Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Wooser no Sono Higurashi, Wolf Children e Natsume Yuujinchou.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Se mi chiedessero: "Cos'è Wooser?", non saprei rispondere. Se mi chiedessero: "Che ne pensi della serie "Wooser no Sono Higurashi"?" non saprei rispondere, di nuovo. Wooser è una specie di coniglio giallo, tozzo e panzuto, un essere vivente indefinito che si ritrova, nonostante la dichiarata riluttanza, protagonista di una serie televisiva. Accompagnato da due ragazzine, Rin e Ren, e da altri strani animaletti, il "coso giallo" ci trasporta per dodici episodi (più un tredicesimo in allegato ai DVD) nel suo mondo fatto di cibo, ozio, megalomania e feticismi vari. Wooser è pigro, grezzo e ha una smodata passione per le uniformi scolastiche femminili, che cerca di conquistare a tutti i costi, anche trasformandosi in un mecha-Wooser pronto a distruggere tutto. Ogni episodio, della durata di quasi quattro minuti, sigle comprese, presenta dei piccoli sketch in cui il carinissimo panzone non fa fondamentalmente nulla, in un susseguirsi di scene nonsense e citazioni ad altri anime.

La serie ha un comparto tecnico molto semplice ma estremamente funzionale, che sembra provenire da un vecchio videogame 8 bit; i personaggi sono rappresentati con uno stile essenziale, sono tondeggianti e pucciosissimi, a parte che in un episodio, nel quale Rin e Ren assumono sembianze più "umane". Anche il jingle iniziale sembra venir fuori da un videogame dei tempi di Megadrive e Super Nintendo, basta guardare l'abbigliamento in stile Super Mario di Rin e Ren.
Nota di merito al doppiatore di Wooser, ossia Mamoru Miyano, che in contrasto con l'aspetto tondo e puccioso del giallo protagonista, utilizza un tono di voce basso e profondo degno di Rintaro Okabe.

Perché quindi guardare una serie come "Wooser no Sono Higurashi"? In realtà c'è più di un motivo; ammetto senza vergogna di aver iniziato la visione proprio per la voce di Miyano, che nella "tonalità Wooser" è una goduria per le orecchie, ma allo stesso tempo terribilmente divertente in virtù del contrasto con il suo aspetto. Inoltre, con tutta la sua assurdità, ogni puntata riesce sempre a strappare un sorriso, senza contare le numerose citazioni a personaggi recentemente doppiati proprio dal suddetto Miyano: si passa dal Ginga bishounen di "Star Driver" (qui ribattezzato "Galactic pretty animal") a Joe Shimamura di "009 Re:Cyborg" fino a Rintaro Okabe di "Steins;gate".
Per finire, ammettiamolo, Wooser è un personaggio che tutti noi pigri dovremmo ammirare e prendere a modello, dopotutto c'è qualcosa di eroico e fenomenale nel diventare star di una serie animata senza bisogno di fare assolutamente nulla!



9.0/10
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"Wolf Children" è l'ultima fatica di Mamoru Hosoda.
Se "La ragazza che saltava nel tempo" è il film che l'ha fatto conoscere al mondo e "Summer Wars" quello che ci ha confermato la bravura del regista, io credo proprio sia "Wolf Children" a sancirne la consacrazione, perché è sicuramente la sua opera più riuscita.

Hana è una studentessa universitaria di Tokyo come tante altre, che si innamora di un ragazzo conosciuto durante le lezioni. Il ragazzo, particolarmente schivo e riservato, inizialmente la evita, ma poi, pian piano, i due iniziano a frequentarsi. Avranno due figli insieme: la prima, Yuki, e il secondo, di un anno più giovane, Ame.
"Wolf Children" racconta la storia di una famiglia ordinaria, se non fosse, però, per un "piccolo" particolare: Ookami, il padre, è in realtà un uomo-lupo ed è in grado di assumere liberamente le due forme. Purtroppo, però, il suo istinto animale lo condurrà a una fine prematura e quindi Hana dovrà crescere i due ragazzi da sola. Fare la madre è un mestiere difficile, figuriamoci quando si devono allevare due bambini che sono per metà lupi e solo per metà umani e che, soprattutto inizialmente, non sono nemmeno in grado di controllare la propria trasformazione.
La componente sovrannaturale non deve però far pensare che ci troviamo di fronte a un film sui licantropi, perché "Wolf Children" è un film che parla della famiglia e può essere benissimo la nostra storia, solo con qualche inconveniente in più. Questa componente fantastica ha l'unico scopo di enfatizzare le varie problematiche della vita umana.

