Ecco quindi che l'arrivo di una nuova trasposizione anime, dal titolo Anne Shirley, ha incuriosito parecchio i vecchi e i nuovi appassionati di animazione ma anche dei romanzi dell'autrice. Questa nuova serie di 24 puntate realizzate da The Answer Studio ci ha riportato sul piccolo schermo i primi tre volumi della saga, ambientati nel Canada del XIX, più precisamente sull'Isola del Principe Edoardo.
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L'errore che ho visto fare fin dalla trasmissione delle prime puntate di questa serie, da noi arrivata in streaming sia su Anime Generation che su Crunchyroll, è stata quella di fare paragoni o addirittura considerarla un remake dell'opera di Takahata, quando invece si trattava di un semplice nuovo adattamento di un'opera letteraria molto amata, che anche in versione live action ha beneficiato di varie produzioni, da ultimo quella del 2017 andata anche su Netflix.
Come ha detto Hiroshi Kawamata, regista della serie:
"In passato sono stati realizzati molti adattamenti del personaggio, tra cui anime, film live-action e rappresentazioni teatrali, quindi penso che ognuno abbia la propria immagine di Anne Shirley. Questa volta sono tornato all'opera originale senza essere vincolato da quell'immagine e ho cercato di esprimere Anne attraverso la mia interpretazione. Spero che vedere la forza e la schiettezza di Anne ricordi alle persone di credere in se stesse e di andare avanti."

Questo nuovo adattamento anime racconta quindi la crescita di Anne da bambina a donna, attraverso il suo legame con Matthew e Marilla nella fattoria chiamata "Green Gables" ad Avonlea in Canada, la sua amicizia con Diana e la sua storia d'amore con Gilbert.
Ritroviamo così l'orfana esuberante e piena di immaginazione che riesce a trasformare per sé e per gli altri tutto ciò che vede in qualcosa di magico: dalla fattoria in cui va a vivere ai paesaggi circostanti, che diventano parte di un grande affresco nostalgico, come il "lago delle acque lucenti" e la foresta incantata. Scenari che i fan di Anna conoscono benissimo e che questa serie riporta davanti ai nostri occhi con sfondi capaci di ricrearne l'atmosfera sognante, grazie a delicate tonalità pastello.
Si segue però, come detto, tutto il percorso verso l'età adulta della ragazza, quindi non solo la sua più che nota infanzia, con episodi sempre spassosi come quello in cui cerca di cambiare il colore dei propri capelli, nella più tipica non accettazione di se stessi che ben conoscono tutti i giovani di allora come di oggi. Seguiamo anche il suo percorso di studi, la condivisione di una casa con altre ragazze e la decisione di insegnare prima, e di iniziare a scrivere dopo. Senza dimenticarci appunto il suo percorso sentimentale, da giovane e ingenua sognatrice di un amore romantico d'altri tempi alla piena accettazione dei suoi veri sentimenti verso Gilbert.

Anna non appare sempre come una protagonista perfetta; anzi, più volte lo spettatore, così come i personaggi che la circondano, tende a ridere dei suoi slanci emotivi o a criticarla per alcune decisioni controverse. Questo la rende al tempo stesso molto umana, ma anche il motore propulsore per quelle stesse persone, che non possono evitare di lasciarsi trascinare dalla sua passione e dai suoi sogni. Sogni che rappresentano una possibile salvezza per un’orfana, una zavorra per un’adolescente che deve trovare la propria strada e, riformulati, la forza a cui attingere per raggiungere un inaspettato riconoscimento letterario.
Anna segue un percorso arduo, fatto di sfide, di momenti gioiosi e di altri molto tristi, come solo la vita vera può costringere ad affrontare. La serie riesce a riassumere tutto questo percorso in modo efficace, pur con qualche inevitabile accelerazione, restituendoci una storia dal sapore dei vecchi “cartoni di una volta”, sebbene con un taglio inevitabilmente e giustamente moderno, senza tuttavia falsarne le vicende o snaturare i personaggi. La narrazione alterna una struttura quasi episodica, con puntate davvero toccanti in alcuni casi, a momenti essenziali per far progredire la trama.
