Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento interamente dedicato ai manga, con Come mai arrossisci qui?, Allevare un cane e altri racconti e Solanin.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento interamente dedicato ai manga, con Come mai arrossisci qui?, Allevare un cane e altri racconti e Solanin.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Come mai arrossisci qui?
6.0/10
"Come mai arrossisci qui?" è un manga di Saika Kunieda, autrice nota e apprezzata dal fandom yaoi soprattutto per le sue storie tragiche e psicologiche condite spesso da un pizzico di sovrannaturale.
Con questo volume unico però, la Kunieda imbastisce una trama molto leggera, dai toni romantici e spiritosi.
Piccola precisazione: giacché chi si trova davanti al titolo "Come mai arrossisci qui?" di solito resta spiazzato chiedendosi cosa possa significare, preciso che il rossore cui si fa riferimento è quella dei lobi delle orecchie di Ishikawa che per qualche strano motivo, diventano rossi ogni volta che si emoziona o si imbarazza.
Yamaguchi è un donnaiolo: è bello, alto e cool, ma le numerose ragazze che frequenta finiscono sempre per lasciarlo, solitamente accompagnando la separazione con un sonoro schiaffone. Ishikawa, suo collega di università, per una (s)fortunata coincidenza diventa il suo "consolatore" ufficiale, finendo a letto con lui ogni qualvolta questi viene mollato. Ovviamente il ragazzo non può far altro che chiedersi perché Yamaguchi cerchi conforto proprio in lui, e sin dalle prime battute è facile capire che per il nostro donnaiolo, il piccolo e dolce Ishikawa è qualcosa di più di un mero passatempo per curare il cuore infranto.
Una trama ordinaria come questa già di per sé rende il titolo poco appetibile (specie per i lettori più navigati), ma se a questo piccolo difetto aggiungiamo una caratterizzazione dei personaggi banale e stereotipata e una narrazione monotona e prevedibile… ahimè il risultato finale è decisamente mediocre.
La prima cosa che salta all'occhio è l'uke (Ishikawa) dai tratti fin troppo femminei, ai quali si accompagna un carattere degno della peggior tsundere degli shoujo manga. Yamaguchi invece è il classico seme dolce e innamorato che farebbe di tutto per il suo partner, non senza qualche scatto di gelosia e possessività (condito da un pizzico di cattivo gusto). Nei quattro capitoli di cui si compone il manga, il canovaccio è sempre uguale: Yamaguchi palesa i suoi sentimenti con incredibile nonchalance-Ishikawa s'imbarazza e tratta male il compagno-scenata di gelosia-torniamo ad amarci e torniamo tra le lenzuola. Insomma, i due si stuzzicano a vicenda cercando di far ingelosire l'altro con dei giochetti da bambini delle elementari, Ishikawa nega l'evidenza dei suoi sentimenti, Yamaguchi subisce le sue angherie fino a quando, pare, che la coppia inizi a trovare un equilibrio o comunque la volontà di raggiungerlo.
L'idea del seme cool ma al contempo un po' stupido è carina, la coppia in sé funziona, certe scene strappano pure un sorriso, ma il susseguirsi degli eventi non funziona, è troppo ripetitivo e scontato, e diciamolo, il carattere dell'uke alla lunga da sui nervi. La trama lasciava spazio per un'evoluzione psicologica dei personaggi, ma questo non succede, forse per le poche pagine a disposizione, forse perché non era nell'intento dell'autrice. Tutto si riduce ad un misero calderone di clichè e stereotipi.
I disegni della Kunieda sono molto carini, il tratto è pulito, le tavole ben ordinate e i super deformed sono delizosi, mi duole che la storia non sia all'altezza dei suoi disegni.
Il mio voto sarebbe un cinque e mezzo, arrotondo a sei perché comunque il volume si lascia leggere con facilità (anche troppa, ho impiegato pochissimo tempo per finirlo), per i sopraccitati disegni e per la storia extra che ho trovato molto gradevole, ma in sostanza questo manga non mi ha lasciato niente se non un senso di delusione per il potenziale inespresso.
Ottima come sempre l'edizione Flashbook.
Con questo volume unico però, la Kunieda imbastisce una trama molto leggera, dai toni romantici e spiritosi.
Piccola precisazione: giacché chi si trova davanti al titolo "Come mai arrossisci qui?" di solito resta spiazzato chiedendosi cosa possa significare, preciso che il rossore cui si fa riferimento è quella dei lobi delle orecchie di Ishikawa che per qualche strano motivo, diventano rossi ogni volta che si emoziona o si imbarazza.
