Nel percorso della propria vita è inevitabile trovarsi di fronte a delle scelte. Scelte che, senza che noi possiamo saperlo, cambieranno per sempre la nostra esistenza, nel bene o nel male. E per quanto assurde e complesse ci sembrino le situazioni che ci troviamo davanti, la cosa da non dimenticare mai è che noi e la nostra storia siamo chi scegliamo e crediamo di essere. Non esiste il destino, siamo noi gli architetti del nostro viaggio. Per me e molte altre persone la visione di Steins;Gate ha rappresentato esattamente questo: un inno alla libertà di autodeterminare un fato che sembra già scritto per prendersi ciò che sembra destinato a svanire davanti ai nostri occhi.
Un messaggio toccante per una serie che, nel corso degli ultimi 10 anni ha saputo districarsi nell’immaginario collettivo delle persone e divenire un vero e proprio cult… ma come ci è riuscita? Scoprite insieme a me e il mio fraterno amico Francesco Perla, aka Mad;Phoenix, come la “volontà di Steins;Gate” abbia fatto breccia nel panorama dell’animazione. 
 

Steins;Gate è un anime del 2011, prodotto dallo studio White Fox e tratto dall’omonima Visual novel del 2009 a cura di Nitroplus e 5pb. Il progetto venne annunciato su Twitter da Shikura Chiyomaru, produttore della novel, il 25 luglio del 2010, senza però sbilanciarsi molto sui dettagli più importanti come il percorso scelto per l’adattamento e la route dalla quale avrebbe, principalmente, attinto. Essi sarebbero arrivati di lì a pochi mesi sulle riviste Newtype e Comptiq, svelando che il fulcro della trama sarebbe stata la route di Kurisu, ma che avrebbe tuttavia avuto integrazioni dalle altre route e che il finale si sarebbe basato sul True Ending della Visual Novel (Open the Steins Gate). Inoltre, venne ufficializzato che il lavoro sarebbe stato a cura di White Fox, che affidò a Hiroshi Hamasaki e Takuya Sato la regia e mise nelle mani di Jukki Handa l’elaborazione della sceneggiatura. Il risultato fu una serie di incredibile successo, trasmessa in Giappone tra il 6 aprile e il 14 settembre 2011, a tal punto da spingere le vendite delle Science Adventure e far uscire la serie dalla nicchia che si era creata.

La nostra storia ha inizio con un bizzarro monologo al telefono del protagonista, Rintaro Okabe, un monologo per certi versi simile a una preghiera o un presagio per ciò che accadrà da lì in poi. Okabe, insieme alla sua amica di infanzia Mayuri Shiina, si sta dirigendo verso il Palazzo della Radio ad Akihabara, per assistere alla conferenza del Dr. Nakabachi, il quale afferma di aver scoperto una nuova teoria scientifica riguardante i viaggi nel tempo.
Okabe smaschera le sue bugie, comparandole con le dichiarazioni di John Titor, un presunto viaggiatore del tempo apparso su vari forum tra il 2000 e il 2001, ma viene interrotto da una misteriosa ragazza dai capelli rossi che lo porta al di fuori dell’aula della conferenza: trattasi di Kurisu Makise, una talentuosa ricercatrice nell’ambito delle neuroscienze, con numerose pubblicazioni su riviste scientifiche a soli 17 anni. Kurisu interroga Okabe, con domande che apparentemente sembrano non avere senso. Okabe non comprende la situazione, visto che è la prima volta che incontra la ragazza, e decide di chiudere direttamente la conversazione fuggendo. Poco più tardi, dopo aver sentito un urlo provenire dai piani superiori del palazzo, ritroverà la Kurisu, morta, stesa in un lago di sangue: qualcuno l’ha accoltellata!
Mentre Okabe e Mayuri abbandonano il palazzo e attraversano il crocevia di Akihabara, il ragazzo invia un messaggio al suo amico Itaru Hashida (aka Daru) per avvisarlo della situazione, ma all’improvviso… lo scenario intorno ad Okabe cambia: tutte le persone radunate attorno al palazzo sembrano come scomparse e la situazione sembra più calma rispetto a prima, ma con un’unica differenza: sul palazzo della radio vi ritroviamo una sorta di satellite apparso dal nulla, schiantato sul tetto.
 

