
Il bar Miraggio non ha un’identità precisa, è simile a una nebulosa sperduta di un lontano spazio, che può apparire casualmente a chi vaga senza meta, quando meno se l’aspetta. Il tema del continuo errare, tanto caro a Matsumoto fin dai tempi di Harlock, è presente anche qui. La novità sta nel topos dell’oasi in mezzo al deserto, un miraggio quasi evanescente per il vagabondo che lo avvista.
Lì c’è Maya, una donna – nel vero senso della parola – che come tale può essere madre, compagna, amante, confidente, personificazione capricciosa dell’illusione e della vanità. Maya è la rappresentazione poliedrica di ciò che è l’essere femminile. Il nome stesso di Maya nelle sue radici etimologiche è arcano, custodisce il suo segreto, il segreto della sua realtà o – se così si può dire – della sua irrealtà. A Maya Matsumoto è riuscito a conferire la stessa aura di Harlock quanto a fascino e a mistero. Il suo sguardo interlocutorio contiene tutta la storia e tutte le storie degli uomini. La donna è un primordiale mistero la cui rivelazione porta Tatejima, il protagonista, a perdersi. Maya contiene in sé l’amplificazione e la dilatazione di tutte le qualità delle donne, dall’essenza materna alla più cupa aspirazione vendicativa. Maya può anche essere un’allegoria, ma è quanto mai reale nel forte carattere che la contraddistingue. Maya è il mistero stesso dell’esistenza, è un’ esistenza ancora viscida.
Il bar Miraggio compare nel bel mezzo della città al protagonista, Tatejima, un povero ragazzo in cerca di lavoro. Maya sbuca dalla penombra, un contorno non perfettamente definito, quasi mangiata dall’oscurità. Maya interroga il ragazzo, diventa la proiezione della sua coscienza, il riflesso del suo destino.
E subito ci si trova di fronte a un protagonista che conserva le caratteristiche fisiche di un Tetsuro, ma che allo stesso tempo è profondamente diverso da lui. Tatejima mostra la maturazione dell’autore nella caratterizzazione dei protagonisti: le inclinazioni vanagloriose e fanfarone lasciano il posto a un personaggio estremamente conscio dei suoi limiti, che spesso gli pregiudicano un ambìto posto in società. Tatejima si mostra alquanto riflessivo e cauto, si sofferma a rimuginare su se stesso. Egli si potrebbe considerare un Tetsuro adulto e ripulito da tutte quelle spigolosità che lo rendevano un protagonista insopportabile.

L’insieme di racconti che costituiranno il soggetto del quadro risale al 1991, quando questi furono pubblicati in serie sulla rivista seinen Big Comic Superior della Shogakukan. Ogni storia propone un percorso interpretativo ben delineato, ma al contempo mischia ad arte sogno e realtà, cosicché ne risultano alienate tutte le razionali distinzioni tra successione logica e cronologica.
Il passato è già stato scritto e il futuro è l’unico spazio in cui si può agire, a condizione di non interrogare il destino. Il presente è da vivere, finché si può, finché l’illusione della vita non si estinguerà con una frase uguale a un verdetto finale di salvezza o condanna, sotto lo sguardo di una donna con l’abito nero, dotata di “accette di mantide” o di tenere braccia.
A spiegare in maniera simbolica l’identità di Maya interviene lo specchio. Nella prospettiva rovesciata dell’opera, lo specchio, di solito connotato come portatore di vanità e d’illusione, si trasforma nel massimo veicolo di verità. Il riflesso di Maya è simile a quello di una chimera, mostruosa e allo stesso tempo paradossalmente veritiera.
Maya, miraggio, passato, presente, futuro, sogno, realtà sono le parole chiave di un’opera che vuole essere la rappresentazione del trapasso, limen che separa la vita dalla sua fine. La soglia del bar Miraggio è la vera soglia: una volta varcata, la vita cambia, per sempre.
