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Amazing. Strambo. Eccentrico. Non c'è molto da dire su un fumetto che si chiama "Le bizzarre avventure di JoJo". Si punta tutto sul sentimento della stranezza, sulla sorpresa che scaturisce da accostamenti improbabili e dettagli che richiamano l'esotico. Mi sono accostato a questo manga con l'intenzione di comprarlo, ma poi ci ho rinunciato perchè vi ho trovato delle cose che per me sono insopportabili in un manga: non mi sono piaciuti i nomi (semplicemente inadeguati e ridicoli, soprattutto quelli che richiamano gruppi musicali rock mediocri (Green Day, Oasis, Sex Pistols), non mi sono piaciuti i disegni (che in un manga vi assicuro fanno il 60 % del lavoro, essendo questa un'arte visiva) confusionari, caricaturali, circensi ed effeminati (nonchè colorati molto male); sembrano il risultato di specchi deformanti circolari. Bah. E comunque più del tatto non mi è piaciuto il soggetto del disegno, la scelta di 'come' riempire la pagina bianca. Non mi è piaciuta -per niente- la storia molto superficialotta e rapida. Non mi è piaciuta la profondità dei personaggi che praticamente non esiste. A questo hanno contribuito molto dei dialoghi miseri, inverosimili, incoerenti. Infine l'ambientazione italiana è gestita come peggio non si può. Araki non è all'altezza dell'arte italiana e riesce a rappresentarla solo tramite icone, per nulla espressive. Insomma JoJo è un opera che manca di tante cose e piena di incoerenze. Tuttavia nonostante queste mancanze non mi sento di dare l'insufficienza a quest'opera. Perchè? Cosa resta tolto questo?

Resta quell'elemento di cui parlavo all'inizio, la stramberia, la stranezza, le bizzarrie (come dice il titolo) che pervadono con la loro presenza tutte le pagine. JoJo è un'opera dunque che si basa sui combattimenti con superpoteri 'strani' - detti Stand- e solo questo rimane nella mente dopo la lettura. Credo che dei ragazzi difficilmente riuscirebbero a trovare nei personaggi di JoJo degli eroi in cui rispecchiarsi o degli idoli da adorare, e questo mi fa pensare che lo shounen di Araki sia rivolto ad un pubblico di adulti rimasti bambini. Non c'è niente di male in questo ma non ne vale poi così tanto la pena.