Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Quest'oggi ci dedichiamo all'ecchi, con il manga M e gli anime New Cutey Honey e Love Hina

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Masakazu Katsura è famoso per le sue commedie sentimentali per ragazzi ("Video Girl Ai", "I''S") senza precludersi però serie più mature di medesimo successo ("Zetman"). Nella raccolta chiamata "M" - che prende il nome dalla storia principale del volume - l'autore si prodiga in un lavoro puramente improntato a stuzzicare la libido del lettore, sfruttando la propria abilità di disegnare belle ragazze dalle forme sode.

Soprassedendo sulla manciata di pagine a colori che aprono e chiudono il volumetto, di cui la prima risulta una specie di prologo, l'esile volume contiene una storia soltanto. Lei è più grande di lui, seppur di poco, ma per i ragazzi spesso sembra un ostacolo insormontabile. Però Eiji davanti alla bellezza e il carattere solare di Emi non resiste, riuscendo a dichiararsi e giungendo ad un inatteso compromesso: se non faranno sesso, sarà la sua ragazza.
La trama è molto semplice e si basa sul piano del ragazzo per poter rompere la promessa, riuscendo a mettere letteralmente le mani sulla bella Emi. Però la ragazza dà vita ad un peccaminoso gioco dove entrambe le parti tentano e vengono tentate, portate al limite della resistenza carnale e psicologica in nome dell'amore e della passione, sfiorando i torbidi limiti del masochismo. Purtroppo il plot non è generoso di dettagli ed il finale lascia dell'amaro in bocca, ma è perfettamente in linea con il tema della storia.
Pur avendo diverse chiavi di lettura legate al sottile piacere - nato dalla sofferenza dell'attesa - e piccoli messaggi sulla passione - ed il suo legame con l'amore - la storia nella sua breve intensità mostra numerose situazioni piccanti, portando così un nutrico carico di erotismo; un erotismo che però non nasce dalle semplici immagini esplicite, ma è profondamente radicato nelle sensazioni scaturite dall'evolversi delle diverse situazioni. Un erotismo che va ben oltre la comune libido, un genere che è difficile trovare e, soprattutto, difficile da proporre con efficacia.

Il comparto grafico, come prevedibile, non delude grazie alle consolidate abilità del mangaka. In questo caso però ad essere messe in maggior risalto sono le sue doti di narratore visuale: sfruttando l'abile regia e la bellezza fisica di Emi riesce a comunicare perfettamente l'erotismo che permea il volume. Pur mantenendo una piccola vena maggiormente esplicita nelle due storie di contorno.

L'edizione di lusso targata Starcomics è di pregiata qualità. Il formato generoso, insolitamente grande, contiene pagine patinate di elevata grammatura e vantano una stampa pulita e nitida. Ad aggiungere valore ci pensano la sovraccoperta e le numerose pagine a colori.

Una storia molo particolare che paragona ed unisce la sofferenza al piacere, la passione all'amore, in un peccaminoso gioco di tentazioni, proposta in un volume lussuoso (e lussurioso) per poche tasche e ancor meno palati, perché è facile rimanerne delusi.
Tuttavia le doti di Masakazu Katsura infondono a "M" un profondo erotismo difficile da trovare: sfruttando appieno le sue doti di disegnatore sfrutta i semplici tratti per trasmettere al lettore forti sensazioni peccaminose ed erotiche scaturite dalle eccitanti situazioni. Per i veri fan dell'eros, e non per chi cerca un semplice mezzo per appagare la propria libido, risulta una lettura imperdibile.



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Prima incarnazione mai uscita fuori dai confini giapponesi della popolare eroina di Go Nagai, "Shin Cutey Honey" (o "Cutey Honey, la combattente dell'amore" nell'edizione Dynamic Italia) ha il poco nobile merito di umiliare la grandezza mitologica della serie televisiva degli anni Settanta, volgarizzandola al massimo e fornendo all'intero pubblico internazionale un'errata idea di cos'era e cosa rappresentò, nei Seventies, la provocante e (spesso) svestita combattente dell'amore.

L'originale, bisogna riconoscerlo, trovava ragione d'essere principalmente nella sua estetica, sublime, con cui si presentava idealmente come ritratto dell'epoca: i colori psichedelici tanto pop art; gli avveniristici elementi del paesaggio dalle forme astratte; l'elegante e malizioso design di Shingo Araki; le ottime animazioni; le stessa figura provocatoria e rivoluzionaria di Cutey Honey, ragazza androide capace, con la sua forza, di schiacciare da sola orde di nemici umiliando i suoi comprimari dell'altro sesso (non dimentichiamo che nasceva, in piena rivoluzione sessuale, in una società rigidamente maschilista come quella giapponese)... Tutti elementi che permettono tutt'oggi di apprezzare Cutey Honey come un favoloso monumento allo Zeitgeist del ruggente post-'68, infischiandosene di una trama che è puramente accessoria. Non c'è da stupirsi, quindi, che vent'anni dopo Toei decide di resuscitare nel circolo dell'home video una delle creazioni più importanti di Go Nagai, aggiornandola agli stilemi grafici con cui è concepita l'animazione anni '90. Cosa succede, quindi, se al rappresentante di un'epoca togli tutto facendo rimanere solo l'inesistente storia? Appunto, rimane quella, e il totale vuoto narrativo e di interesse fa di nome "Cutey Honey, la combattente dell'amore".

