Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Appuntamento fantasy dalle varie sfumature: Haibane Reinmei, Mercenary Pierre e Star Ocean WX.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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- Mercenary Pierre 1
- Mercenary Pierre 2
- Mercenary Pierre 3
- Mercenary Pierre 4
Appuntamento fantasy dalle varie sfumature: Haibane Reinmei, Mercenary Pierre e Star Ocean WX.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Haibane renmei
7.0/10
Recensione di npepataecozz
-
Ho letto molti dei commenti entusiastici che si sono raccolti con il tempo intorno a quest'anime e proprio questi mi hanno indotto a cominciarlo, dato che in genere sono piuttosto diffidente verso storie basate su personaggi costruiti con delle aureole sulla testa e un paio d'ali sulla schiena. Comincio subito con il sottolineare la mia diversità di vedute verso chi considera questo titolo come il più bello di sempre; è pur vero, però, che "Haibane Renmei" è un titolo che stimola la riflessione sia in relazione alle vicende particolari dei vari protagonisti, sia su temi più profondi e universali.
Senza una ragione più precisa alcuni esseri umani rinascono (alla loro morte si suppone, ma non ci sono prove in merito) sotto la forma di Haibane, esseri del tutto identici all'uomo ma dotati, come si diceva prima, di un paio d'ali, il cui colore indica il grado di purezza dell'individuo, e di un'aureola, che ha invece la funzione di un orologio in quanto la sua luminosità misura il tempo residuo a disposizione per ognuno dei personaggi prima di abbandonare questa forma particolare per trasformarsi in chissà cosa. Gli Haibane vivono in una città protetta da mura magiche che impediscono agli estranei di penetrarvi ma anche alla popolazione locale di allontanarsi liberamente. Il perché di questa costruzione è ignoto e tale rimarrà fino alla fine quasi come se l'autore, Yoshitoshi Abe, volesse intendere che conoscere la verità sui grandi enigmi dell'universo non è, in fondo, realmente possibile.
Essendo impossibile indagare sulle fondamenta dell'universo ai vari personaggi non resta che concentrarsi su loro stessi e sulle proprie personali verità. In alcuni casi le cause della loro permanenza in questo particolare "micromondo" sembra evidente: le ali nere di cui vengono dotati indicano un peccato commesso probabilmente durante la loro vita precedente e la loro rinascita come Haibane è il segno di un'ultima possibilità di redenzione. Ma anche le spiegazioni che sembrano più semplici si rivelano un azzardo in quest'anime in quanto la maggior parte degli Haibane sono dotati di ali bianche, segno di purezza e benedizione, per cui la loro presenza in questo luogo resta tutto da spiegare.
In questo contesto, dunque, molto viene lasciato dall'autore all'intuizione degli spettatori, ognuno dei quali sembra cogliere dai dettagli un significato diverso in tutto questo, spesso travalicando ciò che appare dall'anime stesso, che comunque è davvero avaro di suggerimenti.
Se quanto detto può apparire suggestivo e intrigante, devo sottolineare la presenza di due elementi che limitano fortemente la considerazione che personalmente attribuisco a "Haibane Renmai": il formato e la caratterizzazione dei personaggi.
Per quanto riguarda il formato temo che tredici episodi siano decisamente troppi per un anime che non propone grandi rilevazioni ma che, al contrario, intende giocare con lo spettatore ponendogli una serie di domande a cui lui stesso dovrà cercare di trovare una risposta. In questi casi più che una serie di tredici episodi in stile slice of life avrei gradito maggiormente un formato più corto, magari un semplice film. Troppi di questi episodi, infatti, non aggiungono assolutamente nulla alla narrazione e, spesso, risultano essere abbastanza pedanti.
Quanto alle mie critiche intorno alla caratterizzazione dei personaggi, sono ben cosciente di andare contro l'opinione prevalente quando dico che essa non è poi così complessa come si vorrebbe fare credere. Nessun personaggio è, infatti, veramente carismatico; le stesse Rin e Rakka, infatti, non spiccano particolarmente per originalità, anche perché i loro segreti inconfessabili si dimostrano essere davvero poca cosa rispetto a quanto ci si potesse aspettare dalle premesse. A risentirne è proprio la profondità interiore dei personaggi a mio avviso solo accennata e non realmente approfondita.
