Honey and Clover recensione 5Gli anni universitari sono l'ultimo passo da compiere prima di entrare nella vita adulta. Eppure, su quella soglia si esita spesso. La vocazione artistica, le ragioni del cuore, le persone e i luoghi persi per strada… sembrano tirarci per la manica e dirci: “Non ancora”. Ci si può senza remore affidare al futuro, lasciandosi alle spalle ciò che eravamo? Che tipo di esperienze può farci sentire finalmente sicuri di scelte che minacciano di essere decisive se non definitive? E se fosse necessario fermarsi, e dire “Non ancora”? Non illudersi ancora di aver capito tutto del proprio talento, non lasciare ancora da parte un amore a senso unico, o al contrario non lasciarsi ancora andare ad un amore, per quanto unico. Mettere in conto la propria fragilità, senza escluderla forzatamente dal totale degli stati d'animo da soppesare. Indugiare, stare fermi a guardare la tela, senza doverla necessariamente piegare al vento delle tendenze, delle scuole, delle mode.

I personaggi di Honey and Clover accettano di non andare a tempo, di dover fare un passo indietro prima di farne uno avanti e ritrovarsi così al punto di partenza, ma diversi, arricchiti da quel movimento, dentro di sé, fino al cuore della propria sensibilità. Dentro di sé e poi fuori, nel mondo, fosse per un giro in bicicletta o una collaborazione con Peter Lucas, non cambia poi molto, va bene tutto. Va bene, se ogni strada riconduce al luogo che si è imparato a chiamare casa. Non è più una questione di moratoria giovanile (questa è pur sempre in Giappone la generazione del moratorium ningen), di adolescenza prolungata, di fuga dalle responsabilità a bordo di un monopattino: è questione di fermare per un secondo ancora il flusso della vita, di provare a farlo scivolare più piano, attraverso le dita. Mettendosi a cercare un quadrifoglio, e cercarlo, cercarlo.
Dolci come il miele, rari come un quadrifoglio: così possono essere una stagione, un anno, un momento — una storia raccontata con l'allegria malinconia di chi vede passare i giorni in cui si può esitare, e vorrebbe ce ne fosse ancora uno, da condividere con un amore o un amico.

Honey and Clover recensione 1

Honey and Clover, anche noto come Hachimitsu to kurōbā o HachiKuro, è stato serializzato tra il 2000 e il 2006 sulle riviste CUTiEcomic, Young YOU e Chorus. Successivamente raccolto in dieci tankōbon, il josei si è aggiudicato nel 2003 il Kodansha Manga Award. Il manga ha beneficiato di un adattamento animato in due stagioni televisive trasmesso su Fuji TV (la serie ha inaugurato il 14 aprile 2005 il fortunato contenitore Noitamina). Un lungometraggio dal vero è stato realizzato nel 2006, con Shō Sakurai nel ruolo di Takemoto ed Aoi Yū in quello di Hagu. Nel 2008 è stato il turno di ben due drama televisivi, uno di produzione giapponese, che ha visto Tōma Ikuta nei panni di Yūta, e l'altro girato in Taiwan, con la partecipazione di Chiaki Itō.

