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La sera in cui sono tornato dal cinema estasiato per aver visto l'ultima opera di Hayao Miyazaki, sentivo che dentro di me avrei voluto scrivere una recensione di "Si alza il vento", perché ciò che voglio più di ogni altra cosa è parlare di un prodotto che ha fatto crescere in me la voglia di sognare.

All'inizio del film il protagonista Jiro Horikoshi si mostra al pubblico come un comune bambino che, come tutti i suoi coetanei, ha un sogno: progettare aeroplani. Col passare degli anni il suo sogno prende forma e riesce a entrare in una società giapponese che fabbrica aerei principalmente a scopo bellico, dal momento che il periodo storico in cui si colloca il film è quello antecedente alla Seconda Guerra Mondiale. Ma il vero motivo per cui Jiro ama progettare aerei è semplicemente per osservare in quel cielo sconfinato un'invenzione scaturita dalla sua mente in grado di resistere alla forza inarrestabile del vento. Non importa se non è possibile installarci sopra delle armi da guerra, quello che Jiro vuole è solamente continuare a sognare con la propria immaginazione.
Intorno a questa cornice di sogni e realtà c'è spazio anche per una storia d'amore, forse la più adulta presente in tutte le opere di Miyazaki, tra il nostro protagonista e Nahoko, una bella ragazza che il giovane incontrò su un treno durante un devastante terremoto. I due personaggi avranno modo di rincontrarsi e di dichiararsi, quasi come se quell'incontro fosse stato voluto dal destino.
Un altro personaggio centrale è sicuramente Giovanni Battista Caproni, un famoso ingegnere aeronautico italiano in cui Jiro si imbatte costantemente nei suoi sogni. Inutile dire che il nostro ingegnere italiano (un pizzico d'orgoglio per il nostro Paese) viene preso come modello di riferimento dal protagonista, il quale si confida con Caproni in dei luoghi lontani dalla realtà, ma allo stesso tempo così realistici che lo spettatore si chiede se Jiro stia ancora sognando oppure no.

Lo stile grafico è lo stesso con cui lo Studio Ghibli ci ha abituati per tutti questi anni: le animazioni sono ben realizzate con una nota di merito alla caratterizzazione degli ambienti che sembrano prendere forma e animarsi (un esempio su tutti è la scena del terremoto). Molto buono anche il doppiaggio italiano con voci adatte ai vari personaggi. Per quanto riguarda il sonoro nulla da dire, con tracce malinconiche che si sposano bene con quello che succede a schermo.
Ma la vera novità di questo film è il contesto in cui si svolge la vicenda. Non vi sono città popolate da spiriti, castelli volanti o degli autobus a forma di gatto, ogni cosa rappresentata è parte del nostro mondo. Vi è qualche spunto fantastico come i sogni del protagonista, ma ciò che Hayao vuole raccontare nel suo ultimo prodotto è una sorta di biografia, drammatica e commovente di un uomo che è riuscito a realizzare il proprio sogno. Il finale lancia un messaggio malinconico e di speranza per l'uomo, un messaggio per non arrendersi alle difficoltà della vita e ad andare avanti, qualsiasi cosa succeda.

"Si alza il vento" di Hayao Miyazaki è un inno alla voglia di vivere per continuare a sognare. Come ultimo film di Miyazaki si presenta paradossalmente con un tono tutt'altro che fantasioso, perché è stato un film personale, un film realistico di un uomo che ha segnato la nostra infanzia. Come tuo ultimo film non potevi fare di meglio. Grazie Hayao.

"Si alza il vento, bisogna tentare di vivere!"