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Isabelle de Paris è una tragedia, ma non perché è un anime che tratta di eventi tragici: semplicemente è un delirio pseudo-storico di pessimo gusto, che raggiunge in numerosi episodi il grottesco (e quando gli episodi totali sono soltanto 13, non è una bella cosa!). Di questa serie non si riesce a salvare niente: la storia, che è un vaneggiamento che offenderebbe qualsiasi francese; i personaggi, mal caratterizzati e per niente interessanti; il comparto tecnico, che è particolarmente scadente.

Isabelle de Paris dovrebbe essere un dramma storico ambientato tra la guerra franco-prussiana e la Comune di Parigi, cioè tra il settembre del 1870 e il maggio del 1871. Fin dal romanzo storico ottocentesco, abbiamo imparato che la storia si può romanzare con successo e che il modo migliore per farlo è inventare personaggi (o sviluppare e reinventare personaggi reali poco noti) che possano interagire con un contesto realistico e assodato. Nella storia dei manga la prima a farlo in maniera brillante è stata Riyoko Ikeda ed è nato quel gran classico intitolato Versailles no bara (alias Lady Oscar).

Gli autori di Isabelle de Paris hanno invece creato qualcosa di semplicemente paranormale. Del reale contesto storico non è rimasto praticamente nulla: Thiers è una specie di mostro (con la pelle verde!), che per imprecisati interessi sulle sue proprietà parigine (?), finisce per mettere a ferro e fuoco Parigi (con l'aiuto dei prussiani!). La Comune non viene nemmeno nominata per sbaglio. È davvero difficile elencare l'immenso elenco di stupidaggini che hanno trasformato il momento più tragico della storia ottocentesca francese in una insulsa parodia: dalla già citata distorsione del personaggio storico di Adolphe Thiers (poveraccio, e pensare che Parigi è andata avanti per mesi contro l'assedio prussiano perché trent'anni prima lui fece costruire una cinta muraria protettiva!), passando a un fantomatico esodo dei nobili parigini per Versailles (dove c'era il quartier generale prussiano!); scene di mercato felice mentre Parigi è circondata dai prussiani (durante l'assedio si arrivò a vendere nelle macellerie la carne degli elefanti degli zoo, prima di passare a quella di cani, gatti e infine ratti...), la battaglia di Champigny trasformata in un agguato ai danni dell'esercito francese escogitato da Thiers in persona (!); quest'ultimo che tira giù a cannonate il palazzo di un nobile francese, come se la cosa fosse assolutamente normale; i prussiani che nel maggio del 1871 circondano ancora Parigi (!), incendiata praticamente da cima a fondo, e infine la voce narrante che dice «21 maggio 1871: i parigini celebravano con danze e canti l'inizio della loro nuova vita» (è uno scherzo?!).

Come risulterà evidente a chi abbia qualche nozione in merito, la ricostruzione storica di questo anime è semplicemente inesistente. Ma va be', uno potrebbe anche passarci su (con difficoltà confesso) e godere comunque di una bella storia drammatica ai tempi di una terribile guerra. E invece no! Questo perché la serie è tremendamente idiota e superficiale. Infatti, l'apice del delirio e del cattivo gusto si raggiungerà negli episodi centrali (dal 7 al 10): Thiers per fermare la nostra eroina (manco fosse un terrorista: è una ragazzina nobile di 15 anni!) sguinzaglia prima una specie di Nosferatu in versione ninja e poi, e poi... è difficile dirlo... il mostro di Frankenstein! Sì, proprio lui, che insegue la nostra ovunque lei vada (ha un GPS incorporato per trovarla?), arrivando praticamente ad attraversare la Manica (ma nuoterà visto il modo in cui cammina? oppure avrà passeggiato sul fondo?) per romperle le scatole pure a Londra. Ma le scene di pessimo gusto abbondano, su tutte la straordinaria fantasia drammatica di Isabelle: si immagina dapprima suo fratello Andrea in mutande avvolto tra i rovi (a mo' di sigla di Lady Oscar), poi tutto il resto della famiglia e gli amici nelle stesse condizioni (e scopriamo che i rovi sono le braccia tentacolari di Thiers!), e infine, alla notizia dell'imminente fucilazione del suo amato Victor, quest'ultimo crocifisso come Gesù Cristo. Ma vorrei anche ricordare il terribile abito da sposa di Geneviève: praticamente uno scollo da baldracca!

