Durante Lucca Comics & Games 2019, è stato ospite Noboru Rokuda, autore tra gli altri dei manga di Gigi la Trottola - Dash! Kappei e F - Motori in pista, editi in Italia da Star Comics.
Durante la manifestazione il maestro ci ha concesso un'intervista che riportiamo sia in video sia trascritta e ha partecipato a diversi incontri dei quali riportiamo il resoconto.
 



Animeclick: amici di AnimeClick siamo qui a Lucca Comics & Games 2019 e abbiamo con noi ospite il maestro Noboru Rokuda, molto famoso e molto amato in Italia soprattutto per il manga e l’anime di Dash Kappei, meglio conosciuto come Gigi la Trottola. Ringraziamo il maestro per averci concesso questo incontro.
Rokuda: grazie a voi!


Da Dash Kappei sono passati 40 anni dalla sua pubblicazione e nonostante questo riesce ancora a far sorridere i propri lettori, anche quelli moderni. Sono veramente delle situazioni spassose e divertenti: è stato difficile scrivere una storia che rendesse così bene il risultato finale? Riuscire a far ridere i propri lettori quanto è difficile?
Più o meno quando ho finito il liceo, sui 18 anni, erano più o meno gli anni ’70, avevo maturato il sogno di voler vivere facendo fumetti, o comunque di dedicarmi a una carriera artistica. Non mi importava effettivamente di diventare un fumettista, ma di vivere una vita e di campare di fumetti. È stata una decisione un po’ sofferta e mi sono trovato anche la famiglia contro perché io venivo da una zona rurale abbastanza distante da qualsiasi altro centro urbano, e per poter sfuggire da questo ambiente che mi era un po’ di ostacolo e che osteggiava le mie scelte decisi di andarmene a Tokyo.
Avevo veramente tutti contro e addirittura stavo pensando anche che forse sarebbe stato il caso di smettere, proprio perché non riuscivo ad ottenere alcun supporto, né dalla famiglia né tanto meno dagli amici. Dopo aver iniziato finalmente a serializzare le mie storie, ho saputo che la mia famiglia (io tra l’altro ho due sorelle) avevano iniziato a leggere i miei fumetti: da quel momento in poi dissi loro che allora in realtà non erano completamente contro quello che volevo fare, ma che in realtà almeno un po’ concordavano con le mie scelte di vita.
Non avevo veramente nessuno comunque che mi potesse sostenere, che potessi considerarlo mio alleato.
Riuscii comunque a trovare un’unica persona che mi poteva essere di sostegno: e quello ero soltanto io.
L’unico che si fidava di me e di cui io mi fidavo era me stesso (ora scusate ma mi è venuto un attimo di commozione).
Il motivo per cui io ho disegnato un personaggio che facesse ridere e che appunto portasse il buon umore alle persone, che fosse anche così convinto di se stesso, che si giustificasse anche in modo auto evidente come appunto in Kappei, dichiarando molto spesso di essere un “genio”, era soltanto per sostenere me stesso. Era veramente l’unico mezzo che avevo per potermi sostenere e dirmi che ce la potevo fare e che sarei riuscito a farcela, e anche il fatto che lui facesse ridere mi era di conforto ed era veramente vitale per me che io disegnassi qualcosa che facesse ridere, non soltanto gli altri ma soprattutto me stesso.


Penso che in Italia avrà capito, soprattutto per noi 40enni che lo vedevamo da piccoli, quanto amiamo Gigi la Trottola!
Proseguo con la domanda: Dash Kappei è un manga molto divertente e a tratti demenziale dove si mescolano sport e vita quotidiana tra gli adolescenti, mentre F, che è un’opera che ha fatto successivamente, è molto matura, drammatica e riflessiva, ambientata nel mondo degli adulti. C’è un motivo per cui c’è stato questo forte cambiamento di genere e target? Dove lo troviamo il vero Noboru Rokuda?

F è un’opera successiva a quella di Kappei e per quanto mi riguarda nei personaggi di ciascuna opera si riflette tantissimo la crescita dell’autore, nel senso che Kappei e Gunma sono personaggi molto differenti e Gunma rappresenta quella che era la mia visione del mondo dell’epoca. Forse è una cosa abbastanza casuale il fatto che F sia un manga che abbia come tema le corse in macchina, però il fatto che trattassero ciò rappresentava quello che per me era il modo di vivere e il come si dovesse vivere all’epoca: ossia correndo all’impazzata e facendo di tutto pur di arrivare al proprio obiettivo.