E il tutto si gioca sul vedere, sul non vedere, sul credere o meno a quello che si vede, stravolgendo una volta e per tutte la radice etimologica del termine “storia”. Il Miraggio è un luogo dove l’è stato e l’adesso si ricongiungono; così nell’opera non mancano episodi in cui sono visibili perfino due Maya, figurazioni simboliche di una coscienza di stampo quasi “bergsoniano”.

Il finale spiega in maniera inoppugnabile l’inevitabilità del destino denotando la prospettiva fatalista di Matsumoto. Ma si tratta di una visione diversa dalle precedenti produzioni dell’autore: i tempi dell’Arcadia vittoriosa e forte hanno lasciato il posto allo scavo continuo nelle pieghe dell’animo umano. È qui che sta la cesura. Un gioco di specchi e di riflessi ricorsivi si snoda sotterraneo nel messaggio dell’opera, come se la realtà di tutti i giorni fosse un’utopia, una mera corsa in cui ci affanniamo per afferrare un traguardo finale che consiste nei nostri più concreti obiettivi. I quali a conti fatti di concreto hanno solo ciò che noi crediamo essere tale.
La profonda maturazione di Matsumoto è testimoniata anche dai disegni, all’apparenza non molto distanti da quelli delle opere precedenti: le donne mostrano corpi sinuosi, sensuali ed eleganti. Come sempre la grazia femminile lascia spesso il posto a personaggi maschili deformi. Però sguardi come quelli di Maya non si sono mai visti nelle altre donne di Matsumoto e, seppure graficamente Maya sia molto simile alla Maetel di Galaxy Express 999, il suo sguardo sornione e astuto scuote la coscienza del lettore. Maya è l’evoluzione ultima dell’essere femminino “matsumotiano”. Lacrime come quelle che solcano il suo viso sono singolari, così come unico è lo sguardo che scava in chiunque la interroghi.
La tipica vena caricaturale dell’autore qui si fa ancora più accentuata, cosicché spesso le qualità morali del personaggio sono affatto riscontrabili nei suoi tratti fisici. Racconti dal Bar Miraggio è dunque una sorta di galleria fisiognomica, in cui sfilano tutte le possibili varietà di caratteri e di casi umani. Allo stesso tempo lo stile figurativo dell’opera è testimone di una profonda evoluzione in quella che è la resa dei moti interiori del personaggio.
Gli sfondi sono pochi, e ciò è in linea con il significato dell’opera, ambientata in gran parte nella sala del bar, tappezzata da una lussuosa carta da parati, quasi un apparato scenico per le rappresentazioni inscenate al Miraggio. Quando sono presenti, gli sfondi emozionano, perché accorpati all’intensità linguistica dei dialoghi.
L’appassionato dell’Arcadia ricaverà dai dettagli tecnologici che percorrono il volumetto una magra soddisfazione, visto che il mecha tipico delle produzioni di Matsumoto qui non avrà molto spazio.

Lo scorrimento convulso della narrazione trova espressione in tavole dinamiche, che suddividono la pagina in un caleidoscopico succedersi di focus su volti, occhi, parti del corpo, oggetti vari, che con la semplicità della loro apparizione raccontano la complessità del genere umano. I dettagli ricorrono con insistenza nei punti di snodo di ogni storia, a imprimere nella memoria visiva del lettore l’oggetto ritrattovi, che si fa simbolo narrante.
Quest’opera è stata pubblicata in Italia da Hazard Edizioni, editore che già tempo fa di Matsumoto aveva pubblicato opere importanti e mature, non ultime Queen Emeraldas e La corazzata spazio-temporale Mahoroba.
La qualità dell’edizione è alta, la stampa è buona, soprattutto nella resa del nero. Il nero costituisce una parte significativa nelle tavole delle opere di Leiji Matsumoto, e la sua resa è fondamentale per apprezzarle a fondo. Sono degne di nota anche la qualità della carta e della copertina.