Tre studenti universitari coabitano nello stesso fatiscente stabile e si arrabattano per sopravvivere a Tokyo, tra pasti irregolari, frequentazione obbligatoria dei bagni pubblici per mancanza di doccia in casa, e prospettive di vita incerte. L'accademia d'arte frequentata da Yūta Takemoto, ingenuo diciannovenne al secondo anno di studi, dal ventunenne Takumi Mayama, studente lavoratore nonché il più maturo del trio, e dall'imprevedibile Shinobu Morita, ventiquattrenne fuoricorso tanto geniale quanto assenteista, diviene il crocevia della maturazione sentimentale e della crescita interiore dei protagonisti, scatenate dall'incontro con figure femminili tutto sommato atipiche, ciascuna a suo modo. Hagumi, diciottenne dalle fattezze di bimba — al punto da venir assimilata dal dispettoso Morita a un koropokkuru (nel folklore Ainu, nano che vive sotto le foglie di koro), estremamente timida ed eccezionalmente dotata nelle belle arti, entra in accademia sotto l'ala protettiva del professor Hanamoto, un cugino del padre di lei nonché docente presso la stessa scuola; Takemoto e Morita s'innamorano praticamente a prima vista di Hagumi, ma, mentre il primo si rivelerà a lungo incapace di confessarle i propri sentimenti, ritagliandosi quasi un ruolo da fratello maggiore, il secondo si imbarcherà in una serie di manifestazioni bizzarramente tenere più che dolcemente folli del proprio affetto. Ayumi Yamada, ventunenne ragazza d'acciaio (Tetsujin) della classe di ceramica, ammirata e corteggiata dai giovani di bella presenza del distretto commerciale ove ha sede il negozio di liquori del padre; la iron lady è in realtà la 'regina dei cuori infranti', a causa del suo amore non corrisposto per Mayama, il cui cuore batte per l'affascinante Rika Harada, titolare dell'Harada Design e rimasta vedova a seguito di un incidente d'auto occorso al marito — fatalità all'origine della cicatrice che segna la schiena della donna e delle sue difficoltà di deambulazione sotto sforzo. Su consiglio di Hanamoto, vecchio amico di Rika e del defunto marito, Mayama fa da assistente alla Harada, che esita tuttavia a contraccambiare i sentimenti del giovane, principalmente a causa del vuoto affettivo generato in lei dalla grave perdita.

Honey and Clover recensione 2

Il sentimento che pervade H&C è così familiare alla cultura giapponese quanto ignoto alla nostra, che pure lo vive in tutte le sue espressioni. È l'amae, la richiesta di tenerezza. L'appello di chi indulge all'amae suona come un “Trattami con dolcezza”. Una richiesta che però può assumere le forme più svariate, può essere celata o malcelata, nascosta o negata. Una richiesta che può essere soddisfatta o frustrata. I giovani protagonisti di Honey and Clover cercano accettazione. A prima vista la struttura delle relazioni tra i personaggi potrebbe apparire semplicemente triangolare: da un lato Morita, Takemoto e Hagu; dall'altro Mayama, Yamada e Harada. Eppure, questi due triangoli ideali subiscono entrambi la forza gravitazionale di un vertice nascosto: da una parte Shūji, la cui protettività diventa per Hagu una sorta di coperta di Linus, uno 'scacciapaure'; dall'altra il marito di Harada, assenza presente nella quotidianità di Rika tanto impedirle di ripensare la propria vita. Il passato, la sicurezza di qualcosa di noto, ancorché perduto. È come se la Umino ci volesse dire: manca il fiato immergendosi a fondo nel proprio cuore. Così i suoi giovani protagonisti sembrano poco coraggiosi, inclini a rifugiarsi sotto l'ala degli adulti, quasi in una sorta di regressione. Ma ciascuno di loro, durante gli anni di convivenza universitaria, ha modo di immaginare un futuro diverso. Se i legami si disfano, se gli amori irrealizzabili e gli amori irrealizzati sembrano lasciare solo rimpianti al capolinea di quegli anni, alla fine di tutto ci se ne accorge: qualcosa rimane. Impalpabile come una sensazione, profondo come un sentimento, pungente come un'emozione.