Quest’anno in Italia e Francia viene omaggiato Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla sua scomparsa. Lei ha scritto un manga, Raion wa nemuranai, in cui interpreta il personaggio di Leonardo come un simpatico e arzillo vecchietto in modo parodistico e divertente. Qual è il suo rapporto con l’Italia rinascimentale e che ne pensa dell’Italia di oggi?
Come avevo detto già all’inizio, avevo deciso che mi sarei occupato di manga molto presto, però prima ancora di puntare a una carriera come fumettista mi sarebbe piaciuto diventare un pittore ad olio. Proprio per poter raggiungere questo obiettivo, guardavo ai grandi del passato, soprattutto a personalità italiane di rinascimento come Michelangelo e Leonardo da Vinci, però non soltanto lui: per esempio, anche Van Gogh è sempre stato un’ispirazione intensa e sono tutti e tre pittori che ho rispettato tantissimo, insieme a molti altri, e anzi ho anche cercato di reinterpretare le loro opere e dare una mia interpretazione delle loro magnificenze, ma fallendo miseramente. Posso però dire che le mie radici sono rimaste sempre quelle, io sono nato in un contesto artistico e le mie radici sono ancorate ad un contesto artistico, che si tratti di quadri o manga. Io 25 anni fa sono venuto per la prima volta in Italia e ho soggiornato a Firenze dove ho avuto modo di poter ammirare proprio con i miei occhi le meraviglie dei maestri italiani; la prima volta che mi venne in mente di provare a interpretare qualcosa di Michelangelo fu quando lo vidi su una rivista, ma come ho anticipato prima purtroppo l’esperimento fallì miseramente. Un’altra cosa che ricordo molto è che ero rimasto molto estasiato da Firenze, avevo noleggiato una bicicletta e me ne sono andato in giro liberamente e dovunque posassi gli occhi vedevo soltanto della bellezza infinita.
All’epoca cercai anche di cogliere l’occasione per informarmi tantissimo sulle opere di Leonardo da Vinci e degli altri grandi del Rinascimento, feci proprio un sacco di ricerche, mi documentai tantissimo e cercai in una decina d’anni di partorire il manga Raion wa nemuranai, però ogni volta che facevo gli sketch, che cercavo di buttarlo su carta, sentivo che stava venendo fuori qualcosa che non mi convinceva, che erano tutti fallimenti. Mi ci è voluto veramente tanto prima di riuscire a far raggiungere alla storia la forma che desideravo. È stato proprio necessario che quello che avevo studiato diventasse parte di me e non fossero semplicemente delle nozioni che avevo acquisito lì per lì per uno scopo.
Io ritengo il periodo del Rinascimento uno dei periodi più importanti della storia dell’umanità ed è uno dei motivi per cui io mi sento particolarmente legato all’Italia, proprio perché ha avuto origine qui. Uno dei motivi per cui sono particolarmente affezionato a questo periodo è perché l’uomo dava la precedenza a occuparsi del prossimo, a far crescere, far maturare, a coltivare il prossimo attraverso le arti. Potevano essere le arti figurative, potevano essere quadri, sculture, la musica. A quel tempo i fumetti ancora non erano nati, ma per quanto mi riguarda il fumetto è una forma di espressione artistica molto vicina a quella delle arti figurative, dei quadri. In tutti i miei lavori ho sempre cercato di dare la precedenza a dare un messaggio importante all’essere umano attraverso la mia arte, esattamente come veniva fatto durante il Rinascimento. Per questo ritengo anche che lo slogan di Lucca Comics sia particolarmente importante e lo ritengo anche vicino a me.


Lei ha fatto un manga su Billy the Kid in cui prevale una ricostruzione storica molto più rigorosa, più approfondita psicologicamente e anche con un forte pessimismo di fondo, una rappresentazione di un west dove sono i vigliacchi e i traditori che vincono mentre gli eroi e gli idealisti fanno sostanzialmente una brutta fine. Cosa l’ha spinta a creare questa ambientazione e a scegliere questo personaggio particolare di Billy the Kid?
Diciamo che il processo di creazione di Billy the Kid ha avuto qualche similarità con la costruzione del personaggio di Kappei.
Quello che ho cercato di fare in queste due opere è stato quello di creare dei personaggi che vivessero effettivamente dentro il loro mondo. Io mi sono concentrato su questo. Per quanto mi riguarda il compito di un creatore di un’opera, di un’artista, non è quello di dare un messaggio specifico.
I fumetti hanno una forza molto espressiva, sono dei media che hanno veramente la capacità di dare un forte impatto alle persone. Una cosa importante dei personaggi che vivono e che devono prendere vita nel mondo che viene creato, è quello di far vedere che riescono a rialzarsi nonostante succeda qualsiasi tipo di avversità. Quello è davvero fondamentale.
 