Da segnalare la resa dei concetti nell’italiano, di non facile realizzazione data la complessità dell’opera, coerente e chiara nell’esprimere pensieri che il più delle volte condensano un nucleo composito di filosofia. Qualche piccola imperfezione nell’apparato delle note e qualche svista non inficiano dunque la bontà del lavoro svolto dalla casa editrice.
A un lettore troppo avvezzo al Matsumoto dei tempi di Galaxy Express 999 o di Capitan Harlock, Racconti dal Bar Miraggio si presenta come frutto di un autore irriconoscibile. Ma non bisogna allarmarsi, questo è solo l’effetto immediato che suscita l’opera, soprattutto a colui che non ha avuto il tempo e la voglia di andare oltre la superficie, perché lo scrigno ha un fondo che può contenere ancora molto, se non molto di più. I risultati di questa lettura potrebbero essere due. Se il lettore è l’affezionato alle strategie e ai combattimenti spaziali, allora quest’opera lo sconvolgerà. Se invece il lettore appartiene alla tipologia degli estimatori della filosofia profonda e malinconica che indaga le radici del comportamento umano, presente nel leijiverse al di sotto delle contingenze, allora non potrà che considerare quest’opera come un prezioso testamento da custodire. Un testamento in cui l’autore ha condensato la sua visione antropologica e metafisica dell’esistenza, e se stesso.
In fondo un bancone da bar e una bottiglia di sakè ci sono sempre stati, nel leijiverse, e in quest’opera costituiscono la scena principale, sulla quale si narrerà l’atto conclusivo del miraggio dell’esistenza: l’autore ci aspetta lì, fuori dal teatro.
In fondo un bancone da bar e una bottiglia di sakè ci sono sempre stati, nel leijiverse, e in quest’opera costituiscono la scena principale, sulla quale si narrerà l’atto conclusivo del miraggio dell’esistenza: l’autore ci aspetta lì, fuori dal teatro.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Racconti dal Bar Miraggio | € 10.00 | Hazard Edizioni |
Brava. Vediamo se poi posso scroccare una lettura del volume da qualcuno.
Costa un sacco di soldi, senza potergli dare perlomeno un'occhiata non mi azzardo a fare un'acquisto del genere... per quanto l'idea di base mi avesse incuriosito.
Complimenti però all'autrice della recensione, che è riuscita ad incuriosirmi.
Si possono ricavare tutti i temi che si vogliono da quel manga: eros e thanatos, vita e morte, yin e yang, passato e presente che si interscambiano, alfa e omega... ma tutto è trattato in modo superficiale, come se Matsumoto affidasse all'inconsistenza temporale di storia e immagini il compito di trasmettere chissà che messaggi. Alla fine è solo un ripetersi all'infinito delle stesse identiche situazioni (il gestore del locale che si fa lo sventurato di turno con il protagonista che rosica nel frattempo), con un finale gratuitamente criptico e disegni che, sulla falsariga del suo celebre tratto, non sono per niente sensuali come dovrebbero/vorrebbero (tenendo conto che il fumetto, come genere, per me tende all'erotico più che al fantascientifico/filosofico come tenta di spacciarsi).
Per me assolutamente fumetto pacco, pacchissimo.
Per quel che mi riguarda, comunque, è una delle opere di Matsumoto che meno mi è piaciuta. I motivi, nella sezione recensioni della mia scheda utente
Ciao!
Andrea
Vedrò di farmelo prestare da un'amica appassionata che ha tutte le opere del maestro Matsumoto.
Complimenti a Catulla per la sua prima vetrina, avevo già avuto modo di ammirare le sue doti recensorie nelle schede, ma qui si è davvero superata!
Racconti dal Bar Miraggio mi ispira già solo per il titolo che mi sa di tutto e di niente ad ogni modo è molto evocativo e lascia molto spazio all'immaginazione...
purtroppo i prezzi della Hazard mi riportano subito a terra... 10 euro sono tanti, sarò monotono, ma lo sono... di quante pagine è composto ?
purtroppo di Leiji Matsumoto conosco ben poco se non per sentito dire, mi son ripromesso di prendere il manga di Capitan Harlock riedito recentemente, avendo solo 2 numeri bassi ma spaiati di Galaxy Express non ancora letti..
