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7.0/10
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Comincio col dire che l'animazione nel complesso mi è parsa buona, nonostante il forte ricorso alla CG che non mi fa impazzire. Tuttavia, personalmente, è l'aspetto che mi interessa meno, quindi non aggiungerò altro.
Adeguata è la resa dell'ambientazione e curato l'intreccio di fondo della serie, entrambi certamente migliori delle trame delle singole missioni, su cui si poteva profondere qualche energia in più e che ho trovato talvolta liquidate in modo un po' frettoloso e affidate a deduzioni logiche dei protagonisti un po' tirate per i capelli.
I dialoghi risultano spesso stucchevoli, poco credibili e artefatti, relegati in modo inequivocabile al mondo della finzione. Cosa peggiore, spesso l'inutile pomposità e le citazioni ricercate sembrano solo voler coprire la banalità e la povertà di concetti inflazionati e trattati in modo superficiale.

I personaggi sono poco sfaccettati e privi di spessore, in alcuni casi banali, limitati nell'analisi e approfondimento della psicologia a quanto strettamente necessario per l'evoluzione della trama o all'analisi delle singole situazioni (teoriche o pratiche che siano). Il fatto che ciascuno reagisca in modo coerente al proprio carattere è apprezzabile (e auspicabile), ma non sufficiente a farne un capolavoro d'introspezione psicologica. Mi è parso leggermente migliore degli altri il personaggio di Shogo Makishima, che ho trovato un po' più interessante e accattivante, sebbene si tratti solo del naturale fascino che il "cattivo" esercita su di me.
Buono il finale, al minuto 13. I successivi dieci minuti di "coda" non li considero: non aggiungono nulla e si potevano benissimo omettere.

In definitiva, "Psycho-Pass" rimane un prodotto d'evasione godibile, una serie certamente interessante e superiore alla media, ma lontana dall'eccellenza con cui mi era stata presentata, scomodando paragoni cinematografici e letterari da cui credo siamo davvero molto lontani.