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Un piccolo gioiello dell'ex Unione Sovietica, in cui, nonostante i limiti tecnici e l'età avanzata, si nota ancora una certa cura. Lodevole soprattutto la semplice ma efficace iconografia della regina, dalla presenza signorile e granitica... a tratti forse, vagamente "Miss Liberty", ma capace di esprimere tutta la dura beltà di un ambiente gelido e solitario. Un'imponente monumento alla pericolosità del perfezionismo.

"Snezhnaya Koroleva" alias "La regina delle Nevi" è un prodotto d'altri tempi a cui, per amor di onestà, dobbiamo riconoscere delle imperfezioni, probabilmente dovute a questioni di risorse economiche, da sempre grande ostacolo di molte produzioni pioneristiche del secolo scorso (e non solo). Il cartone animato diretto da Lev Atamanov, prolifico regista di opere come "Il fiore Scarlatto" e "L'antilope d'oro", si segue ancora che è un piacere, e la sua "purezza" d'epoca gli fa anche guadagnare punti, ma sarebbe falso dire che la storia, così classica, non sia velocizzata più del dovuto. Il problema non è solo lo scarso approfondimento familiare dei due ragazzi o la rapidità con cui si arriva al rapimento di Kai, quanto ciò che avviene dopo la redenzione della lunatica teppistella di buon cuore e la conseguente fuga di Gerda dai banditi. Da quel punto in poi la corsa al salvataggio diviene evidente e furiosa, gli aiutanti entrano ed escono di scena in modo brusco e, cosa peggiore, alla regina viene negata un'uscita degna di tal nome, fosse anche stato solo per deridere con fare pietoso i due giovani. Con un quarto d'ora in più staremmo parlando davvero di un capolavoro, ma questi grattacapi erano piuttosto frequenti al tempo.

Oggi, senza un lavoro di restauro temo sarebbe difficile far apprezzare questo bel lavoro, e, se anche avvenisse, probabilmente non basterebbe, non solo per l'anima decisamente artigianale pure per un prodotto vecchia scuola, ma anche per un romanticismo classico verso cui, ormai, chiunque di noi oggi si sentirà tristemente un po'..."corazzato". Un classicismo a ben guardare solo parziale, in quanto "La Regina delle Nevi", nonostante la sua veneranda età, ci offre le gesta non di una damigella in pericolo, ma di un'eroina, una piccola donna forte in un modo più sano e spontaneo, senza che ella debba temere di nascondere le proprie insicurezze o sentimenti, che saranno semmai la sua forza trainante. Non vi è inoltre il moderno elemento del voler sfuggire a tutti i costi alla propria condizione sociale, povera o agiata che sia, una tematica di per sé valida, ma oramai abusata nelle produzioni in voga, dove, a volte, il confine tra responsabilità e libertà diviene piuttosto sottile, adattandosi malamente al contesto storico.

Purtroppo, sul fronte delle edizioni, contrariamente al primo "Gatto con gli Stivali" della Toei, al "Pinocchio" di Cenci e alla "Rosa di Bagdad" di Domeneghini, alla "Regina delle Nevi" di Atamanov credo siano toccate finora solo digitalizzazioni frettolose per versioni ultra-economiche, quel tipo di pubblicazioni da edicola contenenti difetti da nastro magnetico e tipicamente abbellite da copertine orrende che ricordano i disegni plagianti sui salvadanai dei mercatini e sulle giostre delle fiere. Considerando comunque la scarsissima ricezione del pubblico per i titoli rieditati a dovere, è il massimo che ci meritiamo.

Prima di concludere, suppongo che un confronto con la più recente opera Disney, "Frozen" del 2013, sarebbe doveroso farlo, se non fosse che le due opere, al di fuori dell'ispirazione iniziale alla storia di Andersen, non condividono assolutamente nulla tra di loro. O meglio, è più giusto dire che l'opera Disney non c'entra granché con la fabula classica, e che gli unici richiami si possono intravedere nei poteri elementali di Elsa e in alcuni schizzi artistici di Glen e Claire Keane, padre e figlia, entrambi ex-artisti veterani della Disney. Glen Keane, in particolare, fu rilevante nel delineare l'aspetto di molti personaggi dei classici "rinascimentali" anni '90, tra cui "La Sirenetta" e "Aladdin". In alcuni reperibili bozzetti di Miss. Claire si può vedere una Anna/Gerda minacciata da una spigolosa e cianotica regina modello "Crudelia" o "Madame Medusa", e in quelli del padre, invece, una regina molto elegante, bella e impellicciata, vagamente simile ad alcune scene presenti in questo mediometraggio. Entrambi purtroppo lasciarono la società proprio in quel periodo, probabilmente perché ormai sia l'ambiente creativo che gli obiettivi futuri erano cambiati radicalmente... Triste sottolineare come gli incassi abbiano poi dato ragione a questi "ammodernamenti".

Tornando al film russo, "La Regina delle Nevi" è un tassello che qualunque appassionato di animazione dovrebbe recuperare. Per fare lavori come questo, erano necessari una notevole dose di cocciutaggine e immensi sacrifici personali, in tempi ben più duri dei nostri. Certo, con le opere datate viene spontaneo il timore di non riuscire ad apprezzarle, ma concedete ai loro creatori il rispetto che meritano, dando loro una possibilità, ci sono molte piccole perle da riscoprire, in buona parte fatte proprio nel nostro vecchio e caro continente.

P.S. Lo spirito dei sogni è palesemente ispirato al grillo parlante Disney e, buffo a dirsi, ma Kay e Gerda, per quanto personaggi positivi, con il loro aspetto mi hanno riportato alla mente il film "Il villaggio dei dannati".