Ora passiamo ai fatti:
@God87
<i>tutto è trattato in modo superficiale, come se Matsumoto affidasse all'inconsistenza temporale di storia e immagini il compito di trasmettere chissà che messaggi</i>
Non so se hai letto per intero la recensione. In qualche punto, forse anche più di una volta, tendo a rimarcare che ci sono due tipi di lettori per <i>Racconti da Bar Miraggio</i>, un tipo a cui piacerà fino a innamorarsene, un altro tipo che la odierà, perché gli apparirà come una semplice e superficiale summa di racconti autoconclusivi con la medesima struttura.
Già, a mio avviso non l'hai letta con il giusto spirito, o forse conoscevi il Matsumoto di Harlock o di Galaxy Express. La trama evenemenziale è solo uno stupido spunto. Il bello sta sotto, e di superficiale ha ben poco, se non quello che appare. L'ho scritto, il Miraggio è uno scrigno che contiene molti tesori nel suo fondo, se non molti di più.
Infine, non so se hai letto la nota dell'autore alla fine, quella è una chiave di lettura fondamentale per la comprensione della raccolta.
Ma d'altronde posso ben capire la tua critica. Se cercavi azione, fantascienza o varianza nei temi trattati, qui non c'è nulla di tutto questo. Matsumoto ha preso la tradizionale coppia di protagonisti che ricorrono nelle sue opere, una donna bellissima e un fanciullo bruttino, e li ha scandagliati, li ha stravolti, per raccontare l'umanità. Ma l'ha fatto in un modo talmente complesso che io stessa quando lessi il volume la prima volta rimasi perplessa. Era come se non avessi afferrato nulla. A una seconda lettura ho cominciato a scoprire quello che stava dietro la struttura superficiale. Credo che a una terza lettura scoprirò ancora altri temi. L'ho scritto, <i>Racconti dal Bar Miraggio</i> è un caleidoscopio. Purtroppo, come tutto ciò che è fin troppo denso, è difficile cogliere tutto.
Beh, 10 euro saranno anche troppe, ma quello che mi ha convinta è stato il volume unico. GeassOfLelouch, considera che sono circa 220 pagine, in un'edizione a mio avviso molto buona. E poi Harlock della d/book è in 4 volumi da 9.90 ciascuno
@Kotaro
Galaxy Express a secondo me è l'opera peggio riuscita di Matsumoto. E' intrisa di pietismo e piuttosto immatura, ci sono solo degli spunti interessanti. Meglio opere come Queen Emeraldas e Capitan Harlock.
@Ais Quin
Se vuoi conoscere Matsumoto muoviti con cautela, il primo approccio non è mai facile, te lo dice la sottoscritta che c'è passata prima. In ogni caso ti converrebbe cominciare con il manga di Harlock, sempre in prestito, perché costa troppo e l'edizione non merita questa spesa.
Detto questo, io da quest'opera non cercavo azione o cosa, ma un semplice Matsumoto (quello di Emeraldas, che reputo la sua opera cartacea più riuscita). Quello lirico che parla di personaggi malinconici che vivono e muoiono per le loro ambizioni e sogni. Ho trovato qualcos'altro di indefinito e bizzarro, pazienza magari meritava ugualmente, e invece sotto questo punto di vista l'ho trovato solo vuoto siderale fine a se stesso (e l'ho rivenduto a un'utente di AC, sarei curioso si sapere la sua opinione, magari qui, passato questo tempo).
Pur non condividendo una virgola di ciò che hai scritto, comunque, ti rinnovo i complimenti perchè dal punto di vista evocativo la tua rece è fantastica.
