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“Lupin III - Ritorno alle origini” è la nuova avventura del Ladro Gentiluomo, che si svolge in Francia.
Anche questa volta c’è di mezzo una bella ragazza: il suo nome è Ami (scritto con la “I” latina) ed è una haker di prim’ordine che vive in una torre sotterranea speculare a un’altra costruzione (in questo ci potrebbe essere un rimando a “La Città & la Città di China Miéville?).
La storia è divisa in più archi narrativi estesi. Rispetto a “L’avventura italiana” troviamo una macro-differenza: Ami non diventa la fidanzata di Lupin, però c’è un rumour che fa parlare il web... Lupin e Jigen starebbero insieme (la parola usata è proprio “koibito” 恋人 = “fidanzati”)! Per questo, e per il rapporto catulliano che legherebbe il furfante e l’Ispettore Zenigata, l’anime in Italia è stato vergognosamente censurato nonostante la messa in onda ad ora tarda.

Per la prima volta non solo Ami ma anche lo stesso Lupin sa usare la tecnologia.
Alcune scene sono piene di sangue e violente, quindi secondo me non si tratta di un prodotto per bambini (ma questo per fortuna è stato chiarito anni fa).

Parlando in termini generali, penso che “L’avventura italiana” fosse più strutturata e organica dal punto di vista narrativo, e perciò più interessante e riuscita. Ho amato alla follia il personaggio di Rebecca Rossellini, ma penso che anche Ami sia in qualche modo stimolante, anche se avrei preferito una caratterizzazione più approfondita. E poi Ami ha degli occhi stupendi, di un prodigioso blu profondo!
Rebecca, essendo più intraprendente, riesce a diventare la moglie di Lupin, e così si contrappone a Fujiko, che ne è un po’ gelosa. Da questo punto di vista, potremmo dire che Ami è più “pura” e “innocente”.

Per la prima volta i creatori ci fanno vedere un Lupin giovane e un po’ tamarro alla Tony Manero, e incontriamo un suo antico amico/nemico, compagno/rivale: Albert, che tramerà contro di lui.

In conclusione, considerando che è nato dalla matita di Monkey Punch nel 1967 (e il character design qui ha fatto miracoli), credo che Lupin sia uno di quei personaggi che trascendono il tempo, uno di quelli che diventano paradigmatici di un modo d’essere.