Yamaguchi è un donnaiolo: è bello, alto e cool, ma le numerose ragazze che frequenta finiscono sempre per lasciarlo, solitamente accompagnando la separazione con un sonoro schiaffone. Ishikawa, suo collega di università, per una (s)fortunata coincidenza diventa il suo "consolatore" ufficiale, finendo a letto con lui ogni qualvolta questi viene mollato. Ovviamente il ragazzo non può far altro che chiedersi perché Yamaguchi cerchi conforto proprio in lui, e sin dalle prime battute è facile capire che per il nostro donnaiolo, il piccolo e dolce Ishikawa è qualcosa di più di un mero passatempo per curare il cuore infranto.
Una trama ordinaria come questa già di per sé rende il titolo poco appetibile (specie per i lettori più navigati), ma se a questo piccolo difetto aggiungiamo una caratterizzazione dei personaggi banale e stereotipata e una narrazione monotona e prevedibile… ahimè il risultato finale è decisamente mediocre.
La prima cosa che salta all'occhio è l'uke (Ishikawa) dai tratti fin troppo femminei, ai quali si accompagna un carattere degno della peggior tsundere degli shoujo manga. Yamaguchi invece è il classico seme dolce e innamorato che farebbe di tutto per il suo partner, non senza qualche scatto di gelosia e possessività (condito da un pizzico di cattivo gusto). Nei quattro capitoli di cui si compone il manga, il canovaccio è sempre uguale: Yamaguchi palesa i suoi sentimenti con incredibile nonchalance-Ishikawa s'imbarazza e tratta male il compagno-scenata di gelosia-torniamo ad amarci e torniamo tra le lenzuola. Insomma, i due si stuzzicano a vicenda cercando di far ingelosire l'altro con dei giochetti da bambini delle elementari, Ishikawa nega l'evidenza dei suoi sentimenti, Yamaguchi subisce le sue angherie fino a quando, pare, che la coppia inizi a trovare un equilibrio o comunque la volontà di raggiungerlo.
L'idea del seme cool ma al contempo un po' stupido è carina, la coppia in sé funziona, certe scene strappano pure un sorriso, ma il susseguirsi degli eventi non funziona, è troppo ripetitivo e scontato, e diciamolo, il carattere dell'uke alla lunga da sui nervi. La trama lasciava spazio per un'evoluzione psicologica dei personaggi, ma questo non succede, forse per le poche pagine a disposizione, forse perché non era nell'intento dell'autrice. Tutto si riduce ad un misero calderone di clichè e stereotipi.
I disegni della Kunieda sono molto carini, il tratto è pulito, le tavole ben ordinate e i super deformed sono delizosi, mi duole che la storia non sia all'altezza dei suoi disegni.
Il mio voto sarebbe un cinque e mezzo, arrotondo a sei perché comunque il volume si lascia leggere con facilità (anche troppa, ho impiegato pochissimo tempo per finirlo), per i sopraccitati disegni e per la storia extra che ho trovato molto gradevole, ma in sostanza questo manga non mi ha lasciato niente se non un senso di delusione per il potenziale inespresso.
Ottima come sempre l'edizione Flashbook.
Recensione di riko akasaka
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"Allevare un cane" è una raccolta di racconti che ha come filo conduttore il rapporto tra l'uomo e gli animali domestici.
Il volume si apre con "Allevare un cane", il titolo mi aveva fatto pensare che si sarebbe trattato della storia di un rapporto cane/padrone dal primo incontro alla morte del quattro zampe, invece il racconto si concentra unicamente sull'ultimo anno di vita del migliore amico dell'uomo. E' quello che io definisco un racconto sleale, scadendo nel patetico con delle scene davvero strappalacrime ci fa assistere alla lunga agonia di Tam; il lettore si ritrova a sperare che questo povero cane muoia presto perché vedere le sue sofferenze fa davvero male al cuore. Sono dell'idea che la morte bisogna saperla accettare perché naturale e inevitabile, ma soffermarsi così in una dettagliata cronaca di un lento declino è esageratamente crudele. Finito di leggere questo racconto mi sono ritrovata in uno stato di malessere tale da chiedermi se fosse il caso di continuare la lettura; se la storia di Tam non vi sconvolge neanche un po' vi informo che avete un pezzo di ghiaccio al posto del cuore, è impossibile rimanere indifferenti alle prolungate sofferenze di un essere vivente.
