Grazie all'editore Jaca Boks, lo scorso ottobre è stato finalmente pubblicato nelle nostre librerie un volume ben importante per comprendere l'evoluzione della figura dell'Otaku, l'appassionato di animazione e manga, in questi ultimi dieci anni, e per comprendere in che modo si è andata evolvendo ed organizzando l'animazione in questo decennio: Generazione Otaku.
Si tratta di un saggio scritto dal sociologo, filosofo e critico letterario Hiroki Azuma docente presso l'Università Internazionale di Tokyo. Alla sua uscita nel lontano 2001, il volume rivoluzionò il concetto e l'approccio che le scienze sociologiche e la società nipponiche aveva degli Otaku.
Era una concezione fino ad allora pesantemente influenzata, da un lato, dalla "Cattiva Fama" che la parola stessa "Otaku" si trascinava dietro dall'uso che ne era stato fatto nel decennio degli anni 90 dai Mass Media Giapponesi, talvolta ripresi da quelli internazionali: tutti avevano qualificato come "Otaku" i protagonisti di efferati delitti che, casualmente, erano anche lettori di manga avidi divoratori di cartoni animati o collezionisti di giocattoli e Action Figure, proprio come tantissimi altri giapponesi. Dall'altro lato, mancava una conoscenza non occasionale del fenomeno, supportata da dati scientifici che fossero stati verificati nel tempo per la difficoltà, se non ritrosia, dei sociologi nipponici ad occuparsi del fenomeno degli Otaku, considerati come una sub cultura marginale, insignificante e sfuggente legata alle mode.


Chi erano gli Otaku? Come si distinguevano dagli altri? Perchè agivano in un certo modo? Perchè si vestivano diversamente dagli altri? Nell'ignoranza collettiva crescevano esponenzialmente le voci più strane e la "fama" degli Otaku aumentava come le descrizioni dei Misteri e delle Stranezze delle loro curiose attività e delle loro vite che apparivano e appaiono tuttora su giornali e riviste.
Nel suo saggio Azuma per la prima volta approcciò il mondo degli Otaku con i principi, le tecniche e le metodiche proprie della scienza sociologica, applicando al loro variegato mondo le analisi delle scienze sociali, scavando con questi strumenti nelle loro problematiche attraverso i vari aspetti del loro mondo: valutandone le diverse sfaccettature, analizzando motivazioni personali e collettive, e cercando di individuare una serie di definizioni scientifiche e culturali che potessero essere come una mappa per chi volesse analizzarlo. Soprattutto, Azuma volle cercare di comprenderne le motivazioni, i valori di fondo, le pulsioni anche politico-culturali che animavano e animano le diverse comunità Otaku e le relazioni fra queste comunità e il "mondo reale", il tutto al di là delle felici parvenze legate a singoli momenti di festa e spettacolo che sembrano, dall'esterno, l'essenza degli Otaku.
All'autore gli Otaku non apparvero affatto dei "devianti, marginali" come venivano e sono ancora descritti nella società e presso il mondo scientifico; soprattutto, l'autore riuscì a comprendere la diversità del fenomeno Otaku rispetto a quella degli Hikikomori.
L'analisi condotta confermò ad Azuma l'idea che gli Otaku fossero, nella stragrande maggioranza dei casi, persone inserite nel contesto sociale attraverso quelle reti virtuali che essi creavano e modellavano a proprio piacimento: in relazione dunque con la collettività e i loro coetanei, non dei loschi figuri isolati e da isolare. Soggetti inserite a loro modo nel mondo della cultura e dell'economia che influenzavano e di cui sono insieme creatori e fruitori, una realtà in movimento di cui dover tenere conto già nel 2001, ed ancora di più oggi, nel 2010 sia a livello sociale che a livello scientifico.
