: YOSHIWARA e le OIRAN
Anche se ti spogli di ogni abito ed oggetto da capo a piedi, e riesci ad andare dall’altro lato non potrai mai più uscire da queste porte, questo non cambierà più!

Le porte di cui parla la Anno sono quelle di Yoshiwara il più conosciuto quartiere del piacere del Giappone nel periodo Edo (1600-1868), in attività fino al 1958, che fu sottoposto ad una vera e propria regolamentazioen legislativo-amministrativa a partire dal diciassettesimo anno dell’era Keichou (1612), anno in cui tale Shouji Jin’emon, propose di raggruppare tutte le case in un designato luogo della città.
Fu proibito di rimanere per un periodo maggiore di ventiquattro ore, in fattispecie vi era una campana della mattina al rintocco della quale tutti i clienti dovevano abbandonare le case, per evitare che gli avventori, datisi alla lussuria, fino all’esaurimento del denaro, perdessero la cognizione del tempo e trascurassero i loro doveri nei riguardi dei loro signori e i propri affari. Ritroviamo questo elemento sia nel manga, sia nel film, ove il suona della campana può rappresentare sollievo o sofferenza: sollievo per la cortigiana che non vede l’ora di liberarsi del cliente troppo rampante, che è andato avanti tutta la notte; sofferenza se il distacco è dall’amante…

Sakuran - kamuro

Nel riunire i bordelli in unico punto si sperava di porre argine alla terribile pratica di rapimenti e compravendite di bambine per avviarle alla prostituzione, cosa che in realtà non avvenne. L’unico vantaggio fu quello di rendere palese la destinazione della “merce”, se veniva comprata da un proprietario di bordello è chiaro che la bimba sarebbe finita in un bordello.
Una volta venduta una ragazzina ad una casa diventava una sua proprietà, non aveva più di abbandonare le porte del quartiere a luci rosse, la sua vita si sarebbe svolta entro le mura, in realtà spesso vi erano contratti di durata decennale, ma per via degli ingenti debiti contratti con la casa, per il cibo le vesti egli ornamenti, nonché l’affitto della stanza, le donne sovente non la potevano più andarsene. Il quertiere nel XVIII secolo contava 1,750 donne, con punte eccezionali di 3,000, provenienti da ogni parte del Giappone, ma il record fu registrato nel 1893: 9.000 prostitute, la maggior parte delle quali ammalate di sifilide.

Le bambine venivano reclutate ad un età compresa tra i 7 e i 12 anni, e se avevano la bellezza e la fortuna necessarie, potevano ottenere un’istruzione e da semplici sguattere essere avviate alla carriera di cortigiane: l’obiettivo finale era diventare oiran, ma alcune non lo diventavano mai, poiché vi era una sola oiran in ogni casa. La scalata sociale era lunga e piena di passaggi e ad ogni passaggio vi era un cambio di nome per l’aspirante:
kamuro all’arrivo, poi hikomi, shinzou, hashi-jouro al debutto a 17 anni, con un po’ di carriera koshi-jouro, tayu, e infine oiran.
L'oiran era la “regina della casa” la “oira no tokoro no nesan” ossia letteralmente la "nostra sorella maggiore”, questo perché le oiran provvedevano economicamente alle spese di istruzione e sostentamento delle kamuro e delle hikomi e shizou, fino al loro debutto, cioè fino a quando con la professione non sarebbero state in grado di mantenersi.
Per ricollegarci alla nostra storia, Tomeki sarà mantenuta dall’oiran Shoushi, mentre una volta diventata O-Rin dall’oiran Mikumo; la protagonista muove i suoi primi passi da kamuro, e ne seguiamo il percorso fino al debutto da hashi a 17 anni, per poi bruciare le tappe e diventare oiran e poter sfilare nella via principale del quartiere con il suo seguito, con movenze lente e stilizzate dovute agli altissimi sandali-trampoli di vernice laccata nera, osservata ammirata ed invidiata, ma soprattutto desiderata da ogni uomo.

Sakuran - La  sfilata: Oiran Dochu

Dicevamo, le oiran erano cortigiane istruite, quindi sono da tener ben distinte: dalle gheisha intrattenitrici istruite che prostitute non erano e dalle yujo donne di strada senza arte ne parte; le oiran per deliziare i propri clienti divenivano esperte nelle arti della danza, della musica, della poesia, della pittura e della calligrafia, inoltre proponevano giochi da tavola e indulgevano in conversazioni erudite, oltre a mettere in pratica, ovviamente, sapienti tecniche di seduzione ed amatorie.

Spesso l’unica via di fuga era rimessa all’abilità dell’oiran nel sfruttare al meglio le proprie arti per stregare un daimyo (samurai – signore feudale), in modo tale da essere riscattate come concubina o moglie. In questo senso la raffinatezza e il fascino erano le armi della cortigiana.

Sakuran Remix: Ringo Shiina medley: “Gamble” e “Oiran”:




Ringo Shiina "Scar" (Yume no Ato):



IN GALLERY:

- Mika Ninagawa al Featival del Film di Roma e autografo della regista-fotografa.

- Scatti della mostra fotografica dell'artista presso il festival.