Domande extra poste durante l'incontro Level Up:
 
Rokuda incontra i fan Level Up


A causa del poco tempo a disposizione per l'intervista, non siamo riusciti a porre tutte le domande, ma durante l'incontro Level Up, un nostro redattore è riuscito a fargliene due extra di quelle che avevamo in scaletta.

In Dash Kappei, soprattutto nei primi numeri, si fa riferimento molto spesso all'importanza del gioco di squadra ossia di quanto sia più importante collaborare con altri verso uno scopo comune rispetto che all’essere individualisti. È stato così anche nella sua carriera? È sempre riuscito a collaborare al meglio con la sua "squadra" nelle varie opere che sono state pubblicate?
Sì, non sono riuscito a creare un gruppo di lavoro da subito, molte persone sono rimaste per 2/3 anni per poi cercare a loro volta una carriera da mangaka. Tuttavia una delle persone con cui ho lavorato dall'inizio è tuttora con me ed è il capo dei miei assistenti.

In Dash Kappei troviamo un personaggio che è rappresentato omaggiando palesemente Dart Fener di Star Wars. Le piace questa saga cinematografica? È magari legato o ha ricevuto influenze di qualche autore o opera del panorama fumettistico statunitense?
Sono un grande fan di Star Wars, non solo dei film, ma anche di tutto ciò che gira intorno. E sono un fan anche della cinematografia americana tanto che non solo in Gigi, ma anche in F - Motori in pista ci sono dei cameo tratti da film americani. Dopo Star Wars il mio film preferito è l'Esorcista.

Domande e risposte durante l'incontro del 1/11/2019 in Sala Guinigi.
 
Incontro con Rokuda in Sala Guinigi


Com'è stata la sua esperienza finora in Italia e a Lucca?
Sono abbastanza stupito che a 40 anni dalla prima edizione di Dash Kappei, qui a Lucca Comics sia stata addirittura messa in vendita una statua di queste dimensioni e ringrazio tutti quanti per il loro supporto.

In quel periodo storico in Italia c'era un po' l'uso di degiapponesizzare i cartoni animati, così Dash Kappei è diventato Gigi la Trottola. Cosa ne pensa di questa cosa, l'ha infastidita?
Negli anni ottanta non ero al corrente di questa cosa, ma non posso che ringraziare il pubblico italiano che è riuscito nonostante questi limiti a capire l'intento di Kappei.

Dash Kappei è più una parodia di un manga sportivo o più un manga sportivo con componenti umoristiche?
Quando ho creato Dash Kappei volevo realizzare uno spokon molto serio in cui i personaggi si allenano duramente per raggiungere i propri obiettivi. Poi in mezzo ai personaggi seri è nato Gigi ed è stata una cosa molto naturale, il personaggio si è praticamente fatto da sé.

Oggi noi pensiamo ai manga come fortemente pianificati tra autore, casa editrice e editor. All'epoca c'era una maggior libertà dell'autore?
40 anni fa in Giappone i manga venivano scritti in un ambiente totalmente libero senza alcuna indicazione da parte delle case editrici. Riguardando però i miei vecchi manga con gli occhi di oggi, mi giudicherei un po' scarso per l'età che avevo. Prima di diventare fumettista abitavo in campagna e in famiglia avevo tutti contro, ma volevo che il mio valore fosse riconosciuto. Per questo ho creato una storia con un protagonista che si trovava in condizioni estremamente svantaggiate di fronte ad un obiettivo quasi impossibile. Non ho fatto nessuna scuola per diventare fumettista e Dash Kappei è stato il mezzo con cui sono riuscito a supportare me stesso. In questo forse posso considerarlo un po' autobiografico.

Uno degli aspetti che colpiscono di Gigi non è tanto l'impegno, quanto la sua assoluta convinzione di avere un talento incredibile e di essere un genio, forse anche in modo irritante. Le chiedo un commento su questo lato del carattere di Gigi.
Effettivamente la sua convinzione di essere un genio può risultare spiacevole. Ma la mia intenzione non era tanto far apparire una persona erroneamente convinta delle proprie capacità, ma creare un personaggio tenace e ostinato nel raggiungimento dei propri obiettivi. E ovviamente le esagerazioni sono state volute anche un po' a simboleggiare come Gigi sia motivato a raggiungere il suo obiettivo di guardare le mutandine delle ragazze, specialmente quelle di Akane (Anna nell'edizione italiana dell'anime).