Questi elementi di personale dissenso non minano troppo, però, il mio giudizio che è complessivamente buono. Ma tra questo e dire che "Haibane Renmei" è l'anime più bello di sempre ce ne corre.
Senza una ragione più precisa alcuni esseri umani rinascono (alla loro morte si suppone, ma non ci sono prove in merito) sotto la forma di Haibane, esseri del tutto identici all'uomo ma dotati, come si diceva prima, di un paio d'ali, il cui colore indica il grado di purezza dell'individuo, e di un'aureola, che ha invece la funzione di un orologio in quanto la sua luminosità misura il tempo residuo a disposizione per ognuno dei personaggi prima di abbandonare questa forma particolare per trasformarsi in chissà cosa. Gli Haibane vivono in una città protetta da mura magiche che impediscono agli estranei di penetrarvi ma anche alla popolazione locale di allontanarsi liberamente. Il perché di questa costruzione è ignoto e tale rimarrà fino alla fine quasi come se l'autore, Yoshitoshi Abe, volesse intendere che conoscere la verità sui grandi enigmi dell'universo non è, in fondo, realmente possibile.
Essendo impossibile indagare sulle fondamenta dell'universo ai vari personaggi non resta che concentrarsi su loro stessi e sulle proprie personali verità. In alcuni casi le cause della loro permanenza in questo particolare "micromondo" sembra evidente: le ali nere di cui vengono dotati indicano un peccato commesso probabilmente durante la loro vita precedente e la loro rinascita come Haibane è il segno di un'ultima possibilità di redenzione. Ma anche le spiegazioni che sembrano più semplici si rivelano un azzardo in quest'anime in quanto la maggior parte degli Haibane sono dotati di ali bianche, segno di purezza e benedizione, per cui la loro presenza in questo luogo resta tutto da spiegare.
In questo contesto, dunque, molto viene lasciato dall'autore all'intuizione degli spettatori, ognuno dei quali sembra cogliere dai dettagli un significato diverso in tutto questo, spesso travalicando ciò che appare dall'anime stesso, che comunque è davvero avaro di suggerimenti.
Se quanto detto può apparire suggestivo e intrigante, devo sottolineare la presenza di due elementi che limitano fortemente la considerazione che personalmente attribuisco a "Haibane Renmai": il formato e la caratterizzazione dei personaggi.
Per quanto riguarda il formato temo che tredici episodi siano decisamente troppi per un anime che non propone grandi rilevazioni ma che, al contrario, intende giocare con lo spettatore ponendogli una serie di domande a cui lui stesso dovrà cercare di trovare una risposta. In questi casi più che una serie di tredici episodi in stile slice of life avrei gradito maggiormente un formato più corto, magari un semplice film. Troppi di questi episodi, infatti, non aggiungono assolutamente nulla alla narrazione e, spesso, risultano essere abbastanza pedanti.
Quanto alle mie critiche intorno alla caratterizzazione dei personaggi, sono ben cosciente di andare contro l'opinione prevalente quando dico che essa non è poi così complessa come si vorrebbe fare credere. Nessun personaggio è, infatti, veramente carismatico; le stesse Rin e Rakka, infatti, non spiccano particolarmente per originalità, anche perché i loro segreti inconfessabili si dimostrano essere davvero poca cosa rispetto a quanto ci si potesse aspettare dalle premesse. A risentirne è proprio la profondità interiore dei personaggi a mio avviso solo accennata e non realmente approfondita.
Questi elementi di personale dissenso non minano troppo, però, il mio giudizio che è complessivamente buono. Ma tra questo e dire che "Haibane Renmei" è l'anime più bello di sempre ce ne corre.
Mercenary Pierre
7.0/10
La storia del Sol Levante è sempre stata caratterizzata da profondi mutamenti socio-politici, guerre intestine, rivolte e battaglie per la conquista del potere. Allo stesso modo è rimasta però legata ai suoi usi e costumi risultando così agli occhi di chi non l'ha vissuta o studiata perlopiù statica e priva di innovazioni. E questo i giapponesi lo sanno, così come sanno bene che un periodo storico come il medioevo europeo riesce sempre ad attrarre l'attenzione dei lettori. Traendo spunto dalla guerra dei cent'anni fra Francia ed Inghilterra, Kenichi Satou pubblica una serie di romanzi di successo che ispireranno poi la realizzazione di quest'opera intitolata semplicemente "Mercenary Pierre".
