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Il giovane orfano Kotaro lascia il monastero in cui viveva per fuggire da un gruppo di assassini che lo vogliono uccidere senza che lui sappia il perché; comincia così a vivere da vagabondo per le campagne giapponesi col suo cane Tobimaru, fino a quando non incontra un samurai senza nome che ha fatto il voto di non usare mai più la sua spada. Il samurai diventa una sorta di guardia del corpo per Kotaro, così si forma un bizzarro terzetto che decide di proseguire assieme il loro peregrinare...
La trama prosegue molto lentamente, in un'ambientazione che rappresenta in modo molto affascinante il Giappone feudale, tra momenti di tranquillità interrotti da poche ma estremamente intense scene d'azione; in particolare il combattimento finale può essere annoverato tra i migliori mai visti in un film d'animazione, una vera e propria esplosione di energia dopo un intero film che si assesta su ritmi piuttosto tranquilli.

Il regista Masahiro Ando, qui al suo esordio cinematografico, aveva già collaborato come storyboarder e animatore in molti film; quello di cui forse si vedono più le tracce è "Cowboy Bebop: Knockin' on Heaven's Door", data l'elevata qualità delle animazioni e il character design che ricorda abbastanza quello del cowboy spaziale.
Un'opera con una storia incredibilmente solida, che antepone i momenti di approfondimento delle relazioni tra i personaggi alla volontà di sorprendere lo spettatore, riuscendo al contempo a fornire un dipinto curato dell'epoca Sengoku.