Proprio a questo proposito, forse uno dei motivi del successo di Gigi e di altri cartoni di quegli anni era proprio perché presentavano elementi di erotismo che noi in occidente non eravamo abituati a ritrovare in prodotti per ragazzi. Lei cosa ne pensa in proposito?
Quando ho creato il mio manga non mi sono mai preoccupato di come potessero essere considerati i contenuti in paesi esteri. Quando ho creato Gigi, più che fare un personaggio dalla forte carica erotica, volevo creare un personaggio che traesse forza dalla sua attrazione per le ragazze.

Cosa ne pensa della trasposizione del suo fumetto in cartone animato? Ne è rimasto soddisfatto?
Gli anime e i manga sono espressioni artistiche molto differenti. Un anime si avvicina molto più ad un film, mentre un manga è più come un dipinto. Una cosa che mi colpì è come la rappresentazione dello scorrere del tempo tra manga e anime desse un'impressione molto diversa: nell'anime è molto più fluido mentre in un manga ci sono una serie di istantanee rappresentate nelle vignette. E a mio parere, per mettere in risalto i momenti importanti, è più indicato il cartaceo.
Quando un'opera cambia il mezzo, da manga a anime, ho quasi l'impressione che diventi tutt'altra cosa e questo purtroppo l'ho sentito molto quando ho visto Kappei per la prima volta in animazione e ne rimasi scontento.

L'anime è stato prodotto in parallelo alla serializzazione del manga. Ha in qualche modo influenzato la sua storia?
Quando ho dato l'ok per la trasposizione in anime sapevo che questo avrebbe potuto giovare alla diffusione della mia opera, però ho proseguito il manga rimanendo sempre fedele alle mie intenzioni originali senza influenze esterne.

Riguardo alla statua che è stata realizzata, è stato coinvolto?
Devo dire che sono rimasto particolarmente colpito dalle fattezze della statua perché ricalca molto bene quelle del mio terzo nipote, è veramente strabiliante.
Non ci sono mai stati motivi di scontro o discussione, solo una volta ho chiesto di correggere un po' i capelli che in primo luogo non mi sembravano molto naturali. Ma l'idea mi è piaciuta dall'inizio e anche il risultato e la posa mi piacciono molto.

Dal pubblico: come le è venuta l'idea del manga su Leonardo Da Vinci?
Ho sempre avuto interesse per la pittura ad olio e anzi, da giovane sarei voluto diventare un pittore. L'idea di un manga su Leonardo da Vinci nasce dopo che avevo già provato a crearne una incentrata su Michelangelo che risultò però un fallimento.
Circa 20 anni fa io venni a Firenze proprio per raccogliere materiale su queste importanti figure del Rinascimento italiano come Michelangelo, Leonardo o Raffaello. Dopo continui e ripetuti fallimenti è uscito Raion wa nemuranai (In Italia: Da Vinci - Il Leone non dorme mai), ma appunto è stato un processo molto lungo proprio perché volevo creare qualcosa che potesse rendere onore al personaggio di Leonardo.

Dal pubblico: i manga sportivi di quegli anni ci hanno abituati a protagonisti che si impegnano con sforzi e sacrifici disumani in allenamenti anche durissimi. Gigi invece è un genio che riesce in qualunque sport che fa. La sua voleva essere una parodia del genere sportivo dei manga o era anche una sorta di parodia della società giapponese in cui il concetto di impegno è molto estremizzato?
Più che voler fare una critica ad altre opere, ho voluto creare un personaggio che desse molta importanza alle donne. Non c'è quindi molta logicità in questo perché ho pensato che mantenere il manga sul filo della logica lo avrebbe fatto risultare molto noioso.
 


Domande e risposte durante lo Showcase del 2/11/2019:

Cristian Posocco: chiediamo al maestro cosa disegnerà oggi per noi.
Noboru Rokuda: buongiorno! Sono venuto fin qui dal Giappone. Ho iniziato ad abbozzare questo disegno quando ero ancora in Giappone. Vi chiedo scusa perché questa mattina ho iniziato ad inchiostrarlo però ho fatto un piccolo pasticcio dove vedete che l’inchiostro è già stato dato e quindi mi scuso se vedrete un disegno che è leggermente sporco. Cercherò di dare il massimo e concentrarmi al meglio delle mie possibilità durante questo evento. Spero che vi divertirete!