E' un'impostazione, questa, che ha fatto presa nell'ambito delle scienze sociologiche giapponesi e degli Otaku pur non avendo punti di riferimento consolidati. La poliformicità resta uno degli elementi di forza di queste comunità, che vengono ora accettate come un elemento della cultura postmoderna del Giappone, ed i diversi tentativi di marginalizzazione delle loro comunità sono considerati frutto di politiche conservatrici con i quali il Giappone ha avuto a che fare fin dall'Ottocento. Gli Otaku e il loro mondo rappresentano ormai uno dei centri di riferimento principali per il marketing delle diverse società nipponiche che producono animazione e manga o che producono l'infinito marketing che ruota attorno a queste opere, oltre che i tantissimi eventi che si svolgono ad Akihabara, il Quartiere Elettrico di Tokyo, luogo mito della cultura Otaku. Lì vengono organizzati dalle grandi e dalle piccole società proprio per garantirsi l'attenzione di questa importante fetta di pubblico, gli stessi uffici marketing dei vari gruppi tengono sotto controllo le community virtuali dove si esprimono i giudizi, il gradimento della "società Otaku" nei confronti di questo o quell'approccio di una serie manga o di un anime, pronti a intervenire anche in maniera clamora; da ricordare ad esempio il caso della contestazione iniziale alla serie Sfondamento dei cieli Gurren Lagan.

In Europa il volume di Azuma era già stato pubblicato con discreto successo, per il mercato francese, da Hachette nel 2008, con il titolo, molto pregnante, "Generation Otaku - Les Enfants de la postmodernité".
Per chi voglia approfondire alcuni temi del pensiero di Hiroki Azuma sul mondo degli Otaku, non riassumibile nelle poche righe di una presentazione, rimandiamo ad una conferenza sul rapporto fra i principi dell’estetica Superflat, a cui Azuma aderisce, elaborata da Takashi Murakami, scultore, pittore, uno degli artisti più geniali del Giappone, e la cultura Otaku. In questa conferenza Azuma ha riportato una buona parte delle sue idee sugli Otaku.
Generazione Otaku: Uno Studio sulla Postmodernità
Collana: Di fronte e attraverso Jaca
Autore: Hiroki Azuma
a cura di Marco Pellitteri
Traduzioni di Lydia Origlia
200 Pagine - Brossurato
Copertina a colori - Illustrato in bianco e nero
Euro 19
Fonti consultate:
Un ringraziamento a Paola Pavese per le gentile segnalazione e la cooperazione.
Si tratta di un saggio scritto dal sociologo, filosofo e critico letterario Hiroki Azuma docente presso l'Università Internazionale di Tokyo. Alla sua uscita nel lontano 2001, il volume rivoluzionò il concetto e l'approccio che le scienze sociologiche e la società nipponiche aveva degli Otaku.
Era una concezione fino ad allora pesantemente influenzata, da un lato, dalla "Cattiva Fama" che la parola stessa "Otaku" si trascinava dietro dall'uso che ne era stato fatto nel decennio degli anni 90 dai Mass Media Giapponesi, talvolta ripresi da quelli internazionali: tutti avevano qualificato come "Otaku" i protagonisti di efferati delitti che, casualmente, erano anche lettori di manga avidi divoratori di cartoni animati o collezionisti di giocattoli e Action Figure, proprio come tantissimi altri giapponesi. Dall'altro lato, mancava una conoscenza non occasionale del fenomeno, supportata da dati scientifici che fossero stati verificati nel tempo per la difficoltà, se non ritrosia, dei sociologi nipponici ad occuparsi del fenomeno degli Otaku, considerati come una sub cultura marginale, insignificante e sfuggente legata alle mode.


Chi erano gli Otaku? Come si distinguevano dagli altri? Perchè agivano in un certo modo? Perchè si vestivano diversamente dagli altri? Nell'ignoranza collettiva crescevano esponenzialmente le voci più strane e la "fama" degli Otaku aumentava come le descrizioni dei Misteri e delle Stranezze delle loro curiose attività e delle loro vite che apparivano e appaiono tuttora su giornali e riviste.