Comunque disegni così contrastati e eleganti sono meravigliosi *.*
Io di Matsumoto conosco solo Capitan harlock e Galaxy express, ma non sono mai riuscito ad appassionarmi alle sue opere.
Beh, 10 euro saranno anche troppe, ma quello che mi ha convinta è stato il volume unico. GeassOfLelouch, considera che sono circa 220 pagine, in un'edizione a mio avviso molto buona. E poi Harlock della d/book è in 4 volumi da 9.90 ciascuno
beh se l'edizione è buona e sono 220 pagine un pensiero posso farcelo, ma magari è meglio cercare occasioni d'usato, idem come per Harlock che costa anche lui tanto (40 circa)... Non conoscendo l'autore se non per la sua fama spero di apprezzare almeno i due volumi che ho di Galaxy Express per poi giusdicare in seguito..
Galaxy Express a secondo me è l'opera peggio riuscita di Matsumoto
ecco allora sono proprio sfigato ad aver preso 2 GE invece che 2 CH
Ma anche no! Non ti fidare troppo di Catulla, il Galaxy Express non e' cosi' male. Io parlo solo in base alla serie televisiva perche' il manga non l'ho letto, ma ho una buona opinione di quella serie a differenza di Catulla. Comunque Harlock (l'originale) e' sempre Harlock e anch'io raccomanderei di iniziare da li'.
Devo assolutamente recuperare questo albo da 10 € (per una graphic novel d'autore è un prezzo piuttosto equo).
I sinuosi e sensuali disegni, vagamente art nouveau, sono di una raffinatezza e di un'eleganza sublimi. Non vedo l'ora di mettere gli occhi su quelle tavole.
Complimenti vivissimi a Catulla!!
Io non scrivo di certo cose inventate, God 87. Peccato che abbia rivenduto il tuo volume, ma proprio alla fine c'era una bellissima postfazione in cui l'autore <q>senza ispirazione</q> spiegava minuziosamente cosa fossero per lui il bar Miraggio e la metafora del treno. Di sicuro non sono una che blatera su cose che ha interpretato a modo suo, perché sono la prima che non reputa adatte le interpretazioni soggettive a giudicare il valore intrinseco di un'opera. Se non ci fosse stata quella postfazione questa vetrina non sarebbe venuta fuori allo stesso modo. La sua lettura ha realizzato in atto quello che avevo percepito in potenza. Ma da qui a dire che io ho visto cose che Matsumoto non aveva neanche pensato, e beh, direi che potrei offendermi per un'affermazione del genere.
Poi sulla tua personale opinione sull'opera non ho proprio nulla da ridire, figurati. Non ti è piaciuto? Va bene. I complimenti per la scrittura sono manieristici pure essi, grazie.
E per quanto riguarda GE non mi è piaciuto in toto, né l'anime né il manga. Micheles lo sapeva. L'anime anzi a mio avviso è ancora peggio del manga e proprio non lo digerisco. Non c'è nulla di così meritevole in quest'opera, c'erano semmai delle metafore di partenza molto interessanti, che però il nostro autore non ha saputo sviluppare per come doveva. Il compendio del pensiero di Matsumoto su Galaxy Express l'hanno dato i due lungometraggi, purtroppo quasi sconosciuti, che risalgono a quando l'autore era molto più maturo e per la cui realizzazione, guarda caso, ha collaborato con RinTaro.
L'edizione mi sembra la solita proposta dalla Hazard, non magari il massimo però godibile tutto sommato.
L'esempio che ho fatto con Lynch è calzante: anche lui è un artista a cui piace evocare nosense puro nelle sue opere, salvo poi tentare di ricavarci una spiegazione più o meno pretestuosa. I suoi fan lo amano dicendo che i suoi film sono quadri da decifrare, chi come me lo odia lo reputa aria fritta e compiaciuta. Inland Empire personalmente per me è una schifezza apocalittica, e anche la stragrande maggioranza dei fan dice che è stato un passo falso che non ha alcun senso. Lui ha detto che un senso ce l'ha, ma che non lo dirà mai: dopo una dichiarazione simile uno cosa deve pensare?