In seguito scopriamo un po’ di più sui personaggi: Okabe recita costantemente la parte del suo alter ego, lo scienziato pazzo Kyoma Hooin, il cui obiettivo è quello di dominare la struttura di controllo del mondo. Si potrebbe pensare che soffra della “sindrome seconda media” (meglio conosciuta come Chuunibyou), ma c’è un motivo davvero importante per cui Okabe si comporta così, che verrà svelato nel corso della trama. Mayuri è invece una sua preziosa amica d’infanzia, dedita al cosplay e con spesso la testa fra le nuvole, ma che in realtà nasconde una perspicacia unica nel suo genere, mentre Itaru/Daru è il “super hacker” del gruppo, amico di Okabe sin dai tempi del liceo. Nonostante la sua bravura nella programmazione e nella gestione di strumenti hardware datati e all’avanguardia, ha spesso atteggiamenti da otaku, costituiti da continue citazioni ad anime e manga e passare le giornate a leggere visual novel eroge. Tutti e tre fanno parte del “Laboratorio di gadget futuristici”, un gruppo fondato da Okabe dove vengono costruiti i più svariati gadget dalla dubbia utilità con l’obiettivo, secondo il nostro “Mad Scientist”, di gettare il mondo nel caos. In verità si tratta di gadget innocui, che non hanno un obiettivo in particolare e svolgono azioni semplicissime, come per esempio accendere la TV.

Tra questi, uno solo fa eccezione: il “microonde telefonico”, un microonde modificato per permettere, attraverso il collegamento con un apposito cellulare, di avviarlo da una lunga distanza e riscaldare il cibo. Apparentemente innocuo, esso in realtà ha una seconda funzione involontaria: è in grado di inviare messaggi nel passato e quindi di alterare il presente. Questa funzione è stata sfruttata per la prima volta per sbaglio da Okabe proprio mentre spediva il messaggio sulla presunta morte di Kurisu: in quel momento il telefono di Daru era attaccato al gadget, e di conseguenza il presente è cambiato. La conferenza di Nakabachi è stata annullata, un simil satellite si è schiantato al palazzo della radio e l’omicidio di Kurisu Makise non è mai avvenuto: la ragazza viene infatti incontrata incolume dallo stesso Okabe. Da qui in avanti la storia si sviluppa con i membri del laboratorio che compiono vari esperimenti nel tentativo di comprendere il funzionamento delle D-Mail (nome ufficiale utilizzato per descrivere il fenomeno di alterazione del presente tramite il microonde). Nel corso delle puntate vengono effettuati molti tentativi di cambiamento del passato, da mail semplici come vincere alla lotteria a cose più complesse come il cambiamento involontario di un’intera città, e grazie a ciò vari altri membri si uniscono al laboratorio. Ma più si va avanti e più si ha l’impressione di star mettendo piede in una sorta di territorio proibito e di star giocando a fare il ruolo di Dio, raggiungendo inevitabilmente il punto di non ritorno, attirando a se le attenzioni di una organizzazione che farà di tutto pur di mettere a tacere le loro scoperte, costringendo Okabe a sfidare più e più volte un fato che sembra inesorabilmente scritto nella pietra.
 

Il punto forte di questa serie, tuttavia, non sta tanto nella complessità della sua trama, quanto in un cast di personaggi reale e in grado di andare oltre gli stereotipi per esprimere al meglio emozioni e messaggi da veicolare. Inutile dire che il migliore a livello di scrittura e caratterizzazione è proprio il protagonista, lo scienziato pazzo Rintaro Okabe: matto e scontroso durante le prime fasi della serie, è tuttavia impossibile non entrare in empatia con lui. Infatti, nel corso degli episodi e in particolar modo nei numerosi tentativi di salvare Mayuri, Okabe affronta una crescita graduale, tanto da far trapelare un lato della sua personalità totalmente inaspettato: quello di una persona più responsabile, conscia di ciò che accade, matura e più consapevole. Okabe darebbe letteralmente la vita per poter salvare le persone a lui care, mettendo il sentimento dell’amicizia sopra a qualsiasi cosa, ed è disposto a farsi carico di tutte le sofferenze del suo gruppo, peccando anche di arroganza nel suo non voler mai condividere con nessuno questo tremendo fardello.
Kurisu in particolare è colei che durante questo continuo periodo di Trial and Error riesce a dare tutto il suo supporto ad Okabe in maniera costante, a prescindere dalla linea temporale. Tuttavia non bisogna considerarla come un personaggio secondario o un “premio” che il protagonista riesce a salvare alla fine della storia, perché a livello di importanza siamo sulla stessa linea di Okabe (non dimentichiamo che, di fatto, l’anime di Steins;Gate è letteralmente la route di Kurisu con inserimenti da altre route e il True Ending), finendo per diventare per quest’ultimo un punto forte di riferimento, di ammirazione e anche qualcosa di più. Okabe è infatti sempre in forte imbarazzo di fronte a Kurisu, e per questo motivo non lo chiama mai col suo vero nome, ma solo col nomignolo da “membro del laboratorio” che ha coniato per lei: KURISUTINA!!!! (Cristina nell’edizione italiana)

