Similmente a quanto realizzato lo scorso anno per gli anime dell'ultimo decennio, inizia oggi una nuova rubrica a cadenza mensile in cui andare a presentare i manga più apprezzati dalle recensioni della nostra utenza. Per ovvi motivi, la maggior parte dei titoli qui presentati sarà una selezione di quanto pubblicato ufficialmente dagli editori italiani, con ben poco spazio per gli inediti.
In questo primo appuntamento si andranno a prendere in esami gli shounen anni 2000-2009: dopo una classifica dei primi 40 posti si darà spazio ad una serie di recensioni utente su alcuni dei titoli della classifica meno noti al grande pubblico – oltre, ovviamente, al podio.

Buona lettura!

P.S. Specifichiamo per chi ancora non lo sapesse che shounen, shoujo, seinen, josei sono categorie create per le riviste contenitore e poi di riflesso applicate anche ai manga ivi contenuti; come confermato anche da tutti gli studiosi, professori ed esperti sull'argomento, quindi, la rivista di pubblicazione originale sarà l'unico ed il solo parametro con cui catalogare i manga. Per cui, lamentele come “questo manga è troppo maturo per essere uno shounen” o simili sono da ritenersi irrilevanti e verranno pertanto ignorate.


1 Fullmetal Alchemist 9,266
2 Claymore 9,218
3 Eyeshield 21 8,783
4 D.Gray-Man 8,747
5 Pandora Hearts 8,727
6 Worst 8,688
7 Welcome to the N.H.K. 8,679
8 Gintama 8,650
9 Beck 8,640
10 Akumetsu 8,632
11 Air Gear 8,571
12 Yotsuba&! 8,533
13 Pastel 8,455
14 Katsu! 8,429
15 Blood Alone 8,417
16 Death Note 8,407
17 Tutor Hitman Reborn! 8,405
18 Tsubasa RESERvoir CHRoNiCLE 8,400
19 Gundam: Origini 8,385
20 Psyren 8,379
21 Karin 8,375
22 Blood+ 8,333
22 History's Strongest Disciple Kenichi 8,333
24 Aria 8,300
25 Durarara!! 8,273
26 Black Cat 8,265
27 100% Fragola 8,250
28 Sket Dance 8,231
29 Nôgami Neuro, Investigatore Demoniaco 8,188
30 Gunslinger Girl 8,182
30 Suzuka 8,182
30 Full Metal Panic! 8,182
33 Defense Devil 8,175
34 Nabari no ou 8,143
34 Sanpei ragazzo pescatore - La nuova serie 8,143
36 Peace Maker (di Nanae Chrono) 8,125
37 Rosario + Vampire 8,111
38 Midori Days 8,105
39 Letter Bee 8,091
39 The Record of Fallen Vampire 8,091
39 Monochrome Factor 8,091


>>Tutti gli shounen manga degli anni '00<<



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Ho conosciuto per la prima volta Fullmetal Alchemist grazie alla prima serie televisiva, che ho amato e apprezzato. Solo in seguito sono venuto in contato con il manga, che proseguiva ben oltre il punto dove si fermava la prima serie televisiva, che aveva optato per inventarsi un finale tutto suo che tra l'altro mi era molto piaciuto, forse persino di più di quello ufficiale di questa versione cartacea.

Credo sia superflua un'ennesima introduzione della trama, alla fine le vicende dei fratelli Elric e la loro determinazione nel recuperare quanto hanno perduto sono bene o male note a tutti, o comunque potrete trovare tutte le sinossi che volete nelle altre recensioni in questa pagina. L'opera si snoda in 27 volumetti, un numero sicuramente elevato, ma non eccessivo. Vi è abbastanza spazio per costruire una trama solida, introdurre molti personaggi e dare spessore alla vicenda. Inoltre vi è una fine: sapete che dopo il 27° volumetto potrete gustarvi il quadro completo, senza le serializzazioni infinite che affliggono altre produzioni di questo genere. Un numero come questo di volumetti poi garantisce che la trama non sia stata allungata, artificialmente e per motivi commerciali, in modo eccessivo.

Parte con un incipit drammatico davvero ben reso, che fa capire da subito che le vicende che ci attendono non saranno per nulla banali e superficiali. Continua poi in modo piuttosto scanzonato, alternando in modo saggio e ben bilanciato momenti divertenti ad altri più seri. Non manca ovviamente l'azione, si tratta in fondo di uno shonen, ma l'autrice non si dimostra, secondo la mia opinione, così magistrale in queste situazioni, visto che gli scontri più volte mi sono apparsi un po' troppo confusi, pur rimanendo sempre su livelli buoni. Quello che rende Fullmetal Alchemist un prodotto speciale, decisamente sopra la media, sono i personaggi e l'intreccio della trama. I primi formano un cast davvero folto e variegato. Ognuno riesce ad acquisire nel corso della storia un carisma e un ruolo che in qualche modo ve lo farà ricordare. Hanno in genere caratterizzazioni abbastanza articolate e peculiari, si ergono al di sopra dei soliti stereotipi riuscendo ad acquisire una personalità in qualche modo unica. Alcuni comprimari poi sono davvero splendidi, le avventure dei due fratelli lasciano infatti parecchio spazi a comprimari e antagonisti, ed alcuni hanno un'evoluzione davvero sorprendente.

