JoJo Vento Aureo Cover 1Giorno Giovanna è un ragazzo decisamente strano, che ha sempre vissuto di espedienti, sconfinando spesso e volentieri nell'illegalità, ma che in realtà è buono e ha un profondo senso di giustizia. Ha misteriosi legami con la famiglia Joestar e possiede, anche se non sa ancora cos'è, uno Stand dal nome Gold Experience, che gli dà il potere di dare e togliere la vita agli oggetti, trasformandoli in piante, animali o parti del corpo umano a suo piacimento.
Il sogno di Giorno è quello di far carriera all'interno della malavita, diventando uno dei capi della gang mafiosa Passione, che spadroneggia nella città dove vive, e cambiare l'organizzazione dall'interno, sfruttando il rispetto di cui essa gode presso la gente per punire le ingiustizie, piuttosto che causarle.
Il ragazzo comincia insieme ai compagni Bruno Bucciarati, Fugo Pannacotta, Leone Abbacchio, Guido Mista e Narancia Ghirga un lungo e travagliato viaggio che lo porterà in lungo e in largo per l'Italia, nel tentativo di raggiungere il boss a capo di Passione e svelare i suoi segreti. Un viaggio guidato dal destino, quello stesso destino di cui tutti i Joestar fanno parte, e che li porta in un modo o nell'altro ad avere a che fare con Stand, archi e frecce, vampiri millenari, leggende, misteri e ferocissime battaglie.

C'è un proverbio che dice "Non giudicare un libro (o un manga, nel nostro caso) dalla copertina", il quale si dimostra decisamente adatto per Vento aureo, quinta parte della grande saga di Jojo firmata da Hirohiko Araki.
A vederla da fuori, infatti, questa quinta serie non si presenta certo nel migliore dei modi, ma, una volta addentratisi nella vicenda e fatte proprie le "regole del gioco", si rivela invece essere una lettura sorprendente.
Ciò che apparentemente non va, in Vento aureo, si può facilmente notare anche solo con una semplice occhiata a qualche illustrazione o descrizione della trama.
E' una serie dove già il protagonista ha un nome da donna, i bigodini biondi, un fisico magrissimo e indossa una tutina aderente, spesso e volentieri di colore rosa nelle illustrazioni, decorata con cuoricini a profusione e spillette sbrilluccicose a forma di coccinella.
I suoi compagni di viaggio, che condividono il suo stesso fisico magrissimo e il suo stesso improbabile stilista, si presentano con caschetti, spillette, rossetti, labbroni, top, abiti a fantasie leopardate, cuoricini, frecce, reticoli, cuciture, tutine attillate, ombelichi sporgenti e altri abiti, acconciature e accessori il meno virili possibile. Insomma, più che un manga per ragazzi pare una bizzarra rivista di moda di pessimo gusto, a metà fra la copertina di un disco rock degli anni '80 e una sfilata in passerella un po' sui generis.
A peggiorare la situazione ci si mette anche il fatto che la serie è interamente ambientata in Italia e i personaggi sono tutti di nazionalità italiana e, perciò, giustamente, con nomi italiani.
Peccato che non si tratti, salvo rare eccezioni, di comuni nomi propri, ma di termini pescati a casaccio da un vocabolario d'italiano o da un libro di cucina, spesso e volentieri anche storpiati, mal adattati dal katakana o provenienti dal latino invece che dall'italiano.
Avremo dunque gente che si chiama Prosciutto, Risotto, Pesci, Melone, Ghiaccio, Illuso, Cioccolata, Sorbetto, Secco, Polpo, Pericolo e altri termini del genere a far da nome proprio ai personaggi, che già sono abbastanza improponibili graficamente e con questa scelta hanno ricevuto la mazzata finale alla loro credibilità.
D'accordo, naturalmente i lettori giapponesi non si sono posti il problema e anzi saranno rimasti piacevolmente colpiti da questi nomi dal fascino esotico, ma per noi italiani il problema sussiste ed è un po' fastidioso, almeno finché non si entra nel gioco e si decide di ignorarlo o di prenderla a ridere.

