

Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Odyssey (Scadenza: 9/11/2014)
[ANIME] Hajime no Ippo: Rising (Scadenza: 9/11/2014)
[ANIME] Project A-ko (Scadenza: 9/11/2014)
[MANGA] Gundam Lost War Chronicles (Scadenza: 12/11/2014)
[ANIME] Hipira-kun (Scadenza: 16/11/2014)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi diamo ulteriore "fuoco alle polveri" dopo i fuochi d'artificio lucchesi con ci dedichiamo ai classici, con Ping Pong The Animation, Neon Genesis Evangelion e Kill La Kill.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Ping Pong The Animation
10.0/10
Vorrei poter dire che questo è un anime per tutti, ma sarebbe esatto soltanto in parte: per come si presenta, infatti, "Ping Pong The Animation" è prima di tutto un anime per chi, parafrasando Giovenale, non si rassegna a far morire di freddo la propria onestà intellettuale. "E la peppa!", esclamerà qualcuno. "Mica servirà una laurea anche per guardare i cartoni, adesso!". Guardare, appunto - guardare per poter vedere anche ciò che si agita sotto la superficie. L'anno scorso a far storcere il naso per via della sua grafica così difforme dagli standard odierni era stato "Aku no Hana" con il suo rotoscopio; quest'anno è "Ping Pong" con l'inquieta e poderosa essenzialità del suo tratto. Ma a cedere alla seppur umana tentazione di fare del disegno una sineddoche del comparto tecnico e del comparto tecnico una sineddoche del prodotto nella sua interezza - di fare, in altre parole, di un'unica componente il tutto -, si rischia di non guardare, e di conseguenza vedere, proprio un accidente.
Chiaro, i gusti sono gusti. Ci mancherebbe altro che così non fosse. Però non si può nemmeno fare come quando, da bambini, si scartava un cibo perché il suo aspetto non ci convinceva. Una possibilità va sempre data, non tanto per far contenta la mamma o chi per lei, ma per noi stessi - per ampliare i nostri orizzonti, per diventare dei consumatori più responsabili, e magari chissà, anche scoprire dentro di noi nuove corde da far vibrare. Perché "Ping Pong The Animation" è uno di quegli anime che non solo crede fortemente in sé stesso, ma non si tira indietro quando si tratta di ripagare la fiducia dello spettatore: una combinazione di intenti ideale ma tutt'altro che scontata in un panorama tanto variopinto e concorrenziale come quello di oggi, dove il pericolo di creare o di incappare in un prodotto "usa-e-getta" è come non mai dietro l'angolo.
Peco e Smile, nés rispettivamente Hoshino e Tsukimoto, sono amici d'infanzia e di... tavolo da ping pong. Il primo - solare, sfacciato, cochetta nell'animo ma mai superbo - ha infatti iniziato il secondo, chiamato anche Robot o Golgo a causa del suo carattere anodino, a questo sport per il quale entrambi sembrano eccezionalmente portati. Tutti osservano da lontano e con crescente apprensione questa copia di atleti dal potenziale ancora tutto da esplorare, dalla proprietaria del dojo dove hanno imparato a giocare al loro allenatore delle superiori, per non parlare ovviamente dei loro rivali: Sakuma, un vecchio amico col dente avvelenato nei confronti di Peco; il cinese Wenge, per il quale il Giappone rappresenta una specie di purgatorio prima di poter tornare a vestire l'uniforme della propria nazionale; e infine Kazama, indiscusso asso del ping pong giovanile che però non ha mai smesso di guardarsi alle spalle. Ma cos'è esattamente che li spinge a giocare, e cosa succederebbe se mai dovessero ritrovarsi a gareggiare l'uno contro l'altro?
"Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama... ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si incomincia a pagare - col sudore!". Sembra una battuta da spokon, e invece è "Saranno famosi", con tanto di bastonate sul parquet da qualche parte tra il "tamente" e il "qui". Ma della favoletta che con l'impegno di si può raggiungere qualsiasi risultato "Ping Pong" non sa che farsene. Cioè, in realtà non si tratta affatto di una favoletta, ma non sono forse i messaggi più forti quelli maggiormente esposti al rischio di venire caricati al punto da vanificarne il significato? Guardate "Capitan Tsubasa" - che pure è epico, eh?
Il mondo ha i denti. La gente ha i dubbi. E nella carriera di uno sportivo, costretto a giocarsi il tutto e per tutto nel giro di pochi anni, l'abilità di guardarsi dentro non è meno importante del coefficiente agonistico. Nel caso specifico tutti e cinque i personaggi principali partono da una percezione più o meno inesatta del proprio io e del motivo che li spinge a giocare: Peco punta tutto sull'istinto, mentre Smile, che crede più a quel che dicono gli altri di lui che a sé medesimo, sulla tecnica; Sakuma si rifiuta di prendere coscienza dei propri limiti; Wenge è troppo preso dal suo obiettivo per rendersi conto di essere in una situazione di stallo emozionale; mentre Kazama, per l'onore della famiglia e della squadra, si è sempre negato la necessità di ascoltarsi. Un racconto più di formazione, dunque, che sportivo nel senso più stretto del termine, ma con un intreccio volutamente ridotto ai minimi termini, nel quale il ping pong assume un valore oserei dire psicoanalitico piuttosto che puramente professionale. Ciascuno di questi ragazzi ha infatti una Cosa, per citare Marie Cardinal, che formicola dentro di loro, "un universo ostile o, nella migliore delle ipotesi, indifferente" con cui non possono più permettersi di non fare i conti - e non è detto che l'aiuto che cercano non possa provenire, oltreché da loro stessi, anche da chi gravita loro intorno.
E adesso torniamo al tanto chiacchierato comparto tecnico, shall we? Fermo restando che non detengo la verità assoluta più di quanto non la detenga chiunque di voi, ciò che a mio parere rende capziosa la bocciatura di "Ping Pong" unicamente sulla base dello stile di disegno è che la presunta sciatteria dello stesso non è riscontrabile in nessun altro comparto, al contrario di quanto accade solitamente con i prodotti di conclamata scarsa qualità. La direzione dinamica e a tratti visionaria di Masaaki Yuasa, il cui curriculum artistico parla da solo, scongiura il rischio tutt'altro che remoto di trovare noiose le varie partite, con angolazioni ardite e una notevole varietà di espedienti tra i quali spicca un utilizzo intelligentemente spericolato dello split screen; la fotografia conquista con la sua garbata funzionalità; il doppiaggio è inappuntabile anche per quanto concerne i personaggi secondari; ma soprattutto la colonna sonora, variegatissima e suggestiva, agevola al massimo l'immersione nella storia. Deliziosa l'opening sorprendentemente chiassosa, dolcissima l'ending nella sua sobrietà.
