Termina la sedicesima edizione del Far East Film Festival, che ha portato ad Udine ben 55 mila spettatori, 1225 operatori accreditati provenienti da 16 nazioni e 125.000 euro d’incasso totale. Successo anche per gli eventi a latere, tra cui l'ormai classico Far East Cosplay Contest, tenutosi il 27 aprile.

Trionfa quest'anno il Giappone, con Eien no Zero (The Eternal Zero) che si aggiudica il Gelso d'Oro, grazie all'apprezzamento tributato dal pubblico, giudice unico della kermesse udinese. Il melodramma bellico di Takashi Yamazaki (Space Battleship Yamato) si piazza davanti al coreano The Attorney (vincitore del Gelso Nero tributato dagli accreditati Black Dragon) e al melò filippino Barber’s Tale (applausi interminabili riservati alla protagonista Eugene Domingo).
La giuria web di MYmovies.it ha premiato invece con una vittoria schiacciante il secondo capitolo di Thermae Romae.
Del regista Hideki Takeuchi, applauditissimo alla presentazione del film, e protagonista di una simpaticissima gag con un 'gadget futuristico' prestatogli da Saiji Yakumo, nonché virtuoso del karaoke, vi racconteremo nei prossimi giorni, così come vi diremo della sua ottima seconda prova con l'adattamento cinematografico del soggetto di Mari Yamazaki.

Oggi ci soffermiamo sul vincitore di quest'edizione, oltre a proporvi un trafiletto per ciascuno dei film nipponici visionati dalla Redazione. Fuori concorso, ci è stato possibile apprezzare il film restaurato di Yasujiro Ozu, Good morning (1959), la cui simpaticissima comicità d'antan ha regalato momenti esilaranti al pubblico udinese, nonostante l'orario da pennichella della proiezione (indimenticabili le 'arie del ventre' dei protagonisti, entrate ormai nella storia del cinema).

Arriviamo adesso al vincitore. Negli ultimi mesi si è parlato molto dei caccia giapponesi 'Zero', impiegati durante la Guerra del Pacifico e ben noti per la drammatica vicenda bellica dei kamikaze: è infatti uno dei temi di Kaze Tachinu (Si alza il vento), film animato di Hayao Miyazaki che tanto ha fatto parlare di sé, e che in settembre rivedremo in Italia dopo la presentazione veneziana dello scorso anno. Gli 'Zero' tornano dunque in un racconto cinematografico, quello di Eien no Zero, aggiudicatosi, come detto, il Gelso d'Oro 2014. Per inciso, The Eternal Zero, campione di incassi in Giappone con 85 milioni di dollari monetizzati al botteghino, non è stato risparmiato, così come Kaze Tachinu, dalla polemica mediatica sul controverso tema storico, attirandosi tra l'altro gli strali proprio di Miyazaki-san.
 
 
The Eternal Zero si propone per certi versi come l'anti-Kaze Tachinu. Di recente Hayao Miyazaki si è infatti scagliato contro il romanzo originale di Naoki Hyakuta e il relativo film di Takashi Yamazaki, definendo il primo “un ammasso di bugie”, ed accusando il secondo di fare mitologia sui piloti degli aerei da caccia 'Zero'. Ma se da un lato Hyakuta è un romanziere politicamente schierato con la destra nazionalista, oltre che membro del consiglio d'amministrazione della TV di stato NHK, il film di Yamazaki è sì un melodramma bellico, oltre che il primo kolossal di guerra giapponese dopo anni, tuttavia il tema portante della pellicola è, come in Kaze Tachinu, la storia d'amore. Il pilota Kyuzo Miyabe (interpretato dalla pop star Junichi Okada), andando contro gli stereotipi dell'eroismo e del sacrifico per l'imperatore, mette davanti gli affetti intimi, privati, di fronte alla sfera pubblica. Il desiderio di tornare sano e salvo dalla moglie Matsuno (Mao Inoue) e dalla figlioletta conduce infatti Miyabe a ritirarsi dalle missioni più caotiche e disperate. Ciò lo porta ad ottenere il discredito dei colleghi piloti, che lo tacciano di codardia, ma gli guadagna la simpatia del pubblico, che riesce facilmente a simpatizzare col sentimento di Miyabe e ad empatizzare col suo desiderio di tornare a casa. È la sfera del ninjō, dei rapporti fondati sui sentimenti naturali (il mondo dell'uchi), che prevale sul giri, gli obblighi sociali che si hanno verso l'esterno (l'ambito del soto). “Se voglio essere fedele all'imperatore, non posso essere devoto a mio padre”, recita un vecchio adagio. Ma Miyabe sceglie l'intimità, l'amore, ciò che è più vicino al suo cuore. È l'eroe del ritorno, del non abbandonare. Non diserta, ma ha cara la vita che sceglie di donare alla propria famiglia. Se l'attore Junichi Okada ha portato al cinema molte giovani fan, lo sfondo storico è stato apprezzato dagli spettatori più avanti con gli anni. In generale si tratta di una scommessa riuscita, una storia di amore e di sopravvivenza tra le tempeste di una guerra spietata.

Apprezzato dal pubblico, e da noi visto nella giornata di venerdì 2, anche l'horror movie di Mari Asato (The Grudge: Girl in Black) Bilocation.
 