Se dovessi scrivere tutte le scene trash di questo anime, non basterebbe una recensione chilometrica. Ma probabilmente le cose già citate rendono l'idea... I personaggi, come immaginabile, in tredici episodi non sono per niente sviluppati (checché né dicano Isabelle e Jean, che parlano di "quanto sono cambiati"). Isabelle, che resta il personaggio con più carattere, è una quindicenne di nobile famiglia che gioca a fare l'eroina: dall'inizio alla fine non ispirerà particolare simpatia (anzi, diverse volte uno si aspetta di vederla presa a schiaffi... e ogni tanto si viene accontentati!). L'unico personaggio simpatico è Jean, amico d'infanzia di Isabelle e da sempre innamorato di lei. Isabelle e Jean, nonostante siano dei rampolli dell'alta società, hanno evidentemente seguito un corso per circensi: in più di un'occasione ci delizieranno con scene da funamboli. Restano poi i personaggi banali: Andrea e Victor, militari e quindi eroi tutti d'un pezzo; Jules, rivoluzionario e quindi istericamente votato al miglioramento dell'umanità; Geneviève, sorella maggiore di Isabelle, amata da più di un personaggio, che è una creatura moscia e svenevole, sempre sul punto di immolarsi (ovviamente con lagne annesse): ma poi... perché diamine ha i capelli color glicine? Sembra Satomi dei Bee Hive; ma dimenticavo, se Thiers ha la pelle verde (!)... Questi è talmente cattivo e le sue motivazioni talmente stupide che non lo si può prendere in considerazione come antagonista credibile. Su Nosferatu e il mostro di Frankenstein stendiamo un velo pietoso...

Il character design sembra essere vagamente ispirato a quello delle autrici di shoujo manga degli anni Settanta, per intendersi Riyoko Ikeda e Sumika Yamamoto. È però piuttosto scialbo e bruttino se paragonato a quello di Akio Sugino o di Shingo Araki. Le animazioni praticamente non esistono e, quando ci sono, consistono in due fotogrammi (letteralmente) in croce; gli sfondi sono accennati e mal fatti (le panoramiche sulla reggia di Versailles mettono tristezza, mentre quelle su Parigi sono risibili: tettucci a punta variopinti al posto degli interminabili boulevards con i tetti d'ardesia blu). Le musiche originali, cioè composte appositamente per la serie, saranno due o tre pezzetti che nemmeno si notano, per il resto sono stati usati brani di musica classica (su tutti la Fantaisie-Impromptu di Chopin, che è anche la sigla d'apertura).

L'edizione italiana è piuttosto buona e ben fatta, trattandosi di un doppiaggio realizzato dalla C.D. Abbiamo quindi una voce per ogni personaggio e non un gruppetto di quattro doppiatori che danno voce a tutti, come capitava spesso per i doppiaggi di tanti anime finiti sulle reti secondarie in quegli anni (Isabelle fu trasmessa su Telemontecarlo). La distribuzione è ben fatta e un plauso va a Silvia Tognoloni, la doppiatrice di Isabelle (che in molti ricorderanno come la Clara di Heidi), che fa davvero un ottimo lavoro. C'è però un fastidioso errore nella pronuncia di molti nomi: Vìctor invece di Victòr, Joan invece di Jeanne (la cameriera), e soprattutto Thiers pronunciato Tìrs invece di Tièr.

Isabelle de Paris fu una produzione estremamente mediocre e a basso prezzo della Dax International (Jeanie dai lunghi capelli, Julie rosa di bosco...), andata in onda tra l'aprile e il luglio del 1979. Qualcosa mi dice che i produttori tentarono di sfruttare "l'effetto Lady Oscar": quello, infatti, è l'anno in cui finalmente Riyoko Ikeda aveva ceduto i diritti per la realizzazione dell'anime tratto dal suo manga. Versailles no bara andò in onda nell'ottobre del 1979, ma sono quasi sicuro che la sua produzione fosse ben nota diversi mesi prima (Osamu Dezaki non poté partecipare all'ideazione della serie perché ancora impegnato col lungometraggio di Jenny la tennista, che uscì a settembre).
Gli autori di Isabelle de Paris probabilmente hanno voluto battere il ferro finché caldo: da qui la decisione di nominare in continuazione Versailles sin dal primo episodio e di parlare del "governo di Versailles" da molto prima rispetto alla realtà storica (praticamente, se avessero rispettato la cronologia, avremmo sentito nominare quel luogo solo negli ultimi due episodi). Nel realizzare questo patetico sceneggiato ispirato a un momento delicato e drammatico della storia di Francia, sembrerebbe che abbiano buttato un occhio anche a La Stella della Senna, la serie TV realizzata da Sunrise nel 1975, anche questa nata per sfruttare l'interesse che Lady Oscar (il manga) aveva suscitato in Giappone per la storia francese. Sul finire di Isabelle, infatti, compariranno personaggi mascherati che molto ricordano la Stella e il suo collega, il Tulipano Nero...

In conclusione, Isabelle de Paris è evidentemente una brutta e mal realizzata serie commerciale, con scarsissima ispirazione, in cui si fa prima ad evidenziare i pochissimi pregi che ad elencare le troppe pecche. Vorrebbe essere una serie tremendamente drammatica, ma risulta semplicemente grottesca. In comune col capolavoro di Riyoko Ikeda ha soltanto una cosa: l'ecatombe finale. Ma se in Berubara la morte di un gran numero di personaggi era drammaticamente sensata, in Isabelle diventa un ulteriore elemento di demerito. È tutto talmente forzato che si è quasi contenti che tutto questo strazio sia finalmente finito!