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7.0/10
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Solitamente aspetto la conclusione di un manga per recensirlo, ma quando si ha a che fare con progetti di questa portata è meglio lasciar perdere, considerando anche che il caro Kubo ha intenzione di continuare questo fumetto per un'altra decina d'anni (e in quest'arco di tempo potrei anche passare a miglior vita, non si sa mai).
Mi sono deciso a scrivere una recensione in questo punto perché credo che è fin qui che sarebbe dovuto durare Bleach.

Allora, prima di tutto vorrei sfatare il falso mito che il manga dopo la prima saga inizierebbe a diventare "insensato" o che scadrebbe in modo abissale.
L'accusa che comunemente viene rivolta a questa seconda saga - denominata "Degli Arrancar" - è che essa manca di una storia e che gli scontri sono senza senso. Non sono assolutamente d'accordo con questo, ma procediamo con ordine, elencando pregi e difetti delle due saghe:

1- Saga della Soul Society: dopo una decina di volumi di presentazione (leggermente soporiferi) viene finalmente introdotta una saga degna di tale nome, quella della Soul Society. Qui Ichigo farà conoscenza per la prima volta con la maggior parte dei personaggi - tra vari capitani, sottotenenti e shinigami - con cui avrà a che fare per il resto del manga, almeno fin dove ho letto io.
È qui che nascono i primi combattimenti un po' più accattivanti, è qui che nascono i power-up da ambo le parti, è questa insomma la saga che dà finalmente un anima a questo Bleach, che era stato abbastanza anonimo fino ad ora.
Forse però, proprio perché è la prima saga, i combattimenti sono sì gradevoli ma niente di eccezionale, nel senso cioè che saranno un po' troppo lineari e prevedibili senza riserbare nessun grande colpo di scena.
Fortunatamente col numero 20 arrivano quelle rivelazioni, come un fulmine a ciel sereno, che scuotono tutte le fondamenta della trama e rialzano anche il livello dei volumi precedenti, per certi versi considerati noiosi a volte.
Così dopo un paio di volumi inizia la seconda saga.

2- Saga degli Arrancar e dell'Hueco Mundo: come dicevo all'inizio, questa saga viene accusata di non avere una storia e di procedere solo per combattimenti, e in effetti all'inizio l'impressione è proprio questa, cioè che i protagonisti non devono far altro che progredire lungo una scalata di scontri fino ad arrivare al boss finale.
Però pian piano, arrivando verso la fine, vengono svelati sempre più retroscena dei personaggi e della storia di base, rendendo quindi infine questa seconda saga non affatto da meno come trama rispetto alla prima, presentando magari più dettagli sul mondo di Bleach ma più forzati rispetto alla saga della Soul Society. Da questo aspetto quindi direi che si equivalgono o che sia un po' meglio la prima parte.
Ma questa seconda saga ha diversi pregi rispetto alla prima, che non vengono molto presi in considerazione: i combattimenti sono più interessanti e piacevoli da seguire, e sono meno lineari di quelli della Soul Society, presentando più colpi di scena.
Anche la sceneggiatura migliora, diventando meno pesante e molto più fluida; anche le entrate e i discorsi dei personaggi sono più d'impatto, questo grazie anche a una regia delle tavole più ispirata rispetto a prima.
A conti fatti quindi, la seconda saga ha più forzature nell'intreccio della storia rispetto alla prima, ma d'altra parte i combattimenti e i discorsi sono più ispirati e meno pesanti; insomma direi che la giocano ad armi pari, anche se personalmente ho letto con più piacere la seconda saga.