Una grandissima scoperta, educativa, stimolante, ispirante. In altre parole, un anime eroico dal primo all'ultimo fotogramma.
Chiaro, i gusti sono gusti. Ci mancherebbe altro che così non fosse. Però non si può nemmeno fare come quando, da bambini, si scartava un cibo perché il suo aspetto non ci convinceva. Una possibilità va sempre data, non tanto per far contenta la mamma o chi per lei, ma per noi stessi - per ampliare i nostri orizzonti, per diventare dei consumatori più responsabili, e magari chissà, anche scoprire dentro di noi nuove corde da far vibrare. Perché "Ping Pong The Animation" è uno di quegli anime che non solo crede fortemente in sé stesso, ma non si tira indietro quando si tratta di ripagare la fiducia dello spettatore: una combinazione di intenti ideale ma tutt'altro che scontata in un panorama tanto variopinto e concorrenziale come quello di oggi, dove il pericolo di creare o di incappare in un prodotto "usa-e-getta" è come non mai dietro l'angolo.
Peco e Smile, nés rispettivamente Hoshino e Tsukimoto, sono amici d'infanzia e di... tavolo da ping pong. Il primo - solare, sfacciato, cochetta nell'animo ma mai superbo - ha infatti iniziato il secondo, chiamato anche Robot o Golgo a causa del suo carattere anodino, a questo sport per il quale entrambi sembrano eccezionalmente portati. Tutti osservano da lontano e con crescente apprensione questa copia di atleti dal potenziale ancora tutto da esplorare, dalla proprietaria del dojo dove hanno imparato a giocare al loro allenatore delle superiori, per non parlare ovviamente dei loro rivali: Sakuma, un vecchio amico col dente avvelenato nei confronti di Peco; il cinese Wenge, per il quale il Giappone rappresenta una specie di purgatorio prima di poter tornare a vestire l'uniforme della propria nazionale; e infine Kazama, indiscusso asso del ping pong giovanile che però non ha mai smesso di guardarsi alle spalle. Ma cos'è esattamente che li spinge a giocare, e cosa succederebbe se mai dovessero ritrovarsi a gareggiare l'uno contro l'altro?
"Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama... ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si incomincia a pagare - col sudore!". Sembra una battuta da spokon, e invece è "Saranno famosi", con tanto di bastonate sul parquet da qualche parte tra il "tamente" e il "qui". Ma della favoletta che con l'impegno di si può raggiungere qualsiasi risultato "Ping Pong" non sa che farsene. Cioè, in realtà non si tratta affatto di una favoletta, ma non sono forse i messaggi più forti quelli maggiormente esposti al rischio di venire caricati al punto da vanificarne il significato? Guardate "Capitan Tsubasa" - che pure è epico, eh?
Il mondo ha i denti. La gente ha i dubbi. E nella carriera di uno sportivo, costretto a giocarsi il tutto e per tutto nel giro di pochi anni, l'abilità di guardarsi dentro non è meno importante del coefficiente agonistico. Nel caso specifico tutti e cinque i personaggi principali partono da una percezione più o meno inesatta del proprio io e del motivo che li spinge a giocare: Peco punta tutto sull'istinto, mentre Smile, che crede più a quel che dicono gli altri di lui che a sé medesimo, sulla tecnica; Sakuma si rifiuta di prendere coscienza dei propri limiti; Wenge è troppo preso dal suo obiettivo per rendersi conto di essere in una situazione di stallo emozionale; mentre Kazama, per l'onore della famiglia e della squadra, si è sempre negato la necessità di ascoltarsi. Un racconto più di formazione, dunque, che sportivo nel senso più stretto del termine, ma con un intreccio volutamente ridotto ai minimi termini, nel quale il ping pong assume un valore oserei dire psicoanalitico piuttosto che puramente professionale. Ciascuno di questi ragazzi ha infatti una Cosa, per citare Marie Cardinal, che formicola dentro di loro, "un universo ostile o, nella migliore delle ipotesi, indifferente" con cui non possono più permettersi di non fare i conti - e non è detto che l'aiuto che cercano non possa provenire, oltreché da loro stessi, anche da chi gravita loro intorno.
E adesso torniamo al tanto chiacchierato comparto tecnico, shall we? Fermo restando che non detengo la verità assoluta più di quanto non la detenga chiunque di voi, ciò che a mio parere rende capziosa la bocciatura di "Ping Pong" unicamente sulla base dello stile di disegno è che la presunta sciatteria dello stesso non è riscontrabile in nessun altro comparto, al contrario di quanto accade solitamente con i prodotti di conclamata scarsa qualità. La direzione dinamica e a tratti visionaria di Masaaki Yuasa, il cui curriculum artistico parla da solo, scongiura il rischio tutt'altro che remoto di trovare noiose le varie partite, con angolazioni ardite e una notevole varietà di espedienti tra i quali spicca un utilizzo intelligentemente spericolato dello split screen; la fotografia conquista con la sua garbata funzionalità; il doppiaggio è inappuntabile anche per quanto concerne i personaggi secondari; ma soprattutto la colonna sonora, variegatissima e suggestiva, agevola al massimo l'immersione nella storia. Deliziosa l'opening sorprendentemente chiassosa, dolcissima l'ending nella sua sobrietà.
Una grandissima scoperta, educativa, stimolante, ispirante. In altre parole, un anime eroico dal primo all'ultimo fotogramma.
Neon Genesis Evangelion
4.0/10
Recensione di Blackish Christmas Eve
-
"Neon Genesis Evangelion" è un anime intoccabile. Se devi parlarne ti conviene non vituperarlo, di' solo cose positive ed esalta il genio di Anno, onora con le tue parole ciò che ha segnato con un marchio indelebile l'animazione giapponese. Ma io sono una persona normale, con un QI nella media, che si è fermata agli studi superiori, quindi - evidentemente, eh - io non sono in grado di comprendere il numero esorbitante di sfaccettature che compongono questa serie.
