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Sto scrivendo questa recensione mentre ascolto i Misfits, perché l’horror punk mi pare particolarmente indicato per descrivere il mood di “Angels of Death” (“Satsuriku no Tenshi”, tradotto meglio con “Angeli del Massacro”, parole che si scrivono con kanji bellissimi: 殺戮の天使 ).
Inizialmente non mi era chiaro dove volesse andare a parare questo anime, ma poi i rimandi si fanno via via più chiari e frequenti. Si tratta in effetti di un retelling di “Alice nel paese delle meraviglie”.

Rachel Gardner si trova in un edificio che sulle prime sembra un ospedale. È stata portata lì dopo un evento traumatico, e ogni giorno parla con il dottor Danny, uno strano psicopatico con il feticismo degli occhi. Ben presto capiamo che non si tratta di un ospedale, ma di una sorta di gioco a livelli di difficoltà, in cui ad ogni piano c’è un custode e una prova da affrontare. Sul cammino per uscire dal palazzo, Ray incontra Zack, un ragazzo completamente avvolto in bende bianche e con una grossa falce. È alto, magro e in qualche modo hardcore. I due stringono un patto: Ray aiuterà Zack a uscire e lui in cambio la ucciderà. Questo strano sodalizio fa sì che, agli occhi di Rachel, Zack diventi una sorta di dio, ma anche e soprattutto un amico, seppure in modo strano, e il loro rapporto si rinsalda sempre di più, man mano che scopriamo alcuni episodi del passato di entrambi.

I custodi - che sono come angeli malati - sono tutti completamente pazzi, dediti all’omicidio e all’amore malsano. I riferimenti ad “Alice nel paese delle meraviglie” non sono sempre evidenti, e ho fatto fatica a incasellare certi personaggi. Ma partiamo da quelli più riconoscibili.
L’unica donna è fissata con le punizioni, quindi il rimando alle esecuzioni capitali riconduce alla Regina di Cuori, mentre il Prete - deus ex machina dell’intero edificio (lui stesso si considera una divinità, o meglio “il dio di sé stesso”) e artefice del sistema di passaggio da un piano all’altro - è il Bruco: a un certo punto chiede a Rachel: “Chi sei tu?”. Non ho potuto classificare il piccolo Ed, un bambino che, vinto da una timidezza patologica, porta sempre una grossa maschera che lo fa sembrare uno spaventapasseri. La forma tonda della testa mi ha ricordato un po’ Suika, la bambina più piccola del villaggio nel manga “Dr. Stone”, che indossa un’anguria, oppure il ragazzino in “Hotel New Hampshire” di John Irving, che è sempre mascherato per sentirsi sicuro. Ed è innamorato di Rachel, e per questo vuole ucciderla (“All beauty must die”, direbbe Nick Cave).
Tutto ha sempre una tinta molto dark. Rachel è intelligente ma apatica, Zack è impulsivo, casinista e molto sboccato. Questo è evidente nella versione originale (che è abbastanza comprensibile), mentre nei sottotitoli appare più edulcorato.

“Alice nel paese delle meraviglie” di Carroll si presta bene ad essere adattato sotto forma di videogioco, perché le avventure della protagonista procedono per quadri separati e, se nel libro il culmine è nel processo e nella successiva aggressione delle carte (ma, come dirà Alice, “Sono solo un mazzo di carte”), nell’anime - che per l’appunto nasce da un videogame - il climax si raggiunge con il processo contro Rachel, facendoci venire il dubbio che in realtà Rachel sia morta dopo l’evento traumatico di cui sopra, e che l’edificio sia in realtà una sorta di oltretomba. Ma non è così, perché in effetti c’è un dopo, cioè, mentre nel libro non si vede il momento in cui Alice esce dalla tana del Coniglio e si pensa che sia stato tutto un sogno (ma se invece fosse stata un’esperienza di morte?), nell’anime noi vediamo la difficoltà della scalata.

“Angels of Death” inizialmente sembra un banale shônen tipicamente tratto da un videogioco, in cui i singoli incontri/scontri sono fini a sé stessi e non conducono da nessuna parte, ma non è così. Dopo i primi episodi ci si accorge che i personaggi non sono nemici che compaiono e scompaiono senza lasciare traccia, ma piuttosto sono elementi importanti per comporre il puzzle più ampio del passato di Ray e Zack. Nell’ultima parte poi si inseriscono riflessioni profonde sul valore della fede e dell’amicizia.