Grazie mille!
Una cosa che ci interessa sapere è se ha avuto delle opere o dei fumettisti in particolare che ha molto amato e che l’hanno influenzato.

Posso citare sicuramente il maestro Osamu Tezuka, che sicuramente conoscete tutti, e poi anche le opere di Shirato Sanpei che ho sempre trovato meravigliose.

Viviamo in questo momento in un mondo in cui le tecniche digitali hanno cambiato il lavoro dei fumettisti. I giovani, ovviamente, sono nati nel digitale e quindi lo utilizzano naturalmente, ma anche tanti maestri si sono convertiti al digitale per la comodità e la velocità di disegnare con questi strumenti. Lei preferisce usare ancora l’analogico oppure utilizza anche il digitale, e perché?
Io al momento sto facendo quasi tutte le mie opere in digitale. Ormai è quasi una decina d'anni che ho smesso di utilizzare il cartaceo. Adesso mi sto impegnando al meglio delle mie capacità per poter disegnare con strumenti analogici, però a causa degli anni gli occhi mi sono diventati un po' deboli e tendenzialmente faccio un po' di fatica a fare dei tratti puliti e che non siano eccessivamente duri quando poi vado a delineare i contorni dei personaggi. È un po' un peccato che non riesca più a disegnare dei tratti tanto belli.

Facciamo un altro paio di domande al maestro. Vorrei chiedere al maestro come è nata l’idea di digitalizzare le sue opere per condividerle su piattaforme digitali e se lui stesso le utilizza per leggere fumetti.
Riguardando le mie vecchie opere vedevo che effettivamente erano tutte legate al mondo cartaceo, un supporto che effettivamente era molto più simile a quello di un libro, però poi quando mi capitava di leggere altri contenuti multimediali, per esempio sull’iPad o su un altro dispositivo elettronico, vedevo che mi tornava molto comodo leggerli, quindi ho pensato che finché le mie opere potessero essere distribuite molto più facilmente rispetto a una distribuzione su cartaceo potesse valere molto la pena di cercare di digitalizzare il più possibile per poter raggiungere il più ampio auditorio possibile. Personalmente io però leggo soltanto su cartaceo.

Un'altra domanda che vorrei fare, abbiamo visto come il carattere vulcanico, anarchico e imprevedibile di Kappei abbia influenzato poi le sorti dell’opera. Io vorrei chiedere qualcosa anche sulla caratterizzazione grafica di questo personaggio: vorrei sapere se la caratterizzazione grafica è stata studiata in base al carattere del personaggio oppure se il carattere si è evoluto in base al suo aspetto fisico.
Di base quello che mi interessava era fare un manga sportivo che avesse in sé degli elementi molto comici. Però, per far conoscere il personaggio ai miei lettori, avevo bisogno di inserire degli elementi originali e che non fossero mai stati visti in altre opere. Per riuscire a fare una cosa del genere decisi consapevolmente di trasmettere qualcosa che fosse dentro di me in questo personaggio, cercai di immedesimarmici. Io personalmente sono una persona molto razionale, tendo ad essere abbastanza logico nelle mie decisioni.
È stata l’opera in cui si è verificato il contrasto tra la mia razionalità e l’irrazionalità di Kappei, che si esprime benissimo nelle sue convinzioni completamente fuori dall’ordinario. Lui ad esempio è convinto di essere un genio e soprattutto all’inizio dà prova di non essere proprio brillante e maturo: questo contrasto tra la mia razionalità e la sua irrazionalità è ciò che ha plasmato il personaggio.
C’è una scena in particolare, all’inizio del manga nel primo capitolo, in cui Kappei gioca una partita in cui ci sono tutti ragazzi alti che impediscono di poter lanciare la palla dentro al canestro e lui per poter riuscire nel suo intento utilizza la propria maglietta (che gli sta anche piuttosto larga poiché lui è molto molto basso di statura) come un paracadute per poter andare a lanciare la palla dentro il canestro. Per quanto mi riguarda questa è una cosa molto irrazionale, è una manifestazione fisica oltre quella mentale e caratteriale del personaggio di Kappei.
Il fatto di utilizzare cose che rasentano un po' la paranormalità mi creava dei conflitti interiori perché cercando di immedesimarmici sentivo che c’era qualcosa che non andava, anzi era qualcosa che secondo me non avrebbe funzionato all’interno della storia. All’inizio ho avuto un po’ di problemi nell'accettare questa cosa.
Quando poi il manga è stato serializzato sulle riviste, ho visto che la risposta dei fan era stata invece molto positiva, e questa cosa mi ha ovviamente rincuorato. Quindi ho pensato che la cosa migliore da fare fosse quella di lasciarlo agire come meglio gli veniva, senza dovermi dare dei limiti troppo razionali o senza limitarlo in alcun modo, semplicemente lasciare che il personaggio si sviluppasse da sé.