Quando ero piccola e alla televisione davano solamente le repliche che potevo recitare a memoria, prendevo in mano il mio compagno di vita (leggasi Game Boy Color) e, se con un occhio seguivo i cartoni, con l'altro giocavo a qualunque cartuccia ci fosse dentro. A distanza di anni e anni, questa mia abitudine l'ho persa. Eppure c'è stato un momento in cui, vedendo "Evangelion" e probabilmente in preda a una crisi di noia, avrei volentieri rispolverato il Game Boy e ci avrei giocato nuovamente. Ma avrei potuto pure leggere un libro, fare le pulizie, sturare il water, perché tanto al mio ritorno avrei compreso grosso modo quel che capivo prima, ossia niente.
"Come fai a non capire un semplice anime di mecha?" si chiederà chi non ha ancora intrapreso la visione di "Evangelion". Ma magari fosse nato e finito come mecha! Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Il motivo per cui ho fatto davvero fatica a capire "Evangelion" è semplice: la trama si perde. Che fosse voluto è palese anche a me, ma dopo episodi su episodi in cui il sentiero si fa via via più nebbioso, in me non è il pensiero del "Devo capire cosa sta succedendo! Ora mi vedo l'episodio daccapo!" a sopraggiungere, bensì la noia. Tanta, tanta noia. Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. Chi perde il padre, la madre, chi tutti e due, chi viene sopraffatto da crisi di pianto, di isterismo, rabbia, frustrazione e la lista continua e continua. E senza nessuna logica di fondo: i protagonisti si muovono mediante una forza esterna a loro stessi e si comportano amplificando le proprie emozioni a tal punto che penso che nemmeno il più forte degli antidepressivi avrebbe effetto per dare loro un po' di sollievo.
L'impulso principale che ho avuto durante la visione della serie è stato quello di andare in cucina, prendere il frigo e scagliarlo violentemente sulla TV. Ma anche prendere a sprangate chi compare in Eva non era certo da meno!
E il finale. Ce lo vedo, io, Anno che mi dice: "Caro telespettatore. Mi sono finiti i soldi, non avevo la ben che minima idea su come finire la serie e ci tenevo a darti il colpo di grazia. Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo. Ma che dico! Di questo millennio e anche del prossimo, visto che ci siamo! Nel frattempo io mi crogiolo nei frutti dati dal mio lavoro e attenderò con impazienza l'implosione definitiva del tuo cervello." Un finale su cui ci hanno fatto di tutto: tesi di laurea, analisi, scritto libri e chissà che altro, ma a me ha generato solo fastidio.
Che cosa caratterizza questi due episodi? Innanzitutto, la trama non c'è più. Se prima era un filo sottile che ancora riusciva a guidare il mio cammino, ora s'è fatto invisibile. È una serie di sequenze - molte delle quali avrei potuto disegnare tranquillamente anche io - che non hanno grandi connessioni tra loro e che si limitano a riprendere concetti, citazioni e idee. Non c'è limite al numero di persone che hanno scavato sotto la sua superficie, accampando così tante e disparate (e disperate) ipotesi che racchiuderle in un solo libro sarebbe impossibile. Ma tutto ciò a me proprio non interessa. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va". Non mi piace, l'ho trovato di pessimo gusto. E lo si può considerare un grido contro gli otaku? Sì e no, ma con tutte le opere fatte appositamente per loro nel corso degli anni sulla base di "Evangelion" io ho i miei dubbi.
Ha influenzato il genere mecha? Sì, direi di sì. Ha introdotto l'innovativo elemento dell'antieroe (che ad oggi ha forse un po' stufato) e una maggiore analisi introspettiva nei personaggi. Ma ciò non fa di "Evangelion" un capolavoro, perché non ha influenzato granché altri ambiti, a parte casi isolati. Lo si può considerare innovativo nel genere, ma finisce lì. E ciò nemmeno dà credito al fatto che sia un buon prodotto. Per me, un buon prodotto è ciò che ha un inizio, una fine, uno svolgimento appassionante, una trama ben distribuita e dei personaggi azzeccati e costruiti come si deve. Ed "Evangelion" non rientra in questi canoni.
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi.
Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?
Ma per me è il voto è 4. Non mi è piaciuto per niente e non lo rivedrò. Non ne sento il bisogno.
Quando ero piccola e alla televisione davano solamente le repliche che potevo recitare a memoria, prendevo in mano il mio compagno di vita (leggasi Game Boy Color) e, se con un occhio seguivo i cartoni, con l'altro giocavo a qualunque cartuccia ci fosse dentro. A distanza di anni e anni, questa mia abitudine l'ho persa. Eppure c'è stato un momento in cui, vedendo "Evangelion" e probabilmente in preda a una crisi di noia, avrei volentieri rispolverato il Game Boy e ci avrei giocato nuovamente. Ma avrei potuto pure leggere un libro, fare le pulizie, sturare il water, perché tanto al mio ritorno avrei compreso grosso modo quel che capivo prima, ossia niente.
"Come fai a non capire un semplice anime di mecha?" si chiederà chi non ha ancora intrapreso la visione di "Evangelion". Ma magari fosse nato e finito come mecha! Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Il motivo per cui ho fatto davvero fatica a capire "Evangelion" è semplice: la trama si perde. Che fosse voluto è palese anche a me, ma dopo episodi su episodi in cui il sentiero si fa via via più nebbioso, in me non è il pensiero del "Devo capire cosa sta succedendo! Ora mi vedo l'episodio daccapo!" a sopraggiungere, bensì la noia. Tanta, tanta noia. Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. Chi perde il padre, la madre, chi tutti e due, chi viene sopraffatto da crisi di pianto, di isterismo, rabbia, frustrazione e la lista continua e continua. E senza nessuna logica di fondo: i protagonisti si muovono mediante una forza esterna a loro stessi e si comportano amplificando le proprie emozioni a tal punto che penso che nemmeno il più forte degli antidepressivi avrebbe effetto per dare loro un po' di sollievo.
L'impulso principale che ho avuto durante la visione della serie è stato quello di andare in cucina, prendere il frigo e scagliarlo violentemente sulla TV. Ma anche prendere a sprangate chi compare in Eva non era certo da meno!