Da questo esempio capisci il mio pensiero: ci sono artisti che cercano pretestuosamente di inventarsi significati in robaccia che ne è priva, e per questa ragione non prendo per oro colato "rivelazioni" come quelle di Matsumoto, per me può essere un furbone e basta, come chi su un quadro a tinta rossa disegna un cerchio e spaccia la sua "creazione" come "coccodrillo che mangia un uomo che tiene in mano il sole" (esempio inventato ma che esprime le mie riserve sulla cosidetta arte moderna).
Per questo, giuro, non voglio assolutamente offendere TE che dici che ti ritrovi in quello che ha scritto lui, la mia opinione è che LUI non sapeva cosa stava facendo e ha voluto perciò liquidare il tutto con termini altisonanti che suonano come un "solo un intellettuale può capirlo e capirmi", snobberia ultra chic. Prendo atto che tu concordi con la sua lettura, per me rimane nosense fine a se stesso.
Complimenti a Catulla per quanto ha scritto ^^.
Per me rimane un'opera che rimane abbastanza fuori dai miei canoni ma, si sa, tutto cambia, e io questa rece me la segno da parte e la tengo buona. Magari un giorno mi avvicinerò alla relativa opera
Su queste righe ci sarebbero da scrivere pagine e pagine... Si tratta di una questione che attanaglia chiunque si approcci a un'opera complessa e nonsense, ma in questo contesto non calza.
Ora, mi sembra di avere capito che ti è piaciuto Galaxy Express, prodotto che io ho detestato, perché a mio avviso, se Matsumoto ha fatto il furbo, l'ha fatto proprio con quest'opera. Un anime con centinaia di episodi tutti uguali e un manga inconcludente: il business è business. Con Racconti dal Bar Miraggio si sapeva in partenza che i fan legati alla sua tradizione l'avrebbero snobbata, che non avrebbe avuto un successo sicuro come l'hanno avuto ai loro tempi Capitan Harlock e Galaxy Express. Proprio di furbizia qui non si può parlare, non penso sia questo il caso.
In ogni caso capisco il tuo paragone con Lynch, ma è un po' troppo forzato. Forse perché l'essenza metaforica del Bar Miraggio per me è un dato di fatto imprescindibile, per cui non è stato solo prendendo per buono quello che ha detto Matsumoto che mi sono accorta del valore dell'opera.
@commander
No, più o meno ho apprezzato tutto tranne Galaxy Express
@Lara
Grazie per averla letta!
Ultimissima cosa: Galaxy Express 999 non l'ho mai nè letto nè visto, e ora che mi parli anche di finale inconcluso tale status rimarrà permanente.
Di Matsumoto adoro appunto Queen Emeraldas e Harlock, e trovo orribili l'Anello del nibelungo, Danguard, La Regina dei Mille Anni (non per la storia, ma per il fatto di essere pesantissimo per colpa della serializzazione "una pagina al giorno"), Corazzata Yamato e appunto Racconti del Bar Miraggio. Si può dire che l'autore, in effetti, lo detesto più che altro, anche se, essendo rimasto per davvero stregato da Emeraldas e Harlock, continuo a sperare di trovare la loro malinconia, epicità e lirismo in un'altra sua opera, al costo di continuare a svenarmi nelle costose edizioni Hazard. Speriamo in Miraizer Ban, magari lì una tua recensione potrebbe essermi utile a riguardo.
Molto bella, - dovrei dire affascinante - l'idea della Donna in quanto tale, più come icona universale che essere materiale, visione chiaramente matura di essa da parte di un uomo prima che sensei, capace di attingere dalla sua esperienza quotidiana le idee e perchè no, la saggezza che necessita un'opera del genere. onirico quanto volutamente irrazionale, così pare e per questo profondo e da esplorare.