I racconti che seguono ci mostrano i padroni di Tam alle prese con una gatta indesiderata e successivamente coinvolti nell'avventura della maternità dell'animale. Se il capitolo "canino" era a dir poco deprimente, quelli "felini" tornano ad un registro normale e raccontano la reciproca scoperta dell'altro che avviene nel rapporto animale/padrone, piccoli episodi quotidiani che ha vissuto ogni padrone di animale domestico.
"Terra promessa" narra la passione per la montagna di un uomo, una passione impossibile da reprimere col buon senso e il dovere, una passione che dà senso alla vita solo dall'alto di una vetta irraggiungibile per i più.
"La spada nell'ombra, la luna del mattino" è un racconto di vendetta che mi ha subito ricordato il film "Lo straniero senza nome" sarei curiosa di sapere se è solo una coincidenza oppure se film e fumetto siano stati ispirati dalla stessa fonte.
Se "Terra promessa" e "La spada nell'ombra, la luna del mattino" si discostano dal tema animali domestici, "Un pedigree centenario" ci regala la toccante storia di una bambina divisa per colpa della guerra dalla sua cagna Belle, una storia commovente che ci ricorda come un cane sappia essere fedele e devoto al padrone.
In conclusione posso consigliare questo volume di indiscussa qualità, raccomando la lettura in un momento in cui siete all'apice della felicità (il primo racconto in uno stato depresso può essere molto deleterio) e premunitevi di fazzoletti!
Il volume si apre con "Allevare un cane", il titolo mi aveva fatto pensare che si sarebbe trattato della storia di un rapporto cane/padrone dal primo incontro alla morte del quattro zampe, invece il racconto si concentra unicamente sull'ultimo anno di vita del migliore amico dell'uomo. E' quello che io definisco un racconto sleale, scadendo nel patetico con delle scene davvero strappalacrime ci fa assistere alla lunga agonia di Tam; il lettore si ritrova a sperare che questo povero cane muoia presto perché vedere le sue sofferenze fa davvero male al cuore. Sono dell'idea che la morte bisogna saperla accettare perché naturale e inevitabile, ma soffermarsi così in una dettagliata cronaca di un lento declino è esageratamente crudele. Finito di leggere questo racconto mi sono ritrovata in uno stato di malessere tale da chiedermi se fosse il caso di continuare la lettura; se la storia di Tam non vi sconvolge neanche un po' vi informo che avete un pezzo di ghiaccio al posto del cuore, è impossibile rimanere indifferenti alle prolungate sofferenze di un essere vivente.
I racconti che seguono ci mostrano i padroni di Tam alle prese con una gatta indesiderata e successivamente coinvolti nell'avventura della maternità dell'animale. Se il capitolo "canino" era a dir poco deprimente, quelli "felini" tornano ad un registro normale e raccontano la reciproca scoperta dell'altro che avviene nel rapporto animale/padrone, piccoli episodi quotidiani che ha vissuto ogni padrone di animale domestico.
"Terra promessa" narra la passione per la montagna di un uomo, una passione impossibile da reprimere col buon senso e il dovere, una passione che dà senso alla vita solo dall'alto di una vetta irraggiungibile per i più.
"La spada nell'ombra, la luna del mattino" è un racconto di vendetta che mi ha subito ricordato il film "Lo straniero senza nome" sarei curiosa di sapere se è solo una coincidenza oppure se film e fumetto siano stati ispirati dalla stessa fonte.
Se "Terra promessa" e "La spada nell'ombra, la luna del mattino" si discostano dal tema animali domestici, "Un pedigree centenario" ci regala la toccante storia di una bambina divisa per colpa della guerra dalla sua cagna Belle, una storia commovente che ci ricorda come un cane sappia essere fedele e devoto al padrone.
In conclusione posso consigliare questo volume di indiscussa qualità, raccomando la lettura in un momento in cui siete all'apice della felicità (il primo racconto in uno stato depresso può essere molto deleterio) e premunitevi di fazzoletti!
Solanin
9.0/10
Solanin è un manga di due volumi, disegnato e sceneggiato dal trentenne Inio Asano, noto autore di seinen. Il manga arriva in Italia nel novembre 2010 per la Panini Comics al prezzo di 7.50 caduno. L'edizione è ben fatta, provvista di sovraccoperta e con una carta abbastanza buona.
Un'opera incentrata sulla quotidianità, sulla società odierna vista dai giovani fra i venti e trent'anni, sui loro problemi, ansie, paure e speranze verso il futuro, che s'interrogano sul significato di libertà e felicità.