Il maestro è famoso soprattutto per questa commedia, ma ha affrontato i generi più disparati nella sua carriera, dallo storico al drammatico. Quale tipo di genere gli viene più spontaneo e su quale invece ha più difficoltà ad esprimersi.
Non ho un genere in cui mi sento di riuscire meglio, diciamo che la mia aspirazione è quella di poter disegnare quanto più di universale ci sia al mondo. È così che mi imposto la mente quando mi metto a disegnare. Ho fatto molti altri generi, ho anche parlato di guerra e mi sono cimentato con le commedie d’amore e con la fantascienza… veramente un sacco di generi.
L’unico che magari non è stato proprio un'esperienza felicissima sono state proprio le love comedy, con cui mi sono trovato maggiormente in difficoltà.

Piacerebbe sapere quanto è stato difficile per lui sviluppare il suo stile molto riconoscibile e molto personale, quanto secondo lui riuscire a sviluppare uno stile personale e proprio sia importante per un fumettista o un qualunque artista.
Sviluppare uno stile personale lo ritengo una cosa vitale, è però una cosa difficile da ottenere intenzionalmente e consapevolmente. Il fatto di sviluppare uno stile personale è una cosa che è ricollegabile al conflitto interiore che provo quando metto su carta i miei personaggi. Per fare un esempio, Kappei è un personaggio molto esuberante che non ha paura a mostrarsi in pubblico e a fare tante cose che lo mettono sotto gli occhi delle persone, al centro dell’attenzione, mentre io sono una persona molto più riservata, non faccio cose all’acqua di rose come magari fa lui nei miei manga, ma cerco di essere molto rigido e disciplinato. Il fatto di disegnare qualcosa che sia in contrasto con le mie qualità e le mie caratteristiche interiori è il motore che mi porta e che mi ha portato a sviluppare uno stile personale. Il contrasto, in una parola sola.
 
 
Domande dal pubblico: nelle sue opere lei ha parlato molto anche della genialità, ricordo anche l’opera di Leonardo da Vinci. Che cos’è il genio per il maestro Rokuda?
Per me il talento, la genialità vera sta nella capacità di vivere, nel sapersi adattare a questo mondo. Anche quando insegnavo alla Kyoto Seika Daigaku, l’università Seika di Kyoto, i miei studenti me lo chiedevano spesso se questo talento io ce l’avessi innato o come avessi fatto a svilupparlo. Io tendevo sempre a rispondere loro che il talento si trattava di qualcosa che si acquisiva vivendo, semplicemente scegliendo un modo di vivere e aderendovi. In pratica produrre qualcosa che fosse rilevante: musica, fumetti, cinema, può essere qualsiasi altro mezzo, però il talento è qualcosa che si acquisisce vivendo.

In Dash Kappei ha portato avanti la sua idea originale dall’inizio alla fine o in qualche modo alcune sue scelte sono state influenzate dall’editor o dalla casa editrice?
Il periodo di serializzazione dei manga in Giappone, soprattutto quello di Kappei, è stato piuttosto lungo e adesso non ricordo se si è trattato di un’opera che si conclude in tre, cinque o anche otto anni, però di sicuro la costante che c’è stata è che non ci sono mai state influenze dall’esterno. Semplicemente ho continuato a ricevere le influenze dall’interno di me stesso ed erano tutte influenze riconducibili agli stimoli e alle sensazioni che sentivo nel conflitto di disegnare un personaggio che era così tanto diverso da me, che era così tanto irrazionale e che mi scuoteva. Il risultato di questo conflitto è stato che Kappei ho iniziato a disegnarlo in un certo modo (come mostrato nel disegno accanto ad Akane NdR) e poi invece siamo arrivati alle forme che conosciamo tutti. Il cambio di layout proprio dei personaggi, anche di forma fisica da un personaggio del genere a invece la statura molto bassa e minuta di Kappei, è stato il risultato di questo conflitto interiore.

Il mestro ha detto di essere rimasto molto colpito dal calore e dalla genuinità del pubblico italiano e lo ringrazio per questo.

Showcase Noboru Rokuda