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Visto nel tardo pomeriggio al cinema, l'ultimo film dei Cavalieri dello Zodiaco (preferisco utilizzare questo nome almeno finché possiamo godere di un adattamento italiano), ripropone la corsa attraverso le dodici case dello Zodiaco da parte dei nostri cinque cavalieri di bronzo. Esso però segue solo grossomodo le vicende originali: difatti "La Leggenda del Grande Tempio" non è altro che un reboot, una reinterpretazione, e perciò, come da significato, esso non ha alcun obbligo di fedeltà viscerale nei confronti dell'opera a cui deve il nome, dunque, prima di pensare a qualunque cosa, mettete da parte qualunque sentimento nostalgico e visionate questa pellicola a mente sgombra, accettando che ciò che state andando a vedere è una cosa diversa.

L'ora e mezza di questo film è stata prodotta interamente in computer grafica, dettagli ed effetti speciali sono davvero impressionanti e la cura che c'è stata dietro la sua lavorazione è evidente. I personaggi di Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix sono stati rispettati nelle loro essenze e, nonostante la magra figura, il loro carattere li rende riconoscibili a dispetto dell'enorme mole di argomenti da trattare in così poco tempo. I protagonisti incontrastati sono un Pegasus, fin troppo immaturo, ma decisamente più shonen, e una Lady Isabel che viene improvvisamente a conoscenza di essere la dea Atena; essi dimostreranno di avere carattere e di essere in grado di adempiere ai loro ardui compiti.
Spesso lo sviluppo della trama può sembrare confusionale, in realtà gli elementi per capirla appieno ci sono tutti: in generale non mi è risultato, come ad altri, uno sforzo da parte dei produttori di voler inserire tutto e male, al contrario, mi è sembrato abbastanza equilibrato.
Molto suggestivo il modo in cui sono state presentate le dodici case: esse si trovano sospese a mezz'aria sorrette come da una forza mistica, unite soltanto dalle "scalinate" e ognuna di esse, quale più quale meno, ha gli interni, sempre fastosissimi, decorati in modo che rimandi al segno che rappresenta; il Grande Tempio invece è una sorta di Colosseo. L'intera composizione mi ha subito fatto pensare alla struttura di un'opera d'arte moderna, alla Dalì per intenderci. La colonna sonora non offre pezzi memorabili, ma strizza l'occhio ad alcune tracce della serie classica. In generale ci sono anche altri piccoli rimandi alla serie principale, ma non voglio dilungarmi oltre.
Mi avvio alla conclusione: all'umanizzazione dei volti (ovviamente giapponese) mi sono abituato quasi subito, ho accettato di buon grado tutti gli stravolgimenti della storia e il cambio di sesso di Scorpio, soprattutto grazie al video pubblicato su youtube dal direttore del doppiaggio italiano Ivo De Palma, nientemeno che il doppiatore di Pegasus, in cui spiega innanzitutto che tutti questi cambiamenti sono stati approvati da Kurumada in persona; è soprattutto grazie alle sue riflessioni che sono andato a vedere questo film, motivato inoltre, ovviamente, dalla resa in italiano: mi ha riempito di gioia risentire ancora una volta il cast storico "al completo". Devo confessare che, sulla mia valutazione finale, anche l'effetto cinema ha influito non poco.

Nonostante abbia "solo" vent'anni, sono molto affezionato alle prime 114 puntate e all'elevazione culturale ed emotiva conferita dall'adattamento italiano: per me non esistono i Saint Seiya, solo i Cavalieri dello Zodiaco sono riusciti ad emozionarmi più e più volte, quindi comprendo l'importanza di un mostro sacro come questo, al punto che lo annovero tra i miei preferiti di sempre. Perciò concludo citando Ivo stesso: "Anche i Pink Floyd sono stati reinterpretati no?"

Sosteniamo l'animazione giapponese in Italia, andate al cinema!