 
Tema caro ai romanzieri quanto quello del dopplegänger, quello della bilocazione, ovvero l'apparire di una persona in due luoghi allo stesso momento, si ritrova nell'inquietante pellicola di Mari Asato, ispirata appunto a uno scritto di Haruka Hojo. Bilocation, non lontano dalle atmosfere di The Ring e dell'horror nipponico degli ultimi vent'anni, va però oltre il genere, proponendo un interessante e ingarbugliato plot, che scandaglia il complesso concetto di identità. Essere qualcuno significa essere unici, pur attraverso i continui cambiamenti. Essere più di uno può significare essere nessuno, o piuttosto veder visualizzato un conflitto che rischia di annientarci, divenuto presente al di qua dello specchio. Lo specchio è infatti elemento cardine del film, è dal vedersi raddoppiati che nasce la possibilità di gettare uno sguardo su se stessi. Questo sguardo può diventare infine vivo e guardarci dall'altra parte, sembra dirci la Asato. Così accade alla pittrice Shinobu Takamura (Asami Mizukawa), che in un passaggio fondamentale della sua vita (l'incontro col futuro marito, contemporaneo alla sua crisi artistica) fa esperienza della sua doppiezza. “Solo questo è vero, che ti amo”. Questo dice Shinobu al marito Masaru, ipovedente. Il problema alla vista di quest'ultimo non gli impedisce però, anzi in un certo senso gli permette, di vedere la cosa fondamentale. 'Senza amore, la verità non si vede', e questa può essere più complicata e profonda di ogni visione. Non è detto che l'originale e la copia siano rispettivamente il vero e il falso. Chi prova i sentimenti? Chi tenta di distruggere l'altro e quanto gli è più caro? L'investigatore Kano (Kenichi Takito), che afferma di voler trascinare Shinobu al commissariato a seguito di un sospetto pagamento con banconote false (in realtà un doppio pagamento effettuato dalla bilocazione della donna), conduce invece la protagonista verso una villa che ospita altri soggetti perseguitati dalle rispettive bilocation, e soprattutto verso la verità. Sarà vero che l'altro al di là dello specchio è nostro nemico? Siamo così lontani dall'altra versione di noi stessi? La risposta della Asato è dapprima enigmatica, poi spaventosa, infine raggelante. Ma per nulla banale. Pur nell'estrema rapidità dei passaggi e delle sequenze, e nell'economia di mezzi scenici, il film risulta gradevole per gli amanti del genere, anche se alcuni dettagli (la sclera dell'occhio roteante e inizialmente priva di pupilla, o le bambole siamesi della villa) risultano francamente stereotipati.

Interessante esordio per Saiji Yakumo, con Momose, Kotchi wo Muite (My Pretend Girlfriend). Il regista firma una pellicola coinvolgente ed emozionante sul primo amore (lo hatsukoi), che ricorda le declinazioni cinematografiche dello shoujo Bokura ga ita. Lo hatsukoi non è un banale puppy love, ma può lasciare segni profondi e indelebili, suggerisce Yakumo. Il cast è di rilievo, presentando nel ruolo di Noboru il sempre più apprezzato Osamu Mukai (già noto per Nodame Cantabile, Honey and Clover, Paradise Kiss, I have to buy new shoes), nonché Anna Ishibashi (Rookies, Toki o kakeru shoujo, L-DK) in quello di Tetsuko. La recensione a seguire contiene diversi spoiler sulla trama.
 
 
Il racconto è un flashback del protagonista, Noboru, che torna nelle aule del proprio liceo e alla sua città natale per presentare il suo primo romanzo, ispirato appunto alle vicende adolescenziali. Lì s'imbatte in Tetsuko, fidanzata e adesso moglie di Miyazaki, amico d'infanzia di Noboru. La vicenda rievocata nella conversazione tra Tetsuko e Noboru è quella della 'doppia coppia' dei tempi del liceo. In apparenza, Tetsuko è vittima dell'inganno di Miyazaki. Questi infatti, per coprire la propria tresca con Momose, convince l'amico Noboru a fingersi fidanzato della ragazza. Apparentemente Tetsuko 'beve' la storia, e i quattro escono persino per un 'double date'. La gamma dei sentimenti non è però così ovvia, e la tela si dipana in una trama più sottile e lacerante. Col passare del tempo, Noboru si innamora di Momose, che sembra avere però occhi solo per Miyazaki. Dal canto suo, Tetsuko sembra provare un certo desiderio verso Noboru. Così le due coppie sembrano quanto mai spaiate. Tetsuko sta con Miyazaki, mentre Noboru è il fidanzato fittizio di Momose. Tuttavia, Miyazaki pare amare Momose, mentre in Tetsuko s'insinua la voglia di far suo Noboru. D'altro canto Noboru inizia ad amare Momose, pur essendo affascinato da Tetsuko, laddove Momose, presa dalla passione per Miyazaki, non riesce a vedere ciò che prova per Noboru. Quando Tetsuko, in un linguaggio segreto e delicato come quello dei fiori, riesce a comunicare a Miyazaki di essere al corrente del flirt del ragazzo con Momose, la prospettiva cambia. L'apparente vittima Tetsuko è in realtà padrona dei giochi. E i due Momose e Noboru non sono altro che degli espedienti attraverso i quali Tetsuko riesce a ritrovare l'intimità perduta con Miyazaki. Il film diventa così un'intrigante storia sulla complicità: Tetsuko e Miyazaki, attraverso la seduzione, l'inganno e la gelosia, vivono l'ansia di perdersi che gli restituisce la “certezza di aversi”. Momose e Noboru, ignari di potersi avere, sembrano invece perdersi... che un incontro al liceo dodici anni dopo segni il loro nuovo inizio? Il film ci lascia con la speranza di un amore felice e di un altro possibile.

Per finire, segnaliamo l'ottima accoglienza riservata dal FEFF e da Udine ai media e ai semplici appassionati. L'appuntamento è all'anno prossimo, o, se preferite, agli articoli in programma nei giorni a venire, dedicati a Thermae Romae II e al regista Hideki Takeuchi.

Fonte consultata:
Far East Film Festival sito ufficiale