Come detto poc'anzi, le vicende si svolgono durante gli ultimi anni del conflitto e vedono come protagonista Pierre, figlio illegittimo di un nobile francese a capo di un gruppo di mercenari a servizio dell'esercito franco. All'ombra di una guerra che sembra non avere fine (durerà complessivamente ben 116 anni seppur non continuati) si erge prepotentemente la figura di Jean D'Arc, nota anche come "la pulzella d'Orléans", colei che condusse l'esercito francese alla vittoria e di cui si pensava di conoscere tutto.
Coadiuvato dalle saggie chine di Takashi Noguchi (forse un po' limitato in quest'opera), "Mercenary Pierre" narra una storia alternativa a quella nota in cui la vita di Pierre e quella di Jean si intrecciano in un plot narrativo tutto sommato piacevole che sopperisce alle proprie lacune, individuabili perlopiù nella scelta narrativa di Satou - curatore anche qui della sceneggiatura - troppo legata ai ritmi lenti del romanzo rispetto a quelli più incalzanti del genere seinen. Nonostante questo il manga scorre velocemente e grazie alle vicende personali dei protagonisti riesce a catturare l'attenzione del lettore incentivandolo alla lettura. Vi sarebbero anche alcuni errori puramente filologici riguardo i costumi dell'epoca (le armature a piastre non erano così "sfarzose" e costavano un occhio della testa, un gruppo di mercenari sicuramente non poteva permettersi di vestire tutti i suoi membri con esse), ma sappiamo bene che si tratta di un "neo" tipicamente nipponico su cui si può tranquillamente sorvolare.
Un'opera adulta consigliata vivamente agli amanti del fumetto storico e delle storie di cappa e spada. Baldanzoso.
Come detto poc'anzi, le vicende si svolgono durante gli ultimi anni del conflitto e vedono come protagonista Pierre, figlio illegittimo di un nobile francese a capo di un gruppo di mercenari a servizio dell'esercito franco. All'ombra di una guerra che sembra non avere fine (durerà complessivamente ben 116 anni seppur non continuati) si erge prepotentemente la figura di Jean D'Arc, nota anche come "la pulzella d'Orléans", colei che condusse l'esercito francese alla vittoria e di cui si pensava di conoscere tutto.
Coadiuvato dalle saggie chine di Takashi Noguchi (forse un po' limitato in quest'opera), "Mercenary Pierre" narra una storia alternativa a quella nota in cui la vita di Pierre e quella di Jean si intrecciano in un plot narrativo tutto sommato piacevole che sopperisce alle proprie lacune, individuabili perlopiù nella scelta narrativa di Satou - curatore anche qui della sceneggiatura - troppo legata ai ritmi lenti del romanzo rispetto a quelli più incalzanti del genere seinen. Nonostante questo il manga scorre velocemente e grazie alle vicende personali dei protagonisti riesce a catturare l'attenzione del lettore incentivandolo alla lettura. Vi sarebbero anche alcuni errori puramente filologici riguardo i costumi dell'epoca (le armature a piastre non erano così "sfarzose" e costavano un occhio della testa, un gruppo di mercenari sicuramente non poteva permettersi di vestire tutti i suoi membri con esse), ma sappiamo bene che si tratta di un "neo" tipicamente nipponico su cui si può tranquillamente sorvolare.
Un'opera adulta consigliata vivamente agli amanti del fumetto storico e delle storie di cappa e spada. Baldanzoso.
Star Ocean EX
6.0/10
1995, a seguito dello sviluppo di Tales of Phantasia, primo memorabile capitolo della longeva saga dei "Tales of", il suo creatore Yoshiharu Gotanda lascia la Namco per fondare un suo studio di sviluppo seguito dal game designer Masaki Norimoto e dal director Joe Asanuma. I tre chiameranno il team "Tri-Ace", appunto. A loro si aggiungerà il noto compositore Motoi Sakuraba e il primo gioco targato Tri-Ace, ovviamente un RPG con tanto di produzione Enix, esce per lo SNES nel 1996, ormai alla fine del suo glorioso ciclo finale, e porta il titolo di "Star Ocean".
