Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi torniamo tra i banchi di scuola con Mai HiME, Natsuiro Kiseki e Gakuen Alice.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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8.0/10
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Mai Tokiha è una hime, una ragazza dotata di poteri e armamenti straordinari legati alla misteriosa Stella delle Hime. Lo scoprirà nel liceo Fuuka, dove s'è appena trasferita con il fratellino Takumi. Sarà il luogo che cambierà la sua vita: nell'istituto esistono altre undici hime come lei, e il loro scopo è di combattere e distruggere misteriosi mostri chiamati Orphan...

Nel 2004, in mezzo alla consueta marmaglia di commediole, ecchi, robotici e "shounenate varie", Sunrise tira fuori dal cilindro "My-Hime", dietro il cui gioco di parole (My si può leggere come "Mai", nome della protagonista) si nasconderà un'incredibile hit commerciale. Il suo successo, dovuto alla sua alta qualità e all'intelligentissima campagna di marketing per pubblicizzarlo - in Giappone gli spettatori assisteranno sconvolti a un'imponente invasione di artwork vari -, genererà un nuovo, importante franchise, culminante in due serie tv, due serie OVA e un corposo numero di manga. Senza togliere nulla alla bellezza o meno dei vari spin-off (tutti ambientati, oltretutto, in alternate universe), bisogna comunque dire che la grandezza della saga trova espressione migliore nel suo esponente originale. "My-Hime" è un'avvincente rielaborazione dei tratti delle serie sentai mono à la di Sailor Moon, senza centinaia di filler e con una sceneggiatura solida e spigliata. Una storia semplice e lineare, ma narrata con brio e confezionata benissimo.

Come nelle produzioni di Goro Taniguchi, qui in veste di creative producer - fantomatico e misterioso ruolo che non pochi vedranno come sorta di "aiuto sceneggiatura" -, la prima metà della serie è adagiata su toni leggeri, con molte concessioni ad atmosfere demenziali per caratterizzare a dovere il folto cast delle hime e dei comprimari. Artifizio riuscito: tutte le protagoniste, con i loro tormentoni, le espressioni tipiche e le surreali situazioni che le vedranno protagoniste diverranno simpatiche portando ad affezionarsi a loro. In questo primo segmento di storia, infatti, l'aura di mistero dietro gli Orphan e alla misteriosa organizzazione che studia le hime è stemperato e lasciato in secondo piano dalla mole di gag esilaranti, fanservice ecchi e atmosfere romantiche, ben integrati e mai invadenti, che caratterizzano la serie. La vera anima di "My-Hime", impossibile da immaginare fino a quel momento, si esprimerà solo nella seconda parte.

Le atmosfere cupe che seguiranno (con l'evoluzione dei personaggi di Miyu e Alyssa), infatti, sconfineranno nel dramma al fatidico momento del Carnival of Hime, rituale che vedrà affrontarsi tra di loro le varie ragazze in una battaglia all'ultimo sangue per designare la hime che affronterà il villain della serie. Particolarità del rituale sarà che ognuna di esse, combattendo, poggerà sulla bilancia la vita della persona che le è più cara (genitori, fidanzati, fratelli, ecc.): se verrà sconfitta, anche la persona amata morirà. Da un'idea tanto sadica il creatore Yoshino ricaverà una lunga sfilza di episodi di eccezionale drammaticità, con tutti i momenti "clou" resi in modo più straziante possibile e dove l'amicizia che legava precedentemente le ragazze sarà sostituita da odio portando a degenerazioni impensabili. Di pari passo con la truce evoluzione della storia procederà anche la rapida maturazione dei temi affrontati: scomparsi i siparietti sexy, sarà il momento di flashback dolorosi e torbidi rapporti amorosi, anche saffici, seppur affrontati con finezza e senza scadere nel volgare. Atmosfere incredibilmente riuscite e coinvolgenti, grazie sopratutto a quelli che saranno i due punti di forza fissi di questa e delle prossime serie: il chara design e la componente musicale.

