Dopo aver siglato assieme ad altre undici nazioni, appena un mese fa, l'accordo per rafforzare la protezione dei diritti derivanti dalla proprietà intellettuale, in qualità di parte del trattato trans-pacifico o TPP (Trans-Pacific Partnership), il Dipartimento nipponico per gli Affari Culturali sta vagliando l'idea di una revisione delle leggi sul copyright interne.
Il perché ne stiamo discutendo su un sito che parla di anime e manga è presto detto e l'avrete già intuito: bene o male tutte le opere di quest'ambito del mercato d'esportazione giapponese ne sono coinvolte.
 
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Tra gli altri punti di discussione, infatti, il TPP ha disposto una clausola per tutti i firmatari del documento tesa a rafforzare il livello minimo di protezione per marchi, copyright e brevetti. Similmente agli Stati Uniti, viene così inclusa in questo passaggio l'estensione della protezione del copyright a 70 anni dalla morte dell'autore originale, in luogo degli attuali cinquanta.
Ad esempio i fumetti di Osamu Tezuka, scomparso nel 1989, saranno protetti fino al 2059 anziché il 2039 come prevede la legge ora in vigore.

tezuka.pngAltre disposizioni riguardano azioni messe in atto unilateralmente dalle autorità di legge competenti in materia, ovvero il consentire loro di indagare su possibili violazioni della proprietà intellettuale e accusare gli eventuali trasgressori, anche senza un reclamo ufficiale da parte del detentore del diritto d'autore, nel caso in qui l'infrazione avvenga su "scala commerciale".
In Giappone il reato a danno del copyright è attualmente uno shinkokuzai ( 親告罪 ), ovverosia un crimine per il quale si può intentare causa solamente se la vittima ne denuncia il fatto.
I detentori potranno così intentareora  più facilmente cause per risarcimento danni laddove s'intraveda un utilizzo improprio delle proprie opere.
Al tempo stesso, le "situazioni che non si ripercuotano con un impatto considerevole sui profitti ricavabili dall'opera" saranno esentate dalla mossa.

C'è chi teme che una protezione più severa abbia un impatto negativo su certe aree di pubblico utilizzo, come ad esempio nell'utilizzo libero dei materiali i cui copyright siano già scaduti.
Le modifiche alla legge obbligheranno infatti coloro che rilasciano gratuitamente su internet lavori sui quali i diritti sono già spirati, quali i romanzi di Osamu Dazai e Soseki Natsume, a tornare sui propri passi e rivedere i materiali resi pubblici.
 
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E poi spingiamoci al passo successivo: le invocate modifiche saranno un duro colpo per tutti i fan che amano creare parodie di opere famose e lavori derivati per diletto.
Pensiamo al Comiket: lo scorso maggio, il governo giapponese ha tenuto una conferenza specificamente indirizzata agli effetti che il TPP avrebbe su eventi quali il Comiket, nei quali sappiamo bene che fan di opere manga o anime, e mangaka stessi, vendono doujinshi, ovvero lavori auto-pubblicati, spesso e volentieri tratti da opere dell'altrui ingegno.
Il Comiket esiste, di fatto, in una zona platealmente al confine della legalità, perché se è vero che la pratica del doujinshi di per sé viola tecnicamente la legge, è altrettanto vero che la maggior parte degli autori ne consente la produzione e la vendita, poiché permette ai propri personaggi e alla loro immagine di continuare a svilupparsi, facendo prosperare la propria opera ben al di là di quanto non possano magari riuscire a fare le pagine o le sequenze dell'originale.
Ricordiamo che l'ottantottesima edizione del Comiket tenutasi ad agosto ha attirato 550'000 visitatori misti tra acquirenti, semplici curiosi e spettacolari cosplayer, mentre quella ancora precedente aveva fatto segnare numeri da record: non si tratta insomma di cifre ridicole, ed è soltanto lecito chiedersi che ne sarà di tutto questo.
 
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Anche all'inizio di questo novembre il Ministero dell'Istruzione, della Cultura, dello Sport, delle Scienze e della Tecnologia attraverso una commissione ha tenuto un nuovo incontro per discutere le clausole del TPP che coinvolgono la proprietà intellettuale.
Se da un lato i gruppi industriali del settore quali JASRAC (Japanese Society for Rights of Authors, Composers and Publishers) e MPPAJ (Motion Picture Producers Association of Japan) plaudono caldamente all'intervento, la JASRAC auspica anche che vengano chiariti nello specifico termini quali "contravvenzione di livello commerciale", nonché la quantificazione pratica di cosa si intenda con il succitato "impatto considerevole" sui profitti.

Il governo giapponese ha precisato che le modifiche saranno strutturate in modo tale da non avere un impatto severo sugli hobby delle persone, ma alla luce di quanto sopra, non è ben chiaro cosa questo significhi, o se magari implichi semplicemente che verrà assicurato a prescindere un trattamento 'di favore' nei confronti del Comiket; il quale, in fin dei conti, si traduce in un non indifferente giro d'affari "extra" per il mercato di anime, manga, annessi e connessi.
Alcune stime collocano il mercato all'esportazione di contenuti coperti da copyright come videogiochi e manga attorno ai 12.8 milioni di euro.
E' stato inoltre suggerito che i detentori dei diritti debbano in ogni caso essere preventivamente consultati prima che venga intentata una qualsiasi causa.

Nel frattempo, alcuni mangaka e consulenti legali hanno già manifestato il loro dissenso al programma: tra i nomi citiamo quelli di Ken Akamatsu (Love Hina, Negima), e dell'avvocato e docente universitario alla Nihon Kensaku Fukui. Anche Ryutaro Nakagawa, avvocato piuttosto pratico di controversie sui copyright, dice la sua: "se il Giappone introduce un sistema che sostanzialmente spinge per avere più contenziosi di risarcimento danni, come avviene negli Stati Uniti, è probabile che si creerà un bel business nel quale si cercherà di tenersi stretti il più abbondante ammontare di materiale protetto possibile, al solo scopo di alimentare pratiche legali per ricavarne delle indennità, una dietro l'altra".
 

I primi nefasti effetti sembrano essere già emersi, e l'esempio lo ritroviamo in uno degli anime in onda in questa stagione: si tratta di Osomatsu-san, tratto dal manga Osomatsu-kun di Fujiko F. Fujio, distribuito in streaming da Crunchyroll, la quale ne ha però interrotto bruscamente la diffusione lo scorso 11 novembre. Anche in Giappone il primo episodio è stato rimosso da diversi siti, e sarà oggetto di interventi per un'animazione riveduta e corretta per il rilascio in home video.
Il motivo?
L'anime contiene troppe parodie.
Da Anpanman nel primo episodio, ad Attack on Titan, Hana Yori Dango e Sailor Moon nei successivi, l'anime di Osomatsu-san si è divertito a sperimentare e far divertire con parodie in lungo e in largo, com'è nella norma di altre serie e autori in Giappone, e come sarebbe stato anche nello spirito di Fujio stesso.
Ma per quanto assurdo possa suonare, pare che un'affettuosa parodia violi il copyright, molto semplicemente perché nella legge giapponese non si fa alcuna eccezione in merito: se realizzata senza il consenso preventivo del detentore del diritto di proprietà, le parodie possono infatti violare il diritto a "preservare l'integrità dell'opera".
E voi, cosa ne dite?
 
Perché, ci chiediamo noi, a veder bistrattato così un derivato della propria opera, cosa ne avrebbe pensato il buon Fujio Akatsuka?