E il finale. Ce lo vedo, io, Anno che mi dice: "Caro telespettatore. Mi sono finiti i soldi, non avevo la ben che minima idea su come finire la serie e ci tenevo a darti il colpo di grazia. Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo. Ma che dico! Di questo millennio e anche del prossimo, visto che ci siamo! Nel frattempo io mi crogiolo nei frutti dati dal mio lavoro e attenderò con impazienza l'implosione definitiva del tuo cervello." Un finale su cui ci hanno fatto di tutto: tesi di laurea, analisi, scritto libri e chissà che altro, ma a me ha generato solo fastidio.
Che cosa caratterizza questi due episodi? Innanzitutto, la trama non c'è più. Se prima era un filo sottile che ancora riusciva a guidare il mio cammino, ora s'è fatto invisibile. È una serie di sequenze - molte delle quali avrei potuto disegnare tranquillamente anche io - che non hanno grandi connessioni tra loro e che si limitano a riprendere concetti, citazioni e idee. Non c'è limite al numero di persone che hanno scavato sotto la sua superficie, accampando così tante e disparate (e disperate) ipotesi che racchiuderle in un solo libro sarebbe impossibile. Ma tutto ciò a me proprio non interessa. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va". Non mi piace, l'ho trovato di pessimo gusto. E lo si può considerare un grido contro gli otaku? Sì e no, ma con tutte le opere fatte appositamente per loro nel corso degli anni sulla base di "Evangelion" io ho i miei dubbi.
Ha influenzato il genere mecha? Sì, direi di sì. Ha introdotto l'innovativo elemento dell'antieroe (che ad oggi ha forse un po' stufato) e una maggiore analisi introspettiva nei personaggi. Ma ciò non fa di "Evangelion" un capolavoro, perché non ha influenzato granché altri ambiti, a parte casi isolati. Lo si può considerare innovativo nel genere, ma finisce lì. E ciò nemmeno dà credito al fatto che sia un buon prodotto. Per me, un buon prodotto è ciò che ha un inizio, una fine, uno svolgimento appassionante, una trama ben distribuita e dei personaggi azzeccati e costruiti come si deve. Ed "Evangelion" non rientra in questi canoni.
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi.
Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?
Ma per me è il voto è 4. Non mi è piaciuto per niente e non lo rivedrò. Non ne sento il bisogno.
Kill la Kill
6.0/10
Recensione di Robocop XIII
-
"Tranquilli! La trama di "Kill La Kill" procede a ritmo serrato!", annuncia un personaggio dell'anime nella piccola parentesi riassuntiva del sedicesimo episodio. Procede con ritmo così serrato che chi ha intenzione di guardare "Kill La Kill" potrebbe iniziare direttamente da questo episodio ed evitare la perdita di tempo degli episodi precedenti.
Da un po' di tempo ho smesso di guardare anime e di seguire i portali dedicati ad essi con la stessa assiduità con cui lo facevo in passato, quindi quando un nome mi giunge alle orecchie senza ch'io lo vada a cercare, vuol dire che ha raggiunto una certa notorietà. "Kill La Kill" è uno di questi casi.
Speravo di trovarmi davanti a un prodotto nuovo e originale, e la prima puntata mi portava in questa direzione: animazioni, atmosfera e ambientazioni votate tutte a un particolare stile grafico, fatto di tagli frenetici, primi piani sporchi, velocità, giochi di prospettiva e ambientazioni particolari. Tutto questo però, a partire in particolar modo dalla terza puntata comincia a venire sempre più meno, virando ai più classici stereotipi shonen e condendo il tutto con una massiccia dose di fanservice. Ambientazione scolastica, nemico da uccidere, power up, altro nemico da uccidere, seni ovunque, culi come sopra, nemico da uccidere, cambi di costume stile Sailor Moon, boss finale, una spolverata di nonsense, esplosioni e tamarrate. A livello tecnico, come detto, dopo la prima e promettente puntata il livello medio cala vertiginosamente per ritornare ad avere picchi felici solamente in poche e rare scene durante i numerosi combattimenti, ma dato anche il relativamente esiguo budget dello Studio Trigger si può dire che questo anime è tecnicamente superiore alla media.
Comunque sia il fastidio non è dato - quantomeno nel mio caso - da tutto ciò, è dato dall'ipocrisia del prodotto, che si presenta in un modo per poi rivelarsi in un altro, e ripensandoci a mente fredda non è fastidio, è profonda e cocente delusione per numerosi spunti stilistici lasciati morire, spunti che da soli avrebbero potuto sopperire benissimo alla flebile e quasi inesistente trama di "Kill La Kill". Trama così inesistente che riesce perfino a permettersi una puntata che è in tutto e per tutto un filler, cosa che mi ha lasciato abbastanza basito data anche la brevità dell'anime. La serie non contenta di ciò decide di abbassare ancora di più il tiro arrivando a raggiungere livelli tali di piattume da risultare una visione più adatta a un bambino, che di per se non sarebbe niente di male, ma dato l'alto tasso di nutiane puppe a pera e scene al limite dell'incesto presentate a video penso proprio non fosse quella l'intenzione degli autori.
"Kill La Kill" è un anime che avrei già dovuto droppare molto prima della metà della serie, se solo non fosse per la mia ostinazione a non lasciare serie incompiute e la sincera speranza di vedere l'anime tornare ai fasti della puntata di esordio, ma così non è stato. Inoltre altro punto debole di "Kill La Kill" è l'identità, l'anime tenta di proporre scene drammatiche per poi spezzarle in tutta la loro forza con altrettante scene comiche, che condannano la visione a essere vittima di una patina di leggerezza che la avvolgerà sempre, dalla prima all'ultima puntata. La leggerezza di per se non sarebbe neppure così incisiva se solamente non rovinasse quei pochi momenti che avrebbero bisogno di un clima più serio per essere efficaci nel modo giusto. So in prima persona, dati i commenti che ricevetti alla criticatissima recensione di Code Geass in una puntata della rubrica "I manga/anime (s)consigliati dall'utenza di AnimeClick.it", che non tutti la pensano come me e trovano questi espedienti un ottimo modo per spezzare la tensione, ma in "Kill La KIll" la tensione non viene spezzata, viene semplicemente soppressa sul nascere. Solamente nell'ultima puntata viene lasciato respiro alla drammaticità, facendo intendere che comunque "Kill La Kill" delle carte da giocare le aveva. E a proposito di "identità", ho trovato veramente ingiusto pubblicizzare questo anime come successore spirituale di Gurren Lagann, tamarrate escluse e ovviamente con sottolineatura positiva per il "predecessore".