Come spiega in una intervista la producer della serie, Yoshiko Nakayama:
"Ho sempre amato Anna dai capelli rossi e lo leggo avidamente fin dalle scuole medie. È una storia in cui non si vedono grandi sviluppi drammatici. È sempre un racconto di piccole sprazzi di vita quotidiana. Anne usa la sua vivida immaginazione per superare molti ostacoli nella vita. Non fugge mai dalle sfide difficili che le si presentano. È quel tipo di coraggio e apprezzamento per le piccole gioie della vita quotidiana che volevo portare sullo schermo. Il tutto creando un ritmo che non annoi il giovane pubblico di oggi, assicurandosi che siano invogliati e curiosi di seguire l'episodio successivo. Tutti i titoli degli episodi sono anche scelti con cura dalle citazioni dei romanzi"
A mio avviso quest'opera riesce davvero a portare l'orfanella di Avonlea a un nuovo pubblico. In tanti hanno amato il personaggio di Anne non solo per il suo essere un'orfana coraggiosa – d'altronde negli anni '70 e '80 ne abbiamo visti parecchi in diverse opere – ma perché è una figura che oggi definiremmo "resiliente", capace di usare i suoi sogni ad occhi aperti per affrontare un'infanzia traumatica. In questo la regia è stata davvero abile, soprattutto nei primi episodi, nel farci vivere diverse emozioni in presa diretta. Un esempio è l'iconico momento in cui Matthew, il futuro tutore di Anne, va a prenderla alla stazione ferroviaria: la vediamo attraverso una lente fish-eye che ci cala nei panni dello stesso Matthew, mostrandoci quanto sia strana ma tenera questa coraggiosa orfana.
Certo anche quest'opera non è esente dai difetti che toccano quasi tutte le recenti produzioni anime, le animazioni in alcune puntate sono altalenanti e a volte la cgi rischia di non farci apprezzare la poesia dei background quasi sempre molto curati.
Con maestria certe pecche vengono nascoste ma non sempre e a dare manforte ci pensa anche una colonna sonora, ad opera di Michiru Oshima, discreta ma avvolgente alternando a energici ritmi folk, parti più drammatiche e altre romantiche e nostalgiche, seguendo abilmente il ritmo narrativo.
Menzione a parte per La talentuosa regista Naoko Yamada (I colori dell'anima, Liz e l'uccellino azzurro, La forma della voce), invitata a partecipare come regista e storyboarder sia per la opening che per la ending della serie, riuscendone a catturare l'atmosfera e le intenzioni, pur discostandosene non poco dal tratto
Ecco le parole della stessa Yamada riportare sul sito ufficiale della serie:
Quando ero bambina, ammiravo semplicemente lo sguardo sognante di Anne.
Crescendo, invece, sono stati gli sguardi che Matthew e Marilla rivolgono ad Anne a toccarmi profondamente il cuore.
E ora, mi sento nuovamente catturata da Anne mentre, con le proprie forze, apre passo dopo passo la sua strada.
Penso che sia un’opera meravigliosa, in cui ognuno, in momenti diversi della propria vita, potrà trovare emozioni preziose.
Spero che la possiate godere appieno.
La opening "Yokan", cantata da Tota
La ending "heart" cantata dalla band Laura day romance.
La serie mantiene il fascino nostalgico dei "cartoni di una volta" con sfondi in delicate tonalità pastello, ma con un taglio narrativo moderno. Riesce a catturare la resilienza di Anne, una ragazzina orfana dalla vivida immaginazione che trasforma il mondo intorno a sé in qualcosa di magico, affrontando con coraggio le sfide della vita.
Pur con alcune pecche tecniche nelle animazioni e nell'uso della CGI, l'opera funziona grazie a una regia emotivamente coinvolgente (specialmente nei primi episodi), una colonna sonora avvolgente di Michiru Oshima, e la capacità di portare questo personaggio iconico a un nuovo pubblico senza snaturarne l'essenza.
Pro
- Mantiene il fascino dei “cartoni di una volta” con un taglio narrativo moderno
- La regia riesce a far vivere emozioni autentiche
- Contributo artistico di Naoko Yamada per opening e ending
- L’opera introduce Anne Shirley a spettatori contemporanei senza tradire la sua essenza.
Contro
- In certi frangenti la CGI rischia di compromettere la poesia dei background.