La trama si dimostra ben articolata, complessa, ricca di spunti di interesse e mistero. La commistione tra scienza, magia e il tocco steampunk producono uno scenario affascinante, arricchito da una ambientazione azzeccata e complessa, che parte da quella che ricorda in qualche modo l'Europea pre bellica. Si tratta in realtà di un mondo piuttosto variegato e ampio, non mancano in effetti riferimenti alla cultura mediorientale, un pizzico di spiritualità tipica dell'estremo orienta e il cinismo di stati occidentali altamente militarizzati. La stessa alchimia viene resa in modo affascinante, grazie a quel "principio dello scambio equivalente", e si attesta come un giusto equilibrio tra misticismo e scienza. Alla fine per riuscire in una trasmutazione serve quella che potrebbe essere definita una sorta di ricetta, ma a volte l'equivalenza dello scambio prevede ingredienti e alchimie fuori dai normali canoni. Per esempio, qual è lo scambio equivalente necessario per riportare in vita una persona cara?
L'intreccio degli eventi è articolato e si tinge di tinte sempre più drammatiche man mano che ci si avvicina alla fine. Il peso sulle spalle dei protagonisti diventa sempre maggiore, il loro entusiasmo iniziale sembra spegnersi man mano che il puzzle diventa più chiaro e che perdono cari compagni di viaggio. Il manga riesce comunque a proporre momenti in grado di far sorridere. La fine vede coinvolti un po' tutti i principali personaggi della serie, o perlomeno quelli ancora rimasti in vita, e chiude in modo soddisfacente e definitivo gli eventi.

L'opera cresce nel corso degli anni, diventando più adulta, così come il suo pubblico. Fullmetal Alchemist è sicuramente un manga che rimarrà negli anni come uno dei migliori nel suo genere e, a differenza di altri, piacerà anche ad un pubblico più adulto.


9.0/10
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Come prima recensione ho deciso di condividere le mie opinioni sul manga che in un certo senso ha risvegliato in me il sopito interesse per il fumetto giapponese: Claymore.
Un paio d'anni fa, mentre cercavo un buon anime da visionare, mi imbattei nella trasposizione animata di Claymore. Ne fui rapito quasi immediatamente. Il frettoloso finale tuttavia lasciava fin troppi quesiti aperti e necessitavo assolutamente di un qualche tipo di risposte. Col tempo la curiosità mi portò ad acquistare dapprima un paio di volumetti e successivamente tutti i tankobon fino ad allora usciti in blocco. La scemata passione verso i manga da quel momento riaffiorò prepotente.

Il contorno che ospita la trama di Claymore è un medioevo classico sul quale viene poggiata la piaga degli Yoma, esseri demoniaci che per sopravvivere si nutrono delle carni degli esseri umani. Per scongiurare questa minaccia, i villaggi e le città sono costretti a rivolgersi ad una speciale Organizzazione che, sotto lauto compenso, offre i servizi delle loro combattenti scelte, le Claymore. In queste guerriere scorre sangue sia umano che demoniaco, ciò le rende molto più potenti di un persona qualunque e capaci di percepire il flusso della forza diabolica sprigionata dagli Yoma, chiamata Yoki.
Nel manga ci ritroviamo a seguire le vicende e la crescita di Claire, una guerriera Claymore fredda e taciturna (non sarà poi così insolito come temperamento in questo corpo d'élite, in realtà). Agli inizi potranno esserci poco chiare le motivazioni che possono aver spinto questa giovane ad una vita mercenaria povera d'onore e ricompense, ed in tutta onestà vi capirei se l'iniziale povertà di contenuti vi facesse desistere dallo scoprirle, ma se avrete un pizzico di pazienza tutto vi verrà ampiamente narrato in alcuni capitoli che rappresentano certamente delle vette nell'opera totale.

La primaria forza della narrazione risiede a mio parere nel grande e coinvolgente gioco di intrecci che sembra davvero non voler risparmiare niente e nessuno. Dai vertici dell'Organizzazione fino agli aberranti Yoma, dalle relazioni interpersonali tra le Claymore ai segreti celati nel passato, nulla viene lasciato al caso anche a dispetto di una nostra previsione iniziale magari non proprio rosea. Mi rendo conto di avere omesso svariati passaggi ed essermi limitato a dare un assaggio del semplice contesto. Ma, davvero, non meritate di perdervi nemmeno il minimo guizzo che questa storia ha da offrirvi. Siate fiduciosi. Saprà coinvolgervi come nemmeno vi aspettereste.

La dose di combattimenti che ci verranno offerti è molto elevata e la loro natura truculenta vira decisamente verso lo splatter, e splatter non sempre fa rima con "sensatezza", si sa. Si sa anche che le eccezioni esistono e quest'opera è qui a dimostrarlo. I numerosi scontri non si risolveranno a suon di power up, che sono comunque presenti ma inseriti egregiamente nel contesto e mai immotivati, non saranno semplici confronti di forza bruta bensì lotte di strategia ed abilità, di capacità nello sfruttare le caratteristiche e tecniche combattive personali a proprio vantaggio. Fallire in questo equivarrà alla morte.