Non v'è molto altro da dire, la serie la consiglio unicamente a chi ama il genere shonen fatto di power-up e nemici sempre più forti.
Da un po' di tempo ho smesso di guardare anime e di seguire i portali dedicati ad essi con la stessa assiduità con cui lo facevo in passato, quindi quando un nome mi giunge alle orecchie senza ch'io lo vada a cercare, vuol dire che ha raggiunto una certa notorietà. "Kill La Kill" è uno di questi casi.
Speravo di trovarmi davanti a un prodotto nuovo e originale, e la prima puntata mi portava in questa direzione: animazioni, atmosfera e ambientazioni votate tutte a un particolare stile grafico, fatto di tagli frenetici, primi piani sporchi, velocità, giochi di prospettiva e ambientazioni particolari. Tutto questo però, a partire in particolar modo dalla terza puntata comincia a venire sempre più meno, virando ai più classici stereotipi shonen e condendo il tutto con una massiccia dose di fanservice. Ambientazione scolastica, nemico da uccidere, power up, altro nemico da uccidere, seni ovunque, culi come sopra, nemico da uccidere, cambi di costume stile Sailor Moon, boss finale, una spolverata di nonsense, esplosioni e tamarrate. A livello tecnico, come detto, dopo la prima e promettente puntata il livello medio cala vertiginosamente per ritornare ad avere picchi felici solamente in poche e rare scene durante i numerosi combattimenti, ma dato anche il relativamente esiguo budget dello Studio Trigger si può dire che questo anime è tecnicamente superiore alla media.
Comunque sia il fastidio non è dato - quantomeno nel mio caso - da tutto ciò, è dato dall'ipocrisia del prodotto, che si presenta in un modo per poi rivelarsi in un altro, e ripensandoci a mente fredda non è fastidio, è profonda e cocente delusione per numerosi spunti stilistici lasciati morire, spunti che da soli avrebbero potuto sopperire benissimo alla flebile e quasi inesistente trama di "Kill La Kill". Trama così inesistente che riesce perfino a permettersi una puntata che è in tutto e per tutto un filler, cosa che mi ha lasciato abbastanza basito data anche la brevità dell'anime. La serie non contenta di ciò decide di abbassare ancora di più il tiro arrivando a raggiungere livelli tali di piattume da risultare una visione più adatta a un bambino, che di per se non sarebbe niente di male, ma dato l'alto tasso di nutiane puppe a pera e scene al limite dell'incesto presentate a video penso proprio non fosse quella l'intenzione degli autori.
"Kill La Kill" è un anime che avrei già dovuto droppare molto prima della metà della serie, se solo non fosse per la mia ostinazione a non lasciare serie incompiute e la sincera speranza di vedere l'anime tornare ai fasti della puntata di esordio, ma così non è stato. Inoltre altro punto debole di "Kill La Kill" è l'identità, l'anime tenta di proporre scene drammatiche per poi spezzarle in tutta la loro forza con altrettante scene comiche, che condannano la visione a essere vittima di una patina di leggerezza che la avvolgerà sempre, dalla prima all'ultima puntata. La leggerezza di per se non sarebbe neppure così incisiva se solamente non rovinasse quei pochi momenti che avrebbero bisogno di un clima più serio per essere efficaci nel modo giusto. So in prima persona, dati i commenti che ricevetti alla criticatissima recensione di Code Geass in una puntata della rubrica "I manga/anime (s)consigliati dall'utenza di AnimeClick.it", che non tutti la pensano come me e trovano questi espedienti un ottimo modo per spezzare la tensione, ma in "Kill La KIll" la tensione non viene spezzata, viene semplicemente soppressa sul nascere. Solamente nell'ultima puntata viene lasciato respiro alla drammaticità, facendo intendere che comunque "Kill La Kill" delle carte da giocare le aveva. E a proposito di "identità", ho trovato veramente ingiusto pubblicizzare questo anime come successore spirituale di Gurren Lagann, tamarrate escluse e ovviamente con sottolineatura positiva per il "predecessore".
Non v'è molto altro da dire, la serie la consiglio unicamente a chi ama il genere shonen fatto di power-up e nemici sempre più forti.
Esagerato. Magari è vero, l'aspetto grafico di Ping Pong potrebbe non essere digerito da tutti, e forse a causa di questo il 10 è eccessivo, ma non vedo motivi per una flame war. LOL
Ping Pong a questo punto DEVO vederlo.
Su Evangelion, beh... forse è arrivato il momento di scriverla pure io la recensione.
Kill la Kill lo devo recuperare, ma questa recensione non mi incoraggia molto.
Per quanto riguarda Evangelion, purtroppo sono distante dall'opinione del recensore. Per me é qualcosa di piú che un anime, a volte é una lezione di vita, anche se sono d'accordo sul finale inesistente e che a volte é fin troppo filosofico. Sicuramente non é per tutti, per chi si vuole intrattenere mezz'ora davanti la tv od il pc. Per me é come un film d'autore.
You don't say !?
Anche Kill la Kill mi incuriosisce, nonostante molti pareri più o meno negativi che ha ricevuto: ne ho sentiti anche di positivi che mi fanno tenere a mente questa serie.
No comment per la recensione di Evangelion.
Eva lo considero un anime stupendo, poi posso capire che non piaccia ma 4 mi sembra in ogni caso un pochettino esagerato...
Molto azzeccato il parallelo tra Aku no Hana e questo titolo, due anime capaci di allontanare molta gente già solo così, al primo impatto superficiale. Ma il primo (per quanto mi riguarda) resta assai più intrigante a livello concettuale.
* Il voto ad NGE mi sembra davvero eccessivamente basso invece.