Nell'epoca d'oro dei j-RPG il successo è assicurato e viene subito messo in cantiere un sequel, stavolta per la console PlayStation, unica erede dello SNES per questo genere. "Star Ocean: The Second Story" viene rilasciato nel 1998 divenendo subito un bestseller con oltre 700.000 copie in Giappone e 1 milione in totale nel mondo. La particolarità della saga è il suo essere un misto tra fantasy e sci-fi: se infatti la storia dei vari capitoli si colloca in un lontano futuro con astronavi ed epopee spaziali, i personaggi si ritrovano poi sempre coinvolti nelle storie di pianeti sottosviluppati e dalle ambientazioni medioevali.
"Star Ocean EX" è la serie animata tratta proprio dal secondo capitolo, ad oggi ancora il più amato, che ebbe già una trasposizione manga diversi anni fa disegnata da Mayumi Azuma ("Elemental Gerad") in 7 volumi, ma che purtroppo non arriva alla conclusione della storia. L'anime, manco a dirlo, farà la stessa (non) fine.
A seguito di un misterioso incidente avvenuto su alcune rovine spaziali, Claude C. Kenny si ritrova catapultato in un pianeta dall'aspetto fantasy noto come Expel, dove incontra una ragazza dai capelli blu e lunghe orecchie a punta. Dopo averla salvata da un mostro si presenta all'eroe con il nome di Rena. L'indigena sembra provare subito molta ammirazione per lo sconosciuto salvatore, ritenendolo l'eroe della luce che salverà il mondo dal disastro imminente, come narrato da una leggenda.
Si tratta di una storia alquanto classica, arricchita però da alcuni personaggi di contorno che non mancheranno di divertire, primo fra tutti Ashton, sfortunato guerriero con due draghi attaccati sulla schiena (!), passando poi per la vulcanica Precis con le sue strambe invenzioni e le gag conseguenza del suo affetto verso il protagonista. La realizzazione tecnica non fa certo gridare al miracolo, con numerosi "trucchetti" per risparmiare sulle animazioni e una regia abbastanza piatta, ma i colori vivaci e il character design rendono comunque la visione piacevole, come anche la colonna sonora di buona qualità a cura di Motoi Sakuraba, stesso compositore del gioco. Molto orecchiabili sono anche le sigle, l'opening "To the Light" come l'ending "Hearts".
Il maggior problema di "Star Ocean EX" è stato accennato, la sua mancata conclusione, rendendo così del tutto stroncata la storia per coloro che non hanno giocato al videogame. Un vero peccato, poiché, visto il carisma dei personaggi, l'ambientazione fantasy che di certo non abbonda nell'animazione moderna e tutto il resto, "Star Ocean EX" sarebbe potuto diventare tra i migliori esponenti del genere "anime tratti da un videogioco", ma il destino è stato con esso abbastanza crudele. In Giappone il finale è stato rilasciato tramite Drama CD (grazie).
In ogni caso ne consiglio la visione agli appassionati della saga di Star Ocean, dato che la serie garantisce comunque svariate ore di spensierato divertimento, specie se si è legati ai personaggi; in questo caso si alzi pure il giudizio di 1 punto.
Nell'epoca d'oro dei j-RPG il successo è assicurato e viene subito messo in cantiere un sequel, stavolta per la console PlayStation, unica erede dello SNES per questo genere. "Star Ocean: The Second Story" viene rilasciato nel 1998 divenendo subito un bestseller con oltre 700.000 copie in Giappone e 1 milione in totale nel mondo. La particolarità della saga è il suo essere un misto tra fantasy e sci-fi: se infatti la storia dei vari capitoli si colloca in un lontano futuro con astronavi ed epopee spaziali, i personaggi si ritrovano poi sempre coinvolti nelle storie di pianeti sottosviluppati e dalle ambientazioni medioevali.
"Star Ocean EX" è la serie animata tratta proprio dal secondo capitolo, ad oggi ancora il più amato, che ebbe già una trasposizione manga diversi anni fa disegnata da Mayumi Azuma ("Elemental Gerad") in 7 volumi, ma che purtroppo non arriva alla conclusione della storia. L'anime, manco a dirlo, farà la stessa (non) fine.
A seguito di un misterioso incidente avvenuto su alcune rovine spaziali, Claude C. Kenny si ritrova catapultato in un pianeta dall'aspetto fantasy noto come Expel, dove incontra una ragazza dai capelli blu e lunghe orecchie a punta. Dopo averla salvata da un mostro si presenta all'eroe con il nome di Rena. L'indigena sembra provare subito molta ammirazione per lo sconosciuto salvatore, ritenendolo l'eroe della luce che salverà il mondo dal disastro imminente, come narrato da una leggenda.