Il tratto di Hirokazu Hisayuki, così basilare, gommoso e colorato, è magistrale nel delineare questa storia così divertente e tragica allo stesso tempo, sposandosi perfettamente con le diversificate atmosfere che vuole evocare: un lavoro che renderà il nome dell'artista una garanzia e il suo stile grafico tra i più amati. L'accompagnamento musicale di Yuki Kajiura, se possibile, è un capolavoro memorabile: la serie può vantarsi di una OST di livello eccelso fondata su brani operistici cantati (spesso in latino) e diverse insert song epiche, capaci di scuotere e donare a ogni intermezzo un'aura malinconica o elettrizzante che non lascia indifferenti.

Duole segnalare un finale eccessivamente zuccheroso e certi fatti di trama non doverosamente spiegati, riguardo alla Stella delle Hime e alla finalità del Principe d'Ossidiana, ma tenendo conto della carica di originalità di quest'opera, uscita di punto in bianco e rapidamente diventata cult, si può anche correrci sopra, rinnovando il benvenuto al precursore di una delle più recenti e importanti saghe di successo Sunrise. Inutile, seppur gradevole, la versione Director's Cut dell'ultimo episodio, presente come extra nelle versioni DVD e blu-ray.



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Clima estivo, ragazzine e un tocco di magia: sono gli ingredienti andati a male di questo Natsuiro Kiseki, anime del 2012 prodotto dallo studio Sunrise e diretto da Seiji Mizushima, che quasi non sembra lo stesso artefice di titoli come Full Metal Alchemist e Hanamaru Youchien. D'altronde non è che possa averne tante, di colpe, dato che l'inconsistenza maggiore sta nei contenuti di un manga insignificante e in una realizzazione che s'addirebbe ai peggiori studi d'animazione, piuttosto che a uno così blasonato.
Mi chiedo in che misura possa essere utilizzata come scusante la classificazione di 'slice of life' in un caso simile, dove carenze monumentali investono quelle stesse scene di quotidiano che in un'opera simile andrebbero rese al meglio, visto che acquisiscono centralità. Considerando che le protagoniste si presentano come quattro teenager viziate con la momentanea aspirazione di formare un gruppo idol, e che a parte ciò hanno una caratterizzazione risibile sotto ogni punto di vista, non vi nascondo che sia stato per me impossibile mandare giù ognuno dei 13 episodi senza sbuffare almeno una volta.
A dei personaggi banali si aggiunge una sceneggiatura ridicola che ne esalta appunto la superficialità caratteriale, e che si munisce di una marea di archetipi narrativi già visti in centinaia di anime del passato. In tutto questo, alla Sunrise avranno proprio avuto voglia di 'sm****rsi' per bene, decidendo di completare il pacchetto con una realizzazione tecnica che dimostra almeno dieci anni: a parte per via di un chara design con la muffa, ma soprattutto per l'incredibile mole di sbavature grafiche che è possibile scorgere: corpi e oggetti sproporzionati, volti deformati, animazioni stagnanti e così via, fino ad arrivare alle vere e proprie gaffe - tipo personaggi che appaiono scalzi oppure no in un'alternanza da un fotogramma all'altro.
La colonna sonora è poi anonima, ma questo era quasi inutile aggiungerlo. D'altronde le stesse videosigle rendono bene l'idea dell'impersonalità che investe tutto l'anime.
Se siete allergici alle sciocchezze, vi consiglio di stare lontani da Natsuiro Kiseki oppure di munirvi di tanti fazzolettini.



8.0/10
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Mikan è una bambina come tante: allegra, spensierata, generosa e un po' frignona. La dolce routine dei suoi giorni da studentessa elementare viene bruscamente sconvolta quando l'amica del cuore, Hotaru, lascia il paese per iscriversi in una nuova scuola in città. Mikan non si rassegna a perdere l'amica e dopo aver lasciato una lettera di scuse all'adorato nonno, si fionda sul suo inseguimento giungendo alla famosa "Alice Academy", una scuola per ragazzi dotati di particolari poteri detti "Alice". Quando le potenzialità di Mikan vengono notate dal professor Narumi, è lui stesso a invitare la ragazzina a frequentare la scuola, permettendole così di ricongiungersi con l'amata Hotaru. Purtroppo, però, la vita scolastica di Mikan non sarà tutta rose e fiori; difatti, pur avendo riabbracciato l'amica, si ritroverà catapultata in una realtà a lei totalmente estranea, quella degli Alice e dei ragazzi che possiedono tale potere, un mondo fortemente competitivo in cui il valore di una persona sembra essere attribuito solo in base alla potenza o alla particolarità del proprio Alice.

