Spulciando tra saggi, interviste e articoli, sempre in cerca del nuovo approfondimento da scrivere, diventa abbastanza comune imbattersi in numerosi aneddoti dietro le quinte su questo o quell'anime, personaggio o studio di produzione. Piccole curiosità, non tali da realizzarne articoli dedicati, ma abbastanza interessanti da volerli diffondere agli interessati.

In questa rubrica andremo quindi a raccogliere alcuni di questi aneddoti e curiosità.

Le due Marnie di Yonebayashi e Miyazaki


Confrontate il poster di Quando c'era Marnie con quello per la nuova mostra su The Nutcracker and the Mouse King al Museo Ghibli di Mitaka. Ad una prima occhiata non sembrano avere niente in comune, ma se continuate a guardarli abbastanza a lungo cominceranno a sovrapporsi. Due ragazzine bionde, entrambe in camicia da notte. Sono disegnate con uno stile simile. Sembrano avere perfino la stessa età.

Miya-san (Hayao Miyazaki) ha criticato il modo in cui Hiromasa Yonebayashi ha disegnato Marnie. “Maro disegna sempre ragazzine carine. Delle graziose biondine…” (Maro è il soprannome di Yonebayashi.) Miya-san ha anche insistito sul fatto che questo modo di rappresentare le eroine mostra un presunto complesso di inferiorità che i giapponesi hanno nei confronti dell'Occidente. Un giorno Miya-san ha disegnato il poster per la mostra The Nutcracker and the Mouse King. Nel poster Marie, la protagonista, si trova al centro e avanza verso di noi. È un disegno estremamente affascinante, che sembra quasi voler dire: “Se volete far presa su un pubblico vasto, anziché su un gruppo particolare di persone, è così che dovreste disegnare”.

Mentre analizzavo il poster, un membro dello staff mi ha spiegato come fosse nato. A quanto pare Miya-san era entrato nella stanza dei produttori chiedendo alle tre o quattro donne che si trovavano lì: “Mi dite di nuovo come disegnate una camicia da notte?” “Oh, dai un'occhiata a questo” ha risposto una di loro indicando un particolare poster. Miya-san l'ha osservato e poi ha cominciato a sorridere, sinceramente felice, mentre tornava nel suo studio.

Poi ha realizzato il suo poster. All'inizio nessuno ha notato niente di particolare, poi un membro dello staff ha detto: “Questa è Marnie, no?” Fino a quel momento neanch'io me ne ero reso conto, ma è vero. Ma cosa aveva in mente Miya-san? Quello che ho capito è che Hayao Miyazaki è arzillo più che mai, nonostante il fatto che abbia deciso di ritirarsi. Inoltre il suo poster è una vera sfida lanciata a Maro, che ha lavorato spensierato allo Studio, approfittando dell'assenza di Miya-san. Se il disegno di Maro fosse stato qualcosa di più o meno scontato, Miya-san ne avrebbe semplicemente riso e lo avrebbe trascurato. Ma quel disegno lo aveva sorpreso. La Marnie che Maro ha disegnato è un personaggio la cui sensualità raggiunge un livello mai tentato da nessuno allo studio Ghibli.

  
Le due Marnie di Yonebayashi e Miyazaki

Fonte consultata:
- Il manifesto - Il produttore esecutivo Toshio Suzuki (Quando c'era Marnie PressBook)

Tomino lo sterminatore


ATTENZIONE! SPOILER SU ZAMBOT 3!

Zambot 3 è stata la prima serie robotica in cui Tomino ha potuto esprimersi liberamente, iniziando a inserire alcune tematiche a lui care. A differenza dei mecha precedenti, in cui eventuali distruzioni causate dagli scontri tra robot giganti erano solitamente ignorate o al massimo limitate a singoli episodi, in Zambot vediamo folle di profughi e sfollati che vagano per il Giappone senza dimora, pieni di odio nei confronti di tutti gli alieni, compresi i protagonisti che cercano di difenderli, che sfocia ben presto in vero e proprio razzismo. Tomino racconta ai bambini l'orrore della guerra in modo spietatamente realista, ritenendo che fosse sbagliato edulcorarla. L'apice della crudeltà viene poi raggiunto con la vicenda delle bombe-uomo, ripresa dal precedente Casshern, in cui ad alcuni umani vengono impiantate potenti bombe all'interno del corpo, per poi liberarli e farli esplodere in mezzo alla folla; sorte toccata anche alla fidanzata del protagonista, che assiste impotente all'esplosione della ragazza che ama, di cui resterà solamente un pezzo di stoffa del vestito. Per chiudere, infine, col sacrificio di buona parte dei protagonisti per permettere la sconfitta del nemico finale.
Un sadismo tale da far conquistare al regista il sopprannome di Tomino lo sterminatore (minagoroshi no Tomino o Zen koroshi no Tomino).
 