L'originale ci lasciava con Honey che doveva affrontare il nemico finale, Panther Zora. Invece di proseguire da lì, gli sceneggiatori principali Shizuya e Shimizu compiono un salto temporale in avanti di addirittura un secolo portandoci nella Cosplay City del futuro, con una Honey che ha già sconfitto il capo di Panther Claw e che, persa la memoria, è ora segretaria del sindaco della città. Presto però l'incontro con i discendenti della famiglia Hayami e l'apparizione di un mostruoso gruppo di criminali, capitanato dall'inquietante Dolmeck e legato al culto di Panther Zora, risveglieranno i suoi poteri. Cast quasi nuovo: Seiji e Junpei sono presumibilmente morti di vecchiaia, e ora la famiglia Hayami si compone dei loro discendenti, Daiko e Akakabu (provenienti da "Sukeban Boy", altro manga dell'autore da cui è tratto l'OVA uscito due anni prima), e del loro nipote Chokkei. Di vecchie glorie ritroviamo giusto la protagonista e nonno Danbei, trasformato da Juzo Kabuto, il nonno di Koji nel "Mazinger Z" cartaceo di Nagai, in un cyborg immortale dotato di armi avveniristiche (?). L'azione è il principale motore su cui si basa, ancora una volta, l'esilissima storia. Formula ripresa dall'originale, ma senza il suo carisma.

Diminuiscono di numero le trasformazioni della seducente protagonista, che escluso il suo aspetto "default" in borghese e in battle suit, sembra sapersi trasformare solo in Hurricane Honey, in una pacchiana versione corazzata/antropomorfa e in pochissime altre. Forse avranno influito quelli che, si apprenderà, saranno contrasti interni sorti tra Toei Animation e Dynamic Planning (società di Nagai, co-produttore dell'opera, che gestisce i copyright di tutti i suoi lavori), gli stessi che porteranno Toei a dotare l'eroina di una tuta da combattimento blu invece della classica rossa, artificio usato per differenziarla dall'originale come a suggerire un'opera più di remake che di seguito vero e proprio. Non ci è dato saperlo, quanto queste vicissitudini hanno influito sul risultato finale: si può solo giudicare quest'ultimo, che si risolve in un 'infighettamento' inopportuno di una serie animata cult.

Chi apprezza "Shin Cutey Honey" pone l'interesse sulle animazioni, effettivamente spesso fluide e rocambolesche, e sull'apparato citazionistico dell'opera, dove le armi robotiche di nonno Danbei e camei vari richiamano continuamente, in un gioco di omaggi, i consueti DevilMan, Mazinger Z e opere minori varie dell'autore (oltre al già citato "Sukeban Boy" vi è anche il cameo di personaggi di "Harenchi Gakuen"). Tutto simpatico e apprezzabile, come apprezzabile è l'opening, rilettura metal dell'indimenticabile sigla d'apertura originale (con tanto di ammiccamenti sessuali ripresi!), e l'uso nella trama di Akira Fudo e Juzo Kabuto, ma una serie progettata di 12 episodi (poi ridotti a 8, come vedremo, per il giusto insuccesso di vendita) non può basarsi solo su questo. Inevitabilmente privo di qualsiasi interesse narrativo, "Shin Cutey Honey" non riesce a reggersi in piedi, rispetto al predecessore, sui soli elementi di contorno.

Avevamo adorato il tratto dolce, elegante e allo stesso tempo arrapante di Shingo Araki nel '73; ora ci sorbiamo i classici profili mascolini, anonimi e ridicolmente cool dei peggiori lavori dei Nineties, con la bionda Honey che perde il look da ragazza acqua e sapone, ideale nel risaltare il suo carattere sexy in combattimento, per diventare una mignotta popputa. Sempre nel '73 "Cutey Honey" scioccava genitori e benpensanti con le sue allusioni sessuali, divenendo storicamente il primo ecchi animato grazie alle palpatine nell'opening, sporadiche e audaci scene di nudo ed erotismo più accennato che mostrato. La celeberrima scena della trasformazione, con cui la ragazza assumeva le fattezze della combattente dell'amore, la vedevano perdere completamente i vestiti rimanendo per un secondo totalmente nuda, simpatico gioco che contribuiva a instaurare una malizia innocua e a suo modo elegante con il pubblico. Nel 1994 la ragazza continua a ritrovarsi ignuda nell'indimenticabile "vestizione", ma la sequenza dura innumerevoli secondi in più, il tempo di mostrarla come mamma l'ha fatta indugiando con volgarità su mammelle e capezzoli bene in vista. Più esplicito, più cafone: rimangono le briciole della 'stilosità' originale, Toei decide che tutto deve essere più audace che mai, finendo con il traghettare il brand nei lidi del kitsch.