Non sono affatto un amante dei mecha ma questa è l'unica serie che ho apprezzato di questo genere, non ho ancora visto il tanto chiacchierato finale e non credo vedrò mai i realativi sequel, però ne mantengo un ricordo decisamente positivo. Mi riprometto di riguardarlo da cima a fondo non appena possibile, non faccio parte della nutrita schiera di chi lo esalta oltremodo ma il mio giudizio sarebbe comunque positivo, sull'ordine del 7.
* E Kill la Kill ancora mi manca, presto o tardi lo guarderò.
L'idea che mi son fatto di questa serie è di qualcosa di assai particolare che forse o si ama o si odia, senza troppe mezze misure.
Personalmente faccio sempre un plauso a chi ha il coraggio di "cantare fuori dal coro" dicendo la propria in modo razionale ed argomentato. Il mondo è bello perché vario, fatevene una ragione.
P.S. Ma questa non è tipo la sesta recensione di Kill la Kill che viene pubblicata in questa rubrica negli ultimi mesi? O_o
Ad ogni modo,la mia opinione:
1) Ping pong: non visto.
2) Evangelion: Come già detto quando capitò la recensione sul film,lo trovo mancante di sostanza.Parte come mecha e finisce come filosofico,rimanendo comunque vago e mettendoci molti elementi soprattutto per far scena che per reale utilità,uno su tutti la cabala e gli altri riferimenti religiosi.E inoltre Shinji è un perdente all'ennesima potenza senza nessuna voglia di risollevarsi,in altri anime ci sono personaggi socialmente disadattati (e a volte che rimangono tali) caratterizzati molto meglio.Deve il suo successo alle numerose teorie e spiegazioni fatte dai suoi fan.
3) Kill la Kill: A me è piaciuto nonostante tutto.Tante botte,ottima colonna sonora e ritmo elevato.Trama e personaggi dimenticabili,ma se si cerca un anime che sappia intrattenere senza troppi giri di parole lo consiglio,per me raggiunge il 7 al pelo.
Come fai a fare un paragone se l'altra serie non l'hai ancora vista?
Ma questa non è tipo la sesta recensione di Kill la Kill che viene pubblicata in questa rubrica negli ultimi mesi? O_o
"Sei nuovo da queste parti." [cit.]
Ci son stati degli anime recensiti una volta su due per qualche mese, in passato, se le recensioni buone si concentrano su quelle opere per forza di cose quello pubblicano.
Kill-la-Kill rimane un anime che si è fatto troppe arie, che era stra-pompato, ma che alla fine è mediocre in ogni punto. Storia così così, animazioni che deludono proprio nei combattimenti, impatto grafico mediocre... non c'è nulla di veramente buono.
Ping Pong devo sempre vederlo.
Se con "razionale ed argomentato" intendi "pieno di livore" allora sì.
Praticamente di Evangelion in quella recensione non si parla, se non in qualche sporadico paragrafo (e superficialmente).
Più che una recensione a Evangelion è un "fottetevi" a chi lo ha apprezzato (e, per inciso, alcuni fan probabilmente se lo meritano anche).
Mi sa che dovrei vederlo... anche solo per capire come diamine si fa ad avere solo i due estremi .....
Ho consigliato Ping Pong ad alcuni miei amici che di anime non ne avevano visti neanche la metà di quanti visti da me, e che manco sapevano chi fosse Yuasa. E niente, l'hanno adorato, più di quanto non l'abbia fatto io.
(e i dati di vendita lo confermano)
Confermano cosa? Forse nella tua testa sta vendendo male, ma in realtà si posiziona benissimo quest'anno, e c'è anche da considerare che si tratta di un volume solo. Ed era di quelle serie da cui ci si aspettava al massimo di raggiungere 1000 copie, invece...
Informati prima, va'.
http://www.someanithing.com/1045
Pure io mi son persa in molti punti nella visione dell'anime e tutt'oggi sono in dubbio su alcuni concetti/ sequenze che non ho capito, ma va bene così. Forse anche questo fa parte di NGE.
Nei confronti di Blackish Christmas Eve penso che abbia giustamente dato il voto che si sentiva di dare ad una visione che non è piaciuta.
Abbiamo un database di oltre 6000 titoli fra manga, anime e telefilm, non ci credo che le recensioni migliori degli ultimi mesi siano solo su Kill la Kill.
In realtà è solo una scelta abbastanza condivisibile da parte della Redazione al fine di ottenere visualizzazioni (il sito campa anche così) e la mia era solo ironia
Se con "razionale ed argomentato" intendi "pieno di livore" allora sì.
Praticamente di Evangelion in quella recensione non si parla, se non in qualche sporadico paragrafo (e superficialmente).
Se fosse stata solo questo, fidati, non l'avrebbero pubblicata. I toni usati sono fortemente caustici e satirici, ma le sue motivazioni le adduce per tutta la recensione ed anche in modo abbastanza lucido. Ma poi non capisco il perché questo dovrebbe comportare una qualche sorta di problematica. E' la sua opinione su di un prodotto che non ci appartiene realmente se non a livello puramente simbolico, perché prendersela tanto a male? Personalmente nemmeno io condivido una bocciatura così drastica, tecnicamente NGE è un prodotto che il suo l'ha saputo dire tenendo conto dell'epoca in cui è uscito, ma apprezzo il fatto che il recensore abbia avuto il coraggio di dire ciò che pensava senza farsi particolari scrupoli. "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere" diceva Voltaire.
Io ho l'esperienza inversa. Ma ognuno ha gli amici che ha, e forse i miei sono diversi dai tuoi?
3500 copie mi paiono poche, considerando che un unico volume (che dovrebbe dare vantaggio, non svantaggio come vendite... non ci vuole molto ad arrivarci), o forse è che ho criteri diversi per cui almeno 5000 copie sono la soglia di accettabilità (il mio AOTY ne vende quasi 20x Ping Pong). E che ci si aspettasse poche vendite in partenza conferma solo che è nato come anime da critici non da pubblico generale...
Non sono mai stato un fan del genere sportivo, ma qui il discorso è diverso. Tayou Matsumoto (il creatore originale del manga) ha utilizzato il ping pong, in quanto sport individuale per esaltare le emozioni dei singoli personaggi e il loro legame, che raggiunge in maniera diretta lo spettatore. Yuasa con la sua regia dinamica ne ha veicolato le emozioni, e tramite una Ost di bellezza incommentabile ha creato un gioiellino.
