Nel panorama sempre più saturo delle produzioni supereroistiche, To Be Hero X si impone come un’opera sorprendentemente ambiziosa, visivamente ardita e concettualmente stimolante. Si tratta di una serie che osa interrogarsi sul senso stesso dell’eroismo, adottando un linguaggio visivo audace e una premessa narrativa tanto attuale quanto corrosiva: il potere nasce dalla fiducia, e la fiducia è un prodotto vendibile. Prodotta da LAN Studio, Paper Plane Animation e BeDream, con il supporto di Aniplex e Bilibili, questa serie animata si configura non semplicemente come donghua o anime, ma come una dichiarazione d’intenti sul futuro dell’animazione asiatica. La serie, composta da 24 puntate, è stata trasmessa tra la primavera e l'estate del 2025 ed è disponibile su Crunchyroll.

Nota tecnica: questa recensione è frutto di una collaborazione a quattro mani. La sezione dedicata ad animazioni e regia porta la firma di Skaisheid.
 


In un universo alternativo, la figura del supereroe è sottoposta a una legge tanto brutale quanto affascnante: gli eroi traggono la loro forza direttamente dalla fiducia che il pubblico ripone in loro. Più questa cresce, più essi diventano potenti. Non si nasce invincibili, né si diventa tali per destino o per caso. Si lotta per conquistare i riflettori, l’opinione pubblica, la percezione collettiva. Se la gente smette di nutrire fiducia in te, i tuoi poteri svaniscono. Questo meccanismo trasforma l’eroismo in un prodotto da vendere, proponendo una riflessione sul consenso sociale, sull'influenza dei media, sulla popolarità e sul valore dell’immagine.

Da questa premessa deriva un sistema in cui la giustizia si trasforma in spettacolo, i combattimenti diventano eventi mediatici, e ogni eroe è un marchio. Un ecosistema di “brand supereroici” che richiama in modo inquietante tanto il mondo del social marketing quanto il culto della celebrità che domina l’infosfera contemporanea. Qui, la morale lascia spazio alla popolarità: non conta più essere giusti, ma essere “condivisibili”. A completare questo quadro, una classifica dei dieci eroi più potenti e influenti che si sfidano ogni anno in un torneo per conquistare il titolo supremo di “Hero X”.
 
 

Struttura episodica e coerenza narrativa
 

Dal punto di vista narrativo, la serie adotta una struttura episodica, suddivisa in blocchi focalizzati su personaggi o storie differenti, simile a una raccolta di racconti separati che esplorano gli eroi e raccontano il modo in cui accedono alla top 10. Nonostante questa frammentazione apparente, una trama più ampia e coesa unisce gli archi narrativi, intrecciando progressivamente eventi, sottotrame e personaggi. Ogni storia è in qualche modo collegata alla successiva, con riferimenti agli archi precedenti o futuri e un unico filo conduttore che conferisce coerenza all’intera narrazione. Tuttavia, ogni arco è autonomo e indaga il rapporto tra individuo e società dello spettacolo, presentando figure complesse e memorabili, tanto nel design quanto nella psicologia. 
 


Con il procedere della narrazione, si scopre che se la fiducia genera gli eroi, è la paura a nutrire i loro opposti. To Be Hero X introduce con crescente inquietudine un sistema speculare, in cui il terrore collettivo amplifica i poteri dei villain. Questi antagonisti non sono mostri, ma deformazioni, proiezioni della stessa logica che genera gli eroi. L’universo narrativo si oscura, e la tensione cresce episodio dopo episodio, suggerendo l’emergere di una minaccia sistemica che trascende il singolo individuo.

Le storie delle origini degli eroi si rivelano affascinanti e ben costruite, ma con il progredire degli episodi iniziano a emergere alcune crepe narrative. Alcuni poteri, come quelli dell’enigmatico X, restano volutamente vaghi, al limite dell’incomprensibile. Il personaggio viene caratterizzato progressivamente: dalle sue prime apparizioni, in cui si mostra disilluso e distaccato, evolve in una figura più umana e vulnerabile. Diventa finalmente anche lui protagonista della storia, ma l’intreccio della sua vicenda e quello della trama principale convergono solo nell’ultimo episodio, che tenta di riannodare tutti i fili narrativi.
 


L’animazione come potere


To Be Hero X colpisce sin da subito per il suo comparto tecnico curatissimo: colori dal forte contrasto, animazioni d’impatto e una regia molto diversa da quella a cui siamo abituati negli anime. Quella che a un primo sguardo può sembrare una telecamera impazzita che insegue le scene d’azione non è altro che un modo completamente diverso, tipico del cinema e dell’audiovisivo cinese, di concepire la messa in scena. Chi ha familiarità con i film Wu Xia, ovvero i film di cappa e spada cinesi, avrà notato come le loro coreografie siano estremamente teatrali, volteggianti ed eteree, tanto da far sembrare i personaggi capaci di sfidare la gravità. Allo stesso modo si muove la telecamera in To Be Hero X: disancorata dalla prospettiva terrena, ma vorticante e danzante, accompagna i personaggi nei loro rapidi e fluidi gesti d’azione.

