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10.0/10
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Berserk è l’esempio lampante di come la qualità venga prima della quantità.
Un manga in corso di serializzazione dal lontanissimo 1989 (non ero nemmeno nato!) che nonostante una lentezza disarmante nella pubblicazione degli ambitissimi volumetti ci ha tenuti ( e continua a tenerci) col fiato sospeso e gli occhi incollati alle pagine.
E’ questa grandissima qualità del prodotto che permette all’abilissimo Kentaro Miura di avere una schiera di seguaci fedelissimi anche in mezzo a tutte le sofferenze, ovvero le lunghissime attese, che essi hanno dovuto sopportare per scoprire il destino (ancora ampiamente incompiuto) del guerriero nero Gatsu.
Mi soffermo su cosa io considero “qualità” parlando di questa opera: una trama di livello assoluto, sempre coinvolgente e con dei picchi vertiginosi di felicità e tristezza, gioie e dolori che ti regalano emozioni continue e frenetiche, fra combattimenti epici e fasi in cui invece i sentimenti dei personaggi sono magnificamente descritti e mostrati fino a diventare parte stessa della psiche del lettore.
Ma oltre alle emozioni in questo manga la qualità si tocca con mano, grazie ad un livello FENOMENALE per quanto riguarda l’apprezzabilità dei disegni, ricchi di particolari quasi ai limiti della maniacalità, e in costante crescita tutt’ora negli ultimi volumi (il numero 39 mi ha lasciato a bocca aperta, di una bellezza inaudita).
Tutto questo per esprimere il mio concetto che può sembrare semplice ma che è totalemente esemplificativo di ciò che secondo me mette Berserk su un altro piano riguardo a tante altre opere che ho comunque apprezzato: è la QUALITA’ di questo lavoro l’arma vincente.
Parliamo della trama, essa è suddivisa in diverse fasi della vita di Gatsu.
La prima fase è una presentazione del personaggio del guerriero nero, accompagnato dall’elfo Pak, apparentemente in guerra contro tutto e tutti e desideroso solo di vendicarsi per un qualche motivo inizialmente non chiaro del demone Phemt, che corrisponde al vecchio amico Grifis.
Segue la fase dell’età dell’oro, ovvero un lunghissimo ed emozionante (a mio parere l’arco narrativo migliore di tutta la storia) flashback che ci trasporta dalla nascita di Gatsu, passando per l’infanzia, l’adolescenza e gli anni della gioventù del protagonista, permettendoci di capire al meglio le trasformazioni del suo carattere dovute soprattutto alla convivenza con i compagni della squadra dei falchi. Questo arco narrativa si concluderà facendo luce sul perché Gatsu si ritroverà poi nei panni del guerriero nero senza un braccio e senza un occhio e carico di odio.
Seguono quindi i capitoli riguardanti il viaggio di gatsu per eliminare tutti gli apostoli della mano di Dio, fino a quando poi arriverà a rivedere i proprio obiettivi e lo scopo di tutta la sua esistenza, ma qui non voglio svelare altro per non incappare in esagerati spoiler.
Si può dire che tutto lo svolgimento della storia sia scandito da un ritmo bifase, ovvero la classica “quiete e tempesta”.
Ovvero, la compagnia di Gatsu, che sia quella del passato o quella del presente, si ritrova regolarmente coinvolta in scontri epici intervallati da momenti dove la tensione cala, combattimenti dove Gatsu svela la sua parte terribile e animalesca e fasi in cui invece dimostra di essere soltanto un uomo invischiato in una guerra forse troppo grande per una creatura terrena.
Personalmente ritengo che questa capacità di alternare queste due fasi sia fantastica e fondamentale per la bellezza di questo manga, soprattutto per Miura adotta pienamente le caratteristiche del genere dark fantasy per creare un’atmosfera cupa e di tragedia, squarciati dai raggi di sole dei sentimenti di affetto che si vengono a creare tra i personaggi abilmente caratterizzati.
Ne approfitto per aprire l’argomento personaggi: essi sono tutti magnificamente caratterizzati e parte integrante della storia, fatta forse eccezione per l’elfo Pak che ho sempre trovato un po fuori posto.
Durante il suo viaggio Gatsu si attornia di fedeli compagni, prima i membri della squadra dei falchi Grifis, Caska, Judo, Pippin, Rickert e Kolcas, poi i membri della sua compagnia, Farnese, Serpico, Isidoro, Shilke, Ibarella e Pak.
Tutta questa schiera di personaggi principali insieme ai tantissimi secondari contribuisce a creare un mondo vasto dove il punto di vista di ognuno ha la sua importanza, soprattutto di quelli che formano il triangolo che da il via a tutte le vicende narrate, ovvero i tre SPLENDIDI personaggi che sono Gatsu, Grifis e Caska.
Per concludere Berserk è una storia avvolgente e appassionante, condita da numerosissimi scontri fenomenali e da una passione ardente che lo rende un titolo immancabile sullo scaffale del lettore di Manga.
Purtroppo per sapere come finirà l’avventura occorrerà armarsi di grande pazienza, la pubblicazione prosegue al triste ritmo di circa un tankobon l’anno e la storia sembra essere davvero lontanissima da una sua conclusione, ma come già detto, la qualità di Berserk lo rende davvero imperdibile.
P.s: nella recensione ho usato i nomi tradotti nel Manga per non creare confusione a chi dovesse iniziare a leggerlo ora, esempio Gatsu e non Guts o Grifis e non Grffith, anche se io sono fedele alla seconda opzione in quanto si tratterebbe di nomi anglosassoni e le traduzioni Gatsu e Grifis sono state interpretate erroneamente seguendo la pronuncia giapponese (mai fidarsi di un giapponese quando si parla di pronuncia!).