Kill la Kill non mi è dispiaciuto nella sue folli esagerazioni.Da circa metà serie in poi ho avvertito un crescendo vertiginoso terminato in un climax deludente.
Avrei preferito un finale più drammatico che concludesse in maniera amara la vicenda, dando una parvenza di serietà al tutto. L'Oav postumo aveva buoni spunti, non era la solita puntata inutile. In sostanza, potevano fare di più.
Evangelion non commentabile.
Per il resto recensione carina, in pieno stile dell'autrice (anche se non lo amo troppo ad essere sincero
Finalmente un voto giusto per Kill la Kill, osannatissimo da troppa gente (ora che cada nel dimenticatoio e arrivino nuove mode, gente!
Infine 4 ad Evangelion si giustifica da sé con la recensione, se non piace o non è piaciuto non ci si può fare niente (sebbene io lo ami), tanto meno auto-costringersi a rivederlo...
Per quanto riguarda il non capirci granché devo ammettere che anche a me fece quell'effetto la prima visione su MTV nei primi anni delle superiori (tenendo conto che non ho fatto il liceo e quindi ero a digiuno di latino/greco/filosofia e altri pipponi/seghe mentali ma ciò non vuol dire che non mi sono mai posto quesiti esistenziali
Sul fatto che se non piace possa diventare noioso, nulla da dire, ma magari il recensore non mi trova d'accordo sul fatto che un adolescente sano di mente si possa fare i pipponi e le domande di Shinji, cosa che potrebbe capitare a chiunque se un po' complessatino e con un sacco di problemi, molti dei quali che possono non dipendere del tutto da te, e con un certo modo di affrontare la vita, magari aggiungiamoci pure in un certo periodo non bello della propria vita.
Sulla parte finale a volte mi sentire di contraddire il recensore, ma ammetto che non ha tutti i torti, quindi preferisco lasciar stare
Forse sei tu che non arrivi a capire che:
1) Un solo box = minor numero di copie complessive, a prescindere/ più volumi = più copie;
2) Un solo box = spesa molto maggiore in un colpo solo: Ping Pong costa poco meno di 26.000 yen (su amazon) che è più o meno 5 volte il costo di un singolo volume di una serie (Haikyuu vol.1 ad esempio, 5400 yen circa)
Battisti avrebbe detto: "Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?"
E dire che è lodevole l'iniziativa dell'"adottare una scheda", poi però se si finisce così mi sembra che vada tutto perduto.
Comunque, caro staff cui ho rinnovato i miei saluti a Lucca, spero di poter vedere in questa rubrica dei titoli nuovi, magari ignorati dalla comunità italiana.
Ok Eva, ma Ping Pong e KLK non sono finiti da neanche sei mesi, in cosa sarebbero triti e ritriti?
Troverei inquietante piacere a tutti, perciò sono contenta che tu l'abbia detto.
Su Ping Pong taccio, dal momento che ci ho sbrodolato sopra abbastanza. Mi limiterò semplicemente a ripetere che non è un crimine trovarlo noioso e brutto a vedersi. Molto spassosa la recensione di NGE, che ne si condivida il parere o meno; per quanto riguarda Kill la Kill sono completamente d'accordo con Robocop.
EDIT: una precisazione sul perché certi titoli risultano più inflazionati di altri qui in rubrica. Noi moderatori scegliamo le recensioni in base a come sono scritte, non perché trattano di questa o quell'opera. Certo, vogliamo fomentare il dibattito, perciò cerchiamo, laddove possibile, di cogliere due piccioni con una fava, ma ripeto che il primo - e forse l'unico - criterio ad essere preso in esame è quello. E comunque si è visto cosa succede quando proviamo a proporre opere meno conosciute: nessuno o quasi commenta e le recensioni incriminate hanno meno pollici di quelle che magari meriterebbero.
Volete più varietà di titoli? Recensite, recensite e ancora recensite. Spaziate nel tempo e nei vari generi senza badare alla data di uscita. Noi ci impegnamo a tirar fuori il meglio da quel che ci inviate, ma il risultato dipende prima di tutto da ciò che ci mettete a disposizione, sia per quantità che per qualità.
Non mi riferivo al periodo temporale in cui sono stati trasmessi e si sono conclusi, quanto al fatto che in questa rubrica compaiono molto più frequentemente di molte altre serie che sono totalmente ignorate. KLK soprattutto, è praticamente onnipresente.
Forse te l'ho già scritto, ma vorrei tanto sapere che ne pensi di Tatami Galaxy, opera precedente dello stesso regista
Su Neon Genesis Evangelion non mi esprimo più perchè mi é venuto a noia, di sicuro 4 come voto è anche troppo alto.
Kill la Kill non l'ho visto, complice lo staff che ci ha lavorato che di certo non mi aveva affascinato negli anni passati e che quindi mi ha portato a non seguire questa loro ultima opera.
The Tatami Galaxy devo ancora vederlo.
La gara di pollici in assoluto è ancora tra una recensione di Madoka -magica che NON parla dell'opera e quella del manga di Death Noe che sembra uscita da nonciclopedia (e quest'ultima non è mai apparsa in quest'angolo), dovrebbe far riflettere.
"Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere" diceva Voltaire.
Sì. ma NON IL VERO VOLTAIRE, ma quello di un romanzo.
Ho letto i numerosi commenti e mi fa piacere che anche chi ha apprezzato NGE riesca a condividere (in parte, ovviamente) le mie idee; ciò mi rende anche soddisfatta, perché il mio non era un intento di scatenare flame o che altro, ma solo di dire la mia riguardo un argomento molto discusso
(... ovviamente con tanta ironia e sincerità eheh)
Da che mondo è mondo questa frase è del vero Voltaire. Se sostieni altrimenti citami la tua fonte e sarò lieto di ricredermi. Grazie.
"La gara di pollici in assoluto è ancora tra una recensione di Madoka -magica che NON parla dell'opera e quella del manga di Death Note che sembra uscita da nonciclopedia (e quest'ultima non è mai apparsa in quest'angolo), dovrebbe far riflettere."
E quindi?.
Non per contraddirti, ma della questione "pollici" non c'entra proprio un tubo con quello che ho detto! xD
A parte la modestia nel citare il successo di una tua stessa recensione, ma il mio discorso era volto a far notare ad un altro utente come la recensione a mio parere argomentasse le motivazioni della bocciatura, nonostante i toni veementi.
