Se avrete la fortuna di visitare il Giappone uscendo dalla rotta classica Kyoto-Tokyo, fra le mete alternative meritano un posto d'onore Kanazawa, Mito e Okayama perché oltre a essere tre bellissime cittadine ospitano i Nihon san meien, cioè i Tre Grandi Giardini del Giappone, opera di diversi daimyō (signori feudali) durante il periodo Edo (1603–1868).
Il loro senso estetico affascina ancora oggi e visitarli offre una pausa nella natura davvero unica, sia per la bellezza che offrono sia per le implicazioni che ogni pietra, pianta o specchio d'acqua nasconde.
 

La tradizione del giardino giapponese risale all’epoca Nara (710-794) e nasce come una rielaborazione del giardino cinese, ma poi se ne discosta a partire dalla fondazione di Kyoto nel 794. L’estetica è molto diversa da quella del giardino occidentale e fa largo uso di curve e asimmetrie. Gli alberi, i fiori, le piante, l'acqua, le rocce e altri elementi del giardino non vengono usati per realizzare viali o aiuole, ma per ricreare un paesaggio ideale in miniatura in uno spazio definito, a volte utilizzando forme e composizioni volontariamente enigmatiche che stimolano la riflessione dello spettatore.
 

Esistono diversi stili alla base del loro sviluppo: i più comuni sono il jōdo (terra pura), tipico dei templi buddhisti delle epoche Heian (794-1185) e Kamakura (1185-1333), il karesansui o giardino secco sviluppato nei templi buddhisti Zen dell'epoca Muromachi, il roji (terra bagnata di rugiada) che circonda le case da tè, e infine il giardino di tipo kaiyū (passeggiare in circolo), il più comune nei castelli e nelle residenze nobiliari, caratterizzato da sentieri che attraversano diversi ambienti molto variegati.
Dall'era Meiji (1868-1912), molti politici e uomini d'affari fecero sviluppare giardini di quest’ultimo tipo nelle loro case, così come alcuni alberghi ed enti pubblici all'interno dei loro edifici.
 

I Tre Grandi Giardini del Giappone appartengono tutti allo stile kaiyū: presentano una passeggiata intorno a uno specchio d'acqua punteggiato da vari elementi come uno tsukiyama (collina artificiale), un ponte che conduce a un isolotto, un azumaya (padiglione in legno), boschetti vari e diverse rocce che spesso rappresentano paesaggi famosi o hanno un valore simbolico.
Una delle meraviglie del giardino giapponese è che ha diverse facce, a seconda dell'ora del giorno e della stagione, in modo che i visitatori possano godersi il paesaggio passeggiando per i sentieri dei giardini in qualunque momento dell'anno.
Ma andiamo ora nel dettaglio e scopriamo le caratteristiche e la storia dei Nihon san meien.
 


Kenroku-en (Kanazawa, Prefettura di Ishikawa)

Il Kenroku-en fu battezzato così da Matsudaira Sadanobu ed è un riferimento ai sei attributi del paesaggio perfetto citati nel libro Cronache dei famosi giardini di Luòyáng, scritto dal poeta cinese LǐGéfēi. I sei attributi sono: spaziosità e intimità, artificio e antichità, corsi d'acqua e panorami.
Questo giardino di 11,4 ettari situato fuori dal castello di Kanazawa è opera del clan Maeda, che governava il feudo di Kaga. La sua costruzione richiederà circa 180 anni, ma la data dell'inizio dei lavori è controversa.
 

Secondo alcuni coinciderebbe con la costruzione del canale Tatsumi nel 1632 da parte di Maeda Toshitsune, terzo capo del clan Maeda.
Secondo altri, il giardino nasce grazie a Maeda Tsunanori, quinto daimyō della famiglia, con la costruzione nel 1676 del Renchi-goten ("Padiglione dello stagno del loto") sul pendio di fronte al castello di Kanazawa, e di un giardino circostante, il Renchi-tei o "giardino dello stagno del loto". Poco si conosce della struttura e delle caratteristiche del Renchi-tei, a causa di un incendio che lo distrusse quasi interamente nel 1759.
 

Uno dei punti più importanti del Kenroku-en è il cosiddetto Kinjō reitaku, una fonte sacra  che secondo alcuni è l'elemento più antico del giardino rimasto fino ai giorni nostri. A essa è legata una leggenda che vede protagonista un contadino di nome Tōgorō: fermatosi alla fonte per lavare le patate, vide uscire improvvisamente dall'acqua frammenti d'oro, motivo per cui la città venne chiamata Kanazawa che vuol dire "Palude dorata".
D'altronde l'acqua proviene dal bacino per le purificazioni che si trova presso il santuario shintoista nelle vicinanze e sono in molti a raccogliere l'acqua per la cerimonia del tè presso questa fonte, che oggi appare come un pozzo.
 

