Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

9.0/10
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"Dorohedoro" è un seinen dark fantasy caratterizzato da un tratto sporchissimo che rende giustizia al significato del nome di questo manga: "Dal Fango al Fango".
L'universo narrativo di quest'opera è costituito da tre mondi: il mondo degli uomini, degradato, sporco e anarchico, oppresso da una pioggia nera e densa che cade sulla città di Hole, letteralmente un buco, la pioggia cola nelle sue fogne e nelle sue falde dando forma al fango tossico e corrosivo che dà titolo al manga. La pioggia scura deriva dal fumo che emettono gli stregoni acerbi quando usano i loro incantesimi sulle persone di Hole per fare pratica trasformandole in grottesche creature mutate. Il secondo mondo è quello degli stregoni, una terra luminosa e palesemente più ricca ma non per questo una terra facile, qui comanda la famiglia di En, un gruppo di stregoni d'élite capaci di emettere grandi quantità di fumo magico dai poteri portentosi, ma non tutti gli stregoni emettono fumo e non tutti i fumi sono utili. Questi stregoni meno fortunati possono però rivolgersi agli occhi crociati, un vasto gruppo di spacciatori in grado di procurarsi la polvere nera, una sostanza sintetica capace di incrementare le loro capacità magiche. Il terzo mondo è quello dei demoni, l'inferno. I demoni come degli dei capricciosi conducono per lo più la loro vita in modo egoistico, immortali e quasi onnipotenti vengono riveriti dagli stregoni nella speranza di fare un giorno parte di questa ristretta cerchia. Questa sorta di ascensore sociale è fondamentale in "Dorohedoro" ed è uno dei punti cardine dell'opera. I giovani di Hole invidiano gli stregoni e sognano di diventare come loro, gli stregoni poco dotati sono alla perenne ricerca della polvere nera che gli consente di sfoggiare poteri pari agli stregoni d'élite e la preoccupazione di questi ultimi e di servire ed ingraziarsi più demoni possibile nella speranza che un giorno gli venga concesso di diventare a loro volta demoni. I protagonisti di "Dorohedoro" sgomitano e si affrontano in questa insoddisfazione quasi perpetua in cui c'è sempre qualcuno che sta meglio.

La caratteristica migliore di "Dorohedoro" è la gestione dei personaggi, divertenti, bizzarri e sempre tridimensionali non si dividono in buoni e villain ma bensì in fazioni. Tendenzialmente i personaggi hanno sempre iterazioni molto umane con i loro compagni, mentre si trasformano in belve sanguinarie quando incontrano qualcuno diverso da loro. Persino i protagonisti che vivono nel mondo degli uomini, Kaiman e Nichaido non hanno remore di uccidere alcuno stregone anche se indifeso, poiché "diverso". Ai loro occhi ogni stregone è colpevole delle disgrazie di Hole. Da qui l'altro motore del manga: il rancore. Diversi personaggi hanno questioni in sospeso con qualcuno, e quasi tutti le affrontano in modo distruttivo, si potrebbe persino dire che il rancore stesso è il vero villain di questo manga. Al rancore è legata in molti modi la complicata situazione del protagonista Kaiman, ritrovato in un vicolo senza memoria, ha ora una testa da alligatore e l'immunità alla magia, segno che è stato sottoposto già a diversi incantesimi. Questo risulterà essere il rompicapo iniziale del manga, rompicapo complicato ma molto ben fatto come si scoprirà con il proseguo dei capitoli.

Il tratto dell'opera è, come si diceva, molto sporco e va a riempire di ombreggiature e dettagli ogni ambiente in modo da rendere lugubre persino la sontuosa villa di En, nel manga si insiste spesso in scene splatter e body horror ricordando in certi passi alcune tavole di Junji Ito e Miura. Le abilità nel disegno non sono però pari a questi due mostri sacri, come si evince dalle proporzioni umane non sempre azzeccate. Oltre alle proporzioni l'opera ha altri difetti specie nella parte finale in cui lo "scontro" tanto atteso viene continuamente allungato in un déjà-vu della saga di Majin Bu in "Dragonball Z", dove sfilano numerosi trucchi ed espedienti che fanno traballare il plot per potere battere un nemico che non vuole proprio saperne di cedere.

In definitiva è un manga molto buono in cui si combatte come in uno shounen, ma in cui le relazioni e i personaggi sono diametralmente opposti a quelli di uno shounen.

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Cominciamo col dire che noi non siamo Giapponesi, quindi un'opera di critica sociale la capiamo sì e no al 20%; aggiungendo poi che l'opera attinge ai comportamenti nipponici per dipingere i propri personaggi, riduciamo il tutto al 10%. Da questo io scremo via anche la stessa meccanica narrativa, siamo abituati a ben altri modelli di narrazione, certo meno metaforici.
Qui abbiamo dunque un oggetto che la nostra mente agguanta più o meno al 5%. I magici disegni animati lo fanno sembrare più gradevole di quel che è.

