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8.0/10
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1969: l'uomo mette piede sulla Luna.
2267: l'uomo mette piede sulla Terra.

Nel futuro la Terra è ormai un pianeta desertico e inospitale, a causa della caduta di una stazione spaziale sul suolo terrestre che ha portato a un brusco peggioramento delle condizioni climatiche.
E l'uomo? Che ne è del'uomo?

I Terrestri fanno parte del passato, ma prima del cataclisma l'Umanità aveva dato il via a un progetto di colonizzazione spaziale. Così nella Luna la specie umana continua a esistere e progredire all'interno di immense cupole artificiali, tali da contenere delle metropoli, che formano un'enorme struttura urbana chiamata Eden. I suoi abitanti vivono una vita tranquilla e pacifica, e la loro esistenza è costantemente monitorata dall'occhio vigile del Consiglio Direttivo.
Ma c'è un'altra Eden nel sottosuolo, dove le telecamere faticano ad arrivare, che si agita come le onde del mare. Ragazzi si ritrovano per ingaggiare corse clandestine lungo i cunicoli abbandonati della città; un modo come un altro per fronteggiare la monotonia di Eden. È il mondo di Takeru, un ragazzo appassionato di motori e dalla spiccata intraprendenza, e dei suoi due inseparabili amici, Kazuma e Bismarck.

Come dicevamo, a Takeru l'audacia non manca, e gli basta uno sguardo di sfida, una provocazione per ritrovarsi a gareggiare sotto il cielo artificiale, fino all'ora del coprifuoco. Un coprifuoco che esige di essere rispettato.
A causa di questo atto di disubbidienza il nostro protagonista si ritrova ai lavori forzati al di fuori della cupola, nel bianco e spoglio terreno lunare. E lavora a questo e lavora a quest'altro, finché qualcosa precipita dal cielo come un meteorite. Detriti che nascondono una verità. Pezzi di metallo sparsi per il cratere. E una foto. Chi è la ragazza raffigurata? E dove si trova il paesaggio nello sfondo? Infine un messaggio nel retro della fotografia: "Noi stiamo bene. E lassù c'è qualcuno?".
Mi fermo qui con la narrazione, lasciando i lettori con questa domanda in sospeso.

"Freedom" è un anime di pregevole fattura, come d'altronde ci si aspetta da un'opera di Katsushiro Ōtomo. Ho trovato molto gradevole l'uso del "cell-shaded" sui personaggi, una particolare tecnica di animazione che fa apparire gli oggetti tridimensionali come fossero disegnati a mano. Nonostante l'uso del 3D infatti il caratteristico tratto di Ōtomo è ben riconoscibile, come un firma, e non si può non notare la somiglianza tra Takeru e il Kaneda di "Akira".
La psicologia dei personaggi risulta appena accennata, ma è normale, trattandosi di una serie d'avventura di soli 7 episodi, decisamente più spensierata e meno introspettiva dell'opera prima del Maestro.
Nonostante ciò non mancano spunti di riflessione e i personaggi sono ben realizzati anche sotto l'aspetto caratteriale, seppur con qualche esagerazione nella personalità fin troppo decisa del protagonista, che lo rende a volte un po' irritante.

"Freedom" è un'opera, per concludere, qualitativamente ben sopra la media nel panorama delle produzioni attuali, che ci regala una ventata d'aria fresca. Scorre piacevolmente, grazie anche al fatto di essere una serie OAV di pochi episodi, il che rende più difficile possibili annacquamenti a livello di trama e sceneggiatura.
Consigliato in particolare agli appassionati della sci-fi, ma godibilissimo per chiunque sia alla ricerca di un anime non troppo impegnativo, in grado di regalarci una storia appassionante di un futuro forse neanche tanto remoto.