Si tratta di una storia alquanto classica, arricchita però da alcuni personaggi di contorno che non mancheranno di divertire, primo fra tutti Ashton, sfortunato guerriero con due draghi attaccati sulla schiena (!), passando poi per la vulcanica Precis con le sue strambe invenzioni e le gag conseguenza del suo affetto verso il protagonista. La realizzazione tecnica non fa certo gridare al miracolo, con numerosi "trucchetti" per risparmiare sulle animazioni e una regia abbastanza piatta, ma i colori vivaci e il character design rendono comunque la visione piacevole, come anche la colonna sonora di buona qualità a cura di Motoi Sakuraba, stesso compositore del gioco. Molto orecchiabili sono anche le sigle, l'opening "To the Light" come l'ending "Hearts".
Il maggior problema di "Star Ocean EX" è stato accennato, la sua mancata conclusione, rendendo così del tutto stroncata la storia per coloro che non hanno giocato al videogame. Un vero peccato, poiché, visto il carisma dei personaggi, l'ambientazione fantasy che di certo non abbonda nell'animazione moderna e tutto il resto, "Star Ocean EX" sarebbe potuto diventare tra i migliori esponenti del genere "anime tratti da un videogioco", ma il destino è stato con esso abbastanza crudele. In Giappone il finale è stato rilasciato tramite Drama CD (grazie).
In ogni caso ne consiglio la visione agli appassionati della saga di Star Ocean, dato che la serie garantisce comunque svariate ore di spensierato divertimento, specie se si è legati ai personaggi; in questo caso si alzi pure il giudizio di 1 punto.
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POSSIBILI SPOILER
Data la sua "fama" decisi di vederlo l'anno scorso mi pare, ma non mi disse molto... Una specie di slice-of-life (o fantasy?) fra angeli che convivono con umani estremamente decontestualizzato e con elementi particolari (uova, ali, aureola, regole ferree, ecc) che non me l'han fatto piacere molto.
Spesso l'ho trovato troppo forzato sull'emozione (il pozzo, la bimba che "va oltre al muro", ecc) e questo m'ha dato fastidio, sebbene avesse molti spunti di riflessione e "misteri" irrisolti, lasciati alla libera interpretazione di ognuno.
Scopro solo ora che è di Abe, lo stesso del Texhnolyze che sto guardando in questi giorni e che mi sta appassionando tanto per il suo simbolismo, atmosfere, crudezza e spunti di riflessione, nonché metafore della vita per immagini...
Che dire per ora preferisco di gran lunga Texhnolyze ad Haibane Renmei sebbene lontano come genere (ma forse non come tematiche di fondo)
Degli ultimi 12 anni, è sicuramente una tra le serie da portare lassù nel podio.
Tuttavia è un'opera molto interessante, riflessiva, un'opera seria e matura, qualcosa di qualità medio alta apprezzabile al meglio solo da un certo tipo di utenza, da chi cerca un certo tipo di contenuti.
Detto questo, per me, un 8 ci può stare tranquillamente.
Come giustamente scrive Npepata "molto viene lasciato dall'autore all'intuizione degli spettatori" ed è questa la cosa che meno mi è piaciuta di quest'opera.
Preferisco che si diano indicazioni, se non risolutive, perlomeno più "indirizzate".
Al contrario di Npepata non penso che 13 episodi siano troppi ma, anzi, ne avrei voluto (perl'appunto) qualcuno in più che ci spiegasse meglio qualche verità nascosta.
Al contrario di Npepata non penso che 13 episodi siano troppi ma, anzi, ne avrei voluto (perl'appunto) qualcuno in più che ci spiegasse meglio qualche verità nascosta.
Per come è costruita la storia non avrebbe avuto nemmeno senso dare lo spiegone finale.
Haibane vive anche e soprattutto di suggestione, un po' derivate dalla religione, un po' da altre letture di ABe, alcune sicuramente rielaborate.
Tutto questo è chiaramente diverso dal costruire un "mondo" con regole precise.
Una scelta fa riflettere sulle regole, sul perché l'autore ha fatto quelle precise scelte, l'altra consiste nel farsi suggestionare, arrivando alle proprie spiegazioni e conclusioni.