Tratto dal manga di Tachibana Higuchi, l'anime di "Gakuen Alice" si compone di ventisei episodi che, a parte qualche filler e piccoli cambiamenti, seguono fedelmente l'opera originale, coprendo all'incirca i primi cinque volumi. La serie prende quindi in considerazione la parte iniziale della storia, quella sicuramente più allegra, spensierata e "infantile"; questo è un termine che nel contesto di "Gakuen Alice" va usato con particolare attenzione, perché se è vero che la storia è di base un divertente majokko scolastico, i temi affrontati sullo sfondo ci permettono di analizzare l'opera anche da un punto di vista più serio e adulto.
Nonostante la leggerezza del suo essere, i tanti momenti divertenti e il chara puccioso, "Gakuen Alice" tratta diversi temi, quali ad esempio il valore dell'infanzia e il ruolo di genitori e maestri nella crescita dei bambini, ma la prima cosa che salta agli occhi è la contrapposizione tra "speciale" e "normale". L'Alice di Mikan è l'annullamento, un potere dalle grandi potenzialità ma apparentemente inutile. Lo sa bene la povera bambina che, sin dal primo giorno di scuola, subisce le angherie dei compagni di classe che detengono poteri decisamente più appariscenti: c'è chi sa leggere nel pensiero, chi sa creare illusioni, chi sa manipolare gli elementi, insomma, poteri particolarissimi e anche potenzialmente pericolosi tali da far sembrare Mikan una bambina normale. All'interno dell'accademia, però, i punti di vista a riguardo sono piuttosto diversificati, creando così diverse fazioni che vivono l'educazione dei bambini e lo sviluppo dei loro Alice in modo diametralmente opposto. Anche il mondo esterno contribuisce ad alimentare questa contrapposizione: difatti, se dal punto di vista di biechi individui l'Alice Academy è visto come un vero e proprio centro di ricerca e sviluppo di bestie rare, dall'altra parte troviamo le tristi storie di genitori obbligati a separarsi dai loro figli. Mikan, da brava eroina della storia, crede fermamente che il valore delle persone non si misuri in base al potere dell'Alice e in maniera molto spontanea e naturale si ritrova in qualche modo ad andare contro l'istituzione scolastica di cui fa parte, con conseguente sdegno delle fazioni più estremiste e di chi ritiene il potere dell'annullamento un vero e proprio tabù capace di distruggere il concetto stesso di Alice.
Questi temi troveranno maggiore sviluppo nel manga, mentre nell'anime tutto ciò è visibile solo scavando la superficie di allegria e spensieratezza che permea l'opera, ma tutte le tematiche di cui sopra sono perfettamente riscontrabili nella figura di Natsume Hyuuga, detentore dell'Alice del fuoco e nemico/amico della protagonista. Natsume è considerato lo studente più potente della scuola, ma allo stesso tempo il più pericoloso, tanto da essere sottoposto a trattamenti speciali, nel bene e nel male. Inizialmente il suo rapporto con Mikan è davvero pessimo, i due non si sopportano e litigano di continuo, ma proprio in virtù della "particolarità" di Natsume e della "normalità" di Mikan, riusciranno a trovare un punto d'incontro, imparando l'uno dall'altra e allacciando un rapporto di vera e propria amicizia.

Se guardiamo l'altra metà della medaglia, "Gakuen Alice" si presenta come un anime dolce, allegro e simpaticissimo, ricco di situazioni esilaranti, personaggi strambi (tra tutti il Signor Orso e il pulcino gigante) e un cast di protagonisti molto ampio e variegato. Mikan è un personaggio che suscita immediatamente simpatia nello spettatore, poiché, seppur piagnona, è dotata di determinazione e lingua tagliente, non si ferma davanti ai bulli, ai rimproveri o ai test di matematica andati male, non si arrende e lavora continuamente su se stessa per migliorarsi e poter rendere fieri il nonno e Hotaru. Anche se andando avanti con le puntate è sempre più evidente un interesse sentimentale di Mikan nei confronti di Natsume (e viceversa), per quasi tutta la durata della serie è Hotaru a monopolizzare le attenzioni, l'affetto e le lacrime di Mikan, e la ragazzina, nonostante un carattere freddo e poco affettuoso e una smodata passione per il denaro, ricambia l'affetto dell'amica, regalandoci momenti di grande affetto e tenerezza.
Impossibile non notare alcuni punti in comune con "Kodomo no Omocha", dal quale "Gakuen Alice" attinge a piene mani per quel che concerne la rappresentazione del rapporto adulto/bambino e quella tra bambino e bambino; la situazione di Mikan nei suoi primi giorni di scuola, ricorda molto quella di Sana alla prese con i compagni bulli, e allo stesso modo, il rapporto tra Mikan e Natsume ricorda per molti versi quello tra Sana e Akito, pur prendendone le distanze una volta entrati nel vivo della relazione. "Gakuen Alice", però, ha in sé l'elemento majokko, che permette agli sceneggiatori di creare situazioni più varie e fantasiose rispetto a quelle viste in "Kodomo no omocha".