Rimane appunto che trovare scialbo e noioso Ping Pong (come lo trovo io) è più che lecito e certo non un crimine.
[e se fosse questo capolavoro forse dovrebbe vendere qualcosina di più credo]
Grazie e complimenti agli altri recensori.
Ping Pong The Animation non ho ancora avuto il paicere di vederlo, quindi non mi esprimo.
Kill la Kill devo ancora finire di guardarla.
Pure io mi aspettavo un flame di quelli che non se ne vedono spesso.
Buono a sapersi, ma la prossima volta metti anche la fonte (in questo caso era Wikipedia)
Ti sbagli doppiamente... in realtà non ho visto nessuna delle due ma Aku no Hana lo trovo molto più intrigante, concettualmente parlando e, presto o tardi, lo seguirò di sicuro.
Il paragone è stato invece portato (anche dall'autrice della recensione) sulla base di un impatto grafico e stilistico poco convenzionale che non è stato apprezzato dalla maggioranza dell'utenza. Il raffronto è fatto unicamente su ciò e per questo tipo di raffronto non serve aver visionato le serie per intero, un trailer o uno screenshot risultano sufficienti.
Poi, oh, de gustibus. C'è anche gente che odia serie che io stra-adoro e io vivo lo stesso felice. XD
A parer mio la connessione c'è: il rapporto tra individuo-realtà. O almeno come la vedo io, visto che un po' tutta la serie per me, si giostra sul come rapportarsi con gli altri e, conseguentemente, alla realtà. Pensiamo al famoso "non devo fuggire", insomma, o anche al "non è così! non è così" che i personaggi urlano tipo 223 volte nel finale (rifiutare la realtà - o come viene detto giustamente nella 22, "repressione").
Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Ma è proprio "esplorando le menti" che Anno vuole mandare il messaggio, tant'è che nel 1996 ha detto che "voleva esplorare com'è la mente umana" per poter parlare di/scrivere su se stesso (si veda la critica all'otaku).
Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo.
Ma Anno in realtà si rivolgeva allo spettatore otaku, e di certa non voleva che questi gridassero al capolavoro ._. Inoltre non li si deve considerare un riassunto e basta di filosofia o di concetti presi qua e là e lasciati lì. Evangelion non ha la presunzione di essere un trattato filosofico. Per come la vedo io ci sono fondamentalmente tre concetti: comunicazione, realtà, e verità ("Voglio avvicinarmi alla verità, quella dentro di me", cit. Kaji ep. 21).
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va"
Mai coincidenza fu così fortunata: personalmente trovo le trovate (che brutta assonanza) grafiche e lo sperimentalismo usato divini. Ma cosa c'è da capire nel finale? Quale incomprensibilità sfocia da queste puntate? Sarà che le ho viste una ventina di volte, ma io tutte queste cose incomprensibili o senza nessi non le trovo.
Poi, se devo dire: un conto è quando un'opera chiede allo spettatore di essere "costruita dallo spettatore" perché non le va (?), un conto è quando stuzzica la sua attività ermeneutica. Con più o meno 40 minuti di speculazione, "pigro" non mi sembra il termine più adatto.
Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. (..) E senza nessuna logica di fondo.
In realtà un bel po' di cose in quell'anime (almeno nella seconda parte) sono basate su concetti psicologici presi in modo particolarmente coerente e serio, ma al di là di questo (siccome molti dicono che "Evangelion è pieno di significati che solo i fan vedono" - e chi vuol sentire, senta pure...), ogni personaggio non è mai in contraddizione con la propria figura, e, se proprio devo dire la mia, sono di un "realismo quasi surreale". Un conto è "non mi piace quel personaggio" un conto è "non hanno alcuna logica". Con 6 puntate di approfondimento psicologico della psiche dei protagonisti per chiarire come si muovono sulla scena (citando, involontariamente, l'episodio 26), dove esattamente mancherebbe logica di fondo?
Finalmente il voto giusto ad Evangelion.
Convinto tu, convinti tutti.
Naturalmente mi son trovato sempre le stesse cose che mi sento da "Anni" su Eva . Dite sempre le stesse cose, detrattori, ma alla fine non vi stancate? xD
Non ci sono piu' i flame di una volta.
Ehhh, i giovani d'oggi...XD
Se devo dire la mia, i fan che si accaniscono sono fastidiosi ovunque, di qualsiasi prodotto si tratti. Come mi son trovato fan di Eva che gridavano al "bellissimo! capolavoro" senza in realtà aver capito nulla, mi son trovato (e trovo ancora) gente che dice sempre le stesse presuntuose argomentazioni, come "Shinji è un complessato", "mette molti elementi soprattutto per far scena che per reale utilità" (cit.), e così via.
Io mi son trovato gente argomentare così e colà su Evangelion gettandogli fango sopra e poi dire "eh allora spiegami perché gli Angeli attaccano proprio la Nerv!", convinti, presuntuosamente, che non ci fosse risposta. Per dirvi. Oppure che chiamavano l'Eva un "robottone figo" e Shinji uno che si fa "pippe mentali inutili".
Ma Evangelion per me è una serie bella in senso assoluto, e a me pare che tutto questo astio sia generato da chi la osanna, specie per queste frasi: "Ma io sono una persona normale, con un QI nella media, che si è fermata agli studi superiori, quindi - evidentemente, eh - io non sono in grado di comprendere il numero esorbitante di sfaccettature che compongono questa serie. (...) Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?"
Ma ripeto, per me è una serie dall'alto valore a prescindere da tutto e tutti.
Infatti quegli sventurati adolescenti di Evangelion NON sono sani di mente, come potrebbero?
Comunque complimenti per la coraggiosissima recensione fuori dal coro, incontestabile per ciò che dice sul finale della serie!
Evelyn Beatrice Hall "The friends of Voltaire"
FONTE: http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_19/citazioni_bufale_610a343e-146f-11de-9dd5-00144f02aabc.shtml
(da notare che manca la regina delle bufale, ovvero Einstein sulla vivisezione)
Ah, ti hanno già risposto, vedo. Vabbè, è comunque una frase che fa sempre effetto (poi ci si pensa su e le cose cambiano)
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.