Yuki e Ame sono due ragazzi completamente diversi: la prima è una ragazza vivace ed espansiva, il secondo è un ragazzo decisamente più chiuso e introverso, che fatica a socializzare con gli altri. Noi li vedremo crescere giorno dopo giorno, sia graficamente sia psicologicamente.
La possibilità per loro di trasformarsi in lupo viene usata con estrema maestria in più occasioni: inizialmente per rimarcare come per un genitore sia difficile crescere e comprendere a fondo i propri bambini, poi per mostrare le difficoltà degli adolescenti nel conoscere sé stessi, e successivamente per sottolineare come per ognuno di noi arrivi il giorno in cui bisogna compiere scelte importanti per il proprio futuro.
"Wolf Children" racconta dell'amore sconfinato di una madre per i suoi figli ed è la sua semplicità a renderlo straordinario, perché ognuno di noi si ritrova in quello che racconta e si commuove guardando quei piccoli ragazzi divenire grandi. La storia non è certo ricca di colpi di scena e il tutto si svolge in maniera piuttosto prevedibile e lineare, ma Hosoda è un maestro nell'offrirci un realismo delle relazioni umane unico, e proprio per questi motivi il film è capace di coinvolgerci ed emozionarci con una dolcezza e delicatezza estreme.

"Wolf Children" è tutto qui: un film ordinario nelle animazioni e nella storia, che racconta senza svolte improvvise, ma straordinario per le emozioni che riesce a trasmettere; ed è per questo che è un capolavoro.



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Natsume non è un ragazzo come gli altri, è dotato del potere di poter vedere gli Yokai, una serie di creature immaginarie che fanno parte della mitologia giapponese. In realtà, come Natsume può provare, queste creature esistono veramente e vivono tra noi. Il potere, sin dall'infanzia, ha sempre causato grandissimi problemi al ragazzo, additato come strano e spesso messo in disparte dagli altri bambini. Ora, tornato nella cittadina in cui abitavano i suoi antenati, scopre che anche sua nonna condivideva la stessa capacità e che aveva creato un bel po' di scompiglio tra gli Yokai, tanto che spesso lo attaccano scambiandolo per lei. Fra questi incontrerà il potente Nyanko-sensei che diverrà la sua guardia del corpo.

Questo a grandissime linee il soggetto che, così raccontato, sembrerebbe la premessa di un shonen ricco di azione. In realtà la serie animata è tratta da uno shoujo e di azione quasi non ne troverete, gli sceneggiatori preferiscono dedicarsi all'introspezione e dedicano i loro sforzi soprattutto su Natsume. Il potere che possiede è per lui sempre stato una fonte di guai, solo ora, yokai dopo yokai, si trasforma in una sorta di benedizione. Gli permette di conoscere un modo diverso, è ora circondato da amici che, sebbene non umani, leniscono il suo senso di solitudine che lo ha accompagnato nell'infanzia. Paradossalmente poi, proprio questo essere diverso, gli permette anche di avvicinarsi ad altri ragazzi umani. Potrebbe mai ora rinunciare a Nyanko e agli altri yokai? Che accadrebbe se un giorno perderessee il suo potere? Un giorno ne sarebbe stato contentissimo, ma ora?

La narrazione è lenta e si perde nei dettagli, ma è decisamente poetica, spesso riesce a far commuovere e a far scaldare il cuore. Natsume è letteralmente una calamita per gli yokai che lo cercano o per chiudere aiuto o per vendicarsi della nonna. Entrerà, volente o meno, in contatto con loro e ogni volta che ne libera uno visualizza i ricordi della nonna, che impariamo a conoscere grazie a questi frequenti flashback . Natsume di dimostra una persona gentile, premurosa e che pensa al prossimo, nonostante sia riservato e poco amante della compagnia. Il personaggio si evolve e cresci di episodio in episodio. Nonostante la struttura episodica autoconclusiva sia generalmente una buona premessa per rendere alla lunga l'anime ripetitivo, per ora riesce a scongiurare questo problema, offrendo spunti diversi e comunque divertenti o interessanti.

Ci troviamo davanti ad un prodotto ben realizzato e con un certo spessore: se non vi spiacciono i titoli che hanno un ritmo pacato e introspettivo, sicuramente dovete vederlo.