- Per motivi di tempo, alcune parti del racconto sono inevitabilmente accelerate
- Alcune puntate mostrano una qualità dell’animazione non sempre all'altezza
Personalmente ritengo i pro molto maggiori dei contro anche solo per averci portato la storia così com'è
Riguardo alla serie, mi è piaciuta tanto. I fondali meravigliosi hanno saputo portarmi nuovamente ad Avonlea e a Green Gables, e per la prima volta anche a Kingsport. Il regista è riuscito molto bene a veicolare le emozioni di quei personaggi, di quei luoghi e di quelle vicende, ho pianto davvero tanto in questa serie. Ho amato gli episodi dedicati a Lavendar Lewis, a Ruby e tutti i momenti con Philippa Gordon, uno dei migliori personaggi dell'intera saga di Anne. Avrebbe avuto le potenzialità per diventare uno dei miei anime preferiti di sempre, se non fosse stato per la decisione di adattare tre romanzi in 24 episodi. Questo ha portato a una fretta terrificante. La completa eliminazione di alcuni personaggi o situazioni è accettabile, del resto qualsiasi adattamento di Anne mai fatto (tranne l'anime di Takahata) ha sempre eliminato qualcosa o qualcuno, ma ci sono molte parti che sono state semplicemente velocizzate, non permettendo ad alcuni personaggi di venire raccontati a dovere e ad alcune situazione di avere il giusto respiro. Non è un problema, ad esempio, aver eliminato completamente la zia di Diana, mentre molto meno riuscita è stata la gestione del sig. Harrison, il personaggio più importante introdotto nel secondo romanzo che qui ha dei dialoghi importanti solo nell'episodio di Ruby. Per tutto il resto della serie continuano a citarlo senza mai mostrarlo. Chissà quanto sarebbe stata bella questa serie con il doppio degli episodi, potendo approfondire meglio i personaggi secondari e raccontare anche qualche vicenda in più, specialmente del secondo romanzo, il più sacrificato.
I primi 3 se non sbaglio.
C' è scritto nella rece, i primi tre volumi dei romanzi
3 su 5, è hanno accelerato diverse cose con le vicende del secondo e terzo libro, altrimenti in 24 episodi non ci stavano.
Probabilmente se non avessero tagliato nulla, è avessero fatto tutto con calma, ci volevano quei 9 o 10 episodi in più.
Mah non sono d' accordo. Ogni generazione ha il suo adattamento. Molti avranno colto l' occasione di questa serie per approcciarsi ad Anna e magari recuperare romanzi o adattamenti precedenti.
Alla fine il velocizzare o tagliare alcuni pezzi succede pure nei film. L' importante è non snaturare l' opera, come in parte ha fatto l' adattamento live action del 2017
Comunque veramente strano che con 24 episodi non siano riusciti ad adattare 3 volumi. Solitamente con 12 episodi se ne adattano 4 di volumi manga.
Su prodotti che adattano storie del passato, per cui non c'è tanto un discorso di adattamento generazionale, dico solo che si potrebbe tenete conto del fatto che il problema di adattarle è già stato affrontato e trarne beneficio. Anche solo considerare la divisione in un numero congruo di episodi anziché comprimere la storia usando come vincolo questo numero, secondo me giova al prodotto. Prodotto che ricordiamo non è necessario in quanto di adattamenti ce ne sono già, quindi meglio sfruttare bene l'occasione e farne valere la pena.
Non è un discorso esclusivo di Anne, ma in questo caso c'è appunto un'esperienza pregressa su cui secondo me valeva la pena di capitalizzare.
Non sono d' accordo neanche con l' affermazione che non sia necessaria...anche perchè un titolo tanto amato in Giappone ( e nel resto del mondo) aveva un solo adattamento animato degno di nota e vecchio di 50 anni (anche se realizzato da grandi professionisti) a fronte invece di numerosi adattamenti live action sia cinematografici che seriali.
Quello che vedo non viene molte volte capito in Italia è che ad oggi esiste un nuovo fandom mondiale affamato di anime totalmente vergine come quello nordamericano. Fandom che vuole prodotti nuovi.
Senza contare che buona parte del fandom giovane giapponese non vede e non è legato a titoli vintage, con poche eccezioni.
@Gallugamer
Qui si parla di romanzi non di manga
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