Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Ambientazione scolastica che la fa da padrone nello spazio odierno in varie salse. Come manga Kamen Teacher e Caro Fratello, come anime Angel Beats!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


6.0/10
-

Mi sono avvicinata a questo manga perché volevo una lettura leggera che mi facesse passare qualche bel momento; le avventure del professore mascherato che a suon di botte educa i teppisti della scuola non sono state divertenti come speravo, ma qualche sorriso me lo hanno strappato.
Per leggere "Kamen Teacher" bisogna essere preparati a incontrare dei personaggi stereotipati all'eccesso: il professore misterioso fighissimo, fortissimo e scaltrissimo (tralasciando le doti da stuntman che dimostra in sella alla sua moto), il gruppo di ragazzacci da raddrizzare che tra risse e smargiassate varie litigano "su chi ce l'abbia più duro" e le donne, l'elemento più triste di questo manga, rappresentate principalmente dai personaggi di Chiaki e Risa.

Chiaki è una dea di infinita bontà, una santa che riesce a perdonare qualunque cosa, così dolce da incarnare una specie di ideale materno. Insomma, è un personaggio assolutamente inverosimile, perché una ragazza reale si sarebbe stancata presto di frequentare spacconi che sanno fare solo branco e li avrebbe mandati tutti al diavolo. Se Chiaki rispecchia la perfezione morale, Risa rappresenta tutti i difetti che potrebbe avere una donna (aggravati dal fatto che il personaggio in questione è una madre di 35-40 anni), una petulante marmocchia viziata per nulla intenzionata a crescere, bisognosa di protezione e con l'unica funzione di fanservice, a dir poco fastidiosa a mio avviso.

La trama è semplice e lineare, già dalla copertina del primo numero si capisce dove andrà a parare la storia; il lettore sgravato dal compito di pensare può quindi in tutta tranquillità godersi questi personaggi tamarri che si pestano dall'inizio alla fine in allegria e visto che risultano oltremodo ridicoli nelle poche scene serie è meglio così.
Dal punto di vista comico i momenti migliori li regala Senior Mask Teacher, le cui disavventure inframezzano la storia principale, un lurido pervertito che sfoggia un disgustoso abbigliamento sempre massacrato e umiliato dagli alunni.
Un aspetto che non mi è piaciuto di KT sono i disegni dei personaggi: i corpi mi sembrano troppo tozzi e sproporzionati.
Consiglio KT a chi ricerca una lettura "usa e getta" non impegnata, in quanto non ha pretese di lasciare qualcosa, ma solo di intrattenere, e ci riesce.



5.0/10
-

"Angel Beats!" è una serie del 2010 diretta da Seiji Kishi e prodotta da P.A. Works in collaborazione con lo studio Key, noto per serie del calibro di "Clannad" o "Air".

"Angel Beats!" è forse uno degli anime più controversi degli ultimi tempi sul quale esistono addirittura diverse scuole di pensiero. C'è infatti chi lo considera un capolavoro (ovviamente la maggior parte delle persone), chi un capolavoro mancato, un'altra categoria di individui semplicemente è concorde nell'affermare che quest'opera è oltremodo sopravvalutata. Io appartengo a questo terzo gruppo.
Spesso la maggior critica che viene comunemente accettata dai fan è che con più puntate si sarebbe potuta ottenere una serie approfondita con miglior precisione e accuratezza, e che quindi risultasse forse meno confusionaria rispetto a quanto invece gli autori sono riusciti a costruire. A mio avviso anche se si fosse proceduto in questo senso si sarebbe risolto poco o nulla, infatti il problema di fondo di serie come questa è che sono forzatamente drammatiche e praticamente prive di contenuti sensibili, anche se millantano di possedere qualità in realtà inesistenti, e tali lacune vengono mascherate con una buona regia, anzi una furba regia.

Io non voglio affermare però che "Angel Beats!" sia contenutisticamente vuoto bensì, secondo la mia modesta opinione, che le tematiche che vuole affrontare siano trattate in modo impreciso e frettoloso. Infatti tutte le problematiche a cui si approccia, come ad esempio la donazione di organi, o l'insoddisfazione della vita e il riscatto di sé (non sto qui a elencarle tutte), sono tratteggiate con estrema superficialità e luoghi comuni, per non parlare del fatto che le storie che vanno a costituire il background della maggior parte dei protagonisti sono abbozzate con estrema approssimazione risultando poco credibili. A parte ciò, andando a livello prettamente contenutistico, sono rimasto grandemente insoddisfatto dalla banalità del finale: più buonista di come viene espresso difficilmente sarei riuscito a concepirlo. A mio parere rovina decisamente il significato di quello che si era costruito prima, si era arrivati ad asserire anche un concetto maturo come quello di avanzare per la propria strada nonostante il dolore della separazione ed ecco che si ritrovano nella vita successiva. Si introduce un concetto di speranza in incredibile stonatura rispetto a quanto prima. Insomma, in ultima analisi, stucchevole da far venire la nausea.
Il risultato complessivo sembra essere qualcosa che pretenda di venire considerato più di quello che è, millantando una profondità inesistente e riuscendo soltanto a essere, invece, ridicolo in questo suo tentativo.

