Non è errato affermare che, spesso, sono le sorprese a rimanere più impresse nella nostra memoria. Che divengano un ricordo felice o agrodolce, quelle sono le esperienze più importanti. Un istante, che cambia ogni cosa.
 

Madoka Magica, per me e per molti, è stato indubbiamente questo: anime del 2011 di 12 episodi prodotto da Shaft e Aniplex, a cui sono seguiti, nel corso degli anni, due film riassuntivi, un terzo film che fa da seguito ufficiale alla serie e uno spin-off.
Una serie che fa del fattore sorpresa uno dei suoi cardini, con cui Urobuchi è riuscito a sradicare dall’immaginario collettivo l’idea della “solita serie di maghette”, andando a smuovere le nostre coscienze su argomenti molto più profondi.
E se dopo 10 anni siamo ancora qui a parlarne un motivo ci sarà… capiamolo insieme.
 
“Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta, e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore, ogni piacere, ogni pensiero, sospiro e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione, e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami, e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta, e tu con essa, granello della polvere!”
 

Questa è l’apertura della nostra storia: un incubo. La protagonista, Madoka Kaname, si ritrova in sogno in un mondo che sta crollando, e intravede in lontananza una ragazza che combatte contro una misteriosa creatura. Nel mentre uno strano esserino accanto a lei la avvisa che, se volesse cambiare il destino, lei avrebbe effettivamente il potere per farlo. Madoka si sveglia prima che qualcosa possa effettivamente accadere, ma una volta arrivata a scuola, capisce immediatamente che qualcosa non quadra: è assolutamente sicura che la ragazza vista in sogno sia la nuova studentessa trasferita, Homura Akemi, la quale si rivela essere una persona decisamente criptica. Durante il loro primissimo dialogo, Homura avverte Madoka che se non vuole perdere ogni cosa, non deve mai provare a diventare una persona diversa da quella che è in quel momento.

Quello stesso pomeriggio, la situazione si evolve radicalmente e molto rapidamente: Madoka e la sua migliore amica, Sayaka Miki, si imbattono in Kyubey, uno strano esserino inseguito nientedimeno che da Homura. Le due, impietosite, decidono di salvarlo.
Nella fuga, mentre il paesaggio intorno a loro cambia radicalmente per qualche istante per poi tornare normale, si imbattono in una ragazza di nome Mami Tomoe, che parlando con Homura la convince a desistere dall’ammazzare Kyubey.
Le due amiche scoprono da quest’ultima che lei è una maga, e che il luogo in cui si stavano avventurando durante la loro fuga era il “Labirinto” di una strega, le entità che le maghette devono combattere. E dulcis in fundo, Kyubey rivela loro che, in cambio di un desiderio, anche loro possono diventare maghe e votare la loro esistenza alla lotta contro le streghe. La decisione spetta soltanto a loro.
 
Kyubey, la dolce, tenera e pucciosa mascotte della serie

Grazie a questa introduzione di Gen Urobuchi, uno spettatore potrebbe essere portato a pensare di trovarsi di fronte alla ripetizione degli stilemi di un classicissimo Majokko, ma così non è: Madoka Magica è una serie che decide di “ribellarsi” e di rompere lo schema degli eventi tipico dei Majokko, e lo fa immediatamente.
Gli elementi e le tematiche “dark”, che è possibile osservare in testa al primo episodio, saranno poi il perno centrale della storia, fino a soppiantare completamente l’impianto narrativo che ci si potrebbe aspettare da una serie di questo tipo. Se, infatti, eccezion fatta per il “cappello” del primo episodio, i primi tre episodi possono sembrare carini e coccolosi (e in verità neanche troppo), dal finale del terzo episodio la solfa cambia radicalmente, e Madoka Magica rivela la sua vera natura: un anime cupo, che getta le sue basi in un’analisi rigorosa della psicologia di personaggi che, eccezion fatta per il contesto, potrebbero tranquillamente essere persone vere.
È quindi possibile affermare che Madoka Magica abbia basato molta della sua popolarità sul ricontestualizzare nel Majokko elementi presi dal periodo dell’animazione immediatamente antecedente alla sua produzione, ma a cosa deve la sua immensa popolarità?

Probabilmente, è possibile ricondurre lo scoppio della “bolla” Madoka proprio all’ultimo elemento citato: i personaggi.
Man mano che si procede nello sviluppo della serie, diventa via via sempre più chiaro che l’intento di chi l’ha creata fosse creare un forte legame tra spettatore e personaggio. Far immergere chi guarda Madoka Magica nel suo contesto, nel suo mondo triste e “disperato”, mira soprattutto a far comprendere che le maghette, prima di essere tali, avevano (e in alcuni casi cercano ancora di avere) una vita normale. A questo, va unito il contesto anagrafico della protagoniste, l’età pre-adolescenziale, che porta alla creazione di ulteriori problemi, soprattutto nella relazioni umane.
 
Locandina di Madoka Magica

È, però, ironico notare come il personaggio più estraneo dal contesto è proprio la protagonista Madoka Kaname, che vivendo in una situazione familiare stabile, con un buon numero di amici e non possedendo nessuna dote particolare si sente spaesata nei confronti delle sue amiche, le quali affrontano situazioni sentimentalmente molto più complesse delle sue, alle quali lei cerca di offrire sempre supporto. In primis, quelle che indubbiamente la colpiranno di più sono il palese conflitto interiore di Homura (che la ragazza non rivelerà fino alla fine della serie) e il dramma d’amore di Sayaka.
Madoka Kaname si sente inadeguata, e passa l’intera serie a viaggiare tra l'insicurezza e la fiducia in sé, senza mai sceglierne davvero una, tranne che nel finale.
Questo potrebbe sembrare un irritante atteggiamento da “giapponesina”, ma riflettiamoci: cos’è Madoka Kaname se non esattamente questo?
Una normalissima ragazzina, una persona tutto tranne che “speciale”, che si ritrova ad affrontare qualcosa molto più grande di lei. È ragionevole affermare che chiunque, alla sua età e con il suo stesso passato, avrebbe compiuto scelte simili
 
I personaggi di Madoka Magica

Il percorso di Madoka è quindi esterno, in un mondo che cambia radicalmente e che lei guarda per tutto il tempo come spettatrice. Le vere protagoniste della serie, infatti, sono le sue amiche, le maghe che si occupano della Caccia alle Streghe e che incarnano le tematiche della serie, nelle quali Madoka entrerà solo nel finale. Questo suo ruolo da “osservatrice”, in una tecnica narrativa curiosa anche se non peculiare, la fa assumere il ruolo “di ricettacolo” dello spettatore. Madoka è indubbiamente il personaggio che più vive dei sentimenti simili a quelli che può provare uno spettatore della serie: confusione, desiderio di cambiare le cose, sofferenza per il destino delle sue compagne.

Madoka Magica, pertanto, è una toccante produzione basata sulla "ribellione". Non si limita a proporre un mero “prodotto per ragazzine”: l’intento della serie è smuovere dei meccanismi deduttivi ed empatici mostrandoci reali problemi che affliggono la vita quotidiana di “reali” ragazzine in un contesto moderno dalle tinte pseudo-fantasy.
L'obiettivo di Shaft, sicuramente ispirato da un tentativo di sovvertire dei canoni oltre i quali in pochi si erano spinti, era creare un titolo che, dopo anni, facesse ancora parlare di sé per quanto sincero e spietato potesse essere, comunicando però anche una grande speranza per il domani.

Grazie Madoka, altri 10 di questi meravigliosi anni!
 
La Limited Fan Edition di Dynit