Se poi non piace amen, ma non è che davanti ad un piatto di minestra uno dice "sì beh, buona, però con un po' di carne dentro sarebbe stata più buona".
Una minestra è una cosa, la grigliata un'altra, buttandoci dentro ingredienti dell'altro non le migliori.
Volevo capire se avesse un finale, una sorpresa, qualcosa che giustificasse un voto così alto...
Sarò io stupido, ma l'ho trovato noioso e un po' povero, lascia tutto alla libera interpretazione, e alcuni episodi sono inutili (ai fini della storia obsoleti e saltabili) e questo negli anime è una caratteristica che nn amo...
Non apprezzo gli anime dove alla fine non c'è una spiegazione praticamente di niente, dove tutto è fumoso e un senso glielo devi trovare tu...per quel che mi riguarda il mio modesto parere, non solo nn lo rivedrò, ma nemmeno riesco a consigliarlo a nessuno...
E' proprio lontano da me!
Si poteva fare anche senza aggiungere episodi ma inserendo qualcosina di più "esplicito" durante l'arco narrativo. Personalmente mi sarebbe piaciuto di più, se fatto in un certo modo.
Il discorso culinario mi fa un po' sorridere
A parte che vi sono minestre con pezzi di carne dentro e sono pure buone... sei riuscito a farmi venire fame!
Anime che, per inciso, non guarderò mai vista la sua non conclusione, però mi spiace davvero non siano riusciti a portarlo a termine visto che il gioco è bello davvero
Capisco che a molti possa non piacere, ma la mia opinione è che questo sia uno dei 3-4 titoli al massimo a cui darei 10 sempre e comunque.
Ahahah, vero, pensavo al minestrone e ho scritto minestra.
Vabbè XD
Detto questo, secondo me semplicemente non volevano inserire spiegazione esplicite, e non perché non ce ne fossero, ma perché sarebbero state controproducenti.
In un'intervista in suolo americano (credo, dovrei cercarla e ritrovarla, ma vabbè) ABe disse esplicitamente che noi occidentali vogliamo troppo risposte certe, o è bianco, o è nero, e Haibane Renmai è grigio, le risposte bisogne cercarsele da sé se si è interessati (e non è un crimine non esserlo, ci mancherebbe).
Haibane Renmei mi interessa molto e ho in programma di vederlo quando ho tempo.
Haibane renmei ce l'ho in lista da un po' dato che ho apprezzato lain, ma non l'ho ancora visto quindi non posso dir nulla. Mercenary Pierre sembra interessante, oppure uno dei tanti manga pseudo-storici da pochi volumi. È dura.
Posso capire l'esigenza di chiarezza espositiva di npepataecozz, ma "Haibane Renmei" è un anime che va metabolizzato con calma, che non può essere spiegato schematicamente, che va piuttosto interpretato (l'interpretazione che preferisco è quella gnoseologica, che vede nelle mura il limite alla conoscenza umana); ulteriori spiegazioni avrebbero probabilmente ristretto la sua gamma di significati.
Ciò che personalmente non ho gradito è un certo strisciante sostrato religioso (riti, luoghi di culto, abbigliamento cerimoniale, i 'toga' che quasi sembrano una casta sacerdotale...), che a fatica riesco ad inserire nel quadro interpretativo che mi sono costruito, e il comparto tecnico non eccelso, che non valorizza adeguatamente un anime per il resto ampiamente sopra la media.
Bella la recensione di Twinkle, ma "Star Ocean EX" non lo conosco; dopo averne letto i limiti, non penso proprio che rimedierò.
Ce l'ho fermo alla 5 puntata da anni... eppure di solito 'ste cose mi piacciono
Per la qualità dell'opera dargli solo 7 è troppo poco.
Merita almeno un 9.
L'originalità dell'opera è alta, tra l'altro il Giappone essendo al 99 % non cattolico (solo una piccolissima minoranza) trattare il tema degli angeli in questa maniera (il loro modo di vivere dove vanno e da dove vengono) è veramente encomiabile.
Haibane trasuda filosofia orientale e di "cattolico" non ha proprio nulla.
Poi tutta la sequenza in cui "parlano" con i campanellini è un delirio...
Concordo con chi non riesce a proseguire questa serie...anche io non trovo stimoli oltre l'episodio 5.
Complimenti agli autori!
