Aki possiede un dono: può vedere gli spiriti dei defunti. Ma non può farlo sempre: solo una volta all'anno quando i morti dall'aldilá tornano nell'aldiquà, durante i giorni a cavallo della metà del mese di agosto. Ma questa volta, succede qualcosa di strano: Aki continua a rivivere sempre lo stesso giorno... Che i defunti non vogliano più andare via?
Il manga Bon no Kuni, opera di Sukeracko edito per noi da Bao Publishing è ambientato in uno dei periodi dell'anno più amati dai giapponesi. Parliamo infatti dell'O-bon, festività molto sentita, che a seconda delle zone è celebrata o a luglio o ad agosto.
 

Dal 13 al 16 del mese i giapponesi rendono omaggio ai loro defunti, che siano i parenti più prossimi o i loro antenati. Si inizia pulendo le tombe su cui sono lasciate delle offerte; poi si pongono delle candele dal cimitero alla casa, i cosiddetti Mukaebi, per far strada ai defunti e permettere loro di ritornare alla propria abitazione.
In alcune zone del Giappone, per far arrivare più velocemente i propri cari, è tradizione preparare delle "cavalcature" fatte con ortaggi. Di solito si usano zucchine e cetrioli, forme più "snelle" che simboleggiano cavalli per far giungere velocemente gli spiriti a casa, e le più "possenti" melanzane a rappresentare buoi, per riportarli con più calma nel loro mondo.
 

Il giorno 15 le famiglie si recano al cimitero per recitare i sutra, quindi si mangia tutti assieme. Il 16 è il giorno in cui gli spiriti devono tornare a casa. Si depongono perciò in acqua piccole lanterne di carta, gli Okuribi, per condurre in sicurezza le anime nell'aldilà. A Kyoto si svolge il Festival Daimonji durante il quale sono accesi spettacolari falò enormi sulle pendici delle montagne, in tutta la città.
Durante l'O-bon è inoltre consuetudine festeggiare riunendosi nella piazza principale del quartiere o del paese e da qui iniziare a camminare eseguendo danze gioiose e molto ritmate, dette Bon Odori.
L'O-bon è così importante che molte aziende accordano agli impiegati alcuni giorni di riposo.
 

Ed è in questo scenario che conosciamo la protagonista, un'adolescente che si trova in una fase di transizione: ha finito le scuole medie, vorrebbe provare ad entrare in un liceo artistico ma teme di non esserne all'altezza. Per questo ha anche litigato con la sua migliore amica ed ora passa le afose giornate estive a chiedersi cosa sarebbe più giusto fare. Ma qualcosa e qualcuno di molto speciale la travolgono e alla fine del volume la aiuteranno a trovare la giusta via.
L'escamotage del giorno che si ripete all'infinito è un vecchio espediente narrativo che qui trova una nuova versione. Aki infatti rivive più e più volte il 15 agosto, ma ogni volta succedono cose diverse dalla precedente.
 
Tavola 5


Da un lato quindi, è un racconto di formazione. Aki attraversa un periodo delicato della sua vita, l'adolescenza, pieno di dubbi e insicurezze. A questo si aggiunge l'elemento soprannaturale che è anch'esso associato al passaggio da una fase di "innocenza" a una di maturità e consapevolezza, e rispecchia in qualche modo il periodo di transizione che sta vivendo la protagonista. La lettura è scorrevole, grazie ai dialoghi essenziali, a volte nonsense e volutamente lasciati in sospeso, che ci parlano della perdita di persone care, di elaborazione del lutto e di una spiritualità tutta giapponese.
 

Il mondo di Aki si compone di strati: un giorno vissuto e ri-vissuto più volte eppure mai identico a se stesso, di sensazioni percepite come di livelli che si sovrappongono l'un l'altro. Se, da un lato, dalla lettura ritroviamo pacata la normalità con cui la ragazza ha fatto delle proprie "visioni" qualcosa che fa parte serenamente del proprio quotidiano, dall'altra emerge preponderante anche la confusione che Aki vive mano a mano che la storia si addentra in un elemento tanto mistico quanto oscuro. Un cammino che è destabilizzante tanto per la protagonista quanto per lo spettatore, il quale fatica in certi punti ad afferrare appieno l'integrale messaggio che Sukeracko intende convogliare attraverso tavole che, peraltro, pagina dopo pagina sembrano quasi sfaldarsi verso un notevole indefinito.
 
Tavola 6


Dal punto di vista grafico colpisce l'originalità del disegno che unisce il tratto netto del pennino a quello ruvido del carboncino, minimale e solo apparentemente infantile nella sua semplicità, in realtà molto sofisticato in un elegante bianco e nero. Con pochi rapidi tocchi di pennino, uniti a un uso basico dei retini, Sukeracko crea i suoi personaggi stilizzati ma espressivi e accattivanti, immersi in atmosfere rarefatte e visionarie che si sposano perfettamente con l’avventura soprannaturale raccontata, riuscendo a donare una varietà di toni dal gioioso e spensierato all'angosciante e oppressivo.
 
Tavola 4 festival degli spiriti


In particolare, alcune composizioni, eleganti ed equilibrate, sono dominate da un vuoto zen e ricordano l’essenzialità degli antichi emakimono, mentre l’ultima parte propone delle tavole molto ardite dove il segno si fa sempre più libero e gestuale, alcune vignette sfiorano l’astrattismo con vivaci guizzi di stampo calligrafico, e i personaggi si fondono in un’unica materia con lo scenario, le onomatopee e le linee cinetiche. Questo stile se da un lato aiuta a percepire meglio l'incorporeità degli spiriti, dall'altro però potrebbe rendere più complicata la lettura e la comprensione delle vicende per il lettore.
 
Tavola 7


"Bon no Kuni" significa letteralmente il Paese dell'(O)-bon, ricorrenza che tradizionalmente richiama alla nostra mente il festival delle lanterne, pur non identificandosi unicamente con quest'ultimo, come per l'appunto il manga correttamente ci ricorda; è indubbio che la storia ci richiami elementi già visti in altre opere, dagli spiriti evanescenti e talora poco educati de La Città Incantata di Hayao Miyazaki, sino al pozzo di legno che permette la connessione tra più mondi, perno centrale su cui si sviluppa il manga Inuyasha di Rumiko Takahashi.
Se Bon no Kuni ha quindi il pregio di rievocare grandemente una spiritualità non inedita nel lettore, dall'altra i tanti spunti di pregio mancano talora di quel piglio deciso che riesca a catturare e stupire il lettore.
 
In formato 12,6x18 con 240 pagine a 8,90 euro, l’edizione di Bon no Kuni è nello standard di Bao Publishing. La sovraccoperta, che rispecchia l’originale Giapponese, riporta anche il titolo in kanji sia sulla costina che sul fronte. La carta usata per gli interni, Sappi Magno Natural da 90 grammi, è di un bianco abbagliante e non soffre di trasparenze; il contrasto con i neri è ottimo.
Il volume propone tematiche indubbiamente interessanti, tuttavia esso fatica a ritagliarsi una propria identità ed unicità, tanto più in assenza di un comparto di note esplicative sulla complessa natura dell'O-bon in Giappone, di cui qui più che mai si percepisce forte l'esigenza.
Una lettura dunque avvincente sì, ma che involve un po' troppo su se stessa e che non risulta pertanto completamente riuscita.

Recensione scritta a più mani da Arwen1990, Bob71, Lightorange, Hachi194, ZettaiLara.