Nel suo saggio Azuma per la prima volta approcciò il mondo degli Otaku con i principi, le tecniche e le metodiche proprie della scienza sociologica, applicando al loro variegato mondo le analisi delle scienze sociali, scavando con questi strumenti nelle loro problematiche attraverso i vari aspetti del loro mondo: valutandone le diverse sfaccettature, analizzando motivazioni personali e collettive, e cercando di individuare una serie di definizioni scientifiche e culturali che potessero essere come una mappa per chi volesse analizzarlo. Soprattutto, Azuma volle cercare di comprenderne le motivazioni, i valori di fondo, le pulsioni anche politico-culturali che animavano e animano le diverse comunità Otaku e le relazioni fra queste comunità e il "mondo reale", il tutto al di là delle felici parvenze legate a singoli momenti di festa e spettacolo che sembrano, dall'esterno, l'essenza degli Otaku.
All'autore gli Otaku non apparvero affatto dei "devianti, marginali" come venivano e sono ancora descritti nella società e presso il mondo scientifico; soprattutto, l'autore riuscì a comprendere la diversità del fenomeno Otaku rispetto a quella degli Hikikomori.
L'analisi condotta confermò ad Azuma l'idea che gli Otaku fossero, nella stragrande maggioranza dei casi, persone inserite nel contesto sociale attraverso quelle reti virtuali che essi creavano e modellavano a proprio piacimento: in relazione dunque con la collettività e i loro coetanei, non dei loschi figuri isolati e da isolare. Soggetti inserite a loro modo nel mondo della cultura e dell'economia che influenzavano e di cui sono insieme creatori e fruitori, una realtà in movimento di cui dover tenere conto già nel 2001, ed ancora di più oggi, nel 2010 sia a livello sociale che a livello scientifico.
E' un'impostazione, questa, che ha fatto presa nell'ambito delle scienze sociologiche giapponesi e degli Otaku pur non avendo punti di riferimento consolidati. La poliformicità resta uno degli elementi di forza di queste comunità, che vengono ora accettate come un elemento della cultura postmoderna del Giappone, ed i diversi tentativi di marginalizzazione delle loro comunità sono considerati frutto di politiche conservatrici con i quali il Giappone ha avuto a che fare fin dall'Ottocento. Gli Otaku e il loro mondo rappresentano ormai uno dei centri di riferimento principali per il marketing delle diverse società nipponiche che producono animazione e manga o che producono l'infinito marketing che ruota attorno a queste opere, oltre che i tantissimi eventi che si svolgono ad Akihabara, il Quartiere Elettrico di Tokyo, luogo mito della cultura Otaku. Lì vengono organizzati dalle grandi e dalle piccole società proprio per garantirsi l'attenzione di questa importante fetta di pubblico, gli stessi uffici marketing dei vari gruppi tengono sotto controllo le community virtuali dove si esprimono i giudizi, il gradimento della "società Otaku" nei confronti di questo o quell'approccio di una serie manga o di un anime, pronti a intervenire anche in maniera clamora; da ricordare ad esempio il caso della contestazione iniziale alla serie Sfondamento dei cieli Gurren Lagan.

In Europa il volume di Azuma era già stato pubblicato con discreto successo, per il mercato francese, da Hachette nel 2008, con il titolo, molto pregnante, "Generation Otaku - Les Enfants de la postmodernité".
Per chi voglia approfondire alcuni temi del pensiero di Hiroki Azuma sul mondo degli Otaku, non riassumibile nelle poche righe di una presentazione, rimandiamo ad una conferenza sul rapporto fra i principi dell’estetica Superflat, a cui Azuma aderisce, elaborata da Takashi Murakami, scultore, pittore, uno degli artisti più geniali del Giappone, e la cultura Otaku. In questa conferenza Azuma ha riportato una buona parte delle sue idee sugli Otaku.
