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4.0/10
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Come prendersi gioco di una patologia che in Giappone sviluppa sempre più casi ogni anno.
Sono letteralmente allibito da come Hiroya Oku, che apprezzo per "Gantz" e "Zero One", abbia potuto tematizzare una riflessione molto importante sul fenomeno degli "hikkikomori" e a tempo stesso sviluppare una storia tanto stupida e superficiale.
La trama prende le mosse da Shintaro, un trentenne che da quindici anni non esce più di casa a causa della morte improvvisa di sua madre - ma l'avvenimento non è minimamente approfondito, non sappiamo le reali motivazioni, il sovraccarico di emozioni negative che porta Shintaro a maturare la decisione di barricarsi in camera sua -. Suo padre Yasujiro tenta - parola grossa - mollemente di fare qualcosa per suo figlio ma l'unico risultato che consegue è farsi coprire di improperi, venendo definito - non si sa per quale motivo, altro spunto di analisi completamente lasciato a caso - persino causa della morte della madre.
Spunta dal nulla - come se fosse la cosa più naturale del mondo per far tornare un "hikkikomori" alla realtà - una scommessa: se Yasujiro riuscirà a trovare una donna Shintaro dovrà uscire dalla camera. Ma un uomo di mezza età pelato, con gli occhiali spessi modello Harry Potter e una situazione economica di certo non florida dove la trova una donna che regga anche solo il gioco?
E invece non solo la trova, ma è pure realmente innamorata di lui e ha deciso proprio quei giorni per dichiararsi al pelato Yasujiro: ecco arrivare sulla scena la bellissima Haruka, sua collega di lavoro, masochisticamente innamorata del modello di uomo stile Yasujiro - ma va?.
Il suo novello sposo però è malato di un mare incurabile e muore poco dopo. Haruka decide così di accettare l'eroica impresa - perché lo fa? non si riesce a capire nemmeno questo - di aiutare Shintaro a tornare ad una vita normale..
Tra equivoci, situazioni imbarazzanti - la quasi totalità della storia rimanente - e una buona dose di fanservice, si giunge ad un finale che sa di già visto innumerevoli volte. Ometto tutto ciò che accade dopo che Shintaro e Haruka si ritrovano soli alla morte di Yasujiro ma il leitmotiv dell'opera sarà sempre all'insegna della banalità, molle banalità.
Il disegno è decisamente brutto, Oku da certamente il meglio di se nel rappresentare le grazie di Haruka ma tutto il resto ne soffre - addirittura inguardabili le prime tavole dove viene rappresentato Yasujiro, mi sono chiesto quale demone mi abbia imposto l'acquisto -.
Ho scritto qualche rigo fa che è la banalità a dominare l'opera, ed è proprio così. Una storia che dovrebbe far riflettere scivola via come se nulla fosse - ho letto tutti e tre i volumi in venti minuti scarsi - e non lascia nulla alla lettura.
Perché Shintaro decide di cambiare? È attirato solo dal corpo di Haruka o anche da altro? E Haruka a cosa mira di preciso? Perchè decide di aiutarlo? Tutte domande a cui Oku non da risposta. È molto difficile continuare a evidenziare i buchi narrativi della trama senza cadere nello spoiler, ma fidatevi del recensore.. Opera dal nullo valore intrinseco, storiella divertente a cui si giunge al finale solo - e ripeto solo - per la curiosità di scoprire quanto in basso può cadere la narrazione.