Veniamo al disegno. La matita del mangaka nei primi volumi non ci delizia un granché, lascia a desiderare sotto diversi punti di vista. L'anatomia di Claire, per fare un esempio, ma vale non solo per la protagonista agli inizi, è "acerba" e non chiaramente definita. Gli sfondi per la maggior parte del tempo sono inesistenti, non sarà raro trovare pagine e pagine consecutive di sfondi praticamente bianchi. Il talento di Yagi però è già ampiamente visibile e i margini di miglioramento ci sono tutti, bisogna solo attendere un poco, e difatti, all'incirca dal terzo volume, il tratto migliora in maniera esponenziale, da quel momento non si farà che migliorare. Tavole piene, ottimo livello di dettaglio dei fondali, visi e corpi ben delineati e proporzionati.
Anche nelle scene di lotta il tutto rimane comprensibile e organico. Le mostruosità che faranno capolino tra le pagine sono meravigliose. Che dire poi del design dei famigerati Tre dell'Abisso? Sensazionale, monolitico, imponente. Un certo debito nei confronti del buon Miura è evidente, come pure qualche omaggio, ma Claymore riesce ad acquisire una sua indipendenza e anima, quindi i paragoni sono leciti ma fino ad un certo (remoto) punto.

C'è da dire che i volti delle nostre beniamine in certi frangenti soffrono di una certa staticità e le loro espressioni facciali tendono a ripetersi spesso. Da notare anche il fatto che i personaggi maschili (che si contano davvero sulla dita di una mano), hanno un appeal di gran lunga inferiore in quanto a caratterizzazione grafica.
In definitiva, questo è un seinen/shounen che consiglio senza remore. Se cercate una trama coinvolgente ed appassionante condita da un superbo disegno e da combattimenti al cardiopalmo, non potete che rivolgere a questo manga il vostro sguardo.
Regalatevelo.


9.0/10
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Eyeshield 21 è lo spokon (manga sportivo) di maggior successo degli anni 2000, così come lo erano stati Slam Dunk per gli anni '90 e Capitan Tsubasa/Holly & Benji per gli anni '80. A cosa è dovuto questo successo? Sicuramente non alla trama, che non è mai stato il punto di forza degli spokon. Nemmeno E21 fa eccezione: la trama parla di Sena, un ragazzo gracilino che ha passato la vita a fare lo schiavetto dei bulli della scuola, che viene costretto (in tutti i sensi) a giocare a football americano per via del suo unico pregio fisico, ovvero un'incredibile velocità. Entrerà così nella squadra sfigata dei Deimon Devil Bats, dotata di soli due membri ufficiali, che mano a mano crescerà in termini di giocatori e di capacità tecniche per raggiungere il sogno di giocare il Christmas Bowl, ovvero la finale del campionato studentesco. Fin qui nulla di speciale, insomma. La forza di E21 sta in un riuscitissimo mix tra splendidi disegni, comicità demenziale, partite avvincenti e una miriade di personaggi ben costruiti. Un ulteriore merito di E21 è stato quello di aver avuto il coraggio di trattare il football americano, uno sport poco conosciuto e praticato al di fuori degli USA, e di esser riuscito a spiegarne le regole e le tattiche di gioco (spesso complicate) in maniera tale da renderle chiare al "lettore medio". Vediamo ora di enucleare i vari punti alla base del successo di questo manga.

I disegni inizialmente non sono nulla di particolare, buoni ma grezzi. Tuttavia, come succede spessissimo nei manga di giovani autori, nel corso della serie lo stile si evolve migliorandosi sempre più. Nel caso di E21 questo miglioramento è evidentissimo, e sono sufficienti pochi volumi affinché il tratto di Yusuke Murata raggiunga soglie di eccellenza e si dimostri adattissimo ad una serie sportiva e comica: i disegni durante le partite esprimono una tale dinamicità che i giocatori sembrano quasi uscire dalle tavole, e lo stile deformed per le frequenti gag viene usato in maniera sapiente.

I personaggi sono il maggiore punto di forza di E21: sono tantissimi, e quasi tutti hanno delle caratteristiche fisiche/psicologiche che permettono di distinguerli e di "ricordarli" nel corso della storia. Quello che emerge fra tutti non può che essere Hiruma, il diabolico (in tutti i sensi) leader dei Deimon Devil Bats, ma molti altri si faranno apprezzare. Fra i coprotagonisti ci sono Monta, il ricevitore che vuole riscattare con il football il suo sogno di diventare un asso del baseball, Kurita, il ciccione buono e dolce ma che se vuole diventa una belva, i tre ex-teppisti soprannominati "fratelli eh-eh" e Yukimitsu, il secchione scarso negli sport che riuscirà comunque a trovare i suoi momenti di gloria. Il lavoro migliore però è fatto con i personaggi avversari di volta in volta del Deimon, ognuno dei quali diverso per carattere, tecniche e filosofia di gioco. Riichiro Inagaki, l'autore della storia, cerca di evitare il più possibile di presentare "nemici" stereotipati, e riesce nel suo intento. Difatti nel corso della storia avremo, fra gli altri, avversari come un quarterback che ha paura della vittoria, un ricevitore che "tu mi dici cosa devo fare e io lo faccio" e un colosso di muscoli molto meno stupido e primitivo di quello che sembra. Il risultato finale è che si finisce per affezionarsi a molti dei personaggi di E21, e Inagaki, consapevole di ciò, negli ultimi volumi ci regala una mini saga dove li raccoglie pressoché tutti. Puro fanservice, ma comunque ben fatto.