Honey and Clover recensione 4Lo stile grafico è semplicemente grazioso, affidato all'efficacia di pochi, espressivi tratti. L'intenso minimalismo con cui vengono definiti gli occhi o il passaggio senza soluzione di continuità da una resa grafica semi-realistica a un parossismo caricaturale sono funzionali alla pluralità di registri emotivi, incerti tra il caos e il carnevale, tra nuvole e arcobaleni, tra farsa e dramma, tra senso del ridicolo e incurabile malinconia. Gli sfondi scarni e l'essenzialità degli ambienti sono in sintonia con la cifra stilistica generale. Si evidenziano la freschezza creativa e l'incipiente piglio autoriale di una Umino passata attraverso l'apprendistato liceale da doujinka e approdata a uno stile coraggioso e per nulla canonico, che dà probabilmente il meglio di sé nelle illustrazioni a tutta pagina. L'audacia dell'artista non riguarda tanto l'architettura della tavola, caratterizzata da una geometria tutto sommato 'classica', ma investe una rivisitazione di elementi pur comuni nella tradizione del manga moderno, quali l'anatomia deformata e il character design kawaii o parodistico. Inutile dire che, se si è inclini ad apprezzare una bellezza dal candore stilizzato e addensato nel rosso delle gote, si finirà per adorare il tratto della Umino.
Nei suoi manga, e più che mai in Honey and Clover, si racconta molto e si parla molto, sia verbalmente che con gli occhi; ecco che alcune vignette sono invase dai balloon, mentre in altre si intendono solo i passi di un densissimo silenzio — è il caso degli sguardi che Takemoto indirizza all'ineffabile sospensione di Hagu di fronte alle infinite possibilità della tela, o dell'espressione attonita dipinta sul viso di Morita, che si sorprende a pensare al koropokkuru.

Per quanto riguarda l'edizione italiana curata da Panini Comics, segnaliamo innanzitutto la scelta di adattare le onomatopee. Decidere se l'esito della scelta editoriale sia stato o meno felice resta al discernimento del singolo lettore; ci limitiamo a indicare come termine di paragone la scelta opposta operata da Panini nel caso di Sangatsu no Lion - Un marzo da leoni: certo è che, al di là di ogni crociata 'purista', l'impronta onomatopeica nell'economia delle tavole della Umino non è indifferente. Al di là di questo — e apprezzando la presenza minima di refusi — si lascia apprezzare la buona traduzione di Alice Massa, dal linguaggio piano e colloquiale, privo d'enfasi indebita ma sufficientemente ispirato nella restituzione dei monologhi interiori. La qualità della confezione del prodotto è in linea con quella dei prodotti Panini pubblicati tra il 2007 e il 2008. La significatività dell'opera e la caratura dell'autrice meriterebbero a nostro avviso una riedizione deluxe, sebbene il titolo non si caratterizzi forse per vocazione libraria, a differenza di Sangatsu no lion, opera dal taglio segnatamente più drammatico. Si segnala, per inciso, come gli ultimi tre numeri di Honey and Clover siano stati distribuiti in Italia esclusivamente in fumetteria e con prezzo maggiorato.

Honey and Clover recensione 3

Gli anni dell'incertezza, della precarietà, gli anni dei dubbi, di amori di cui si è così consapevoli da averne un po' paura. Quelli in cui si inizia ad avvertire una precoce forma di nostalgia verso un'infanzia e un'adolescenza ancora così incredibilmente vicine. Bisogna davvero uscire dal guscio? L'arte può aiutare a ritagliarsi un posto nel mondo, o almeno a non farsi divorare da esso? Honey and Clover è una storia che commuove anche quando fa sorridere e rallegra anche quando si vorrebbe piangere. La Umino non lesina emozioni, ma lo fa lasciando che dalla commedia umana, dalla ciarla degna del teatro kabuki dei suoi personaggi, filtrino piano piano le motivazioni profonde, le debolezze, i sogni di ciascuno di essi. Nessuno viene lasciato per strada: la Umino trova un momento per tutti, e per questo motivo HachiKuro è quasi una storia corale, sebbene il punto di vista più frequentemente tirato in causa sia quello del narratore-non-onnisciente Takemoto. La sua inesperienza, spesso vicina all'inconcludenza, suscita tenerezza, così come fanno la paura di Hagu di affacciarsi al mondo o la svitata passionalità di Morita. Quando ci si affeziona ai personaggi di una storia, vuol dire che essi continuano a vivere oltre l'ultima pagina, perché hanno qualcosa da dirci su ciò che siamo. Succede questo con Honey and Clover. Leggerlo è tempo speso bene.

Titolo Prezzo Casa editrice
Honey and Clover  1 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  2 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  3 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  4 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  5 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  6 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  7 € 4.30 Panini Comics
Honey and Clover  8 € 5.50 Panini Comics
Honey and Clover  9 € 5.50 Panini Comics
Honey and Clover  10 € 5.50 Panini Comics