Generazione Otaku: Uno Studio sulla Postmodernità
Collana: Di fronte e attraverso Jaca
Autore: Hiroki Azuma
a cura di Marco Pellitteri
Traduzioni di Lydia Origlia
200 Pagine - Brossurato
Copertina a colori - Illustrato in bianco e nero
Euro 19
Gli "otaku" sono una cultura settoriale del Giappone contemporaneo costituita da giovani, specialmente maschi, caratterizzati da relazioni sociali rade e poco variegate e da un interesse spesso ossessivo-compulsivo nei confronti di varie forme di collezionismo: fumetti, disegni animati, figurine, modellini in vetroresina, romanzi interattivi e illustrati con protagoniste avvenenti fanciulle da conquistare.
Hiroki Azuma conduce in questo libro un importante studio sugli otaku che di fatto non ha precedenti, ma il suo lavoro allo stesso tempo va ben oltre l'ambito degli studi sulle subculture, perché si serve dell'universo degli otaku al fine di tracciare un quadro molto più ampio e di estremo interesse sulla postmodernità nel suo insieme. Indicando gli otaku come la più eclatante avanguardia del mondo postmoderno, il filosofo giapponese li usa come cartina di tornasole per mostrare ciò che il futuro potrebbe riservare a fasce ben più ampie dell'umanità: Azuma, profondo conoscitore del pensiero europeo, adopera l'efficace metafora dell'"animalizzazione" dell'uomo postmoderno e annota come gli otaku siano la prima categoria umana a essersi per l'appunto "animalizzata".
L'autore, attraverso riflessioni filosofiche mai disgiunte dall'analisi attenta del mondo otaku e dei prodotti culturali e merceologici che lo contraddistinguono, si pone la fatidica domanda che ne è, nel mondo postmoderno, dell'umanità degli esseri umani?
Hiroki Azuma conduce in questo libro un importante studio sugli otaku che di fatto non ha precedenti, ma il suo lavoro allo stesso tempo va ben oltre l'ambito degli studi sulle subculture, perché si serve dell'universo degli otaku al fine di tracciare un quadro molto più ampio e di estremo interesse sulla postmodernità nel suo insieme. Indicando gli otaku come la più eclatante avanguardia del mondo postmoderno, il filosofo giapponese li usa come cartina di tornasole per mostrare ciò che il futuro potrebbe riservare a fasce ben più ampie dell'umanità: Azuma, profondo conoscitore del pensiero europeo, adopera l'efficace metafora dell'"animalizzazione" dell'uomo postmoderno e annota come gli otaku siano la prima categoria umana a essersi per l'appunto "animalizzata".
L'autore, attraverso riflessioni filosofiche mai disgiunte dall'analisi attenta del mondo otaku e dei prodotti culturali e merceologici che lo contraddistinguono, si pone la fatidica domanda che ne è, nel mondo postmoderno, dell'umanità degli esseri umani?
Fonti consultate:
Un ringraziamento a Paola Pavese per le gentile segnalazione e la cooperazione.
PS: l'otaku è quello dietro la fotocamera, non davanti
Gran bella domanda, me lo sto chiedendo anche io.
Non vedo l'ora di leggere questo libro * *
di questa storia non so nulla! qualcuno potrebbe parlarmene brevemente?
per il libro: pare molto interessante! affronta la questione anche sotto un aspetto sociologico, che è pure una delle materie che faccio all'università!
E alla fine con differenze e similitudini specifiche, parliamo grossomodo della solita categoria.
v(^o^)v
senza noi otaku, il mondo sarebbe noioso...;9
La cosa fantastica e' che quei grandissimi troll della Gainax hanno richiamato Kobayashi per la seconda parte del quinto episodio di Panty&Stocking with Garterbelt!
Sembra molto interessante e tra le altre cose costa poco, 19 euro...
Per altro aggiungo che si tratta di uno studio sociologico, la lettura non è proprio facile, soprattutto per chi non ha dimestichezza con l'argomento... potrebbe essere tranquillamente un libro di testo universitario.
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