La comicità demenziale permea l'intero manga, soprattutto i primi volumi dove viene lasciato meno spazio allo svolgimento delle partite. Le gag sono davvero divertenti, e hanno il pregio di non dare mai la sensazione di essere inserite "forzatamente" nella storia. Al contrario, sono utili per presentare i vari personaggi e per spezzare la tensione durante i match (in questo le somiglianze con Slam Dunk sono evidenti). Tutto ciò permette di dare ad E21 la giusta dose di freschezza e spensieratezza che dovrebbe avere uno shonen classico.

Come già detto, in uno spokon più che la trama è importante come si svolgono le partite, nella fattispecie quelle di football americano. Bene, si può dire che Inagaki abbia inserito nel manga tutta la sua conoscenza e passione per il football americano per creare dei match piacevoli da leggere, con capovolgimenti e battaglie tattiche-psicologiche o fisico-tecniche in cui sono più o meno coinvolti tutti i membri della squadra. Una delle "furbate" dell'autore è stata quella di applicare ad uno spokon uno schema classico delle battaglie shonen: i combattimenti 1 vs 1 fra i vari coprotagonisti e gli antagonisti di una determinata saga, con il focus maggiore su quello del protagonista. Difatti in E21 in ogni partita ci sono vari duelli: quello di ricezione fra Monta e il ricevitore avversario, quello tattico-psicologico fra Hiruma e il quarterback e/o l'allenatore dell'altra squadra, quello di pura forza fra le linee delle due squadre (la linea è un gruppo di 4-5 giocatori che deve difendere/attaccare spingendo gli avversari). E poi c'è il duello principale, quello di velocità e agilità fra Sena e il giocatore (di solito) migliore avversario. La maggior parte dei duelli di E21 è resa molto bene, sia come emozioni che come sfoggio di tecniche/tattiche sempre più formidabili. Mi preme precisare che in tutto ciò viene mantenuto un buon livello di verosimiglianza, nel senso che le azioni di gioco sono azioni che si potrebbero vedere (in teoria) in una partita reale di football. Molto più vicino a Slam Dunk che a Capitan Tsubasa, per intenderci. Anche qui però Inagaki ci piazza una delle sue "furbate": molte delle realistiche tecniche/tattiche di gioco sono rese a livello shonen attraverso nomi e disegni fantasy, e ogni squadra ha un tema di fondo (il selvaggio west, la preistoria, l'antica Roma…). Avremo quindi giocatori che sembrano trapassare gli avversari come fantasmi, palle lanciate che sembrano viaggiare come proiettili, ricevitori così precisi che sembrano correre su binari, e così via. Un altro pregio delle partite di E21 è la loro non eccessiva prevedibilità, una rarità negli spokon classici. Infatti ci saranno più di una volta dei risvolti inaspettati sia a livello di risultato delle partite che di evoluzione del torneo, senza però venir meno al "lieto fine". I 37 volumi di E21 si concludono poi con il "solito" finale aperto degli spokon ambientati nel periodo liceale, dove i vari personaggi chiudono una parentesi della loro vita e ne aprono un'altra verso nuovi sogni. In teoria dunque ci sarebbero tutte le premesse per una possibile nuova serie di questo manga, ma l'autore sembra aver deciso di fermarsi qui (ma mai dire mai)… E forse è meglio così.

In definitiva E21 è un ottimo spokon, imperdibile per gli amanti del genere ma da consigliare pure a coloro che cercano uno shonen fresco, divertente ed emozionante.

Trama: 7
Disegni: 10
Personaggi: 10


9.0/10
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Comprai "Akumetsu" incuriosito dalla pubblicità che gli fece la JPop, avvicinandolo a "Death Note" e sottolineando l'antieroismo dei due protagonisti, Light Yagami e Sho.
Questi due manga però sono molto differenti l'uno dall'altro.
Devo dire che Yoshiaki Tabata e Yuki Yogo hanno avuto molta originalità e molto coraggio a voler fare un fumetto politico come questo, visto che di manga simili se ne vedono, purtroppo, molto pochi.
"Akumetsu" parla di come un liceale di nome Sho abbia deciso di cambiare il destino del Giappone, ormai entrato in una crisi politica ed economica tremenda, indossando una maschera e andando ad uccidere uno per uno quelle persone che hanno causato questa crisi, soprattutto politici che hanno pensato solamente ad ingrassare le loro tasche coi soldi dei cittadini senza pensare nemmeno una volta al destino del paese. Naturalmente la trama si infittirà (soprattutto sul passato di Sho, sull'origine dei suoi strani poteri e sulla nascita di Akumetsu) ma non è solo nella particolare trama la forza di questo fumetto.