Piuttosto
@grandebonzo
La nostra digressione su haibane di qualche tempo fa era stata piuttosto interessante. A mio avviso è una similitudine simpatica e sostanzialmente non scorretta, quella con lo zen. La figura del sacerdote è simile a quella di una guida spirituale che risponde per indovinelli, infatti egli non dice mai nulla espressamente, non offre spiegazioni di sorta, piuttosto pone degli enigmi o delle frasi sulle quali meditare (proprio come i koan) per far arrivare autonomamente il soggetto alla soluzione. Se non ricordo male nel caso di Rakka era la frase "colui che riconosce di essere colpevole, non è colpevole" o qualcosa di simile. Ma in effetti il discorso può essere esteso alla serie stessa, la quale non fa altro che porre delle questioni su cui meditare, piuttosto che imporre una frigida verità preconfezionata.
N.B. Haibane non c'entra molto con gli angeli e con la religiosità occidentale in generale, piuttosto elabora una concezione di mito, di morale e di colpa che è tutta sua e che attinge un po' qui e un po lì....difficilmente si potrebbe inquadrare rigorosamente.
Nel precedente post ho ingiustamente criticato in generale il comparto tecnico; volevo precisare però che questa mia critica non si estende alle musiche, che invece ho trovato alquanto suggestive.
@Onizuka: di Haibane avevamo già discusso, è vero.
Al di là delle critiche, comunque, "Haibane Renmei" è decisamente una serie da vedere, e personalmente la consiglio a chiunque abbia voglia di un'opera che faccia riflettere in maniera non banale.
È una serie magnifica anche e soprattutto per il fatto che lascia allo spettatore l'opportunità di interpretarla come si vuole... E poi chi si avventura nella visione di un anime con uno staff simile, dovrebbe sapere che non si tratta di qualcosa di comune.
Comincio a chiedermi se non sia Nakamura, piuttosto che ABe, a fare la differenza...
Dalle rilevazioni che sono state fatte nessuna contraddice quanto ho scritto: è quindi opinione condivisa che l'anime non dà risposte alle domande che fa. Il punto invece è: questo è un bene o un male? Personalmente penso che la risposta sia relativa: credo che molto spesso sia lecito e bello lasciare le risposte allo spettatore ma diffido anche da chi replica dicendo "noi occidentali vogliamo troppo risposte certe, o è bianco, o è nero, e Haibane Renmai è grigio, le risposte bisogne cercarsele da sé se si è interessati". Mi fa suscitare il dubbio che ciò che intendeva comunicare (non mega-spiegazioni esaustive in ogni suo punto) non lo sapesse con esattezza nemmeno l'autore, che fornisce un autentico puzzle di suggestioni e stimoli alla riflessione molto ben riusciti ma senza un filo conduttore ben definito.
Quanto a ciò che dice Onizuka, beh qui si va più nei gusti personali. I personaggi non sono tanto male ma, a mio avviso, nemmeno memorabili; farne un film di due ore piuttosto che una serie da dodici episodi avrebbe colto meglio nel segno evitando parti francamente abbastanza lente e noiose, ma anche questa è solo una mia opinione.
Comunque ripeto: se gli ho messo 7 vuol dire che mi è piaciuto sennò gli rifilavo un quattro secco. Che sia però anche esente da critiche quello assolutamente no.
La trama di "Haibane Renmei" mi sembra davvero carina, ma è la classica storia che può essere un bel lavoro o una emerita cavolata. Per curiosità ci darò un'occhiata. Lo stesso vale per Star Ocean EX, storia non particolarmente originale ma almeno i disegni sono carini!
primo, i gusti sono gusti e su questo non c'è altro da dire.
A parte questo, volevo fare qualche commento, premettendo che faccio parte del novero degli estimatori di questo anime, al quale ho dato 10 in sede di recensione, ma a mani basse.
Prima cosa, credo che alcune persone, magari senza ammetterlo, risultino infastidite dalla questione, per così dire, iconografica. Chiariamo subito: Haibane Renmei NON ha nulla a che fare con gli angeli, tanto meno con la religione cristiana. Lo stesso ABe ha ammesso, in un'intervista a proposito di ali e aurole, di averle messe (nel manga) perché le trovava carine. Haibane Renmei è invece intriso, come qualuno ha giustamente notato, di cultura orientale, buddista innanzitutto, per quanto non sia un opera religiosa.
