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<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>

Sappiate che per me questa recensione ha un significato particolare, poiché riguarda il mio anime preferito, che mi ha fatto letteralmente sognare e che è riuscito a farmi amare il Giappone e i manga. Ora, di certo non sarò un'otaku incallita, tuttavia credo di poter affermare che FMAB ha una marcia in più rispetto agli altri anime. Vediamo un po' il perché.
Inizialmente la trama può sembrare scontata, poco interessante. Il classico anime riguardante la magia alla quale viene dato un nome diverso per farla sembrare ancora più fighetta di quanto già non lo sia (nel caso di FMAB si parla dell'alchimia), dove i protagonisti sono due giovincelli dal passato tormentato che cercano di commuovere gli "spettatori" raccontando la storia trita e ritrita del papà che li ha abbandonati e della mammina che, nonostante i loro sforzi, non sono riusciti a riportare in vita.

Fin qua tutto ok, niente di nuovo. Perlomeno, i primi episodi mi hanno dato questa impressione. Ho deciso di continuare a seguire la serie poiché la trama mi aveva incuriosito nonostante non spiccasse per originalità.
Mai scelta fu più azzeccata. Puntata dopo puntata, ho iniziato ad amare i personaggi grazie soprattutto all'impeccabile lavoro che l'Arakawa ha svolto caratterizzandoli in modo accurato, mai fuori luogo, tant'è che non ho trovato un solo personaggio stereotipato. Alcuni dei personaggi secondari mi hanno stupito per la loro forza di volontà e per le loro scelte, mai banali. Tra questi spiccano in particolare le donne: Izumi Curtis, Riza Hawkeye e il mio personaggio preferito Olivier Armstrong.
In quanto donna ho sempre fatto attenzione ai personaggi femminili negli anime e ho spesso notato che essi erano messi in secondo piano. In FMAB i personaggi femminili non hanno più il ruolo di "damigelle in pericolo", bensì sono donne forti, capaci d'imparare dai propri errori e di non darsi mai per vinte. Insomma, l'Arakawa, sarà anche perché è una donna, è riuscita a trasformare dei tristissimi personaggi secondari in persone degne di essere ricordate per via della loro storia e di molti altri dettagli, grazie ai quali sono riuscita a ricordarmi delle varie comparse senza perdere il filo della trama.

L'ho appena nominata e già sento il bisogno di parlarne: la trama. La trama è piuttosto complessa, non sto a raccontarvela tutta perché per me sarebbe una vera scocciatura, ma cerco di riassumerla in poche frasi.
Edward ed Alphonse Elric sono due fratelli che, nel tentativo fallito di riportare in vita la madre grazie all'alchimia hanno pagato un prezzo altissimo: Ed ha perso un braccio e una gamba mentre Alphonse è costretto a vivere all'interno di una armatura poiché non possiede più un corpo. Si mettono così alla ricerca della pietra filosofale, grazie alla quale sperano di riavere i propri corpi originari, scopriranno ben presto però una verità difficile da accettare: la pietra filosofale è realizzata sacrificando migliaia di vite umane, e, grazie a queste pietre, un essere dai poteri eccezionali chiamato "Padre" ha creato degli Homunculus, creature dalle sembianze umane dotate però di una forza sovrannaturale. Edward diventa un alchimista di stato, nella speranza che questo possa aiutarlo a scoprire come Al possa riavere indietro il proprio corpo.

Una cosa che ho apprezzato moltissimo è che anche i cattivi non sono stereotipati, monodimensionali, bensì provano sentimenti e, nonostante gli homunculus non siano umani, essi non sono dei semplici "cattivoni" dotati ciascuno di un potere diverso.
La morte di Envy, uno degli homunculus, è stata la scena che più mi ha toccato. Giuro che sono scoppiata a piangere a dirotto nel sentire Envy dichiarare che per lui era il massimo dell'umiliazione il dover ammettere che, in fondo, provava invidia per gli umani, per la loro capacità di rialzarsi dopo mille difficoltà e di maturare. Allo stesso modo mi ha commossa la puntata dedicata al nano nell'ampolla e al suo rapporto con Hohenheim, il padre di Edward e Alphonse.

All'inizio non pensavo che Hiromu Arakawa fosse in grado di concludere la storia in modo credibile e non forzato poiché l'antagonista principale era davvero fortissimo, per usare un termine spiccio, e di solito ci si trova in difficoltà quando sono presenti nemici così forti. Difatti, spesso, gli autori fanno sì che i protagonisti abbiano un colpo di culo (scusatemi per la parola, ma i fatti stanno in questo modo) in modo tale da sconfiggere il supercattivone di turno, poiché questo è l'unico modo per toglierlo di mezzo siccome i buoni sono nettamente inferiori rispetto ai cattivi. Questa volta, invece, nonostante come ho già detto prima l'avversario fosse veramente potente, il finale non è stato per niente scontato e, grazie ad alcuni colpi di genio, Hiromu Arakawa è riuscita nel suo intento di creare una conclusione sensata, senza lasciare quei "finali a metà" che tanto odio e che non spiegano nulla di ciò che accade dopo lo scontro decisivo.

Nel nostro caso si parla, fortunatamente, di un lieto fine. Non ho mai amato i finali troppo "smielati" dove tutti vivono felici e contenti, né tanto meno ho mai apprezzato i finali in cui muore praticamente mezzo mondo e tu, dopo esserti fatto un mazzo così per vedere tutta la saga, inizi a nutrire seri istinti omicidi. Direi che questo finale sia un giusto compromesso poiché, nonostante sia chiaramente un happy ending di quelli "e vissero tutti felici e contenti", muoiono molti personaggi secondari ai quali ci si era inevitabilmente affezionati.
Personalmente sono contenta così, soprattutto per via della morte (questo è uno spoilerone) di Hohenheim nel penultimo episodio, veramente commovente.

Passiamo ora ai punti dolenti, che sono, e lo dico con un sorrisone, veramente pochi. Innanzitutto ci sono alcuni effetti speciali, in particolare quelli usati per mostrare il vero aspetto di Envy, che non mi convincono affatto. Inoltre il doppiaggio (italiano) è molto fastidioso poiché alcune voci sono state usate più volte.
Per il resto, la grafica è fantastica e i combattimenti sono molto avvincenti, infine sono presenti la giusta dose di humour e di riflessioni. In particolare queste ultime sono molto curate e cercano di fare comprendere appieno la maturazione emotiva dei personaggi e i loro stati d'animo, tant'è che definire quest'anime uno shounen mi sembra un po' riduttivo.
In conclusione do un 10 a mio avviso meritatissimo a questo piccolo gioiello che, sebbene possa apparire inizialmente banale, si rivela poi essere una vera perla, da non perdere.