In Akumetsu si parla soprattutto di politica, si spiegano le usanze e il funzionamento della politica giapponese e anche il modo in cui i politici si intascano i soldi dei cittadini: viene spiegato di tutto e in modo molto preciso e, per equilibrare questa parte discorsiva, per nulla noiosa e anche piuttosto interessante, sono state inserite tante scene d'azione ben realizzate. È questo il punto di forza di “Akumetsu”: i discorsi sulla politica e l'evidente presenza di una morale ben marcata. Akumetsu è un terrorista o un eroe? È lecito l'omicidio di persone malvagie ed egoiste che hanno causato la crisi del Giappone, come unica soluzione al problema? Andare contro la legge per risollevare il proprio paese che sembra non avere più speranze?
Quello che rimane durante la lettura di Akumetsu è una grande rabbia e un senso di inutilità verso la nostra situazione politica attuale, e si sviluppa nel lettore un grande senso di responsabilità politica e sociale come è successo allo stesso protagonista.

Lo stile dei due autori, graffiante e deciso, è perfetto per un manga d'azione e “politicamente scorretto” come Akumetsu, e la disposizione delle vignette rende la lettura veloce e avvincente. Sono presenti anche in gran quantità delle citazioni di manga o serie televisive cult, come Kamen Rider, Sampei, o Black Jack, e riferimenti alla odierna realtà politica giapponese.

La casa editrice che lo ha pubblicato è la JPop, al prezzo di 5,50€ a volume. Il formato dei singoli volumi è più piccolo del normale e avrei preferito un formato un po' più grande, ma alla fine l'edizione è ottima e presenta anche una sovracopertina.
Non sono presenti le pagine a colori ma mi sembra che non ci siano nemmeno nell'edizione giapponese (a parte le prime pagine del primo capitolo).

Per finire, Akumetsu è a mio parere un ottimo prodotto, una grande perla forse troppo sottovalutata, di cui bisognerebbe parlare molto di più, una lettura stra-consigliata per la sua originalità, ma soprattutto per la grande responsabilità politica e civile che trabocca pagina dopo pagina. Purtroppo di manga del genere ce ne sono veramente pochi ed è un peccato perdersi un’opera come questa.
Dopo aver letto i 18 volumi che compongono l'intera serie non sarete più gli stessi, perché qualcosa in voi sarà cambiato: che si tratti di un rinnovato interesse per la politica o una crescita del vostro senso di responsabilità verso lo Stato non importa, perché continuerete a chiedervi:
“Se tutti i bastardi del mondo crepassero, avremmo un mondo migliore?”.


10.0/10
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Il manga più spassoso che potreste mai leggere!

Yotsuba è una piccola sognatrice, una bambina naif con la voglia di scoprire il mondo tutto nuovo che la circonda e che la stupisce continuamente. Si è infatti da poco trasferita in città con il papà, e tutto le appare diverso e divertente ma talvolta anche misterioso se non pauroso. Così anche il verso di una cicala può diventare magico, le bacche diventare un gioco e tutto il resto un immenso parco dei divertimenti. Yotsuba è piccola e si comporta come tale, alla scoperta di usanze e modi di vivere affronta la vita con semplicità e innocenza, attraverso i suoi occhi viviamo la quotidianità dei giapponesi, le ricorrenze, le feste, i festival scolastici e le gite fuori porta. Memorabile il momento della gita ad una fattoria, con tanto di mungitura, quando Yotsuba chiede chi abbia messo il latte dentro lo stomaco della mucca.

Il carattere dinamico e gioioso di Yotsuba è il pretesto per le gag, che, una dietro l'altra, ci sanno mettere di buon umore anche in una giornata storta. Allo stesso tempo, quando si legge una storia della nostra piccola eroina si resta incantati dal mondo e dalle sue offerte, il punto di vista di un bambino d'altronde si perde rapidamente e questo fumetto (meglio, questo capolavoro) consente, almeno per un po', di riacquistarlo.

Una lettura del genere, è chiaro, può essere apprezzata a pieno da un lettore maturo. Insomma, non la consiglierei solo ad un ragazzino patito degli shounen. Ma se volete fare un tuffo nell'infanzia, immergervi nella cultura giapponese e allo stesso tempo sbellicarvi dalle risate, beh non perdete altro tempo e recuperate Yotsuba&!
Sperando comunque che qualcuno continui la pubblicazione in Italia, nell'attesa (forse vana) si può acquistare l'edizione inglese, perfettamente comprensibile a chi lo mastica un po'.