Non passa inosservato neppure l’uso di stili di grafica differenti per raffigurare le diverse storie degli eroi. Sono loro a scandire l’evolversi della trama segnando gli archi narrativi, ciascuno con un proprio marchio di fabbrica: un design caratteristico, uno stile riconoscibile, una palette cromatica specifica. Tutto concorre a raccontare storie diverse in modi diversi, espandendo le emozioni che ciascun racconto trasmette all’intero comparto visivo.

In ultima istanza, le animazioni in To Be Hero X diventano un vero e proprio sottotesto metanarrativo, grazie ai poteri di X, che sembra possedere i poteri stessi dei cartoni animati: piegare la realtà, il tempo e lo spazio a suo piacimento, creando mondi e prospettive sempre nuove, spesso stranianti e disorientanti per i suoi avversari, ma nelle quali lui si sente a casa. Non è forse questo il potere dell’animazione? E X sembra averlo a sua disposizione con uno schiocco di dita.


La colonna sonora come gesto narrativo

La colonna sonora di To Be Hero X va oltre il semplice accompagnamento musicale: si configura come un autentico dispositivo narrativo, capace di amplificare temi, emozioni e identità con una precisione quasi chirurgica. Fin dai primi minuti, appare chiaro che il comparto sonoro non intende restare in secondo piano, ma aspira a penetrare sotto la pelle dello spettatore, divenendo parte integrante dell’esperienza visiva.

L’opening “INERTIA”, prodotta da Hiroyuki Sawano e interpretata da Rei, si presenta come una dichiarazione d’intenti. Potente, ritmica, sintetizza in pochi minuti lo spirito contraddittorio della serie: la tensione tra spettacolo e crisi, l’adrenalina del combattimento e l’ansia dell’identità performativa.
 

L’impianto sonoro complessivo è costruito con cura sorprendente, fino a includere tracce associate ai personaggi principali. Ogni eroe possiede un proprio tema, da “PARAGON” per Nice a “NEON RAIN” nell’arco di E-Soul, e ogni brano non si limita a scandire l’azione, ma restituisce tratti caratteriali, passati rimossi, tensioni interiori.

Uno degli aspetti più efficaci della colonna sonora è la sua sincronizzazione con il linguaggio visivo. I momenti di massima intensità, esplosioni di potere, crisi psicologiche, rivelazioni narrative, sono sorretti da scelte musicali calibrate e puntuali. In alcune sequenze, l’ingresso improvviso di una traccia ritmica o un silenzio carico di tensione si configurano come veri colpi di regia. Questo approccio, che richiama le produzioni più ambiziose dell’animazione contemporanea, conferisce a To Be Hero X una dimensione audiovisiva coerente e incisiva.

Naturalmente, non manca qualche criticità. La forza espressiva della musica rischia talvolta di sovrastare la sceneggiatura, che in certi passaggi fatica a mantenere lo stesso livello di intensità emotiva. Si tratta però di squilibri marginali, che non compromettono la riuscita complessiva del progetto.
 
 
To Be Hero X è una serie audace, originale e visivamente mozzafiato. Non si tratta semplicemente di un anime o donghua ben fatto, ma di una riflessione disturbante sull’identità, sulla fiducia, sull’eroismo come spettacolo e sull’effetto deformante dello sguardo collettivo. 

Non è un’opera perfetta, ma la sua forza risiede proprio nell’audacia e nelle imperfezioni che ne fanno un’esperienza unica. In un mercato sempre più uniforme, questa produzione si impone come una voce innovativa, capace di coniugare intrattenimento, critica culturale e sperimentazione visiva. Se il futuro dell’animazione si gioca anche su queste tensioni, To Be Hero X è senza dubbio una tappa fondamentale da non perdere.

La serie assume inoltre un ruolo di ponte culturale, mescolando sensibilità giapponese (arco del personaggio, eroe in formazione) e approccio cinese (sistema, collettività, branding). Inoltre, con le produzioni degli ultimi anni, la Cina dimostra di avere tutte le carte in regola per affermarsi come superpotenza dell’animazione; anzi, si può dire che lo sia già a tutti gli effetti.

Se sei un appassionato del genere supereroistico e non temi uno stile visivo sperimentale, To Be Hero X è una visione caldamente raccomandata.