Domenica 22 ottobre si sono svolte le elezioni anticipate per rinnovare la Camera dei Rappresentanti, quella che viene definita anche la Camera Bassa del Parlamento giapponese.
Come da previsioni, il Partito Liberal Democratico del Primo Ministro Shinzo Abe ha vinto ottenendo alla fine 284 seggi; la coalizione di governo ha così ottenuto 313 seggi su 465, più dei due terzi (310) e questo garantisce ad Abe una relativa tranquillità per poter attuare le sue riforme e la quasi certezza di essere riconfermato leader dei Liberal Democratici al congresso che si terrà l'anno prossimo. Se le previsioni si avvereranno, Shinzo Abe diventerà il primo ministro giapponese ad aver governato più a lungo (un anno tra il 2006 e il 2007 e poi cinque anni dal 2012 a oggi) dato che in Giappone il leader del partito di governo diventa automaticamente primo ministro.
 

Ed inevitabilmente si torna a parlare anche dell'intenzione di Abe di riformare la Costituzione, in particolare cambiare il famigerato Art.9, quello che proibisce al paese di avere un esercito.
Nonostante i numerosi tentativi fatti dal Primo Ministro, per ora le forti critiche dell'opinione pubblica hanno sempre evitato l'attuazione della riforma, ma con l'attuale minaccia della Corea del Nord, l'esigenza di rendere più forti ed autonome le “forze di autodifesa" diventa una valida argomentazione per la proposta di Abe.
 

"Come avevo promesso durante la campagna elettorale, il mio compito è di occuparmi fortemente della Corea del Nord, e per questo c'è bisogno di una diplomazia forte", ha detto il premier giapponese Shinzo Abe che ha anche aggiunto che la sua vittoria riflette il desiderio dei cittadini di vedere risultati concreti da parte del governo e la loro preferenza nei confronti di una base politica stabile.
Il Partito della Speranza della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, che si proponeva come il volto nuovo di queste elezioni, si è rivelato un flop rispetto alle aspettative, ma può servire comunque ad Abe che quasi sicuramente ne cercherà l’appoggio per far passare le proposte di riforme costituzionali.
Infatti per modificare la Costituzione è necessaria la maggioranza dei due terzi anche nella Camera Alta del Parlamento, dove Abe continua a non avere un’ampia maggioranza.
 

Ogni alleato gli è perciò utile; anche se resterebbe comunque poi lo scoglio del referendum popolare che deve dare la sua approvazione finale e per cui non è necessario un quorum minimo.
E qui il nostro Abe deve giocarsela bene: un sondaggio condotto dalla NHK subito prima delle elezioni ha mostrato che i giapponesi sono divisi sulla proposta di Abe: il 32% si dichiara a favore, il 21% contrario e il 39% incerto. Nonostante la grande vittoria del LDP (il partito di Shinzo Abe), il 51% degli elettori non si fida del Primo Ministro, coinvolto in diversi scandali e che nel 2015 è riuscito a far passare una serie di leggi sulla sicurezza nazionale che di fatto hanno permesso alle forze di difesa nipponiche non solo di soccorrere chi è in pericolo ma di poter sparare direttamente in caso di minaccia.
E tutto senza bisogno modificare ufficialmente l'Articolo 9.

Fonte consultata:
JapanToday