9.0/10
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La storia di "Katsu" ruota intorno a Katsuki Satoyama e Katsuki Mizutani, un ragazzo e una ragazza che condividono lo stesso nome, la stessa classe e anche la (s)fortuna di avere entrambi a che fare, per motivi diversi, con il pugilato, e che proprio in virtù di queste cose che li accomunano si troveranno a legare fra loro, finché non sboccerà l'amore.
Attorno a loro, tutta una serie di simpaticissimi personaggi secondari, amici, compagni di scuola, rivali in amore e nello sport, ma soprattutto le famiglie dei due ragazzi, composte da personaggi di una carica comica più unica che rara; come lo strampalatissimo padre di lui, che urina per le strade intonando la sigla di Ashita no Joe, oppure i genitori di lei, un ex campione di boxe beone, buzzurro e con un attaccamento del tutto particolare alla figlia, e la padrona di un'okonomiyakiya in cui è precluso l'accesso ai pugili, e che riesce a tenere a bada a modo suo il rissoso ex marito.

Sono personaggi di una freschezza unica, messi al servizio di una storia assolutamente priva di pesantezza e di banalità, che riesce ad intrattenere il lettore bilanciando perfettamente l'elemento sportivo (la crescita di Katsuki Satoyama come pugile) e l'elemento sentimentale con la storia d'amore dei due protagonisti che si sviluppa a piccoli passi passando da parecchi equivoci divertenti e da una bellissima amicizia e stima reciproca.
Tra gags metafumettistiche e le solite autocitazioni caratteristiche dell'autore, "Katsu" di certo non mancherà di farci ridere, e ci presenterà personaggi simpaticissimi, dal grande potenziale comico ma anche umani e realistici e, a loro modo, molto delicatamente profondi, com'è abitudine dell'autore.
Caso piuttosto raro per l'autore e per il genere della commedia sentimentale in sé, la storia si rivela più complessa e matura della media e riesce a incantare il lettore regalando colpi di scena inaspettati e ottimamente studiati, che scaveranno nel passato dei personaggi riflettendosi sul loro presente e approfondendone le psicologie.

"Katsu" regala una storia d'amore freschissima e simpatica, che non manca però di inserire momenti più drammatici o maturi. La love story fra i due protagonisti passa attraverso la boxe, lo sport che accomuna entrambi, che è il sogno d'infanzia di Katsuki Mizutani e che si appresterà, lungo tutta la vicenda, a diventare il sogno adolescenziale e futuro di Katsuki Satoyama, che il ragazzo è ben felice di condividere con la sua bella.
Un sogno che accomuna tutti i personaggi della storia, adulti, ragazzi e bambini che siano. L'autore ci dà una visione della boxe spensierata, romantica, metafora di una crescita personale, dei sogni e dell'essenza stessa dell'uomo, lontana (ma non totalmente distante) dai drammi e dalle sofferenze in stile Ashita no Joe e pregna di grandi significati, sentimenti ed eroismi.
Adachi confeziona una storia che trascende la semplice relazione amorosa fra i suoi due personaggi ma che tocca anche, in maniera molto delicata, matura e poetica, temi profondi come il rapporto genitori-figli, l'amicizia, la morte, il senso di colpa, l'amore, la responsabilità, i sogni d'infanzia o il dilemma della protagonista femminile che ama uno sport da maschi ma è una donna e non potrà mai praticarlo nel modo in cui lei vuole.

Lo stile con cui l'autore ce lo racconta è quello che lo contaddistingue ormai da decenni, con disegni più belli ed elaborati del solito nell'uso delle retinature e nell regia delle inquadrature degli incontri di boxe e un tratto simpatico che rende facilissimo affezionarsi a tutti i personaggi.
C'è da dire che molti di loro forse avrebbero giovato di maggiori apparizioni che ne approfondissero meglio i trascorsi futuri, in quanto la vicenda personale che riguarda i due protagonisti e le loro famiglie ruba molto spazio a quelle di qualche personaggio secondario e persino agli stessi incontri di boxe, che sono quasi sempre solo accennati e mai troppo tecnici o dilungati, ma di contro nemmeno troppo approfonditi. Sono difetti che comunque lasciano il tempo che trovano, arrivati allo splendido finale.

Ha molti punti in comune col buon vecchio "Rough", questo "Katsu". Entrambi presentano infatti due protagonisti inizialmente in conflitto che finiscono per amarsi, e danno un grande risalto alle loro famiglie che sono anch'esse in conflitto per un qualche motivo.
Rispetto a "Rough", "Katsu" è privo della sua coralità, pur avendo numerosi personaggi secondari piuttosto azzeccati, e anche della sua spensieratezza da storia di un gruppo di amici durante l'adolescenza, in quanto il protagonista sarà qui più impegnato sul versante sportivo e le problematiche che dovrà affrontare saranno ben più particolari e mature rispetto al semplice conquistare la sua bella.
Chi ha amato "Rough", dunque, ritroverà in "Katsu" parte di quella storia, tornerà a ridere con l'allegro ma non stupido Hachigoro Satoyama e col burbero Tsuyoshi Mizutani e i loro battibecchi così come faceva con i signori Yamato e Ninomiya e attenderà con trepidazione il coronamento del burrascoso amore fra i due protagonisti, sullo sfondo di una storia che parla d'amore, di famiglia e di sogni, grandi e difficili ma anche molto piacevoli.