I lavori di grandi autori come lui vergati dalla mano della maturità mi ricordano sempre più quell'evoluzione che ha subito, o dovrei dire migliorato, niente poco di meno che Clint Eastwood, da eroe del grande schermo dotato di due espressioni (con o senza la sigaretta, così lo definiva Sergio Leone, sebbene lo amasse alla follia) a regista pluripremiato e ormai riconosciuto per la sua maturità sia spirituale che professionale. Un guru del cinema moderno che osserva il presente per plasmare il futuro prossimo attingendo dal passato con esperienza e cognizione di causa. E così sembra in questa bellissima recensione di Catulla, che inquadra perfettamente Matsumoto come uomo in primis.
è una mia impressione o hai imparato a parlare il barikkiano?
Non trovo il senso logico del post... però fa figo...
diciamo che quando scrivo per sviscerare qualcosa sia nel dettaglio che nei pensieri non desidero fermarmi in superficie ma esplicare il più possibile ciò che in primis mi appare e mi sembra. e usare un italiano spicciolo in questi frangenti è realmente riduttivo...
approfondivo il perchè della mia approvazione nei confronti della suddetta recensione. ehi, io poi adoro baricco!!! *__*
il parallelismo della maturità fra questi due grandi artisti è ben plausibile non che coerente, perchè non lo pensi?
abeh
Da buon orientale Matsumoto non considera il bene e il male come due entità separate... quindi boh la tua affermazione non la condivido
Secondo punto: la traduzione... mah io l'ho trovata fin troppo "letterale" e spesso inefficace a rendere bene l'idea di fondo.... ci voleva una traduzione piu evocativa ed "adattata" sopratutto in manga come questi che hanno diversi livelli di lettura. PRendi la metafora dei falcetti delle mantidi... casualmente avevo sul comodino sia il numero 19 di galaxy che il bar miraggio e entrambi facevano questo paragone... difficile a credersi quello della plama era piu efficace come traduzione che quello hazard.
Poi quesa è una impressione mia senza nessuna base logica
Ma con questo non voglio mica affermare che la visione di Matsumoto sia dicotomica a prescindere.
Gli esempi che hai citato tu dalle opere precedenti infatti mi trovano pienamente d'accordo. Insinuo solamente che in quest'opera c'è stata un'evoluzione, per cui chi in passato si è macchiato di colpe gravi non potrà trovare redenzione nel futuro. Nel presente c'è il verdetto irresolubile di Maya.
A mio avviso la traduzione troppo evocativa avrebbe dato ulteriore spazio a fraintendimenti, che già così sono molti. L'opera in sé è di suo evocativa, meglio non andare troppo al di là delle lettere. Ovviamente poi è una questione di gusti, come la tua preferenza per il termine "illusione". "Miraggio" ha in se qualcosa di più recondito e nascosto, e se per te ha una connotazione più positiva, a mio avviso ha in sé una forte componente illusoria, di visione fugace. Gli "illusi" possono anche trovare nel locale degli insegnamenti reali per la loro vita , pur non trovando la svolta esistenziale al Miraggio.
Poi comunque foneticamente è più evocativa la parola "miraggio" che non la parola "illusione". E inoltre c'è già il nome Maya a spiegare l'essenza dell'inganno.
Poi forse per te non c'è uno stacco significativo dalla produzione precedente, ma per me c'è e nella recensione ho esposto tutte le differenze.
@God87
Sì, anche io ho apprezzato più che altro Queen Emeraldas e Capitan Harlock. Tranne che su I Racconti dal Bar Miraggio siamo d'accordo allora
Miraizer Ban mi incuriosisce, ma prima di comprarlo devo valutare. Le edizioni della d/book spesso mi hanno lasciata un po' scontenta.