Mayuri Shiina invece è l’esempio perfetto della definizione di purezza, nonché anche il motivo della creazione, da parte di Okabe, del “personaggio” di Kyouma Hooin. Una ragazza allegra e spensierata, ma che sa dimostrare anche un’incredibile sensibilità e perspicacia più di qualsiasi altro membro del laboratorio, tant’è che durante gli esperimenti sin dall’hacking al Sern, ai continui esperimenti con le D-Mail e all’invenzione della Time Leap Machine capisce subito che ciò che stava avvenendo poteva essere pericoloso, finendo per pagare in continuazione con la vita gli sbagli commessi dai Lab Memb, in un eterno loop tra la vita e la morte.
Suzuha Amane, o meglio John Titor, è colei che più tra tutti ha vissuto il “passato” (o meglio il futuro) più drammatico: è nata in un futuro dispotico, un mondo governato dal Sern tramite una dittatura militare. La ragazza ha sulle spalle una missione di fondamentale importanza che deve a tutti costi portare a termine, sia per il futuro sia per portare a termine le ultime volontà del padre che non ha mai conosciuto, e probabilmente, in cuor suo, è soprattutto quest’ultima motivazione a spingerla ad avanzare. Questo risulta evidente dalla sua scelta di fermarsi nel 2010 per più tempo del previsto, stringendo un forte legame con i membri del laboratorio e soprattutto con Daru, che si rivelerà poi essere proprio suo padre. Anche quest’ultimo, nonostante il carattere classico dell’otaku medio, dinanzi alla situazione di Suzuha e alla sua ricerca del padre smarrito è il primo a dimostrare una sensibilità unica nei confronti della ragazza, tanto da costruire delle prove false sull’identità del padre, un legame di parentela che trascende lo spazio e anche il tempo. Anche Ruka Urushibara è un personaggio importante non tanto per trama quanto più per le tematiche che riesce a introdurre nella serie e che sono attualissime ancora oggi nel 2021, ossia quello sui disturbi sull’identità di genere, ritrovarsi intrappolati in un corpo che non sente come proprio. Nonostante il metodo con la quale si arrivi ad una soluzione durante l’esperimento delle D-Mail sia piuttosto discutibile, il personaggio riesce a trattare il tema in maniera geniale e senza scadere nel banale, trovando un perfetto epilogo nell’appuntamento con Okabe. “Dopotutto, che tu sia un ragazzo o una ragazza, non fa differenza. Una cosa simile a chi mai potrebbe importare?
 

Tuttavia, comprendere appieno questa poliedricità sarebbe stato impossibile senza una buona edizione, sia italiana che giapponese. Va specificata una cosa: l’edizione giapponese è frutto di una lavorazione con un forte pregresso di conoscenza psicologica dei personaggi: il cast, infatti, aveva già partecipato al doppiaggio della Visual novel di Steins;Gate (nel quale, ad essere onesti, alcuni attori non erano riusciti a dare il meglio di sé) e forti di questo bagaglio erano tornati a reinterpretare i loro personaggi. Il risultato è stato stellare, con un cast che (questa volta nella sua assoluta totalità) ha stupito, divertito ed emozionato con tutti i suoi personaggi. Nella fattispecie, impossibile non nominare le interpretazioni di Mamoru Miyano e Tomokazu Seki, rispettivamente Okabe e Daru, sicuramente i due personaggi meglio resi dai rispettivi seiyuu. In particolare, Miyano è riuscito a esagerare ancora di più dei punti di caratterizzazione forse un po’ spenti nella Visual novel originale, aiutato anche dall’esperienza accumulata poi in anni di carriera e dall’essere potuto entrare, col tempo, nella sfera psicologica di Okabe. Seki, dal canto suo, con un’invidiabile talento per la caratterizzazione vocale, riesce nel rendere un personaggio sì strambo e fuori dalle righe, ma restituendo anche tutti gli elementi di dolcezza, tenerezza e determinazione che caratterizzazione Daru in molti episodi della sede. Menzioni di dovere anche per Asami Imai e per l’intramontabile Kana Hanazawa, doppiatrici rispettivamente di Kurisu e Mayuri, in grado entrambe (per motivi diversi però) di far provare e comprendere allo spettatore tutta la sfera emotiva di, rispettivamente, una ragazza troppo ferita dalla vita per volersi aprire facilmente e una fin troppo gioiosa di aver trovato un motivo per continuare a farlo.
 