Sul versante tecnico l'anime è molto gradevole, specie nel chara, semplice e puccioso, che riprende ma addolcisce e rende più proporzionato il tratto della Higuchi. Buone anche le animazioni, ben gestita la regia e i tempi comici, carinissima la sigla iniziale, molto allegra e divertente. Una nota di demerito va invece all'edizione italiana a cura di De Agostini: personalmente non credo che il problema sia nel doppiaggio. Difatti, anche se alcune voci sembrano troppo adulte per i personaggi, il risultato è comunque passabile; ciò che può essere aspramente criticato è invece l'adattamento dei dialoghi. Avendo letto il manga e avendo seguito la serie con i sottotitoli inglesi, ho notato parecchie incoerenze nelle scelte di adattamento, dovute forse al voler "italianizzare" l'opera rendendola fruibile quanto più possibile a un pubblico infantile: a parte il parlare al femminile di personaggi maschili prima che essi appaiano, a parte l'eliminare (non so se volontariamente o meno) riferimenti velati a personaggi misteriosi, il problema vero e proprio si è avuto con i nomi dei protagonisti, e non intendo solo errori di pronuncia e posizionamento degli accenti, ma in particolare nel modo in cui essi si rivolgono gli uni agli altri. Nell'edizione italiana, tutti si chiamano per nome, eliminando così i riferimenti gerarchici o semplicemente il diverso grado di intimità che contraddistingue le relazioni. Ovviamente non pretendo che vengano lasciati i vari "-chan" o "-san", ma l'esempio più palese in proposito riguarda il rapporto tra Mikan e Natsume: lei chiama lui per nome sin dall'inizio, ma lui non si riferisce mai a Mikan chiamandola con il suo vero nome, preferisce usare antipatici appellativi quali "Hey", "Tu", "Stupida", "Polka dots" (in riferimento al fatto che nel primo episodio lui vede la fantasia delle sue mutandine), fin quando il loro rapporto non cresce e lui la chiama per nome per la prima volta, con conseguente stupore di lei e romantico batticuore inarrestabile. In questo modo, la magia del momento in cui Natsume palesa un rapporto affettivo vero e proprio e una maturazione, si perde nel nulla, lasciando una Mikan imbarazzata e stupita da non si sa cosa.

"Gakuen Alice" ha il grosso difetto di fermarsi alla ventiseiesima puntata, subito dopo aver fatto affezionare lo spettatore a tutti i personaggi e dopo avergli instillato la curiosità per tutto ciò che si nasconde dietro l'apparentemente innocua facciata dell'accademia. Non sapremo mai chi in passato possedeva il potere dell'annullamento, chi sia il misterioso Persona, quale sia il passato nascosto di Natsume e quale sarà il suo futuro, quale piega prenderà l'ordinamento della scuola e come si svilupperà il rapporto di amore/amicizia tra Mikan e Natsume. Forse ormai è tardi per sperare in una seconda serie, forse non sarà mai realizzata perché le situazioni che il manga propone con l'andare avanti della storia sono rivolte a un target diverso rispetto a quello a cui si è rivolta questa serie animata.
A parte quindi un finale aperto, "Gakuen Alice" non ha difetti evidenti: è divertente, scorrevole ed emozionante, è un majokko moderno ma ha la genuinità e il sapore degli anni passati. E' consigliabile quindi sia ai piccoli sia ai meno piccoli, sicuramente adatto a chi non ne ha mai abbastanza di riflessioni, buoni sentimenti e risate in allegria.