La trama ci spiega che una creativa in crisi inventa una terribile scusa per non consegnare un lavoro e, invece di ammettere la verità, il "mostro" che ella inventa quale scusante diventa reale. Dato che i Giapponesi cascano dal favo appena appena dici loro qualcosa, tutti (?!) si convincono della presenza di questo misterioso assalitore, che dunque prende corpo.
Se non fosse chiaro, il leit motiv di tutta la serie è che ciò che tu immagini è reale e prende corpo. Non viene mai detto esplicitamente, pertanto si è un poco spiazzati nel vedere reale e immaginato coesistere, ma, una volta scardinato il meccanismo di incognita, la scatola contiene questo, un oggetto narrativo di "realtà magica" che sembra magari originale, ma, se vi sciroppate letteratura contemporanea orientale, è perfino troppo abusato. Reale e fittizio trovano il modo di coesistere nell'universo narrativo, tutto qui. Ciò che non è vero trova uno spazio di giustificazione e diventa vero anch'esso. Come dire, i cani sanno parlare e a nessuno sembra strano. Il problema (se mai ve n'è uno indicato dall'opera) è quando il subconscio è carico di negatività, allora l'irreale generato è nocivo.

Ma non è neppure questo.
L'opera non ha alcun senso. Sfrutta il genere (realismo magico) e ci butta dentro ogni cosa possa servire ad attirare l'attenzione, sperando che almeno qualcosa vi interessi. Poi un senso lo darete voi, insomma, perché pretendere coerenza e un arco narrativo compiuto? Lo dico chiaro e tondo: è un gelato sciolto, una affabulazione, un occidentale ci può vedere una lirica dell'imponderabile, la realtà è che qui si cercava il meme ante-litteram, il colpaccio e tanta fascinazione basata sul fatto che nessuno ci capirà niente, niente ha senso, però che bei disegnini. Forse forse, un cervello nipponico avrà trovato maggiore riscontro, ma credetemi: per quanti anime abbiate visto voi non siete giapponesi. Scordatevelo.
È una collezione di farfalle disegnate con colori irreali, ai quali molti cercano di dare un senso, per non ammettere che in fin dei conti può anche piacere vedere un ammasso di linee e acrilico che si muove senza bisogno che ci sia una storia dietro. O almeno una storia che abbia un riscontro.
Secondo voi, e lo chiedo con la massima ingenuità, se mai sparisse il Gabibbo, la gente scatenerebbe l'inferno per le strade? Ditemi voi. Dunque, quanto quest'opera è reale e quanto magica? O l'una o l'altra, a metà significa "non so davvero che pesci prendere, ma speriamo di svangarla".
Forse il merito è stato portare questo in animazione, tutto qui.

Sul lato tecnico, che posso dire? Ok, qualità da film. Però non abitiamo i caseggiati di Kobe, la bellezza noi ce l'abbiamo davanti al naso, quindi non capisco questo stupore. Si tratta solo di investire più soldi, ed ecco il comparto tecnico.
Male male male. Infatti, roba del genere non la fanno più, e c'è anche una ragione, di certo non sono tutti stupidi e Kon non è stato l'unico sveglio.

5.0/10
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Droppato al decimo volume. Ormai saturo di Urasawa e saturo di una storia che gira intorno allo stesso punto da troppi volumi, la lettura mi stava diventando massacrante.
Tempo fa decisi di non leggere più opere di questo mangaka, ma sapendo che Billy Bat era stato realizzato in collaborazione con Nagasaki, speravo, o più precisamente volevo illudermi, che questo manga non soffrisse degli stessi esagerati difetti di Monster, 20 Century Boys ecc.

Perché persevero nella lettura di Urasawa pur non apprezzandolo?
Perché le atmosfere che crea ed il suo tratto rimangono tra i miei preferiti in assoluto!
Spero quindi ogni volta che queste opere così tanto apparentemente promettenti in fase iniziale possano soddisfarmi fino alla fine non rivelandosi solo grandi gusci vuoti.
Purtroppo sono stato puntualmente deluso e Billy Bat non fa eccezione.

Billy Bat pur non presentando le stesse sublimi atmosfere di 20 Century Boys, è un manga molto particolare e rientra a pieno titolo nello stesso genere di quest'ultimo, ossia il thriller cospirativo.
Si tratta però di uno pseudo thriller e questa volta Urasawa di carne al fuoco ne mette davvero tanta. Ci sono viaggi temporali, zombie, creature magiche, tanti personaggi storici e tante epoche diverse, tutte davvero ben rappresentate. Il problema sono gli intrecci. Già in 20 Century Boys dove gli intrecci da gestire erano minori il risultato non è stato positivo, qui più che mai dove gli intrecci si dispongono in situazioni che quasi ripercorrono l'intera storia dell'umanità, il risultato non poteva che essere negativo. I personaggi come di consueto sono personaggi fantoccio, senza spessore, magari si trattasse solo di personaggi stereotipati, qui si va ben oltre, se lo stereotipo è ben gestito va anche bene, ma qui si parla di automi puri senza alcuna credibilità.
Si veda ad esempio la setta del falso Billy da un lato e i fan insulsi di Billy dall'altro.

Bello il personaggio di Billy e molto originale l'idea, ma per carità la storia costruita intorno a questa figura ed il modo in cui si presenta nelle varie epoche ai vari personaggi è qualcosa di così assurdo e ridicolo da far sembrare il vero fumetto di Billy, realizzato da Kevin, più realistico. Non avendolo letto fino alla fine non posso giudicare il proseguo della trama, ma son quasi certo che Urasawa riesce a dar spiegazione di tutti i misteri irrisolti. Ma il problema caro Urasawa è il come!