Ma cos'è in sostanza Bleach? Un classico shonen di combattimento a tutti gli effetti? La risposta è "sì", ma il pregio e il motivo del successo di questo manga è dovuto proprio al fatto che Kubo era ben consapevole di avere quelle carte in mano, e invece di cambiare qualche carta per prendere nuove direzioni, ha ben pensato di tenersi quelle e giocarsele al meglio, e a mio avviso questa è stata una scelta azzeccata, altrimenti sarebbe potuto essere "né qua né di là", facendo perdere carisma al suo manga.
Ecco, il "carisma", questo è un altro aspetto importante e caratteristico di Bleach: le entrate e i discorsi fighi e d'impatto qui sono all'ordine del giorno, direi che è soprattutto questo che conferisce una ragion d'essere a Bleach; e Kubo si è accorto questo fattore riusciva a svilupparlo meglio lui che altri mangaka, così ha giustamente pensato di elevarlo all'ennesima potenza, trovando qualcosa per cui distinguersi rispetto ad altri "classici shonen"; perché, come dicevo prima, i pregi di Bleach sono proprio il "montaggio" e la "regia", attraverso i quali riesce a rendere molto più dinamiche ed evocative certe sequenze che altri mangaka renderebbero invece sterili.

Però attenzione: l'unico pregio di Bleach non sono le "mazzate" e le "figherie", ma anche altro, altrimenti non darei un 7.
Bleach può vantare una buona storia (nel complesso), dei personaggi ben caratterizzati (con un ottimo background e varietà di carattere), e contenuti da non sottovalutare.
Sono infatti presenti spesso, attraverso power-up o flashback, mature riflessioni o anche metafore della vita... a questo proposito cito giusto l'ultima trasformazione di Ichigo, che corrisponde ad un'illuminazione spirituale a tutti gli effetti: ATTENZIONE SPOILER! Egli raggiunge la sua massima forza non "perdendo" il reiatsu, ma "abbandonandolo". E proprio in questo consiste l'illuminazione definitiva, cioè nel non ricercare continuamente la felicità ma semplicemente rifiutandosi di cercarla ad ogni costo, e quindi va abbandonata.
Oppure, poi: È naturale. Tensa Zangetsu non è che te stesso. Se l'accetti, quando ti trapassa è ovvio che non senti dolore"; queste parole che vengono rivolte ad Ichigo dal suo interno corrispondono a "È naturale. La vita rappresenta proprio te stesso. Se impari ad accettare tutto quello che scaturisce da essa, anche i suoi momenti dolorosi non ti scalfiranno - o comunque lo faranno di meno".
E infine, Ichigo stesso diventa Getsuga, che equivale a diventare una cosa sola con la vita o la natura circostante, stadio ultimo dell'illuminazione spirituale. FINE SPOILER
Anche per questi motivi dico che Bleach sarebbe dovuto finire qui, sarebbe stato un finale perfetto, ma sempre entro i limiti che questo manga si è imposto.
Sul combattimento finale, io direi che ha due facce: da una parte non c'è tutto quel mega combattimento e coinvolgimento e adrenalina che il lettore s'aspettava, d'altra parte però il finale è particolare e sicuramente meno stereotipato di quanto sarebbe stato nell'altro caso. Quindi considererei questo finale senza infamia né lode.

Dal lato grafico si deve dire che il tratto di Kubo è il migliore tra le "jumpate" attuali, perché più vario e conferisce maggior dinamicità ai personaggi. Lo stesso non si può dire per i combattimenti che, se nella prima saga erano fluidi quanto bastava - non troppo comunque -, nella seconda Kubo inizia a pasticciare e a confondere i movimenti, anche a causa di visuali più lontane o "strane" a volte; tecnicamente parlando quindi direi che la seconda saga pecca rispetto alla prima solo da questo punto di vista.

Concludendo quindi, Tite Kubo è un buon mangaka, che sa il fatto suo, l'unico problema è che si sia venduto a shonen jump e voglia allungare la storia oltre l'infinito, ma se questa è una sua colpa o degli editori, non c'è dato modo di saperlo - ad esempio, già fino ad ora, si vede chiaramente che almeno nell'ultima saga Kubo avrebbe potuto fare a meno di un paio di volumi di combattimenti un po' messi lì solo per far vedere.
E come al solito in questi casi, io sto nel mezzo: Bleach viene sia ingiustamente sopravvalutato dalla massa di otaku, sia ingiustamente sottovalutato dagli "anti-shonen" che credono di saperla lunga o dai fanboy di One Piece, ma quelli non fanno testo.
Considerando l'andazzo attuale delle enormi critiche che subisce, forse un pochino più sottovalutato che sopravvalutato.