Scontato citare anche l'appiattimento generale delle musiche, passate dai motivetti catchy squisitamente anni '70 a buzzurre sonorità rock, e inevitabile anche, come se si potesse ingenuamente covare qualche speranza a proposito, la fine delle forme geometriche di alberi, nuvole, fiumi ed elementi dell'arredamento, resi in modo ordinario e senza gusto, addirittura pressapochisti, a sottolineare come buona parte del budget sia probabilmente andata alle sole animazioni.
Un finale assolutamente monco, risultato del mediocre successo in patria della miniserie, e il carisma tendente al sottozero dei vari villain (rispetto ai mascherati uomini di Panther Claw e, perché no, alle emissarie di Sister Jill) chiudono nel peggiore dei modi un'opera che sarebbe stato meglio evitare. I fan di Nagai potrebbero esaltarsi giusto per le poppe onnipresenti e gli omaggi all'autore, ma a chi ha amato il "Cutey Honey" del 1973 questo potrebbe non bastare.

Doppiaggio italiano, a opera di Dynamic Italia, deficitario: recitazione tremenda e sempre così inutilmente sovraccaricata da avere effetti addirittura grotteschi (da far sanguinare le orecchie la prova di Armando Bandini su nonno Danbei), per non tacere di dialoghi pessimi che sembrano molto innaturali e approssimativi, probabile risultato di un adattamento non perfetto. Non che uno migliore possa comunque cambiare il risultato assolutamente indifendibile dell'operazione.



7.0/10
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Che peccato, Love Hina!
Partendo da un manga veramente di alto livello (vi consiglio di recuperarlo e leggerlo, merita!) sembrava ci fossero tutte le basi per creare un anime altrettanto valido. In realtà le cose non stanno proprio così.

Trama
La trama è allo stesso tempo scontata ed intrigante: Keitaro Urashima ha più volte tentato, senza successo, di entrare alla prestigiosa università Todai, in virtù di una promessa fatta in giovinezza a una bambina di cui ricorda però poco. Cacciato di casa per l'ennesimo insuccesso, approda alla pensione Hinata, di proprietà della nonna. Qui conoscerà una serie di ragazze, tra cui la bella Naru, con le quali darà vita a una serie di avventure mirabolanti.
Qui arrivano i punti dolenti: rispetto al manga sono troppo centrali le figure delle altre ragazze, mettendo spesso in secondo piano la vera protagonista femminile, ovvero Naru. Le stesse vicende, che nel manga sono quasi sempre incentrate sul rapporto tra i due protagonisti, spesso sono fini a se stesse e non strumentali alla trama: molte situazioni sovente ricordano più un anime demenziale che romantico.
Si può in conclusione dire che almeno la metà delle puntate siano inessenziali, inutili e scollegate con il mondo di Love Hina. Le scene romantiche, va detto, sono rese però abbastanza bene, nonostante siano troppo esigue rispetto a quelle presenti nel manga.

Grafica
Anche in questo caso caschiamo male. I dodici anni si fanno sentire tutti, in più l'animazione non era allo stato dell'arte già all'epoca dell'uscita. Siamo sul livello della sufficienza, però rimane l'amaro in bocca pensando alle stupende ambientazioni così poco e mal sfruttate: la stessa pensione Hinata è un luogo a metà tra il magico e il curioso che avrebbe meritato ben altra realizzazione.

I protagonisti
Keitaro è caratterizzato abbastanza bene, anche se a volte è tratteggiato in maniera un po' grossolana, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto psicologico e sentimentale. Naru, al contrario, ha perso molto carattere e dolcezza, risultando più simile a una tsundere cresciuta e monocorde. Le altre ragazze sono troppo stereotipate, risultando più simili a caricature che a personaggi verosimili: questo è dovuto al fatto che hanno troppo spazio all'interno della vicenda, quando nella volontà dell'autore avrebbero dovuto avere un ruolo di contorno e supporto, non centrale.

Doppiaggio
Molto valido. La stessa voce di Keitaro, senza una vera e propria personalità marcata, rispecchia perfettamente il personaggio. Tutti i personaggi sono resi alla perfezione, menzionando in particolare Naru: si salva solo grazie alla stupenda voce della Liberatori. Come al solito un ottimo lavoro.

In conclusione, promosso o bocciato? Nonostante la serie di critiche espresse sopra, il voto finale non è basso come si potrebbe immaginare. Di base è un anime godibile, a chi piace il genere sentimentale/demenziale: non è perfetto ma si fa guardare.
Il vero problema è che di Love Hina ha poco o niente. Il lavoro di Akamatsu aveva una marcia in più, cosa che manca a questa rappresentazione.
Se la valutazione fosse strettamente computata ai contenuti del manga sarebbe un 3, purtroppo. Speriamo serva da lezione...