I colori mutevoli con le stagioni sono uno degli elementi che fanno la bellezza di questo giardino, soprattutto in inverno quando i rami dei pini, sorretti da corde yukitsuri, sono ricoperti di neve. La famosa lanterna a due gambe che adorna il giardino, vero simbolo del Kenroku-en si chiama Kotoji perché ricorda la forma dei ponticelli di legno che sorreggono le corde del koto, uno strumento musicale tradizionale giapponese.
All'interno del giardino vi è anche un lago artificiale, colline e alcuni padiglioni da dove i visitatori hanno l’opportunità di apprezzare diverse visuali dell'insieme. Il lago Kasumi-ga-ike rappresenta l’oceano. Al centro del lago è collocata un'isoletta, su cui si dice abbia vissuto un eremita immortale con poteri miracolosi e che è stato considerato di buon auspicio per una vita lunga e prosperosa per il clan Maeda.
Non lontano dal giardino, che ha ottenuto tre stelle nella Guida Verde Michelin, si possono visitare anche il castello di Kanazawa e il Museo di arte contemporanea del XXI secolo.
 



Kairaku-en (Mito, prefettura di Ibaraki)

Questo giardino è stato creato nel 1841 da Tokugawa Nariaki, daimyō del feudo di Mito. Il suo nome significa "Parco dove tutti possono rilassarsi". Questa espressione è infatti ispirata dalla raccolta di scritti del filosofo cinese Mencio dove possiamo leggere: "Gli antichi condividevano i loro piaceri con la gente e così i loro piaceri erano più intensi".
Il Kairaku-en è molto popolare durante la stagione della fioritura degli ume (pruni giapponesi), che va da fine dicembre a fine marzo e ha il suo culmine in febbraio. Il giardino infatti contiene 3.000 alberi di oltre cento diverse varietà di ume con fiori bianchi, rosa e rossi. Ma non ci sono solo gli ume da ammirare: in primavera ci sono i fiori dei ciliegi e delle azalee kirishima, in piena estate ci si rinfresca con il verde intenso di bambù e cedri, e in autunno ci si gode il rosso e il giallo delle foglie di azalee dōdan e aceri.
Da non perdere il Kobun-tei, un edificio in stile giapponese tradizionale in posizione rialzata rispetto al resto del giardino, che si stende su un terreno molto ondulato. Il piano terra presenta dei fusuma (porte scorrevoli) splendidamente dipinti con specie floreali e animali diverse da stanza a stanza, mentre il primo piano offre una bellissima vista sull’area sottostante.
 


Kōraku-en (Okayama, Prefettura di Okayama)

Questo giardino nasce per il piacere personale di Ikeda Tsunamasa, secondo daimyō del feudo di Okayama. Grande amante delle arti e in particolare del teatro , era solito organizzare spettacoli nel teatro interno al giardino e talvolta si esibiva egli stesso di fronte ai visitatori. Il Kōraku-en era usato esclusivamente dai daimyō e dai loro ospiti, ma occasionalmente anche i nobili di corte potevano accedervi, in particolare quando c’erano rappresentazioni teatrali o manifestazioni religiose in uno dei vari chinju (tempietti sincretici buddhisti-shintoisti per la protezione del territorio) interni al giardino e ancora oggi visibili. Fu solo dal 1884, quando il clan Ikeda cedette il giardino alla Prefettura di Okayama, che il Kōraku-en fu aperto anche al grande pubblico.
 

Il Kōraku-en ha una storia molto complessa. Anche se il 1687 è la data di inizio della costruzione e il 1700 è considerato ufficialmente l’anno di conclusione della sistemazione del terreno, non è possibile fissare una vera e propria data di fine dei lavori perché nel corso degli anni furono apportate continuamente varie modifiche fino all’inizio del XX secolo.
Alcune caratteristiche però si sono conservate nei secoli: fra queste ci sono le rare gru della Manciuria, presenti nel giardino fin dalla fondazione perché considerate portatrici di fortuna, i moltissimi edifici un tempo usati dai daimyō per sostare e osservare il panorama, e soprattutto lo shakkei (paesaggio in prestito), ovvero la tecnica che permette di osservare da dentro il giardino anche elementi esterni e lontani.

Il giardino subì pesanti danni a seguito di un violento tifone del 1934 e dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale nel 1945, ma edifici e aree verdi furono successivamente restaurati in maniera molto accurata basandosi su documenti storici noti come ezu, enormi e dettagliatissime mappe tecniche dipinte del periodo Edo che permettono di ricostruire con precisione l’evoluzione del giardino.
Questo giardino è stato premiato con tre stelle dalla Guida Verde Michelin. La vista dallo stagno è molto popolare fra coloro che vogliono scattare foto al castello di Okayama.

E voi? Avete visitato uno di questi giardini? Ditecelo nei commenti!

Fonti consultate:
Nippon
Nippon2