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<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>

"L'uomo deve restare legato alla terra."

Curioso come proprio un appassionato di macchine volanti faccia dire questa frase a Sheeta. Nel breve, grandioso, incipit di "Laputa", dove vengono mostrati i titoli di testa, viene anche dipinta sommariamente un'umanità che cresce imbrigliando la forza del vento. La presentazione, grazie anche a una colonna sonora particolarmente ispirata, è estremamente suggestiva e si assiste con fascino a questo breve e intenso mito della fondazione. Con la forza del vento gli uomini cominciarono a semplificarsi la vita e a costruire case e città man mano sempre più grandi. Poi arrivarono gli aerei e il cielo si riempì di macchine volanti. Infine, anche le città degli uomini cominciarono a fluttuare tra le nuvole, quasi come se quest'ultimo si fosse elevato al pari degli dei, sovrastando la natura.
Ovviamente l'uomo, come nella più tipica concezione orientale che trova particolare riscontro nella sensibilità di Miyazaki, è al centro della natura, non sopra di essa. Questa arroganza viene quindi punita e le fluttuanti città dell'uomo si schiantano al suolo. Tutte meno una: Laputa. La leggendaria città che è rimasta sospesa nel cielo, nascosta nelle nubi, simbolo e aspirazione per un'umanità spenta che sta nuovamente perdendo il contatto con la terra.

Molti dei detrattori di Miyazaki tendono a criticare il "buonismo" delle opere, con un'etica che all'apparenza può sembrare sempliciotta e contadina, e dei personaggi che in fondo hanno sempre qualcosa di buono (anche se in quest'opera assistiamo a uno dei pochissimi "cattivi puri" di Miyazaki). Io ritengo che non vada confusa la semplicità dei personaggi e dei temi con qualcosa come la banalità e la superficialità, poiché i film di Miyazaki (e nello specifico anche "Laputa") non hanno nessuno di questi due difetti. Non posseggono né la "banalità", in quanto i temi trattati sono esposti in maniera intima e spontanea, senza filtri o finto sentimentalismo; né tantomeno di "superficialità". Soprattutto su quest'ultimo termine vale la pena soffermarsi, dal momento che sia le storie, sia i personaggi di Miyazaki sono sempre piuttosto semplici. Tuttavia è proprio nella loro semplice e pura dedizione che questi personaggi vengono tratteggiati con una sensibilità unica e fiabesca, rendendo i comprimari veri e propri "portatori di valori" dell'umanità. Quindi ben venga se i temi trattati sono quelli universali, semplici e a volte abusati dell'amore, dell'amicizia e della morte, dal momento che vengono riportati con una cura e un amore unici. In questo senso nulla di questo film è superficiale e il senso di stupore e meraviglia che accompagna lo spettatore permane dall'inizio alla fine del lungometraggio.

Incredibile anche il finale, dove Laputa, il sogno dell'umanità, ripulita e privata delle sozzure che la rendevano accessibile all'uomo, svanisce definitivamente nei cieli come una magnifica ed eterea visione.
Forse è questo il più grande pregio di "Laputa": riportare chi lo guarda con i piedi per terra facendolo sognare.