Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

-

Gli OAV anni '80 sono sempre una gioia per gli occhi, in quanto contengono quasi sempre violenza estrema, nudità gratuite e animazioni in media migliori e più fluide delle produzioni televisive. Se poi si aggiunge al tutto il character design di leggende come Nobuteru Yuki ("Angel Cop", "Battle Angel Alita", "Record of Lodoss War", "Escaflowne"...) si comprende come anche uno sconosciuto, mediocre, dimenticabile OAV di fine anni '80 possa diventare una reliquia inestimabile.

No, non stiamo parlando di un'opera immortale come "Akira" o iconica come "Hokuto no Ken", ma parliamo di un pezzo della storia dell'animazione nipponica che merita di essere visto, se non altro per ricordare e celebrare i tempi che furono, tempi in cui si poteva esagerare senza troppi moralismi (almeno in home video, perché le serie televisive erano comunque assai più castigate) e senza paura di creare traumi allo spettatore. D'altro canto la maggior parte di questi OAV in occidente veniva vietato ai minori di 14/15 anni (se non addirittura 18, in rarissimi casi).

La trama, come del resto spesso accadeva in opere similari, è alquanto risicata e risibile: un giovane liceale che combatte indossando una maschera di leopardo viene a contatto con il signore assoluto di un'altra dimensione, il quale decide di entrare nel suo corpo per qualche non precisato motivo, per poter poi conquistare il pianeta! Una dei suoi sottoposti trama però alle sue spalle, e cerca di spodestarlo ed eliminarlo per diventare lei stessa padrona dell'universo intero. Appaiono poi un cacciatore di demoni (con spada di legno e poteri mistici vari) e un poliziotto dello spazio-tempo, dotato di scintillante armatura hi-tech, che intende ricacciare il signore dell'oscurità nella dimensione da dove è arrivato, oppure eliminarlo sul posto nel caso non sia d'accordo. Seguono dunque vari combattimenti più o meno cruenti, con spargimenti di sangue a volontà, teste che esplodono dall'interno, corpi che vengono ricostruiti a partire da brandelli di carne e via dicendo, insomma una festa per gli amanti del gore e dell'horror estremo! Tutta roba che al giorno d'oggi non si vede ormai più in praticamente nessuna opera, ma capace di fare invidia ai classici dell'horror come "La Cosa".

Il già citato Nobuteru Yuki svolge un egregio lavoro al character design: i personaggi sono disegnati in maniera da risaltare rispetto alla media dell'epoca, i corpi maschili sono muscolosi, l'attenzione per i dettagli e il mecha design sono notevoli. Anche il design delle creature è sufficientemente appagante, mentre forse si poteva fare qualcosa di più per i corpi femminili (i volti invece sono piuttosto curati ed aggraziati, per quanto tendano un po' ad assomigliarsi tra loro).

Da vedere se si è estimatori dell'animazione anni '80 e non si hanno problemi con l'iper-violenza dell'epoca. Chi cerca una storia complessa o si aspetta un approfondimento psicologico dei personaggi (piatti quasi come un foglio di celluloide) meglio che ne stia alla larga!

-

"My Hero Academia" mescola elementi tipici degli shonen anime con quelli della tradizione super-eroistica americana.
Tutto declinato, però, in un ottica abbastanza tipicamente giapponese.

L'anime si presenta stilisticamente bene. Disegni piacevoli, anche se senza nessuna innovazione e animazioni assolutamente fantastiche. Sul lato tecnico, non mi sento di aggiungere altro, perché il vero potenziale dell'anime (e suppongo del manga, che non ho letto) è la storia. Ma andiamo con ordine.

Personalmente non penso che la trama particolarmente ispirata. Alla fine è la solita storia del ragazzino "sfigato" che, a causa della sua dedizione, può ascendere a vette di potere immense. Anche i protagonisti sono così stereotipati, da risultare assolutamente prevedibili. Non parliamo poi dei villain, che vanno dal banale allo scontato, e per cui, per me, è assolutamente impossibile simpatizzare.

Però il voto dato è 7. Sì, 7.
Perché, secondo me, l'autore Kohei, compie due azioni fondamentali. In un certo senso simili a quelle che stanno rendendo l'MCU un fenomeno mondiale.

1) Gli Eroi sono... Eroici: certo ci sono molte sfumature nell'opera e le scale di grigio sono, se non numerose, quanto meno presenti. Ma, a partire da Allmight, gli eroi cercano di essere Eroi e di portare la speranza e far trionfare la giustizia. Banale? Forse, ma a questo servono gli eroi. Un eroe che si comporta da Villain (es. L'universo Marvel Ultimate) non fa quello che dovrebbe fare un eroe.

2) I protagonisti crescono: non è banale. All'inizio, per esempio, il protagonista principale Midorya Izuku, piange di continuo, letteralmente continuamente. Ma già alla stagione successiva, si vede un processo di crescita e sviluppo con conseguente cambio di personalità. Anche i suoi compagni di classe, alcuni oggettivamente più importanti di altri e scelti come comprimari, crescono allo stesso modo.
E questa crescita è appassionante e interessante.