Spese così tante parole di elogio per il lavoro originale è però doveroso fare un focus sull’edizione italiana: Steins;Gate è arrivato nel “bel paese” soltanto tre anni dopo la sua originale messa in onda, acquisito nel 2013 da Dynit e, in seguito, sia pubblicato in BluRay/DVD che mandata in onda su Rai 4 a partire dal’11 Settembre 2014. Grazie anche al passaggio televisivo, la serie ha acquisito rapidamente popolarità in Italia, e facendosi “portavoce” nel corso del tempo, assieme a serie come Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, dello sdoganamento del falso mito secondo il quale “il doppiaggio italiano non è MAI all’altezza di quello originale”: è lapalissiano quanto David Chevalier non abbia nulla da invidiare a Mamoru Miyano, che sia riuscito a fare suo Rintaro Okabe e restituirci una versione italiana, altrettanto folle e credibile, dello scienziato pazzo Kyoma Hooin (anzi, considerando che quella era la sua prima esperienza con Okabe, lo giudicherei un lavoro addirittura superiore). Allo stesso modo, troviamo un’Eva Padoan perfettamente calata nella dolcezza di Mayuri (anche nei suoi immancabili Tutturu) e nell’interpretazione dei suoi legami con Okabe, anche e soprattutto nel momento in cui la ragazza deve fare appello a tutto il suo coraggio e attingere alla sua forza interiore per spronare Okabe, un’ultima volta, a provare a salvare Kurisu. In generale, è giusto affermare che l’interezza del cast ha compiuto un lavoro eccezionale, e ogni scelta è stata effettuato in modo ponderato: da Paolo Vivio su Daru a Rachele Paolelli su Kurisu, da Valentina Favazza su Suzuha e il compianto Roberto Draghetti su Mr. Braun, ogni attore è stato in grado di annullarsi, temporaneamente, e prendere in prestito il corpo del personaggio che doveva interpretare. Questo denota, pertanto, non solo un’eccezionale bravura del cast di Steins;Gate (e della nostra classe attoriale in generale), ma anche dell’ottimo lavoro che è stato fatto da chi questo cast lo ha pensato e guidato nell’impresa. Un doveroso grazie va, pertanto, anche a Dynit che ha scommesso sul progetto e lo ha curato, portandoci uno dei doppiaggi più iconici che abbiamo in Italia sugli anime, assieme a Fabrizio Mazzotta, direttore del doppiaggio, al quale va riconosciuto il pieno merito di non aver trascurato nemmeno l’intenzione del Mr. Quaggot di turno, mettendo tutti i tasselli di una serie complicata come Steins;Gate esattamente dove dovevano essere.
 
Steins;Gate è una serie che vuole trasmettere un forte messaggio allo spettatore tramite una trama avvincente, ottimi personaggi e un buon utilizzo di tematiche scientifiche e fantascientifiche: non esiste un destino scritto sulla pietra o una volontà suprema che decide l’andamento della vita di ognuno di noi, ma anzi siamo proprio noi gli artefici del nostro destino (Faber est suae quisque fortunae), ma anche dei nostri sbagli, che possono condurci verso delle scelte estreme e sbagliate, ma sta a noi maturare e prendere consapevolezza di ciò. Solo così si può raggiungere la nostra felicità, il nostro futuro ideale dove possiamo finalmente sentirci realizzati. Nessuno è in grado di conoscere il futuro, ed è per questo che per l'uomo è possibile accettare tutte le sventure, tutte le infelicità, tutti gli incidenti più ingiusti e andare avanti. Questa… è la scelta di Steins;Gate.

El. Psy. Kongroo.