La stagione anime invernale 2023 è iniziata con tantissime nuove serie da seguire, e sicuramente una delle più chiacchierate è stata Trigun Stampede.

Sono molti i fan storici di Vash the Stampede, seguaci delle sue avventure quando la serie degli anni '90 veniva mandata in onda durante l’Anime Night di MTV, ma il Giappone ha deciso di dare una "rinnovata" al franchise raccontando la storia a un nuovo pubblico.

La cosa che forse non ci si aspettava (e non ce lo si aspettava nemmeno per Berserk, a dirla tutta) è un rifacimento in CGI di una serie originalmente animata in tecnica prevalentemente tradizionale.
Eppure la prima puntata, per quanto evitata e criticata a causa delle polemiche sul web alla comparsa dei trailer e delle prime immagini della serie, presenta dei momenti veramente emozionanti e ben realizzati dallo studio ORANGE, che ormai conosciamo per aver animato Beastars e Land of the Lustrous

La serie ha avuto un grande supporto dagli investitori: Yoshihiro Watanabe, producer dello studio ORANGE, garantisce che ai piani alti ci sono dei veri fan di questo titolo, che hanno deciso di finanziarlo anche perché appassionati della serie storica. E chi invece non è avvezzo al titolo, si è semplicemente acceso dopo aver visto cosa bolliva in pentola.

La serie è un nuovo Trigun, un nuovo inizio ideato nel 2013 e con i lavori iniziati nel 2017.
 

Queste esplosioni hanno un sapore quasi retrò, se prendiamo in considerazione le evoluzioni che fa il fumo, il quale sembra quasi muoversi con la stessa personalità dei protagonisti.
 
Cosa salta all’occhio è quanto l’animazione, seppur digitale, cerchi di rifarsi a quella 2D di fine secolo: una forte espressività dei piccoli dettagli, che si muovono talvolta in modo esplosivo e repentino. E allo stesso modo c’è una grande attenzione al volto. Oltre ai soliti modelli dei personaggi, il designer Nao Otsu ha fornito una serie di disegni con le espressioni facciali, anche esagerate, in modo che gli animatori potessero usarli come riferimento durante le animazioni.

Per poter animare il viso in questo modo, il team si è avvalso della medesima tecnologia usata in BEASTARS, ma l’approccio al modellamento e rigging (individuazione dei punti di un personaggio che si dovranno muovere) è stata di tutt’altro tipo. Per dare a Vash la mobilità facciale che abbiamo visto nella prima puntata, hanno dovuto impiegare molto più tempo di quanto avessero preventivato, al fine di poter mappare in maniera certosina tutti i punti del volto.
Sicuramente è un modo di lavorare che ha dato i suoi frutti, ma sul lungo periodo non è sostenibile e sarebbe da ottimizzare per poter sfruttare al massimo le possibilità dei software. E su ciò conviene anche Yoshihiro Watanabe.
 

Al di là del character acting, è molto interessante seguire il movimento frenetico della camera che cerca di abbracciare le molteplici azioni come se fossero un unico, concitato, movimento. Un unico flusso ricco di pathos e... ansia.


Nella prima puntata, comunque, i dettagli sono stati fondamentali. Abbiamo già parlato di come i personaggi siano estremamente vivi ed espressivi, ma Kenji Mutō ha voluto giocare anche con alcuni cambiamenti, per esempio i nuovi occhiali da sole di Vash. Ora sono lo specchio emotivo del protagonista, nonché filtro diretto con lo spettatore per comunicare il suo mood e ciò che gli accade attorno; possiamo infatti vederci riflessi volti di personaggi o assurdi movimenti di camera, con un’interessante attenzione al particolare.
Li ha quindi fatti diventare un ulteriore mezzo espressivo del personaggio e del suo mondo.

Trigun Stampede


Per concludere questo veloce reportage su Trigun Stampede, un occhio di riguardo va anche alla colonna sonora di Tatsuya Katō, che anche in una scena statica e monocromatica riesce a prendersi il peso di un montaggio dalle pesanti implicazioni emotive, e a farlo esplodere e dissipare con una sequenza di pianoforte che cattura.

Insomma, le premesse tecniche di questo nuovo Trigun sono interessanti. Non ci resta che aspettare e vedere come proseguiranno lo studio ORANGE e il regista Kenji Muto.


Fonti consultate:
Twitter di Yoshihiro Watanabe
Twitter dello studio ORANGE