Secondo punto, è stato criticato il fatto che la serie pone molti interrogativi, ai quali non da risposte, se non vaghissime. Vero.
Il punto è: a quelle domande, quali risposte si potevano dare? Se ci pensate bene le strade erano due: andare dritti nel fantasy puro oppure proporre un'opera confessionale. Questo avrebbe valorizzato la serie? O l'avrebbe affossata?
Riprendo il punto iniziale, i gusti sono gusti, ma resto convinto che molte persone qui - con tutto il rispetto - non abbiano messo a fuoco la serie. Il punto non sono le risposte che mancano, ma le domande. Se poi lo stile non è nelle proprie corde non c'è altro da dire.
Saluti
Premetto che non mi interessa il tuo voto, sei libero di dare il voto che ritieni più giusto...non lo condivido ma ciò fondamentalmente non rileva. Premetto anche che non condanno assolutamente le tue posizioni, ma permettimi di fare alcune osservazioni.
Sostenere che haibane sia un "puzzle di suggestioni e stimoli alla riflessione molto ben riusciti ma senza un filo conduttore ben definito" è a mio avviso essenzialmente scorretto. Sono rintracciabili come minimo due tematiche che fanno da stella polare, ovvero quella relativa alla colpa e quella relativa alla problematica della conoscenza.
Quando dici "haibane non da risposte" vorrei capire a cosa ti riferisci.
Se ti riferisci al fatto che non viene spiegato cosa sono gli haibane, chi sono i toga, a cosa serve la federazione e tutto l'insieme di elementi fattuali...non sono davvero io a doverti dire che la spiegazione concreta di tutto ciò non ha alcuna importanza. Infatti non ha senso guardarlo come mero insieme di eventi fattuali poiché è un insieme di simboli e di metafore che vanno letti su un altro piano, quello concettuale. Non so come tu lo abbia interpretato, anche perché nella tua recensione ti limiti a dire che ci sono delle tematiche anche universali ma poi non ne parli, ma Haibane non è fatto a caso e non è nemmeno campato per aria, ha una sua logica interna perfettamente coerente.
Il fatto invece che ponga alcuni interrogativi a cui non offre direttamente risposta (come ad esempio l'enigma delle mura) è proprio un punto cardine su cui la serie vuole fare riflettere, si tratta di un dilemma ontologico, mica deriva da una incapacità dell'autore! Se vuoi, in altri termini, la "risposta" è che la risposta non la conosce nessuno, che una risposta giusta non c'è, che il problema sta appunto nella domanda e che esistono interrogativi a cui non possiamo rispondere, nondimeno non possiamo fare a meno di interrogarci a riguardo e cercare di conoscere, poiché l'uomo anela a colmare tale vuoto, ed è questo il motore della sua esistenza ma anche il suo fardello. E' proprio il fatto che Haibane non risponde ai suoi interrogativi a renderlo eccezionale poichè il punto non è tanto la meta, che rimane ineffabile, quanto il percorso.
Per quanto riguarda i personaggi essi incarnano alla perfezione i dilemmi che la serie tratta, la loro condizione è gravida di speculazioni. Sostenere che abbiano una profondità solo accennata non è condivisibile, soprattutto considerando il personaggio di Reki, estremamente realistico nelle sue pulsioni e nel suo modo di agire.
Inoltre non vedo una necessaria correlazione tra "personaggio carismatico" e "personaggio profondo", anzi, spesso è proprio il contrario: i personaggi "profondi" non hanno alcun fascino ma sono realistici e miseri, deboli, pieni di dubbi e di incertezze, non certo carismatici.
Personalmente non ho trovato noioso nessun episodio, men che meno parti inutili da tagliare....non è possibile ridurre haibane in un film di due ore, è semplicemente insensato proporlo. Haibane è narrato con la lentezza adeguata ad una serie del suo stampo, ma è facile etichettare tutto come noioso e non cercare nemmeno di dare un senso a quello che si vede.
Comunque, se proprio non piace come stile amen, ad ognuno i sui gusti...
Però se si creano dei simboli è normale che l'autore li usi per nascondere qualcosa, un'idea che è nella sua mente e che vuole rivelare solo indirettamente allo spettatore. Questo elemento a me sembra spesso carente e la simbologia usata spesso è fine a sè stessa. Poi come tu dici ognuno la pensa come vuole
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