La divisa scolastica giapponese è un argomento che fa spesso parlare di sè: a volte nel bene come ad esempio da chi fa cosplay, a volte nel male quando diventa il simbolo di regole assurde balzate spesso agli onori della cronaca.
Non stupisce quindi che un gruppo di studenti, insegnanti e avvocati abbia aperto una petizione per dare il ​​diritto di scegliere se indossare oppure no un'uniforme a scuola raccogliendo quasi 19.000 firme a sostegno della causa. Alla fine di marzo la petizione è stata quindi presentata al Ministero dell'Istruzione giapponese.
 

Il tutto nasce grazie a Hidemi Saito, pseudonimo scelto da un insegnante di una scuola nella Prefettura di Gifu, supportato anche da studenti, altri insegnanti, avvocati, uomini d'affari e attivisti. La raccolta di firme è stata intitolata "Sei libero di scegliere di non indossare l'uniforme nella tua scuola?" ed è stata creata perché secondo Saito le divise scolastiche non sembrano influenzare il comportamento degli studenti.
Infatti da giugno dello scorso anno, nell'istituto dove lavora, nell'ambito dei provvedimenti atti a contenere la diffusione del coronavirus, è stato permesso ai ragazzi di indossare oltre all'uniforme anche abiti casual in modo da permettere di lavare più spesso le divise. Di conseguenza, metà degli studenti indossava le loro uniformi e metà i loro vestiti normali. E questo non ha portato nessun tipo di problema, anzi: essere liberi di scegliere ha portato ad un ambiente scolastico più confortevole.
 

Quindi Saito ha deciso di far partire questa petizione perché crede che le scuole giapponesi abbiano troppe regole eccessivamente restrittive e dannose per la salute mentale degli studenti. Secondo un sondaggio condotto dal Ministero dell'Istruzione, regole scolastiche troppo rigorose sono state la ragione per cui 5.500 bambini non sono andati a scuola nel 2019.
"Come professore", ha detto Saito, "è doloroso sapere che ci sono studenti feriti da queste regole e che alcuni di loro perdono lezioni e quindi imparano meno a causa di esse."
 

Saito crede che le uniformi possano essere dannose per una serie di ragioni che ha elencato nella petizione. Prima di tutto non tengono conto dei sentimenti degli studenti transgender, costretti a indossare l'uniforme sbagliata. Inoltre le uniformi sono anche estremamente costose e, ultimo ma non meno importante, la feticizzazione delle uniformi scolastiche rende spesso le studentesse un bersaglio per i pervertiti.
Ma come si può capire dal titolo della petizione, Saito non sostiene l'abolizione totale delle uniformi, ma crede nella libertà di scelta. Egli infatti ha fatto notare che in un sondaggio del 2016 condotto dall'Asahi Shimbun l'opinione degli studenti era divisa in modo molto uniforme. Mentre alcuni si irritano per le restrizioni imposte da una divisa, altri preferiscono indossarle perché aiutano ad esempio a nascondere le differenze di reddito.
 

Ma non è sempre facile: in alcune scuole si è deciso ad esempio di lasciar scegliere alle studentesse se indossare la divisa con la gonna o con i pantaloni. Purtroppo è passato il messaggio che se indossi i pantaloni allora stai dichiarando di essere LGBT e quindi pochissime lo fanno.
Ecco perché Saito chiede al governo di consentire agli studenti di scegliere se vogliono indossare l'uniforme o i loro vestiti di tutti i giorni, in modo che gli studenti possano avere la libertà di decidere cosa vogliono indossare.
Nello specifico, la petizione ha chiesto al Ministero giapponese dell'Istruzione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia i seguenti quattro punti:
 

1) Che il Ministero chiarisca se le scuole hanno il diritto di obbligare gli studenti a indossare uniformi scolastiche che non amano o che non possono indossare.
2) Che il Ministero conduca uno studio a livello nazionale sulle regole e la praticità delle uniformi scolastiche e dei codici di abbigliamento.
3) Che il Ministero chiarisca se le scuole dovrebbero creare un sistema in cui pubblicano le regole scolastiche sulla loro home page in un forum aperto dove studenti e genitori possano esprimere le loro opinioni in merito.
4) Che il Ministero chiarisca se le scuole debbano abrogare immediatamente le regole che possano influire sulla salute mentale degli studenti.
 

Saito ha anche incluso, in modo non ufficiale, che il Ministero emani una serie di linee guida riguardo alle regole scolastiche da ritenersi appropriate.
La petizione di Change.org è stata presentata al Ministero dell'Istruzione il 26 marzo con 18.888 firme, ma è ancora aperta.
I commenti sul sito sono molti:
"Il fatto che le studentesse non possano indossare pantaloni o anche collant in inverno è una totale violazione dei diritti umani".
"Non avevamo le uniformi al mio liceo e ciò non ha causato particolari problemi."
 

"Le scuole elementari consentono ai bambini di indossare abiti normali, quindi non capisco perché alle medie e alle superiori siano necessarie le uniformi. Non mi piace molto l'idea che tutti debbano avere lo stesso aspetto."
"Le uniformi sono obbligatorie perché è conveniente per l'amministrazione. Come le uniformi della prigione, hanno lo scopo di sopprimere l'identità degli studenti".
"Penso che abbia senso lasciare che gli studenti scelgano, che indossino abiti appropriati per la stagione e che si adattino a generi diversi".
"Ho la dermatite atopica, ma non potevo nasconderla con la gonna. È stato difficile."
"L'uniforme per mio figlio mi è costata quasi 90.000 yen (quasi 700 euro)".
 

Con questa petizione e con i suoi numerosi sostenitori, Saito spera che le scuole giapponesi possano usare la "nuova normalità" creata dalla pandemia come esempio per creare una "nuova normalità" anche dopo. "Le scuole stanno cambiando a causa del virus. Ora è il momento perfetto per cambiare finalmente le regole. Potrebbe essere l'ultima possibilità per i prossimi decenni".
Il Ministero non ha ancora rilasciato una risposta ufficiale ma si spera che il cambiamento sia davvero prossimo per le scuole giapponesi.

Fonte consultata:
SoraNews