Dove invece l'anime, a mio modo di vedere fallisce quasi completamente, è nel delineare i villain. Raramente un super-cattivo si dimostra veramente interessante. Per lo più sono spostati che hanno subito traumi ed allora sono diventati cattivi.
Per carità, ci può stare; forse creati anche per contrasto con i protagonisti, alcuni dei quali hanno delle storie complesse, non si elevano per spessore e per grandezza.

L'anime comunque, merita il suo successo, non fosse che per aver riportato il supereroe alla sua natura di Eroe e non di tipo con i superpoteri, come sembra fare il comics americano.

7.5/10
-

''Un anime molto interessante e con propositi carini per la sua continuazione'': ecco come descriverei Arslan Senki in poche parole.

Anime del 2015, la storia narra del giovane e sensibile principe Arslan, il quale è l'erede al trono del grande regno di Pars, situato in un crocevia molto ricco. Il sovrano di tale regno, Andragoras, rispettato e temuto per la sua inequiparabile abilità bellica, è impegnato nel respingere le invasioni di un regno vicino, Lusitania, il quale è abitato e governato da una setta di fanatici estremamente intolleranti che venera un dio che, nella loro lingua antica, si chiama ironicamente ''Santa Ignoranza''. A causa di uno stratagemma escogitato da un misterioso individuo chiamato ''Maschera d'Argento'', tuttavia, l'imbattuto Andragoras subirà una sonora sconfitta che coinvolgerà anche Arslan, il quale era desideroso di dimostrare il suo valore ai suoi freddi e distanti genitori.
Con pochissimi alleati, Arslan si ritroverà da solo a vagare per il mondo, prefiggendosi l'obiettivo di scacciare i Lusitani da Pars e restaurare il regno nel nome dell'uguaglianza e della libertà.

La trama di fondo, sebbene risulti a colpo d'occhio abbastanza basilare, cela una sequela di intrighi politici portati avanti dalla quasi totalità dei propri personaggi, riempiendo la storia di moltissimi spunti interessanti, coinvolgenti e in alcuni tratti anche attuali, soprattutto il fanatismo religioso: nella fattispecie, i Lusitani sono un popolo che potremmo definire ''jihadista'', che soffoca brutalmente nel sangue e nella tortura qualunque credo religioso o conoscenza esterna a quella del loro dio, massacrando persone e bruciando qualsiasi libro o pergamena. Il regno di Pars, per quanto non sia affatto esente da forti disuguaglianze come la schiavitù, non è altro che la vittima più recente della loro conquista, ed è proprio di fronte a queste disuguaglianze che Arslan inizierà il suo viaggio per diventare il sovrano che migliorerà la situazione del mondo.
Diversi buoni personaggi accompagneranno Arslan nella sua avventura: Daryun, guerriero migliore del regno che giurerà fedeltà soltanto a lui; Narses, un ex nobile ritiratosi a vita eremitica per la sua disillusione per la corte e Elam, fedele scudiero di quest'ultimo, saranno i suoi compagni più fidati. Al suo piccolo entourage si uniranno successivamente la prosperosa quanto fredda Falangis, lo schivo quanto sospettoso bardo Giv ed infine la vivace Alfrid. Tutti i personaggi hanno il loro perché, chi più chi di meno, e si integrano molto bene allo scorrere della storia, anche se spesso finiscono per essere solo di contorno alla crescita continua di Arslan.
Buono questo lato, che senza dubbio lascia interessati per quello che verrà dopo.

Il lato tecnico invece è altalenante. La cosa più interessante è senza dubbio il setting: Pars è ispirato dalla Persia Sasanide, un popolo in momento storico estremamente ignorato generalmente e mai visto prima d'ora nel panorama anime, che lo rende unico nel suo genere in una storia medievale. Lusitania invece è un rifacimento allo Stato Vaticano medievale in salsa molto più fanatica.
Per quanto riguarda il disegno, all'inizio il fatto che Arslan fosse identico ad Edward Elric di Full Metal Alchemist dopo una boccetta di tintura bianca ai capelli mi ha fatto parecchio ridere, anche perché non sapevo che il manga fosse stato effettivamente disegnato dall'autore di FMA stesso, ma devo dire che il tratto alla fine mi è piaciuto tutto sommato. Storia diversa per la CGI parecchio inconsistente: a volte risulta credibile, altre volte la plasticosità dei modelli salta all'occhio come un ippopotamo in una piscina, diventando perciò bruttisimo. Le musiche, d'altro canto, sono davvero incantevoli, soprattutto quelle con i flauti e i cori, mentre opening e ending sono decenti.
Lato che, fra alti e bassi, ritengo sufficiente.

Ordunque, in conclusione: serie che consiglio agli appassionati di storia e di epica, che mi lascia ben sperare nella sua continuazione.