Fonti consultate:
- Intervista a Yoshiyuki Tomino (Anime Interviewa - The First Five Years of Animerica, Anime & Manga Monthly (1992-97))
- Zambot 3, e i bambini piangono (Guida ai super e real robot - L'animazione robotica giapponese)

650.000 coriandoli


La cosa che mi ha colpito maggiormente è stata l'enorme quantità di coriandoli. Il regista ci teneva che la scena fosse sgargiante perciò i coriandoli si rivelarono uno strumento molto utile.
Quel lucido contiene un grande numero di persone. Faccio cadere i coriandoli da vari punti e poi li faccio cadere tra la gente da ogni angolazione. Per ogni impostazione avevo 5 o 6 angolazioni da cui cadevano coriandoli. Calcolai come sarebbero apparsi se fossero caduti dall'alto. E anche come sarebbero apparsi se mi fossi trovato a una certa distanza. Usai immagini tridimensionali per capire il peso della forza di gravità, come li avrebbe mossi il vento, la loro accelerazione durante la caduta e via dicendo. Continuai a testare come sarebbero caduti i coriandoli, volta dopo volta. Era meglio quando alcuni coriandoli cadevano delicatamente mentre altri giravano vorticosamente sospinti dal vento. La scena di guadagnerà sempre, se adatti l'effetto all'inquadratura. Io l'ho sicuramente tenuto presente. Normalmente si metterebbero 100.000 coriandoli, in una scena come questa. Io alla fine ne ho usati 650.000 o giù di lì.

 
Michiya Kato
direttore della fotografia e responsabile della CG di Paprika
 

Fonte consultata:
Il mondo dei sogni - Intervista al direttore della fotografia (Paprika DVD)

L'invidia del dio dei manga


Tezuka è sempre stato molto supportivo nell'aiutare le nuove generazioni di mangaka a pubblicare le loro storie e divulgare le proprie idee. Tuttavia, era anche estremamente competitivo e invidioso di chiunque riuscisse ad avere più successo di lui o portare innovazioni e nuove tecniche nel manga a cui lui non aveva pensato, arrivando in alcuni casi anche a superare il limite.
Oltre alla vicenda avvenuta con Eiichi Fukui, che portò addirittura a scuse pubbliche nei suoi lavori, famosa è la controversia che portò Shotaro Ishinomori a un passo dall'abbandonare il mondo del fumetto. Ishinomori, ancora profondamente segnato dalla morte dell'amata sorella, stava in quel periodo realizzando il manga Jun, successo di pubblico e critica parzialmente ispirato alla sorella e tramite cui cercare di esorcizzare il suo dolore sotto forma di immagini. Quando un ragazzo scrisse alla redazione di COM (rivista fondata da Tezuka su cui veniva pubblicato Jun) chiedendo più opere di Ishinomori dato che lo stile di Tezuka era ormai fuori moda, Tezuka si risentì al punto da rispondere che quello di Ishinomori non era degno di ritenersi un manga. Informato della cosa, Ishinomori ci rimase talmente male da sospendere la pubblicazione della serie e decidere di abbandonare il mondo del fumetto giapponese. Sentendosi in colpa, Tezuka andò di persona da Ishinomori a scusarsi per le sue parole e convincerlo a tornare a disegnare.
 


Fonti consultate:
- Osamu Tezuka, Una biografia manga, Coconino Press
- Shotaro Ishinomori: The King of Manga (forestofstone.tumblr.com)
- Commenti di Matt Thorn (twitter.com)

Un film che non sembrasse troppo anime


Discutendo riguardo al comparto grafico de La forma della voce, lo staff dell'opera ha riportato alcune curiose direttive ricevute dalla regista Naoko Yamada. Quest'ultima, infatti, chiese loro di realizzare il film in modo che non sembrasse troppo "anime". Naomi Ishida (Color Designer) optò quindi per l'uso di colori piacevoli all'occhio ma non eccessivamente vividi, dando al contempo importanza al fotorealismo. Solitamente nella renderizzazione delle macchine si utilizza un singolo colore per tutta la vettura; in questo caso, invece, Norihiro Tomiita (3DCG) dovette fare in modo che i colori dell'ambiente circostante si riflettessero sull'automobile, in modo da non sembrare troppo spudoratamente un anime ma pensando più al realismo. Per quanto riguarda gli sfondi, invece, a Mutsuo Shinohara (direttore artistico) venne data istruzione di realizzare dei fondali in modo da mostrare un mondo talmente bello da sembrare quasi spaventoso.
 

Fonte consultata:
Koe no katachi / A Silent Voice Staff Roundtable: Aesthetics Team (blog.sakugabooru.com)