In ogni caso, non avendo letto alcunché di Matsumoto, finora, direi che si potrebbe iniziare prendendo in mano l'opera illustrata in questa sede, benché il tratto del Maestro non mi faccia impazzire, diciamo. E sì: io adoro le storie che descrivono minuziosamente l'essenza più intima dell'io! >_< Peccato che per un solo volume si dovrebbero sborsare ben dieci euro!
ahaha ma allora il tuo era un insulto bello e buono! XD no, anzi, figurati conosco molto poco questa persona che tu citi, ho letto pochissimo delle notizie che AC dava a riguardo quando spiegava o scriveva qualcosa... per un attimo ho pensato ti riferissi al grande Baricco.
non so se Baricordi scriva nulla assoluto o meno ma ciò che ho scritto io lo so eccome, e un senso ce l'ha. non penso sia necessario spiegarlo, mi pare anche chiaro dopo la mia puntualizzazione nel post antecedente al suddetto.
P.S. Non ascoltate Catulla per quanto riguarda Queen Emeraldas: è una palla. E neanche per GE: è molto meglio di quello che dice.
:-)))
ah ah ah ah! Bravo, Akeiron, prima il dolce e poi l'amaro. Mi sa che su questa questione non ci metteremo mai d'accordo, dovremmo analizzare i manga in questione pagina per pagina e insieme, a costo di prenderci per i capelli
Almeno su Bar Miraggio siamo concordi, e infatti la tua splendida recensione ai tempi seppe dire in maniera molto più condensata quello che è in realtà l'opera, senza se e senza ma.
<i> Racconti dal Bar Miraggio </i> non l'ho letto purtroppo, anzi per la precisione di Matsumoto non ho letto proprio nulla, ahimè. Da piccola avrò visto sporadicamente qualche episodio di Galaxy express, di cui non ricordo nulla.
Sul dicotomico, avete ragione tutti e due, solo che Piacca scivola considerando i personaggi come personaggi, essendo questi concetti. Sono semplificazioni con un ruolo preciso. Maya è un personaggio dicotomico come dici tu Catulla, e la dicotomia non scompare affatto né si risolve, perché è messa lì apposta per scatenare un discorso dialettico. Perché la vita a volte è bella, a volte è una... ehm... a volte no. Io non vedo un modo di riunire le due facce, onestamente. Te la devi pigliare com'è.
Maya non è espressione di una mentalità o idea del mondo dicotomica, che sarebbe come dire infantile: bianco o nero, o con me o contro di me. Ora che ci penso, non è neanche vero che lei è amorevole con chi è buono, e tremenda con chi è cattivo. Maya uccide solo chi abusa di lei, principalmente torna da lei una seconda volta. Ma la prima volta non ha problemi, anche se il tizio in questione è abbietto, un delinquente, un assassino. Inoltre non muove un dito né per salvare il tizio dagli iettatori, né per l'altro tizio che si salva da solo: ognuno è artefice del proprio destino... E infatti, a volte, un sogno può portare in alto o distruggere.
Vabbe', ma basta. Mi è venuta voglia di rileggerlo...
Insomma diciamocelo bene... checchè ne dicano molti questo manga ha davvero diversi spunti di riflessione e non è affatto banale
In parte quello che hai detto è vero, in parte c'è da aggiungere che il Miraggio è anche zona franca, dove il soldato russo e quello tedesco troveranno il medesimo trattamento, dove non saranno più nemici. A questo punto si può dire che è da questo spunto che si spera in un domani migliore, spunto che si ripete nel racconto del pilota americano di Hiroshima. Ma sappiamo anche che sul fondo c'è il Miraggio, con la sua forte ambivalenza.
<i>Ora che ci penso, non è neanche vero che lei è amorevole con chi è buono, e tremenda con chi è cattivo. Maya uccide solo chi abusa di lei, principalmente torna da lei una seconda volta.</i>
Infatti lei è amorevole con chi mette piede al Miraggio la prima volta, a prescindere dalla sua condizione. L'abiezione di cui sono vittima alcuni visitatori diventa il fatto scatenante della loro autodistruzione. E' vero, sono loro gli artefici del proprio destino, un destino difficile da modificare perché la stessa indole di chi ne è portatore è immodificabile.
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