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Kanashimi no Belladonna è l'ultimo film della trilogia erotica Animerama, nonché il più serio ed avanguardistico dei tre. Tuttavia, si rivelò un totale insuccesso dal punto di vista delle vendite e portò alla bancarotta del suo studio d'animazione.

Prodotto negli anni '70 e liberamente ispirato dal saggio storico "La Sorcière" di Jules Michelet, quest'opera presenta diversi temi cari alla sua epoca di realizzazione, come l'emancipazione femminile, la ribellione al potere e al sistema, una sessualità più libera ed il superamento dei vincoli morali per una completa accettazione di sé. Ambientato nel medioevo, Kanashimi no Belladonna mette in luce proprio l'oppressione esercitata dal potere feudale e dalla morale della Chiesa sulle masse popolari e, soprattutto, sulle donne. Da questo punto di vista, si avvicina molto a "I diavoli" di Ken Russel, uscito nelle sale cinematografiche qualche anno prima.

La storia inizia con il matrimonio di Jean e Jeanne, due bellissimi e onesti contadini benvoluti da tutti; la loro unione è, però, ostacolata fin dall'inizio dallo 'Ius primae noctis', ovvero il diritto del signore feudale di passare la prima notte di nozze con la sposa di ogni suo servo. La verginea e religiosa Jeanne, suo malgrado, viene quindi violentata da tutti gli abitanti della corte e, per la prima volta, comprende la crudeltà e il dominio dei potenti contro i sudditi.
Da qui, la ragazza intraprenderà un percorso di emancipazione personale, guidata da un demone di forma fallica che, inizialmente minuscolo, diverrà sempre più grande con l'avanzare della storia; il Diavolo rappresenta, infatti, la metafora dell'accettazione della propria sensualità e del proprio essere donna che cresce nell'animo di Jeanne dopo tutte le angherie subite. Tale accettazione la conduce verso uno stile di vita più libero, soffocando la sua parte bigotta e timorata per far emergere, al contrario, il lato indipendente e sincero.
Col passare del tempo, la bella contadina diventa un personaggio di spicco della propria comunità, accumulando potere ed aiutando la gente del villaggio. Una donna libera dai vincoli morali e feudali, ricca di denaro e di consenso popolare, tuttavia, non può essere tollerata dalle gerarchie medievali; Jeanne viene, quindi, tacciata di stregoneria e, per questo, perseguitata. Ma la sua triste storia sarà da esempio per i poveri e per tutte le donne; diverrà martire e santa, come Jeanne d'Arc, di quell'ideale di uguaglianza simboleggiato dalla donna vittoriosa ne "La Libertà che guida il popolo" di Delacroix, dipinto mostrato alla fine del film prima dei titoli di coda.

Sotto l'aspetto grafico, Kanashimi no Belladonna presenta un'illuminante sperimentalismo, influenzato dai decori e dalle illustrazioni in stile Art Nouveau e dai motivi psichedelici anni '70. Non è difficile notare diverse somiglianze con i disegni di Klimt e Beardsley, mentre le figure femminili ed i costumi carichi d'erotismo ricalcano le meravigliose opere di Erté. Il film è composto da illustrazioni fisse che sono dei veri e propri dipinti ad acquerello, con animazioni un po' rudimentali come ci si aspetta da un film di 40 anni fa.
Assolutamente geniali le soluzioni artistiche impiegate per sublimare le numerose scene di sesso presenti nell'opera; la parte del sabba orgiastico sembra un vero e proprio delirio erotico di Hieronymus Bosch, con figure semi-umane e animali davvero spiazzanti. Credo che un tale avanguardismo stilistico sia stato raggiunto solo in pochissime altre opere.
Non a caso la stessa opening di "Lupin III - La donna chiamata Fujiko Mine" è un tributo alla bellezza grafica di Belladonna.

Le musiche del film reggono il confronto con la trama e la grafica; il tema centrale è rappresentato da una canzone giapponese dal testo triste e dolce e, a mio parere, starebbe benissimo nella colonna sonora di "Kill Bill Vol.1", poiché molto simile alle canzoni impiegate nell'opera di Tarantino. Gli altri pezzi spaziano dallo psichedelico al classico, ed accompagnano bene le scene su cui sono montate. Alcune, inoltre, servono proprio per raccontare pezzi della trama, richiamando, per un certo verso, le figure dei menestrelli e dei cantastorie medievali.

Che dire, Kanashimi no Belladonna può essere catalogato fra i capolavori del cinema d'animazione giapponese in ogni suo aspetto. Non è un film per tutti, anzi: scene troppo disturbanti per il grande pubblico, una trama che richiede diverse analisi storiche, filosofiche e psicologiche per essere apprezzata appieno. I più ci vedranno solamente dell'erotismo gratuito e il percorso di depravazione di una strega mezza nuda.
Senza rendersi conto che Jeanne, in tutto in film, di stregonerie non ne compie nessuna, che il Diavolo è solo il simbolo della nostra Volontà di potenza in continua lotta per sopravvivere all'oppressione del potere e della morale, il nostro essere liberi.

Non riesco a trovargli un difetto, non merita nient'altro che 10.