Amanti di Adachi, state dunque tranquilli e tuffatevi in una storia che non vi deluderà, ma che vi farà sognare ed emozionare come e forse anche un po' di più di tanti suoi bei lavori passati. E voi, che invece Adachi non lo conoscete, indossate senza remore i guantoni e salite sul ring dove questo grande maestro vi invita. Probabilmente, il match lo vincerà lui, ma a voi resterà un segno nel cuore che porterete per sempre.


9.0/10
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"Midori Days", di Kazurou Inoue, è un piccolo gioiello di manga che merita di essere letto per tutta una serie di motivi che ne fanno un'opera ben architettata, divertente, romantica e indimenticabile.
Seiji Sawamura per i suoi diciassette anni ha già una pessima reputazione in ambito scolastico: oltre a non andare molto bene a scuola, il suo potente pugno destro non solo lo fa emergere nelle risse tra le gang di bulli dell' istituto, ma purtroppo fa sì che egli non riesca mai a trovarsi una fidanzata per via del suo temperamento aggressivo e per il suo frequente coinvolgimento nelle liti tra studenti. Il ragazzo vorrebbe davvero trovarsi una fanciulla con cui passare serenamente il tempo libero, ma il motivo della sua celebrità glielo impedisce.
Una sera l'occasione si presenta quando al posto della sua "mano destra del diavolo" si presenta Midori, una ragazza di sedici anni che dice di essere innamorata di lui da un bel po' di tempo e che non sa come sia finita sul suo braccio; per quanto sconvolti e attoniti, i due ragazzi si trovano costretti ad accettare una convivenza forzata quanto piacevolmente inaspettata per lei e piena di insidie per lui.

Il titolo, in origine "Midori no hibi", cioè "I giorni di Midori", è azzeccatissimo, perché chiarisce fin da subito il modo in cui l'autore sviluppa l'incipit della storia: anziché scegliere un'impronta fantasy opta sapientemente per quella legata al quotidiano e al realistico tinti di comicità; in questo modo coglie l'occasione sia per indagare l'anatomia della fusione dei due adolescenti - come funziona il loro metabolismo? Quali sono gli organi interni di Midori? Ecc. - sia per "giocare" a inserire i due protagonisti in situazioni interessanti quanto scioccanti ed esilaranti - cosa accadrebbe se venisse scoperto che cos'ha Seiji al posto della mano? Come fanno i due quando devono lavarsi? Ecc. In questo modo l'unione fisica della coppia diventa una "situazione simbolo" su cui sviluppare uno studio delle conseguenze in tutti gli aspetti della quotidianità e della realtà, rendendo tutta la storia davvero interessante e divertente in tutti i suoi risvolti, peraltro mai scontati. Il tutto è arricchito da un firmamento di personaggi carismatici e divertenti che mettono a dura prova il tentativo di Midori di far innamorare Seiji di lei: tra di essi non posso che ricordare Takako, incapace di dichiararsi con il protagonista per quanto le provi tutte; Kota, amico d'infanzia di Midori, che riserva nel corso del manga non poche sorprese; Rin, sorella maggiore di Seiji molto aggressiva, competitiva e dal pugno facile; Takamizawa, studente dalla passione maniacale e morbosa per le bambole (chissà cosa penserebbe se vedesse Midori...); infine Nao, una ragazza eclettica quanto enigmatica e inespressiva.

La trama si sviluppa tra scene di pura comicità e profondo romanticismo: il risultato è una commedia romantica, arricchita da un percorso di formazione di tutti i personaggi, sul significato dell'essere uniti con la persona amata sia nella semplicità della routine quotidiana sia intimamente a livello fisico. Da questo punto di vista si intuisce come l'autore conosca bene il sentimento dell'amore vero, perché la felicità di Midori di essere fusa al corpo di Seiji (stato dal quale non vorrebbe mai uscire) e la situazione stessa dei protagonisti vista in termini archetipici parlano già di passione in senso vero, di comprensione di quell'emozione chiamata "desiderio" verso qualcuno o qualcuna. Bisogna aver provato l'amore vero per capire seriamente l'incipit di "Midori days", e per questo lo trovo un manga maturo che rifugge dai soliti cliché, poiché lo definirei un incrocio fra shoujo e shounen, risultando adatto a un pubblico di tutte le età e di sesso.

Il comparto grafico è davvero godibile, con disegni pulitissimi, con sfondi sufficientemente particolareggiati e con un buon uso dei retini, mai spropositato e ben azzeccato.
Frequente, specialmente in alcuni capitoli più comici, è un deformed non esagerato ma piacevole e originale, che è molto in sintonia con lo stile del disegno circostante.

A conti fatti "Midori days" è un manga incredibilmente originale, sufficientemente romantico, ispirato, a ben vedere maturo, esilarante, mai scontato e che potete leggere qui in Italia grazie all'edizione con sovraccoperta di JPop al prezzo di 6 euro a volume. Sebbene qualche pagina a colori male non ci stava per il prezzo abbastanza alto, il numero dei volumi e la validità dell'opera legittimano l'acquisto, quindi se i presupposti vi convincono non vi resta che portarvi a casa questa serie imperdibile tutta da gustare.
Storia: 10; disegni: 10; edizione: 9; qualità/prezzo: 9.