Meiko e Taneda sono due ventiquattrenni neolaureati che convivono da anni in un appartamento a Tokyo. Entrambi insoddisfatti del proprio lavoro, vivono senza particolari ambizioni in mezzo a tanti dubbi e poche certezze, faticano a trovare la propria strada, i propri sogni, non hanno ideali o scopi da voler realmente raggiungere, si trascinano giorno dopo giorno sempre più sfiduciati; tant'è che un giorno, la ragazza - oppressa e stufa della solita routine - arriva addirittura a dimettersi dalla professione di impiegata in un'azienda come se ne vedono molte in giro, ove regna l'ipocrisia e persone che farebbero di tutto pur di ottenere ciò che ambiscono. Ben presto, Meiko si rende conto che la libertà senza un obiettivo non è nient'altro che una montagna di noia. Spera comunque di poter campare contando su Taneda, il suo ragazzo, un free lance di illustrazioni che nel tempo libero suona in una band, ma senza convinzione e molto svogliatamente. Questo perché ha paura di fallire, di non esserne all'altezza, di cadere per non rialzarsi più, di essere giudicato, di non accettare sé stesso. Dopo una breve ma intensa discussione con Meiko, qualcosa si muove: per Taneda è ora di mettersi in gioco. Così egli incide il demo intitolato Solanin, che manderà ad una casa discografica nella speranza di debuttare con la band, formata dai tempi dell'università, di cui fanno parte - oltre a lui, il vocalist e chitarra - Billy, erede di una farmacia, e Kato, un corpulento ragazzo che impiega più del solito a laurearsi. Poi c'è l'amica saggia di Meiko, nonché la fidanzata di Kato, la matura Ai, che fa la commessa in un negozio di vestiti.
Un gruppo di ragazzi smarriti che cercano di dare un senso alla propria esistenza: che cos'è la vita? Cosa ci riserverà il futuro? Quali sono i nostri sogni?
Una lettura decisamente matura, profonda e veritiera. Mi sono immedesimata nei personaggi, nelle loro situazioni disperatissime, nei pensieri confusi e tangibili, nei monologhi verosimili. In tutto. Sarà che l'ho letto nel periodo giusto, quando ero in una situazione simile a quella di Meiko, forse è per questo che mi è piaciuto tanto. Mi ha lasciato un sacco di emozioni forti ed indimenticabili.
Graficamente eccellente, con disegni più nitidi e dettagliati rispetto a <i>What a wonderful world</i>, il tutto abbelliti da inquadrature ad effetto. I dialoghi sono credibili e realistici.
La musica è un elemento importante della storia, che assume un'impronta indelebile nella vita di tutti i protagonisti, la ragione per cui sono uniti, con essa ci sono cresciuti nonchè maturati.
È uno slice of life che ho apprezzato moltissimo, reputo Solanin una delle opere meglio riuscite di Inio Asano, se non la migliore. Adoro l'autore a prescindere, perché ogni cosa che crea di nuovo, non si sa come, riesce a riflettere qualcosa di me. Grandioso.
Il 3 aprile del 2010 esce nelle sale cinematografiche giapponese il film dalla durata di circa un'ora e mezza, interpretato rispettivamente da Aoi Miyazaki nel ruolo di Meiko e Kengo Kora nei panni di Taneda.
Bellissimo e tristissimo.
Unica pecca, secondo me, è il finale. Sia chiaro, non mi è dispiaciuto, però l'ho trovato un po' dispersivo. Ma forse non poteva concludersi diversamente.
Un'opera incentrata sulla quotidianità, sulla società odierna vista dai giovani fra i venti e trent'anni, sui loro problemi, ansie, paure e speranze verso il futuro, che s'interrogano sul significato di libertà e felicità.