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Assodato che non sarà mai possibile prendere troppo sul serio e definire credibili dei mafiosi italiani secchissimi, che si vestono e pettinano al buio e che hanno nomi senza senso, in realtà, i personaggi di Vento aureo non sono poi così male come sembrano e, proseguendo nella lettura, si riesce quantomeno ad accettarli. L'autore riesce a creare delle buone dinamiche di gruppo, condendole col suo consueto umorismo un po' dozzinale, e leggere delle bizzarre avventure di questi mafiosi sui generis riesce a far sorridere e, perché no, talvolta anche ad emozionare.
La struttura della storia ricorda un po' quella della terza serie Stardust Crusaders, con la costituzione di un gruppo di personaggi che viaggia in lungo e in largo alla ricerca del suo obbiettivo, affrontando gli attacchi di diversi avversari in ogni tappa toccata dal suo cammino fino a giungere alla battaglia finale contro il villain principale.
Ognuno dei membri del gruppo avrà un suo più o meno grande flashback che spiegherà al lettore il suo passato, le sue motivazioni e i suoi sogni, cosa che riesce a caratterizzarli un pochino, anche se il loro sviluppo non sarà costante per tutti e alcuni di loro risaltano più di altri, che invece possono sembrare un po' piatti, inutili per la storia o non piacere al lettore per via del loro aspetto o di una caratterizzazione un po' traballante.
Ancora una volta, la storia è narrata attraverso combattimenti molto serrati. Rispetto a terza e quarta serie, gli scontri sono di minor numero ma di maggior durata. Nulla cambia, invece, per quanto riguarda la violenza e l'inventiva dell'autore nel creare variabili, escamotages, colpi di scena e trovate assurde e geniali che caratterizzano combattimenti sempre imprevedibili, avvincenti, splatter e sul filo del rasoio. La fantasia dell'autore non ha perso colpi neppure nel creare poteri stravaganti e originali, fra cerniere che si aprono in qualsiasi spazio, proiettili viventi, invecchiamenti precoci, tartarughe lontane parenti del T.A.R.D.I.S. del Dottor Who, aeroplanini telecomandati, rimpicciolimenti, manipolazioni del tempo e della materia, creazione di mondi aldilà degli specchi, assurde canne da pesca, controllo del ghiaccio, dell'acqua, dei metalli o della lingua delle persone.
Poteri talmente assurdi da sfuggire, talvolta, anche al controllo del loro autore, che non riesce ad impiegarli come vorrebbe, deve inventarsi trovate al limite dell'incredibile per riuscire ad usarli o è costretto a non usarli o far uscire di scena i loro possessori perché complicati da gestire.
Anche stavolta, dunque, la grande varietà e le geniali trovate degli scontri riescono a calamitare l'attenzione del lettore e a salvarlo dall'eventuale noia dovuta allo scarso interesse per i personaggi. Di contro, come già nelle serie precedenti, non c'è una grande caratterizzazione dei cattivi, che, salvo qualche rara eccezione, sono dei bambolotti psicopatici che suscitano odio o indifferenza ma tendono a venir dimenticati.
Discorso diverso per il villain principale, coperto fino alle ultime battute da un perenne velo di mistero ed estremamente affascinante nella sua malvagità e nell'ambiguità dei suoi poteri, nonché salvato, almeno lui, da un nome italiano coerente col suo carattere e decisamente d'impatto.

Gli scontri fanno da collante ad una trama di base assai interessante, capace di sviluppare sottotrame, misteri, sentimenti e un certo approfondimento dei personaggi.
La storia di Vento aureo è più serrata rispetto a quella di Diamond is unbreakable, che aveva delle atmosfere generalmente più rilassate dovute al fatto di mostrare molto la vita quotidiana dei personaggi nella loro città e sviluppare la trama in maniera molto lenta, ma è anche meno lineare rispetto a quella di Stardust Crusaders, cui somiglia strutturalmente.
Se, infatti, la terza serie fissava sin da subito il suo obbiettivo finale e rimaneva su quella linea, questa quinta serie cambia e stravolge più volte, nel corso del suo svolgimento, diversi elementi e obbiettivi della trama, modificando direzione e tagliando fuori qualche personaggio nel corso del suo svolgimento, in attesa di stabilizzarsi definitivamente lungo il cammino che perseguirà fino alla fine. E' il caso di alcuni personaggi delle serie precedenti introdotti nell'incipit e poi semplicemente accantonati senza alcuna spiegazione, o di un personaggio principale che da un certo punto in poi sparisce di scena con una scusa mal gestita, senza che se ne faccia più menzione.
Nonostante qualche imperfezione e qualche punto poco chiaro, la trama non manca d'interessare il lettore, che riceve anche, con un certo piacere, diverse informazioni relative a fatti, persone, eventi ed elementi delle serie precedenti, arricchendo la "cronistoria" della saga di Jojo di nuovi, interessanti, risvolti, anche in questo episodio che pareva, sulle prime, slegato e differente dagli altri.