In "Angel Beats!" inoltre regna il caos. Il dubbio che a questo punto mi sorge è se tale caos narrativo sia voluto oppure provenga dall'incapacità degli autori. Io propendo per la seconda teoria. Si possono portare ad esempio, infatti, diverse serie sempre sui dodici episodi le quali riescono a ottenere egregi risultati, si pensi a "Lain" o ad "Haibane Renmei" al cui confronto quest'opera risulta non poco sminuita. (S'intenda, non dal punto di vista del significato, poiché sono opere diverse, ma per quanto concerne la gestione del tempo e dello spazio disponibile).
Emerge dunque l'impressione che si volesse come sfondare, cercando di proporre una serie impegnata, fallendo invece nella maniera più assoluta.

Dal punto di vista strettamente tecnico "Angel Beast!" si riscatta, offrendo animazioni di qualità, musiche ben realizzate e orecchiabili e un discreto cast di doppiaggio. Gli sfondi sono ottimi ma la regia non sempre a livello. Consiglio quest'opera a chi ha la lacrima facile e il desiderio di un intrattenimento piuttosto fine a se stesso.
Voto: 5.



5.0/10
-

<b> ATTENZIONE! LIEVI SPOILER </b>

Un manga che lascia l'amaro in bocca. Ho trovato decisamente fastidiosa la lettura di questo titolo tanto decantato, o meglio, osannato che si è rivelata una vera delusione, per me.
"Caro fratello" non è che una soap opera dove il lettore si immerge in acque torbide fin dall'inizio per poi scomparire nei neri abissi, trascinato a fondo da un'atmosfera cupa, pesante fino alla fine. Non c'è luce, non c'è speranza di un futuro migliore.
Premesso che la protagonista, Nanako, rientra in quella categoria di personaggi al femminile che io non digerisco, è davvero una figura priva di qualunque tipo di carisma. Scompare tra le pagine surclassata dalle sue coprotagoniste, maggiormente interessanti, che catturano l'attenzione senza possibilità di scampo per lei.
Inutile dire che la si vede solo piangere, frignare e preoccuparsi per ogni singola sciocchezza per tutto il tempo. Verso la fine sembra ci sia quasi una presa di posizione da parte sua (finalmente, oserei dire!), ma se si fa attenzione ci si accorge come in realtà non sia così. Una pecorella smarrita alla continua ricerca di un pastore che la guidi, ecco qual è l'immagine che meglio può descrivere Nanako.

Assistiamo a un esordio assurdo, come tutta l'opera del resto, che nulla di positivo doveva farmi presagire e, difatti, così è stato. Perfettamente normale che una vada dal suo professore e gli chieda, di punto in bianco, se sia possibile iniziare un rapporto epistolare e chiamarlo fratello. Mah.. che insensatezza. Un inizio frettoloso che lascia quasi intendere l'esistenza di una situazione pregressa tra la protagonista e questo fantomatico fratello. Ma nulla viene spiegato: dove nasce questa confidenza, questa idea? Non si sa. In realtà la Ikeda cerca di riprendersi durante la narrazione, inserendo piccoli flash back, ma non basta a rimediare.
Importante ai fini della storia, un club scolastico di giovani arpie dedite a bullismo e nonnismo nei confronti delle loro colleghe più giovani le quali, invece di ribellarsi a questo sistema, si conformano, azzannandosi l'una con l'altra, annichilendo sé stesse pur di ricevere una bieca approvazione.

Tornando a Nanako, questa subisce angherie, insulti, in silenzio, appoggiata da un'amica psicopatica che cerca di monopolizzare la sua persona creandole un vuoto intorno. Piano il suo interesse per Saint Just (l'unica che mi piaceva, nei limiti) diventa attrazione, ma è un rapporto che non riesce a sbocciare, finendo in tragedia.
Personaggi legati tra loro da varie relazioni si intrecciano in questo racconto che inizia male e finisce peggio.

I temi trattati saranno sicuramente più complessi e delicati rispetto a molti shojo attuali, ma qui si è andati oltre. L'omossessualità, non tanto velata, diventa pesante in quanto ostentata in continuazione: orde di ragazze venerano donne/uomini che fanno cose incomprensibili (tipo intrufolarsi nelle classi suonando la chitarra, assurdo!); ovvia a questo punto la presenza di un personaggio malato di cancro (tanto per appesantire un po' di più una trama già "leggerissima"); uno che, depresso cronico, prima tenta di suicidarsi e poi lo fa davvero e non ricordo il resto, ma ci sarà sicuramente dell'altro.

Ho cercato di inquadrare la situazione tenendo conto del fatto che è un manga anni '70, un periodo in cui si premeva molto sul lato drammatico delle cose, ma qui si va oltre.
Siamo di fronte a un Beautiful giapponese, privo di poesia e un senso logico a legare il tutto. Un racconto di continue tragedie di adolescenti alle prese con problemi importanti, ma trattati con troppa sfiducia da parte della Ikeda che, nemmeno per un momento, fa intravedere uno spiraglio di speranza.
A me piacciono racconti tristi, malinconici, anche tragici, ma questo pessimismo eccessivo non mi incanta e comunque l'ho trovato mal gestito.