Meiko e Taneda sono due ventiquattrenni neolaureati che convivono da anni in un appartamento a Tokyo. Entrambi insoddisfatti del proprio lavoro, vivono senza particolari ambizioni in mezzo a tanti dubbi e poche certezze, faticano a trovare la propria strada, i propri sogni, non hanno ideali o scopi da voler realmente raggiungere, si trascinano giorno dopo giorno sempre più sfiduciati; tant'è che un giorno, la ragazza - oppressa e stufa della solita routine - arriva addirittura a dimettersi dalla professione di impiegata in un'azienda come se ne vedono molte in giro, ove regna l'ipocrisia e persone che farebbero di tutto pur di ottenere ciò che ambiscono. Ben presto, Meiko si rende conto che la libertà senza un obiettivo non è nient'altro che una montagna di noia. Spera comunque di poter campare contando su Taneda, il suo ragazzo, un free lance di illustrazioni che nel tempo libero suona in una band, ma senza convinzione e molto svogliatamente. Questo perché ha paura di fallire, di non esserne all'altezza, di cadere per non rialzarsi più, di essere giudicato, di non accettare sé stesso. Dopo una breve ma intensa discussione con Meiko, qualcosa si muove: per Taneda è ora di mettersi in gioco. Così egli incide il demo intitolato Solanin, che manderà ad una casa discografica nella speranza di debuttare con la band, formata dai tempi dell'università, di cui fanno parte - oltre a lui, il vocalist e chitarra - Billy, erede di una farmacia, e Kato, un corpulento ragazzo che impiega più del solito a laurearsi. Poi c'è l'amica saggia di Meiko, nonché la fidanzata di Kato, la matura Ai, che fa la commessa in un negozio di vestiti.
Un gruppo di ragazzi smarriti che cercano di dare un senso alla propria esistenza: che cos'è la vita? Cosa ci riserverà il futuro? Quali sono i nostri sogni?
Una lettura decisamente matura, profonda e veritiera. Mi sono immedesimata nei personaggi, nelle loro situazioni disperatissime, nei pensieri confusi e tangibili, nei monologhi verosimili. In tutto. Sarà che l'ho letto nel periodo giusto, quando ero in una situazione simile a quella di Meiko, forse è per questo che mi è piaciuto tanto. Mi ha lasciato un sacco di emozioni forti ed indimenticabili.
Graficamente eccellente, con disegni più nitidi e dettagliati rispetto a <i>What a wonderful world</i>, il tutto abbelliti da inquadrature ad effetto. I dialoghi sono credibili e realistici.
La musica è un elemento importante della storia, che assume un'impronta indelebile nella vita di tutti i protagonisti, la ragione per cui sono uniti, con essa ci sono cresciuti nonchè maturati.
È uno slice of life che ho apprezzato moltissimo, reputo Solanin una delle opere meglio riuscite di Inio Asano, se non la migliore. Adoro l'autore a prescindere, perché ogni cosa che crea di nuovo, non si sa come, riesce a riflettere qualcosa di me. Grandioso.
Il 3 aprile del 2010 esce nelle sale cinematografiche giapponese il film dalla durata di circa un'ora e mezza, interpretato rispettivamente da Aoi Miyazaki nel ruolo di Meiko e Kengo Kora nei panni di Taneda.
Bellissimo e tristissimo.
Unica pecca, secondo me, è il finale. Sia chiaro, non mi è dispiaciuto, però l'ho trovato un po' dispersivo. Ma forse non poteva concludersi diversamente.
Fra i tre ho letto solo "Come mai arrossisci qui?" e concordo con Arashi. Il volumetto si fa leggere, scorre veloce, ma non è che ti resti poi molto a fine lettura. E' piacevole, nulla di più... Preferisco sicuramente tutt'altro tipo di yaoi! Da pregio è l'edizione della Flashbook, che è sempre un piacere sfogliare e leggere.
Per quanto riguarda "come mai arrossisci qui?" io nella sua leggerezza e nei difetti non proprio velati l'ho comunque apprezzato, anche se non è di certo l'opera migliore dell'autrice. Del volume mi rimarrà impresso in particolare il modo di fare tsundere del protagonista XD
Ancora non sono riuscito a procurarmelo, ma la bella recensione di riko akasaka mi mette la voglia di leggerlo: mi incuriosisce molto la storia della gatta, anche perché io adoro i mici...
Riguardo Come mai arrossisci qui c'è poco da aggiungere, è un manga dimenticabilissimo e neanche troppo simpatico... la cosa che più mi è rimasta impressa è stata la tondità del sedere di Ishikawa! XD
@Ais Quin, dici bene e aggiungo che è uno shojo NON BELLO declinato al maschile! Anche in versione per donzelle sarebbe ugualmente mediocre (anzi, dal mio punto di vista risulterebbe, forse, anche peggiore)!
Per il resto ho letto qualche mese fa Solanin che consiglio a tutti, mi è molto piaciuto nella sua particolarità e non vedo l'ora di leggere tutte le altre opere pubblicate in Italia dall'autore (ho già i primi di Pun Pun che recuperai insieme ai 2 Solanin).
Complimenti ai 3 recensori ^^
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