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Un manga eccellente che mi ha sorpreso più volte.
Molti lo classificano come un "giallo", ma secondo me la definizione è inesatta: la storia infatti è più che altro incentrata sulla personalità dei personaggi. Men che meno è un clone di Conan: se in Conan si cerca, con la minima sospensione d'incredulità possibile, di inscenare casi arzigogolati e deduzioni esagerate, in Nogami Neuro la credibilità è istantaneamente gettata alle ortiche per rendere il tutto più immediatamente godibile.
Nogami Neuro, insomma, intrattiene grazie all'assurdità dei personaggi e delle vicende, mettendo in secondo piano la solidità dei singoli casi. Allo stesso modo lo scopo dello stesso Neuro non è tanto consegnare i criminali alla giustizia, quanto far loro ammettere di essere stati sconfitti.

L'intera vicenda spazia molto tra i generi: se all'inizio vengono trattati semplici casi d'omicidio, proseguendo con la trama ci si addentra in problematiche e tematiche molto più varie e complesse, pur mantenendo la stessa atmosfera. È sorprendente vedere come vengono presentate scene anche notevolmente cruente e grottesche senza tanti problemi. Tramite il personaggio di Neuro, ma non solo, l'opera è permeata di un cinico umorismo molto efficace, accompagnato da numerose citazioni che il lettore esperto non mancherà di notare.

Dal punto di vista del disegno, l'opera assume uno stile curioso: sebbene il primo impatto dia l'impressione di un tratto inesperto e poco curato, lo stile spazia e vaga tra numerose correnti artistiche, tra cui l'astrattismo, il cubismo e il surrealismo. Anziché affidarsi ad una presentazione superficiale sfoggiando un tratto immediatamente apprezzabile, Nogami Neuro si affida ad uno stile più stratificato e contorto, pieno di simbologie e di astrazione.

In conclusione, Nogami Neuro è proprio il genere di manga che piace a me: è bizzarro e originale, con uno stile che muta senza sosta, che non si prende sul serio ma che non si risparmia, divertente e macabro allo stesso tempo. Peccato solo per la pessima edizione presentata dalla Planeta, anche se era difficile aspettarsi altrimenti.


9.0/10
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La storia del piccolo Lag, portalettere in un mondo in cui la luce sembra sempre troppo lontana, catapulta il lettore in un mondo che riesce ad essere fiabesco pur se immerso nel deserto; con Lag si muovono numerosi personaggi caratterizzati in tutte le loro sfumature, dalla compagna di viaggio del ragazzino, una bimba-mostro figlia di una creatura leggendaria, a Goos, amico di Lag dato per disperso e ritornato poi come pericoloso predone di lettere quando sembra che un Gaichu, insetto mostruoso affamato di "cuore", gli abbia rubato lo spirito.

La trama, originale nei temi e nell'ambientazione, non si esaurisce nel seguire Lag nelle sue avventure come Letter Bee, ma introduce elementi relativi al ricordo, alla nostalgia, all'affetto, alla fedeltà; va inoltre notata la capacità dell'autore nell'inserire in personaggi, oggetti, luoghi numerosi riferimenti colti che danno (per riprendere una delle tematiche del manga) un "cuore" a ciò che è descritto. Contribuiscono a rendere pregevole il manga le splendide atmosfere, rese da disegni eccezionalmente belli e particolareggiati, mai eccessivi, sempre delicati; fin dai disegni, Asada è fedele al suo obiettivo, "creare un manga privo di veleno".

Queste caratteristiche fanno di Letter Bee un manga unico, ma anche un manga difficile da definire, che sembra uno shounen ma non ha i ritmi frenetici che di solito caratterizzano questo genere di manga, specialmente quelli che hanno qualcosa di "fantasy"; che mira a commuovere, a far riflettere sulle emozioni e sui legami interpersonali, ma non è assolutamente uno shojo; e che in definitiva attraversa tutti i generi, per crearne uno proprio, e per molti versi totalmente "al di fuori del coro". Il risultato può essere per alcuni estremamente difficile da sostenere per la lentezza che appesantisce alcune vicende interne alla trama, per il riproporsi continuo di alcuni punti fermi del mondo di Letter Bee, per la scarsità di "emozioni forti". Per altri, invece, Letter Bee diventerà un balsamo per l'anima, capace di far vivere un momento di dolcezza che non scada mai nel banale e che resti nel cuore, per permettere a noi lettori, fin troppo avvezzi all'odio e alla violenza su carta, di ritrovare uno scopo per il calore umano.

Il mio voto è un 9, meritato da Letter Bee sia per quel che riguarda la trama che per i disegni. Penalizzano il manga un'edizione che non valorizza il tratto di Asada, che sarebbe splendido vedere alle prese con il colore (infatti le pagine a colori dell'originale non sono presenti nell'edizione italiana) e l'irregolarità delle uscite, che dilatano moltissimo i tempi tra l'apparizione di un volume e del successivo. A mio parere, vale comunque la pena "soffrire" un po' l'attesa, pur di ritrovarsi tra le mani una simile meraviglia.