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Dai succitati flashback si evince a chiare lettere ciò che accomuna ognuno dei protagonisti della storia: un forte spirito di giustizia e la volontà di cambiare una società ingiusta, in cui sono all'ordine del giorno soprusi, cattiverie, inganni e violenze, che tutti loro hanno subito in gioventù, giungendo a maturare il sogno di un futuro migliore.
Questa quinta serie di Jojo racconta, appunto, di un gruppo di ragazzi alla ricerca della giustizia e di un mondo che, grazie a loro e al loro eroismo, comincerà a cambiare in meglio. Ragazzi che vivono, si sacrificano, lottano contro un destino apparentemente incontrovertibile, portando con sé uno spirito incrollabile, un vento dorato che soffia spazzando via dal mondo i soprusi e le ingiustizie.
"We were young and strong, we were runnin' against the wind" o "The wind of change blows straight into the face of time, like a stormwind that will ring the freedom bell", potremmo dire, giocando sul titolo della serie, per dirla come l'autore a cui piace, e lo sappiamo, giocare con la musica.
Ecco dunque che, dietro ai loro look e nomi improponibili, i personaggi di Vento aureo nascondono, a sorpresa, una certa profondità.
A gettare una nuova luce sull'opera tutta arrivano il suo finale, intriso di una certa poesia, e la postfazione dell'autore in coda all'ultimo volume. E' qui che Hirohiko Araki si rivela dotato di un'inaspettata sensibilità, grazie a profonde riflessioni sui suoi personaggi, sul messaggio della sua opera e su come questo si possa applicare nella vita reale.
Cardine di Vento aureo, rivela, è, appunto, il destino e il ruolo che questo gioca nella vita delle persone. A volte queste ne sono dominate, diventando cattive o andando incontro alla morte che era stata scritta per loro; altre volte, invece, ne possono prendere le redini e cambiarlo, superando difficoltà che parevano eterne e insormontabili.
Giorno e compagni, dunque, alla fine della fiera si rivelano essere indubbiamente degli eroi, anche se abbastanza particolari. Unici nel loro essere esteticamente di pessimo gusto, hanno in realtà dentro di sé ideali e forza d'animo da vendere, sono sempre pronti a lottare a rischio della vita in nome della loro giustizia, come i protagonisti di ogni manga per ragazzi che si rispetti.

Lo stile di disegno di Hirohiko Araki si è, ancora una volta, modificato. Sono ormai lontani i tempi dei colossi ombrosi in stile anni '80 delle prime serie. Vento aureo, scritto nella seconda metà degli anni '90, è il regno dei personaggi magri, effeminati, vestiti in maniera improponibile e dettagliatissimi in ogni particolare del loro pacchianissimo look, dalle spille alle cerniere, dalle cuciture degli abiti ai fermagli dei capelli, dalle decorazioni sulle magliette alle ormai consolidate pose da contorsionisti che sono capaci di assumere. Può piacere o meno, ma lo stile di per sé è molto curato e personale. Inoltre, a furia di rendere sempre più effeminati i suoi personaggi, Araki è finito per disegnare anche dei bellissimi personaggi femminili, di cui potremo avere un assaggio già qui in Vento aureo, in attesa della sesta serie, dove debutterà direttamente una protagonista femminile.
La serie è ambientata interamente in Italia. Giorno e i suoi compagni girano in lungo e in largo per lo Stivale, viaggiando da Napoli a Roma, da Venezia alla Sardegna. Araki rappresenta l'Italia con grande realismo, in tavole paesaggistiche di grande impatto in cui sarà possibile riconoscere scorci di luoghi realmente esistenti, dal Vomero di Napoli al Colosseo di Roma, passando per i canali di Venezia, stazioni ferroviarie, alberghi, ristoranti, campanili e campagne.
Non manca, neanche in questa serie, l'ormai assodato divertimento dell'autore e del lettore, ossia il gioco delle innumerevoli citazioni cinematografiche (Il Padrino) e musicali (Rolling Stones, Greatful Dead, King Crimson, Metallica, Mr. President, Aerosmith, Notorius B.I.G., Clash, Green Day, Beach Boys, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Sex Pistols, Spice Girls, fra i tanti) sparse qua e là fra le pagine del manga.

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Vento aureo è senza dubbio un manga strano e difficile.
E' un manga per ragazzi, che ha determinate caratteristiche dei manga per ragazzi come i personaggi eroici, lo spirito di sacrificio, l'esaltazione della giustizia e dei sentimenti, i viaggi, le lotte e i potenziamenti. D'altra parte, però, i personaggi non sono sempre limpidi e, soprattutto, nessun ragazzo sceglierebbe mai come suo eroe personale un ragazzetto coi bigodini e la tutina attillata coi cuoricini.
E' normale, dunque, che il lettore tenda a tenersi lontano da questo manga e a guardarlo con sospetto, preferendogli, ad esempio, le avventure del più robusto e virile Jotaro Kujo.
Bisognerebbe, forse, essere un po' più grandi del tipico target da shounen manga per riuscire ad apprezzare questa quinta avventura di Jojo.
Guardando più in profondità, quella di Vento aureo si rivela essere una storia interessante, avvincente, emozionante e tutt'altro che vuota. Una sorta di stramba prova d'autore, che non sempre incontra i gusti del grande pubblico, ma risulta essere decisamente personale e sentita da parte di chi l'ha scritta e che, anche se magari non gli resterà nel cuore come altre, può essere una bella esperienza per chi la legge.


Titolo Prezzo Casa editrice
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